[Test] Met Trenta 3K Carbon Mips Air®

La prova su strada

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La prova su strada

Difficile per gli ingegneri Met migliorare un casco top come il Trenta 3K, è bastato aggiungere il Mips? Ok, Mips Air, di fatto come abbiamo visto si tratta dell’imbottitura quindi sulla carta il comfort (elevatissimo nel fratello più anziano) non dovrebbe essere inficiato.

E nemmeno la ventilazione, fondamentale per un casco sportivo. Sul punto Met dichiara di aver ridotto al minimo il contatto tra casco e testa (30/70%) così da poter beneficiare al massimo del flusso d’aria che attraversa il nuovo 3K Mips Air.

Io ho ricevuto il casco a fine agosto, l’ho indossato per la prima volta poco dopo, l’ho portato con me al Grinduro 2023 dove il caldo l’ha fatta da padrone, ho proseguito il test in un autunno che non riesce a scalzare l’estate (mentre correggo le bozze siamo a novembre e fuori ci sono 27 gradi, facendomi disdire i test di abbigliamento invernale che avevo programmato), quindi la possibilità di verificare l’affermazione dell’azienda non mi è mancata.

Ovviamente il giorno dedicato alla trasferta per le foto in esterno la temperatura è crollata, si è alzato un vento con raffiche a oltre 70km/h (in un paio di curve che uso spesso come sfondo è stato impossibile tenere la linea, la bici era spostata di forza) e meno male che in auto avevo sempre pronto il kit di emergenza invernale.

E viste le condizioni delle mie ginocchia di cui vi ho raccontato in questo articolo, che significa una sosta piuttosto prolungata, l’alternativa era attendere ancora settimane prima di pubblicare perché in sella non posso stare, quindi sorvoliamo sull’apparenza e badiamo alla sostanza.

Comunque prima dobbiamo partire dalla calzata: perfetta.

Io non so dirvi se si tratta davvero di essere stato fortunato coi caschi Met, perché tutti quelli testati ad oggi li ho sempre trovati comodissimi sulla mia testa, o se lo studio ergonomico della calotta sia una spanna sopra gli altri.

Posso però assicurare in tutta coscienza che questo 3k è il secondo casco più comodo che abbia mai indossato. Secondo in ordine cronologico, indovinate il primo qual è? Appunto…

Non ho avuto bisogno di indossarlo, toglierlo, regolarlo, reindossarlo per verificare: ho spostato il sistema Safe T Orbital, fatto scorrere i divider, messo in testa, rotellina e cinturino. In automatico, ho replicato la regolazione del 3K precedente.

Ma ovviamente perché uso da anni quel casco, chi è alla sua prima volta farà bene a eseguire qualche prova. Basta poco, alla fine si tratta solo di trovare la migliore posizione del Safe T Orbital senza tralasciare il fatto che i cinturini scorrono nelle guance di ritenuta alla nuca, il resto viene di conseguenza.

E mi raccomando: i divider devono posizionarsi subito sotto le orecchie.

Nessun problema, come buona tradizione dei caschi Met, per chi lega i capelli. Una volta me ne accorgevo meglio, ora diventano sempre meno, comunque le fanciulle non correranno il rischio di fastidiosi grovigli. Come quelli che non si arrendono all’evidenza del diradarsi tricologico. Io…

Eppure qualcosa c’è di diverso.

Ne ho avuto la sensazione alla prima pedalata seria, però non avevo con me il 3K “mio” per un immediato raffronto, quindi ho rimandato le verifiche al rientro.

E infatti alternando i due modelli ho capito che la differenza è nel minor contatto tra casco e testa rispetto alla versione precedente. 

Non si abbassa il comfort, semmai il contrario; però se passi da un casco all’altro senti di essere meno fasciato, diciamo così.

Ero piuttosto indeciso su questo passaggio, in bozza l’ho scritto e cancellato una decina di volte. Perché mi rendo conto che può dare adito a equivoci, si potrebbe interpretare come una minore protezione o, peggio, una certa instabilità del casco in testa.

Niente di tutto questo. Alla fine ho scelto di lasciarlo perché, ho pensato, oltre a nuovi ciclisti ben potrebbero interessarsi a questa versione con Mips Air quelli che pedalano con il 3K precedente e quindi è giusto dargli questa informazione. 

La foggia del Met 3K Mips Air è ottimizzata per la guida sportiva e questo significa lasciare perfetta visibilità mentre pedaliamo in presa bassa, senza che il taglio della fronte vada a interferire con il campo visivo.

Ha una buona protezione alle tempie, superiore ad altri caschi di foggia sportiva ma senza creare intralci.

Ciò non toglie che possa essere usato efficacemente anche su bici a manubrio flat o gravel, quindi con una posizione in sella più alta.

Come vi ho detto poco fa la mia prima presa di contatto è stata in occasione del Grinduro 2023, anche se avevo a disposizione l’abbigliamento completo, dalle scarpe al casco, fornito da Shimano per il media camp sul nuovo GRX 12v, ho scelto di sfruttare l’occasione per testare il Met in condizioni gravose.

Il caldo è stato infernale, io lo soffro molto, le velocità in ambito gravel non sono elevate (almeno su quei percorsi), nei boschi in collina non soffiava un alito di vento, le condizioni perfette per verificare l’efficacia della ventilazione.

Dove servono: ampio ingresso, velocità del flusso all’interno, rapidità di espulsione.

E dove il Met 3K Mips Air ha superato l’eccellente Met 3K.

Forse, anzi, sicuramente la progettazione interna della calotta con un ridotto contatto tra casco e testa ma credo ancor più l’efficacia dell’effetto Venturi.

A bassa velocità non puoi avere la sensazione dell’aria che lambisce, se funziona te ne puoi accorgere solo quando ti fermi e non sei una spugna di sudore.

Le prese frontali assicurano un corposo ingresso ma più di tutte funziona benissimo la presa Naca posta sulla sommità. E grazie all’attento studio dei “bocchettoni” posteriori non si crea condensa, l’aria calda non ristagna, viene espulsa subito.

Non significa non sudare, sia chiaro, anche perché quando fuori sono oltre 35 gradi sudi a prescindere.

Significa non trovarsi il casco zuppo, significa avere quel costante ricambio d’aria pure a bassa velocità che si rivela provvidenziale.

Ovviamente al salire della velocità ci pensa lei a garantire ampio flusso ma in questo caso posso dire che son bravi tutti. No, la differenza tra un buon casco e uno eccellente la fa la ventilazione a velocità ridotta, per esempio in salita, quando serve star freschi.

Non è solo una questione di comfort: tenere la testa fresca significa un aiuto a mantenere la concentrazione.

Comunque il Met 3K Mips Air è casco da velocità, potrei dire che si avvicina molto ai caschi aero e quindi la velocità serve per capirne la stabilità o la presenza di fastidiosi spifferi. Perché ventilazione d’accordo, ma il “fischio” diretto a volte è persino più fastidioso del caldo.

Sia su asfalto che in fuoristrada, a velocità che su alcuni tratti mi avrebbero tolto qualche punto alla patente, stabilità e assenza di turbolenze sono a livelli eccellenti.

L’unica interferenza l’ho avuta in una occasione perché mi ero dimenticato di bloccare l’eccesso di cinturino prima di iniziare la discesa e raggiunta una velocità elevata ha iniziato a sbattermi sulla gola. Ma non mi sono fermato, non volevo perdere lo slancio, una volta tanto che avevo strada libera e non il solito traffico estivo. Vabbè, colpa mia.

A proposito di cinturino: morbido, comodo, non irrita e non infastidisce nemmeno con la barba. Facile da regolare, ha ottima tenuta.

Insieme alla coroncina del Safe T Orbital contribuisce alla perfetta stabilità del casco. In ogni condizione di guida. E intendo anche il fuoristrada duro, seppure non possa definirlo un casco da Mtb io l’ho usato anche su percorsi di off road dedicate alle gare regionali gravity.

Si, stavolta sono andato fuori dagli schemi, mi sarei dovuto limitare alla strada. Però mica è detto che un ciclista che abbia più bici abbia anche più caschi, quindi…

Calzata perfetta, ventilazione pure, comfort eccellente cosa altro è rimasto?

Qualcosa ma preferisco parlarne nel prossimo paragrafo dedicato alle conclusioni.

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