Quale Resistenza?
Oggi si festeggia, ma sarebbe più corretto dire si commemora, la liberazione dal nazifascismo. Una minoranza che mise a repentaglio la propria vita e combatté per la salvezza di tutti.
Però non è di questo che voglio parlarvi, prenderò a prestito solo la parola: perché resistenza è anche la nostra, attuale e quotidiana, che ci battiamo contro la strage continua sulle strade.
Due sere fa una ragazza è stata uccisa a pochi metri da casa mia, a ridosso del Museo Nazionale, un punto che ormai, con l’enorme afflusso turistico che invade la città suppongo a qualcuno sia noto. Posto che le orde affamate abbiano trovato tempo per nutrire l’anima e non solo la pancia coi loro immancabili cuoppi di fritto.
Su quel tratto stradale, che unisce due famosi esempi della città che fu, l’Albergo dei Poveri e, appunto, il Museo che nacque sede universitaria, dalle 7 del mattino alle 21 circa la velocità media si assesta sui due chilometri l’ora se ti va bene,
Dopo le 21 e per tutta la notte è difficile incontrare veicoli che viaggino a meno di 60-70 km/h.
Alle 2,15 del mattino un veicolo della nettezza urbana ha ucciso una studentessa tedesca, una ragazza del 1997, ai miei occhi poco più che una ragazzina.
Uccisa su un tratto di strada dove i morti si contano a decine negli anni.
Uccisa su un tratto di strada cittadino, urbano come vien definito.
Uccisa su un tratto di strada notoriamente pericoloso perché male illuminato.
Uccisa su un tratto di strada riasfaltato in nome del passaggio del Giro d’Italia.
Uccisa su un tratto di strada dove bar e ristoranti la fanno da padroni occupando ogni spazio pedonale.
Uccisa su un tratto di strada dove da anni viene chiesta sicurezza.
Uccisa su un tratto di strada dove ci sarebbe spazio in abbondanza per una corsia sicura per pedoni e ciclisti.
Uccisa su un tratto di strada dove ogni volta l’amministrazione invoca la fatalità.
Uccisa perché credeva di essere in un Paese normale.
La nostra resistenza deve essere questa: non smettere mai di combattere perché non accada più.
Fabio
ps: segnalo che il 2 maggio alle 18 ci sarà una fiaccolata sul luogo dove è stata spezzata la vita della ragazza. Per chi fosse di Napoli o di passaggio, sarebbe cosa buona venire.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
sarei retorico. no comment
Ma no, non limitarti. La retorica è nobile arte se la si sa esercitare. Mica significa solo aria fritta, come usa adesso.
Fabio
Viaggio come tutti i ciclisti sia in bici che auto e quando guido mi accorgo ancora di più della mancanza di cultura della sicurezza. Quando il limite è 50 mi sorpassano a 70, quando il limite è 110 mi sorpassano a 150, quando il limite (su brevissimi tratti) è 30 mi sorpassano a 60… In un paese dove chi distrugge un autovelox diventa un eroe non c’è futuro.