[Test] Met Trenta 3K Carbon Mips Air®

Come è fatto

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Come è fatto

Il Met Trenta 3K Carbon Mips Air è casco sportivo stradale, vincitore in tante competizioni, è naturale che ogni dettaglio sia studiato e ottimizzato per quest’uso. Ciò non toglie che l’ho usato anche in occasione del Grinduro Italia 2023 ma ne parleremo più avanti.

Sarò didascalico, colori a parte la struttura del casco è rimasta quasi quella della versione precedente; dico quasi perché passano solo 3 grammi di differenza tra questo 3K e la versione senza Mips Air; quindi c’è stato un alleggerimento visto che da solo il Mips Air è poco sopra i 16 grammi.

Comunque le modifiche sono difficili da cogliere, francamente a occhio nudo non si percepiscono.

Si, la linea sembra appena diversa, una zona mediana più piena che fa risaltare la coda affusolata ma non so proprio dirvi se mi stia suggestionando mentre affianco le due versioni alla ricerca delle differenze.

Vista una certa omogeneità, preferisco qui una sintesi sul come è fatto e prendermi un ulteriore paragrafo per approfondire il sistema Mips Air.

Quindi precediamo spediti.

Il design è frutto di attento studio in galleria del vento (la Newton di Milano), la presenza del Mips Air non modifica rispetto la versione precedente.

Grande attenzione è posta alla ventilazione, come tradizione in casa Met.

La vista di tre quarti posteriore permette di apprezzare le prese d’aria e “lo scheletro” in fibra di carbonio con trama a vista. 

Osservandolo di lato si apprezza subito il taglio alto della calotta, che però non lascia troppo scoperte le tempie come altri caschi sportivi, e la precisa curva per le orecchie.

Il frontale è aggressivo, le modanature che incorniciano le prese di ingresso danno subito una idea dinamica, sembra di vedere l’aria lambire la calotta. Le aperture più esterne sono studiate per accogliere le astine degli occhiali quando non indossati. Particolare che non provo mai, sono miope, i miei occhiali hanno clip da vista, se li tolgo finisco nel fosso.

Aggressività che ritroviamo anche nella vista posteriore, dominata dalle ampie prese di sfogo, segno distintivo del Met 3K. Hanno un nome: Kamm. 

Lavorano in simbiosi con la presa Naca superiore a effetto Venturi e grazie alla inclinazione di 25 gradi dei deflettori l’aria calda esce molto velocemente. 

Ripreso dall’alto si nota la forma della calotta molto affusolata, sfuggente nel finale. L’azienda definisce questo design “tubolare”.

Casco sportivo, quindi ampia ventilazione in ingresso, con feritoie generose e ben sagomate per incontrare l’aria in posizione di guida.

La banda centrale, incorniciata dalla trama del carbonio e con la presa a effetto Venturi è uno degli elementi che mi è sempre piaciuto di questo casco; e la colorazione scelta per il test la mette ancor più in risalto.

In dettaglio si nota meglio la struttura della calotta In mould.

Il sistema di regolazione della calzata è il MET Safe-T Orbital, già ampiamente spiegato su questo blog in altre recensioni di caschi Met.

Quindi troviamo anche le due “orecchie” di tenuta e la regolazione interna a scatti.

I cinturini sono gli Air Lite con divider regolabili per migliorare aerodinamica e comfort.

Abilmente celata alla luce diurna la piccola banda riflettente posta al centro delle grosse prese di sfogo; ma una volta colpita dalla luce diretta è ben visibile.

Ad aumentare la sicurezza passiva c’è la luce optional con sensore crepuscolare, anche questa conosciuta e raccontata in altre recensioni.

Mio consiglio: prenderla, sempre.

Al momento in cui scrivo ci sono tre taglie disponibili a coprire un range complessivo da 52 a 61.

Il peso da me rilevato per la versione in prova in taglia M è coincidente col dato di 225 grammi dichiarato dalla casa.

Sette le colorazioni disponibili, più una versione speciale e in edizione limitata dedicata a Tadei Pogacar.

Non ho mostrato l’imbottitura interna in questo paragrafo semplicemente perché…non c’è.

Infatti è sostituita dal Mips Air, quindi andiamo a conoscerlo.

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