Ultegra 8070 Di2, presentazione – parte seconda

Movimento centrale BSA e Press-fit
Movimento centrale BSA e Press-fit
I movimenti centrali dedicati alla guarnitura FC-R8000 sono tre, con due differenti tecnologie.
Possono essere per scatole movimento filettate o Press- Fit
Quelli per scatole movimento filettate sono a catalogo con la doppia misura BSA e ITA, ossia passo inglese o italiano.
A determinare la scelta non è ovviamente la guarnitura ma il telaio. Scoprire quale dei due ci serve è semplicissimo.
Basta misurare la larghezza della scatola movimento: se corrisponde a 68 mm allora è passo inglese, se sale fino a 70mm è passo italiano.
In questo articolo trovate tutte la spiegazioni, con anche una utile tabella.
Se invece la scatola è priva di filettatura allora sfrutta la tecnologia Press-fit.
Qui il discorso teorico si complica perché non esiste una unica misura di Press-fit.
Però questo non è un articolo sui movimenti centrali ma sul gruppo Ultegra R8000, quindi a noi interessa sapere quale movimento ci serve.
Se abbiamo scatola movimento filettata dovremo prendere il movimento codice SM-BBR60, ovviamente BSA o ITA a seconda del caso.
Se abbiamo scatola movimento Press Fit standard Shimano (non BB30 per capirci) useremo movimento codice SM-BB72-41B.
Attenzione all’ultima lettera, indica la versione strada. Quello da Mtb termina con la A.
Rapido riassunto fotografico perché nella sezione Officina c’è ampia letteratura sui vari tipi di movimento, misure, montaggio e manutenzione.
Il movimento filettato ha dimensioni inferiori per le calotte e presenta le scanalature per l’attrezzo dedicato.
Servono la chiave Shimano TL-FC32 da usare con il riduttore Shimano TL-FC24; quest’ultimo è fornito col movimento, perché le calotte dei movimenti Ultegra e Dura Ace già da diversi anni son più piccine delle precedenti (e dei movimenti di altre serie attuali) della casa giapponese.
Il movimento Press-fit non ha ovviamente filettatura, va spinto nella scatola movimento mediante apposita pressa dove aderirà per interferenza.
Le scatole movimento filettate e PF hanno diametro diverso; diverso quindi il diametro delle calotte.
Bene, adesso volgiamo lo sguardo al retro della trasmissione facendo conoscenza con i pignoni.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Ciao Fabio, avrei delle curiosità su sistema frenante a disco. Il prodotto Shimano mi sembra veramente ben realizzato e sicuramente il suo funzionamento sarà ineccepibile. Parlando però proprio di funzionamento, suppongo che rispetto al sistema coi pattini le forze in gioco, sopratutto sul fodero della forcella anteriore siano importanti. Vengono previsti irrigidimenti o altre soluzione per contrastare il momento a cui viene sottoposto lo stelo, oltre le altre forze dovute ad asperità e moto? La soluzione dei dischi dà veramente dei vantaggi importanti rispetto al pattino, oppure dipende da condizioni al contorno come orografia, tipo di utilizzo, tipo di utilizzatore ect? Grazie
Ciao Giovanni, hai colto il punto.
I telai per freni a disco sono diversi e la modifica più importante è proprio la forcella.
Tagliamo via la Mtb, dove i dischi sono la norma da anni e parliamo solo della strada.
Coi primi impianti, montati su telai non ancora ottimizzati e gomme sottili, sfruttare la potenza offerta era impossibile e di fatto il rapporto di torchio era inferiore; cioè la “forza” trasmessa alla pinza.
Inutile avere un freno potente se gomma e telaio non possono gestire.
Ora che la soluzione è matura, con forcella dimensionate, perno passante, gomme e ruote adatte ecc, il disco è decisamente una gran cosa.
Se rileggi qualche mio vecchio post troverai la mia poca convinzione all’epoca, proprio perché né gomme né telai erano ottimizzati, frustrando le possibilità offerte dai dischi.
Con una gravel, che di suo è più “massiccia” e monta gomme larghe, sono la soluzione ottimale.
Su una bici da corsa lo stanno diventando, seppure il maggior peso complessivo rende un ottimo sistema frenante a cerchio ancora validissima alternativa.
Di loro i dischi hanno una facilità di utilizzo superiore; lasciamo perdere le fesserie del bagnato perché, come dico spesso, ciclisti infoiati che si lanciano giù dai passi alpini col diluvio non ce ne sono. E tenere i dischi asciutti richiede perizia.
No, il vantaggio è la grandissima modulabilità, superiore a un impianto a cavo per la sensibilità del ciclista medio. Soprattutto se si opta per la configurazione rotori 160/140, su bici da corsa il 160 dietro è piuttosto eccessivo.
Sfruttando con abilità il mio sistema a cerchio riesco a frenare prima; se non sai farlo, cappotti.
Coi dischi chiunque frena in assoluta sicurezza, che sappia farlo o meno. E questo forse vale più di ogni altra considerazione.
Comunque, sono il futuro, volenti o nolenti la strada è questa. Tanto vale essere preparati.
Fabio