Ultegra 8070 Di2, presentazione – parte seconda

Pignoni CS-R8000

Tempo di lettura: 7 minuti

Pignoni CS-R8000

Dividere in brevi schede (brevi? ahahahah) i diversi componenti ha il pregio di rendere fruibile subito l’informazione che serve; ha lo svantaggio di spezzare il discorso complessivo.

Guarnitura, pignoni e catena sono progettati per lavorare in simbiosi, accordandosi perfettamente tra loro grazie alle varie tecnologie messe a punto da Shimano e che riguardano tutti e tre questi componenti.

Nel paragrafo dedicato alla guarnitura ho citato la tecnologia HyperGlide: lavorazioni che favoriscono l’innesto della catena e la cambiata.

Anche i pignoni ne beneficiano, anzi all’epoca tutto partì proprio dal comparto posteriore.

Prima però presentiamo la CS-R8000.

Questa in foto, destinata a lavorare sulla bici in allestimento, è cassetta undici velocità con scala 11-32

In dettaglio la sequenza è 11-12-13-14-16-18-20-2225-28-32.

Le altre combinazioni disponibili sono:

11-25 con sequenza 11-12-13-14-15-16-17-1921-23-25

11-28 con sequenza 11-12-13-14-15-17-19-2123-25-28

11-30 con sequenza 11-12-13-14-15-17-19-2124-27-30

12-25 con sequenza 12-13-14-15-16-17-18-1921-23-25

14-28 con sequenza 14-15-16-17-18-19-20-2123-25-28

Ho evidenziato i pignoni superiori con differenti colori perché la costruzione della cassetta prevede i primi sei pignoni (partendo dal più piccolo) sciolti, a seguire una coppia unita da spider in composito e a chiudere i tre più agili uniti da uno spider in alluminio.

Questa è la cassetta smontata.

Segnalo anche la cassetta CS-HG800.

E lo faccio perché ha scala 11-34 con sequenza 11-13-15-17-19-21-23-2527-30-34: e soprattutto può essere usata con i cambi a gabbia media (GS) della serie Ultegra, sia meccanici che Di2 che RX.

I pignoni hanno lavorazione HyperGlide-EV per favorire la cambiata. Sono le svasature che potete osservare su quelli superiori. Lavorazione differente anche per i denti, con profilo ottimizzato sia per l’ingaggio della catena che il suo scorrimento.

Inoltre come abbiamo visto con le varie sequenze, le scale sono studiate (anche) per offrire la gamma di rapporti a seconda della disciplina scelta.

La chiusura avviene tramite la classica ghiera.

Non mi dilungo su questo, anche lui è argomento già ampiamente trattato sul blog.

Brevissimo prossimo paragrafo per conoscere la catena.

COMMENTS

  • <cite class="fn">Giovanni74</cite>

    Ciao Fabio, avrei delle curiosità su sistema frenante a disco. Il prodotto Shimano mi sembra veramente ben realizzato e sicuramente il suo funzionamento sarà ineccepibile. Parlando però proprio di funzionamento, suppongo che rispetto al sistema coi pattini le forze in gioco, sopratutto sul fodero della forcella anteriore siano importanti. Vengono previsti irrigidimenti o altre soluzione per contrastare il momento a cui viene sottoposto lo stelo, oltre le altre forze dovute ad asperità e moto? La soluzione dei dischi dà veramente dei vantaggi importanti rispetto al pattino, oppure dipende da condizioni al contorno come orografia, tipo di utilizzo, tipo di utilizzatore ect? Grazie

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Giovanni, hai colto il punto.
      I telai per freni a disco sono diversi e la modifica più importante è proprio la forcella.
      Tagliamo via la Mtb, dove i dischi sono la norma da anni e parliamo solo della strada.
      Coi primi impianti, montati su telai non ancora ottimizzati e gomme sottili, sfruttare la potenza offerta era impossibile e di fatto il rapporto di torchio era inferiore; cioè la “forza” trasmessa alla pinza.
      Inutile avere un freno potente se gomma e telaio non possono gestire.
      Ora che la soluzione è matura, con forcella dimensionate, perno passante, gomme e ruote adatte ecc, il disco è decisamente una gran cosa.
      Se rileggi qualche mio vecchio post troverai la mia poca convinzione all’epoca, proprio perché né gomme né telai erano ottimizzati, frustrando le possibilità offerte dai dischi.
      Con una gravel, che di suo è più “massiccia” e monta gomme larghe, sono la soluzione ottimale.
      Su una bici da corsa lo stanno diventando, seppure il maggior peso complessivo rende un ottimo sistema frenante a cerchio ancora validissima alternativa.
      Di loro i dischi hanno una facilità di utilizzo superiore; lasciamo perdere le fesserie del bagnato perché, come dico spesso, ciclisti infoiati che si lanciano giù dai passi alpini col diluvio non ce ne sono. E tenere i dischi asciutti richiede perizia.
      No, il vantaggio è la grandissima modulabilità, superiore a un impianto a cavo per la sensibilità del ciclista medio. Soprattutto se si opta per la configurazione rotori 160/140, su bici da corsa il 160 dietro è piuttosto eccessivo.
      Sfruttando con abilità il mio sistema a cerchio riesco a frenare prima; se non sai farlo, cappotti.
      Coi dischi chiunque frena in assoluta sicurezza, che sappia farlo o meno. E questo forse vale più di ogni altra considerazione.
      Comunque, sono il futuro, volenti o nolenti la strada è questa. Tanto vale essere preparati.

      Fabio

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