Ultegra 8070 Di2, presentazione – parte seconda

Tempo di lettura: 7 minuti

E’ arrivato il turno per il resto dei componenti del nostro gruppo Shimano Ultegra 8070 Di2.

Titolo di questa seconda parte, lo so, fuorviante.

Perché in effetti ora tocca ai componenti in comune sia col Di2 che col meccanico, quindi avrei dovuto titolare semplicemente Ultegra 8000.

Ma a parte che io i titoli in trent’anni che scribacchio mai imparato a crearli (sono convinto serva un talento speciale) ho pensato fosse meglio conservare continuità.

Già questo fatto di aver modificato la mia impostazione solita, queste presentazioni, ha sfasato il mio modo di scrivere. Meglio non complicarmi ulteriormente la vita.

Ho letto e riletto la prima parte, onestamente mi convince poco. Sono abituato al racconto, a parlare da ciclista a ciclista. Limitarmi alla fredda esposizione, a queste schede brevi, va contro la mia natura.

Eppure resto convinto che alla fine, quando tutta la sequenza sarà completata, ne verrà fuori una lettura globale più fruibile. Del resto se non fossi convinto, perché lo starei facendo? No, meglio non cercare risposta, è un sentiero che non so dove potrebbe condurre… 

Di fatto sia negli articoli sul montaggio che nei test su strada mancherà il classico secondo paragrafo, dedicato al “Come è fatto” perché è qui che ne sto parlando e nella prima parte ne ho già parlato.

Test al plurale; perché la prova su strada sarà sdoppiata. Avremo la prova completa e poi un secondo articolo dedicato esclusivamente alla tecnologia di cambiata Shimano Synchronized Shift; perché è tecnologia valida ma non per tutti. Sfruttarla richiede un preciso modo di vivere la bici. Poi chissà, magari scopro di stare parlando troppo presto…

Una diversa impostazione quella data a questa sequenza di articoli che nasce dalla mia idea, sperimentata in passato ma che mi sono reso poi conto peccava di fruibilità proprio per la mancanza di una netta divisione degli argomenti, di mostrare quasi passo passo la costruzione di una bici.

Chi si cimenta in questa operazione ricca di fascino e ancor più di incognite parte sempre dal telaio; poi cerca la trasmissione, le ruote e via via il resto dei componenti e accessori per completare il montaggio.

Un telaio ve l’ho presentato, qui termino di presentare la trasmissione. E lo faccio immedesimandomi nel ciclista, perché io questo sono seppure un poco più strano di altri.

Il ciclista che si informa, legge, cerca in rete qualche buona occasione perché, lo sappiamo, costruirsi la bici costa sempre assai più che prenderla bella e fatta.

Il nostro ciclista, anzi, io ciclista decido di montare una trasmissione Shimano Di2: che mi serve? In quell’offerta dove è scritto cubitale “gruppo completo” c’è veramente tutto? O quel risparmio è solo apparente perché a parte devo aggiungere questo e quello, tanto che alla fine era meglio se lo prendevo non in offerta ma lui si, davvero completo? 

Per questo nella prima parte ci ho tenuto molto a presentare tutte le varie parti elettriche ed elettroniche ed anche qualche piccolo accessorio indispensabile al montaggio. Un cavetto elettrico se ti va bene meno di 22/23 euro non lo paghi e ne servono sei o sette a seconda se decidiamo di prendere anche il D-Fly. Le Junction proprio regalate non sono e così via. Non è materiale caro in assoluto, anzi nel complesso un Ultegra Di2 non costa uno sproposito e ha un rapporto qualità prezzo eccellente. 

Però sempre denari sono, quindi sapere esattamente cosa serve aiuta il ciclista a districarsi tra le offerte, distinguendo tra quelle reali e quelle civetta.

Con questa seconda parte presento e completo la nostra lista ideale per assemblare un gruppo Shimano Ultegra 8070 Di2, prendendo in esame i componenti in comune col meccanico.

Quindi guarnitura e movimento centrale, pacco pignoni, catena e dischi freno. Con link al sito ufficiale Shimano e altri interni, del blog, per richiamare articoli tecnici già pubblicati.

Iniziamo dalla guarnitura.

COMMENTS

  • <cite class="fn">Giovanni74</cite>

    Ciao Fabio, avrei delle curiosità su sistema frenante a disco. Il prodotto Shimano mi sembra veramente ben realizzato e sicuramente il suo funzionamento sarà ineccepibile. Parlando però proprio di funzionamento, suppongo che rispetto al sistema coi pattini le forze in gioco, sopratutto sul fodero della forcella anteriore siano importanti. Vengono previsti irrigidimenti o altre soluzione per contrastare il momento a cui viene sottoposto lo stelo, oltre le altre forze dovute ad asperità e moto? La soluzione dei dischi dà veramente dei vantaggi importanti rispetto al pattino, oppure dipende da condizioni al contorno come orografia, tipo di utilizzo, tipo di utilizzatore ect? Grazie

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Giovanni, hai colto il punto.
      I telai per freni a disco sono diversi e la modifica più importante è proprio la forcella.
      Tagliamo via la Mtb, dove i dischi sono la norma da anni e parliamo solo della strada.
      Coi primi impianti, montati su telai non ancora ottimizzati e gomme sottili, sfruttare la potenza offerta era impossibile e di fatto il rapporto di torchio era inferiore; cioè la “forza” trasmessa alla pinza.
      Inutile avere un freno potente se gomma e telaio non possono gestire.
      Ora che la soluzione è matura, con forcella dimensionate, perno passante, gomme e ruote adatte ecc, il disco è decisamente una gran cosa.
      Se rileggi qualche mio vecchio post troverai la mia poca convinzione all’epoca, proprio perché né gomme né telai erano ottimizzati, frustrando le possibilità offerte dai dischi.
      Con una gravel, che di suo è più “massiccia” e monta gomme larghe, sono la soluzione ottimale.
      Su una bici da corsa lo stanno diventando, seppure il maggior peso complessivo rende un ottimo sistema frenante a cerchio ancora validissima alternativa.
      Di loro i dischi hanno una facilità di utilizzo superiore; lasciamo perdere le fesserie del bagnato perché, come dico spesso, ciclisti infoiati che si lanciano giù dai passi alpini col diluvio non ce ne sono. E tenere i dischi asciutti richiede perizia.
      No, il vantaggio è la grandissima modulabilità, superiore a un impianto a cavo per la sensibilità del ciclista medio. Soprattutto se si opta per la configurazione rotori 160/140, su bici da corsa il 160 dietro è piuttosto eccessivo.
      Sfruttando con abilità il mio sistema a cerchio riesco a frenare prima; se non sai farlo, cappotti.
      Coi dischi chiunque frena in assoluta sicurezza, che sappia farlo o meno. E questo forse vale più di ogni altra considerazione.
      Comunque, sono il futuro, volenti o nolenti la strada è questa. Tanto vale essere preparati.

      Fabio

Commenta anche tu!