[Test] Brinke Overland

Le conclusioni

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Le conclusioni

Questo test è stato atipico per molti aspetti, a partire dalla scelta di valutare anche in generale più che nello specifico e soprattutto per la metodologia.

Non avevo molto tempo, di solito per un test simile mi prendo dalle 8 alle 12 settimane. Con (meno del) la metà  a disposizione ho scelto da subito di andare al limite, anche oltre, pensando che se si fosse comportata bene in situazioni estreme, in quelle diciamo così normali sarebbe stata una passeggiata.

Un approccio non privo di controindicazioni, perché la bici è stata tarpata nelle sue piene potenzialità dal cambio Nexus 5 Di2, che è eccellente nel suo ambito ma mostra ovviamente limiti se portato troppo oltre i suoi naturali confini. Ma confido che con la giusta rapportatura, e a catalogo ci sono altre versioni, la bici soprattutto in fuoristrada può davvero esprimersi al meglio.

Vero, la pagina ufficiale del sito Brinke presenta la Overland come una ebike “…versatile e confortevole che consente di pedalare in tutta sicurezza sia nel commuting quotidiano sia nelle gite fuori porta”.

Ma quanti scelgono una bici in base a poche parole come queste? E quanti una volta in sella stanno lì a dire “ah no, di là non vado, non rientra nel normale concetto di gita fuori porta”? Appunto, una volta in sella noi andiamo, con quello che abbiamo e dove ci guida l’istinto. Tranne quello di conservazione…

Quando ho selezionato Brinke come azienda a cui chiedere una bici avevo scelto la versione con Cues Di2 ma alcuni ritardi negli approvvigionamenti e la sacrosanta necessità di dare priorità alla clientela avrebbero significato spostare questo test in autunno e oltre. 

Così alla fine ho deciso questa diversa prospettiva, dove le difficoltà che ho avuto a gestire la bici in fuoristrada spinto, per esempio, non sono state annotate come limiti perché stavo pretendendo troppo da una gamma rapporti studiata per altro uso.

Insomma, non è che Brinke presenta la Overland come una emtb camuffata, io mi sarei dovuto contenere. O almeno non esagerare.

D’altro canto aver alzato da subito l’asticella delle difficoltà mi ha permesso di scoprire una bici completa, efficace, divertente, facile da usare e molto sicura.

Fosse stato l’unico allestimento a catalogo vi avrei parlato in maniera diversa; ma esiste buona scelta, quindi chi volesse lanciarsi in un ciclismo più avventuroso sa che potrà farlo perché telaio, componenti e unità sono sempre all’altezza.

Ma non ho risposto ancora a una altra domanda, in filigrana nell’introduzione: perché Brinke, marchio noto ma non blasonato? Avrei potuto chiedere una Trek, con cui mi trovo benissimo; o una Scott, che ha a catalogo una bici che sarebbe stata adatta; o tante altre.

Beh, in una azienda non cerco solo il prodotto: cerco valori.

Brinke nasce nel 2012, una ragazzina. Ma nasce all’interno di Valsabbina Commodities Spa, gruppo ideato da Andrea Auf Dem Brinke (e questo spiega il nome), con l’obiettivo di progettare e implementare veri e propri mezzi tecnologici di mobilità elettrica.

Fin qui nulla di particolare. Ma ad attrarmi è stata la grande attenzione allo sviluppo sostenibile, che nasce in coerenza con la precedente attività imprenditoriale del gruppo. Infatti prima del 2012 Andrea Auf Dem Brinke operava con successo nel mercato del fotovoltaico, con grande attenzione all’impatto ambientale e al risparmio delle risorse energetiche. Una attenzione che il Gruppo Valsabbina, attivo nel settore siderurgico dal 1972, attua nei processi di smaltimento, con una profonda connotazione eco-sostenibile.

Valsabbina Commodities ha come CEO il Si. Gisbert Auf Dem Brinke e si occupa di commercio e riciclo di materiali ferrosi e non ferrosi, BRINKE è il marchio commerciale di ebike fondato da Andrea Auf Dem Brinke (COO BRINKE).

Ora, chi mi ha seguito soprattutto negli ultimi mesi sa che sto dando grande risalto ai temi ambientali. Non per moda o ricerca di facile consenso (anzi, in alcuni casi me lo sono alienato…) ma perché ci credo. E ne scrivo.

Io qui ho scelto un modello da trekking, se vogliamo nemmeno il top di gamma (seppure sapete quanto io sia contrario a queste classificazioni, fuorviante e tecnicamente errate) ma Brinke vanta catalogo ben fornito, dove spiccano eccellenti E-Mtb, ottime bici da città e da trekking con doppia sospensione.. 

Dichiara l’azienda sul suo sito: “…Vogliamo contribuire a un futuro diverso, noi di Brinke siamo infatti i primi tester e utilizzatori delle nostre bici elettriche, progettiamo e produciamo non solo quello che il mercato si aspetta ma soprattutto quello che ancora non sa di volere, analizzando i bisogni e i desideri più profondi che una ebike può soddisfare.”.

Al di là della naturale enfasi, è a fare un parallelo uno dei motivi per cui sono un grande sostenitore degli americani di Redshift: perché loro anzitutto pedalano.

Ma non basta. Ricordate tempo fa, quando scrissi un articolo sulla sostenibilità aziendale, interrogandomi sull’essere la bici un veicolo interamente ecologico? Non l’uso, la produzione.

Io se mi imbatto in una azienda che propone valori a me affini, ha passione, ci crede insomma, beh, ci credo anche io. 

Leggo dalla scheda di sostenibilità dell’azienda: “Le nostre ebike nascono con l’intento di essere “il motore stesso” del cambiamento, sin dalla fondazione del marchio crediamo infatti che la bici elettrica possa favorire un utilizzo di gran lunga più ridotto delle automobili, aiutando così la diminuzione dell’inquinamento ambientale dovuto al traffico. Le ebike infatti permettono di salire in sella anche a coloro che non pedalano da molto tempo e di percorrere quotidianamente molti più chilometri. Consentono quindi a un numero sempre maggiore di persone di contribuire alla salvaguardia del nostro pianeta, oltre a favorire uno stile di vita più sostenibile, all’interno del quale anche le incombenze di tutti i giorni possono diventare motivo di svago e di esercizio fisico alla portata di tutti. Con le nostre ebike “sosteniamo” l’individuo, la collettività e l’ambiente.”

E qui solo chi non vuol capire sta ancora a dire che le aziende vogliono sostituire le bici classiche con le ebike. 

Ancora: […] Contribuiamo ai processi di riciclabilità di buona parte dei componenti (e) da sempre siamo ligi nel rispetto delle procedure di smaltimento delle batterie e della componentistica elettrica, a tal fine siamo associati e sostenitori del consorzio ERION; siamo attivi e attenti nella raccolta differenziata anche all’interno degli uffici...”.

E continua, ma alla fine vi lascio il link così se volete potete leggere l’intera scheda direttamente dal sito. Interessante, come doveroso per una azienda simile e come fanno altri (penso a Shimano, non a caso ho selezionato una bici con unità giapponese), l’attenzione per la mobilità sostenibile per i dipendenti e collaboratori, con spazi dedicati.

Ora, io sono convinto dell’enorme potenzialità della ebike per la lotta all’inquinamento ambientale, che significa anzitutto una modifica del nostro stile di vita. 

Io non voglio convincere un ciclista ad abbandonare l’auto in favore dei pedali, noi lo facciamo già ogni volta che possiamo.

Io voglio convincere un automobilista a pedalare: anche assistito se non ce la fa. Non pretendo un mondo senza auto, solo un mondo dove non siano indispensabili; né voglio obbligare tutti a sudare. Quindi benedette le ebike se aiutano a limitare l’uso delle auto.

Ho iniziato il mio percorso nel mondo della pedalata assistita cercando una bici che potesse piacere anche ai ciclisti appassionati; ora lo chiudo (temporaneamente) con un modello che può piacere sia agli appassionati e sia a chi in bici non ci va.

E aggiungo una ulteriore considerazione che potrebbe farvi saltare dalla sedia: le ebike sono democratiche.

Già, perché permettere a chiunque di godersi una giornata a zonzo sui pedali per me significa rendere la bici democratica.

Certo, una buona ebike costa, ma a conti fatti le ibride o trekking che dir si voglia si trovano a cifre non proprio esagerate. Però è indubbio che i prezzi non sono popolari e questa frena la loro diffusione in favore di molte finte assistite, che sono pure fuorilegge oltre che di pessima qualità. O di e-bike molto al di sotto dello standard minimo, come purtroppo ho trovato in altro test.

Ma adesso si pone una ulteriore questione: chi indirizzare verso questa bici o una sua sorella di gamma?

Una ebike siffatta strizza l’occhio senza farne mistero a chi in bici non ci va; e chi in bici non ci va non viene nemmeno su questo blog, quindi oltre 6800 parole scritte per nessuno…

No, non esageriamo. 

La Brinke Overland può ben interessare i ciclisti praticanti, senza che per forza siano avanti con gli anni come sembra recitare il dogma professato dai duri e puri, quelli che “in ebike solo se sei anziano o malato”. Perché? Vabbè, sorvoliamo.

Certo, come unica bici per un appassionato, uno come noi che trova nella fatica la principale motivazione, effettivamente no, non è una buona idea. 

E’ così performante che troppo spesso la modalità High mi ha davvero annoiato, l’ho usata per necessità del test ma ne avrei volentieri fatto a meno.

Anche se, rilevo, nel fuoristrada più duro, assolutamente alla portata di questa Overland checché ne dica Brinke nel presentarla a catalogo, la modalità High l’ho usata e soprattutto l’ho vista in azione sui tracciati del Grinduro, su due Mtb in uso ai bravissimi ragazzi della società di media che ci accompagnavano per foto e video. E andavano su con chili di attrezzatura belli sciolti, oltre ad avere una notevelo padronanza di guida: ché a pedalare con la videocamera su quei toboga mica è roba da tutti…

Poi, come è normale che sia, dopo i 25km/h il peso si sente; con gomme più sottili e stradali sono certo diventi più godibile a velocità superiori all’assistenza ma non è certo bici da 35 di passo, capiamoci. E nessuno lo pretende del resto.

Ma un appassionato può scoprire un modo diverso di andare in bici, ampliando i propri orizzonti. 

Perché usare una ebike, lo ripeto da tempo, non è barare. Certo, se uno si mette a passare i ciclisti in salita facendogli il verso, ha problemi lui, non l’ebike in quanto tale.

Chi però in bici non ci va può scoprire un mondo nuovo, fatto di spazi, strade, atmosfere, momenti, sensazioni e si, fatemelo dire, emozioni, di cui non avrebbe mai goduto senza l’assistenza a dargli una mano.

E poi col tempo, come sempre più spesso avviene, passare da una ebike a una bici classica.

Senza alcun senso di insicurezza, grazie a un eccellente telaio, ottima stabilità, grande sicurezza, confidenza nella guida.

Con una robustezza a tutto prova, ho seviziato la Overland obbligandola ben oltre il lecito e ho avuto solo un allentamento di un paio di brugole.

Ma c’è una cosa che mi ha colpito in chiusura del test, anzi a test chiuso.

La mattina dedicata all’imballo della bici per il rientro in azienda ho voluto fare un breve giro per verificare fosse tutto ok. Senza abbigliamento tecnico, infradito ché tanto mi ero ripromesso i 10 minuti in cerchio intorno al borgo e tra una pedalata e l’altra mi sono ritrovato a 40km da casa, su una strada che manco conoscevo, inerpicandomi come uno stambecco.

Ecco, questo saperti trascinare, farti venir voglia di andare anche se quel giorno sei stanco è stata la qualità che più ho apprezzato nella Overland.

Parafrasando Tolkien (e scusate, ma la mia bici si chiama Elessar…): è pericoloso uscire con la Overland, se non dirigi bene le ruote non sai dove potrà portarti…

Vi lascio i link

Brinke

Brinke gamma trekking

Brinke Overland

Buone pedalate

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