[Test] Brinke Overland

La prova su strada

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La prova su strada

Vi ho raccontato nell’introduzione che ci tenevo a svolgere questo test sfruttando i mesi estivi, malgrado io sia solito invece prendermi uno stacco dal blog con l’arrivo del caldo. 

Ci tenevo perché volevo provare la bici sui miei circuiti di prova, quelli che uso ormai in ogni recensione da anni.

Non solo perché le strade amiche mi avrebbero tolto le variabili che sempre cerco di eliminare dai test: serviva a me, per mia conoscenza, capire quanta fatica (in meno) facessi su identico percorso, pedalato il giorno prima con una bici classica, ché definirla muscolare sapete proprio non mi riesce.

Il fatto nelle medesime settimane stessi lavorando alla nuova gamma Good Year stradale ha significato uscire tutti i giorni o quasi: alternando e-bike e bici classica. E ho stilato il calendario proprio per percorrere lo stesso circuito una volta con l’aiuto del motore, una volta con la bici sportiva andando via solo di gambe.

Solo la prima settimana l’ho dedicata esclusivamente alla Overland, mi serviva prenderle le misure e familiarizzare con le funzioni del Di2 e le opzioni di personalizzazione dell’unità. 

Non vi ho mai nascosto di non avere sulle e-bike la stessa esperienza che ho sulle bici classiche, sto imparando ogni giorno.

E la Overland è stata ottima compagna di studi.

Finita l’ennesima premessa, pedaliamo.

Una rapida uscita per trovare la posizione di guida, sfruttando la possibilità di regolare l’inclinazione dell’attacco manubrio, l’angolazione di piega e manopole ergonomiche nonché l’arretramento sella e dopo pochi minuti mi sono trovato subito a mio agio, malgrado non sia un amante del manubrio flat.

Schiena quasi eretta, peso a scaricare l’ampia sella, tutti i comandi a portata di dito, l’unica difficoltà è stata agganciare una pompa da viaggio, che infatti ho portato con me legata al portapacchi.

Può apparire una precisazione secondaria ma vista la vocazione tuttofare della Overland, bici che come vedremo se la cava benissimo ovunque, si fa sentire la ridotta possibilità di attaccare accessori direttamente alla bici. 

Insomma, fosse una biciclettina da città me ne curerei di meno, non perché in città non fori ma perché risolvi facile, basta un negozio o un gommista e con adattatore per pistola di gonfiaggio in tasca sei a posto: proprio perché la Overland tiene fede al proprio nome, davvero gli orizzonti si ampliano, che mi trovo a valutare questi aspetti pratici. Certo, un borsino e minipompa li mettiamo, ma a gonfiare gomme 27,5×2.2″ con la pompa da 12cm inizi all’alba e finisci al tramonto…

E visto che mi trovo, parlo anche dell’unico altro aspetto che migliorerei, ossia l’aggiunta di un secondo attacco per la borraccia. Vero che sul piantone lo spazio è risicato, sia per le geometrie che per la presenza della presa di ricarica: ma con un portaborraccia a estrazione laterale il problema si risolve. E si risolve in autonomia usando uno dei tanti attacchi universali per telai privi di fori, che potrebbe essere usato anche per la pompa e con pochi spiccioli cancelliamo gli unici due appunti presenti sul mio notes.

Perché da qui in poi questa Overland ha mostrato solo qualità.

Anzitutto colpisce il senso di robustezza, di bici capace a sopportare ogni strapazzo e infatti io non mi sono tirato indietro.

Nemmeno nel pedalare senza assistenza, pratica che però alla fine è poco fruttuosa più che altro per la limitata gamma rapporti e una gommatura specifica da off-road che su strada è ovviamente più faticosa.

Quindi sul punto passo oltre e innesto subito il primo livello di assistenza, indicato con Eco, capace di garantire una autonomia superiore ai 200km se lungo il percorso non ci sono salite lunghe e impegnative.

Da subito avverti la fluidità dell’unità Shimano, non c’è ritardo nella risposta ma soprattutto è come non ci fosse risposta. 

Ok, detta così sembra una cosa strana. No, provo a spiegarmi meglio.

Su una e-bike a motore posteriore, come ben sanno i veterani della pedalata assistita, avverti l’innesto dell’assistenza. Anche con unità particolarmente a punto e con un software di gestione eccellente, come mi è capitato con la Trek FX+, percepisci l’entrata in funzione del motore.

Questo non avviene con le e-bike a unità centrale, che definisco così per comodità, ma ci siamo capiti.

Alla prima spinta sui pedali avverti solo un ronzio, leggero: è la Overland che parte con dolcezza, con un intervento calibrato esattamente sulla pressione esercitata. 

Talmente dolce ed equilibrato da apparire fiacco nella risposta. Però basta disattivare un attimo (non spegnere, mi raccomando, solo portare l’assistenza su off) e ti rendi conto dell’enorme lavoro che questo piccolo motore sta facendo per te.

Favoriti da una pronta risposta del telaio, si acquista subito velocità, si scende tutta la scala rapporti sino all’ultima marcia e ci si attesta sui 25km/h praticamente all’infinito. Anzi no, fino alla durata della batteria.

Questo con il cambio in modalità manuale, ossia con noi che decidiamo quando passare di rapporto, seppure accompagnati da un bip che ci suggerisce il momento migliore per la cambiata. Il bip è disattivabile, a me un poco irritava ma l’ho lasciato a cinguettare per capire come e quando interveniva e quanto fossimo in disaccordo. Col passare dei chilometri però abbiamo fatto pace e grazie alla app di Shimano trovato il momento quasi sempre coincidente. Quasi, dipende dal percorso, ne parlo fra poco.

Sempre in modalità Eco la progressione è ancora più fluida (trovato appunto l’accordo…) usando la funzione di cambio automatico. Che si rivela utilissima soprattutto in ambito urbano, del resto il Nexus 5 trova proprio in città il suo habitat naturale.

Manubrio largo, ottima posizione di guida, peso concentrato in basso che rende la bici maneggevole, non fosse per le gomme di generosa sezione che rallentano un poco lo sterzo nello slalom cittadino, potrei dare il massimo dei voti in uso urbano. 

Questa cosa delle gomme non è la prima volta che me la sentirete dire, perché mi hanno fatto divertire tantissimo in fuoristrada e senza di loro non avrei potuto portare al limite (e oltre…) la Overland; ma giocoforza la loro netta specializzazione si è fatta sentire tracimato l’alveo per cui sono state pensate.

Resto un momento sulla modalità cambio automatico, le progressione migliore l’ho ottenuta programmando la cambiata intorno alle 60 pedalate al minuto. Però sul punto contano molto il proprio stile di pedalata, lo stato di forma e la gamma rapporti. E naturalmente la scelta dei percorsi. Quindi, in definitiva, più che indicare una modalità di programmazione, ché è personale, è importante rimarcare che la programmazione esiste ed è validissima.

Sempre in ambito cittadino si apprezzano due cose: il telaio che scende deciso in direzione del piantone, così da poter scivolare di sella e poggiare un piede a terra; la funzione automatica (pure lei programmabile tramite app Shimano) per cui nelle soste il cambio si posiziona sul rapporto leggero da noi scelto, nel mio caso ho preferito il secondo.

Niente più scalate frenando in arrivo al semaforo rosso, fa tutto il Nexus Di2 e una volta fatta l’abitudine non sai più rinunciarvi. E non devi perché questa funzione è attiva anche in modalità cambiata manuale.

Ultime note urbane; la forcella incassa senza difficoltà, malgrado la sua semplicità costruttiva si rivela ricettiva alle regolazioni e soprattutto molto progressiva. Affonda con gradualità, un naturale e giusto indurimento avvicinando il fine corsa e precisa estensione, senza che si inneschi quello “stantuffare” tipico di forcella ad aria più economiche.

Le brutture della strada e il pavé inoltre sono ben assorbiti dai gommoni e quindi fanno perdonare l’inerzia che creano allo sterzo.

Però prendere una Brinke Overland e usarla solo come bici da diporto cittadino è uno spreco. Io l’ho fatto nel test perché voglio (provare a) coprire ogni possibile utilizzo: ma no, vien voglia di andare in giro, esplorare, lasciarsi prima possibile la città alle spalle.

Potendo contare su un eccellente comfort e su una assistenza che in Eco permette non solo di pedalare fluidi in piano ma anche affrontare salite di medio livello. Il primo rapporto del Nexus Di2 è agile a sufficienza.

Per darvi una idea, ho percorso tutta la salita che porta al Santuario della Madonna della Rocca in zona San Magno (Fondi) sempre in Eco; solo le ultime tre rampe (siamo oltre il 20%…) le ho impegnate in modalità High perché ero stanco. Per completezza, rifatta tutta in modalità Normal non mi è servito salire di assistenza nelle ultime rampe, avevo ancora riserve da spendere.

Resto ancora su questa salita perché è una delle più probanti durante i miei test, la conosco a memoria e a memoria non ero mai andato su con tanta semplicità. Bella forza, direte, hai motore.

Beh, si; l’ho fatta per provare anche tutta in modalità High e mi sono annoiato, troppo facile.

Ma il punto è un altro. Mentre salivo in modalità Normal, a parte “sentire” la bici, mi rendevo conto che quel percorso sarebbe stato alla portata di chiunque (ci ho provato con una altra e-bike che ho testato e si è piantata ai primi 50 metri…); ecco, una giornata all’aria aperta, la possibilità di godersi la pace del Santuario, lo sguardo a spaziare sul lago, il blu del cielo che si fonde col mare all’orizzonte, il Circeo carico di miti e bellezze a fare da silente guardia. Perché una persona non allenata a sufficienza non dovrebbe godersi una giornata così? Meglio se salisse in auto? No, meglio in e-bike se in bici classica non ce la fa. 

E a chiusura di questo mio pensiero, specifico che la salita che sto prendendo a paradigma è di 6km, dislivello 500m, pendenza media del 9%. Che però è una media dovuta al fatto che in parecchi punti spiana, ma nella realtà non si è mai sotto il 13% e le punte sono del 22%. Insomma, serve essere abbastanza allenati per salirla in sicurezza.

Si, mi rendo conto che sembro divagare, tralasciando gli aspetti più tecnici; però a parte avervi detto sin dall’inizio che questo test mi serviva (anche) per affrontare altri temi, qui potrei dirvi che su salite toste la bici va via facile, non teme l’asfalto distrutto e i veri e propri crepacci così frequenti sulle nostre strade di montagna mal curate, la confidenza e il controllo sono ottimi anche in situazioni difficili.

Ok, questo la Overland. Ma la Overland mi ha permesso di salire senza quasi sforzo in modalità Normal, con un dispendio di energia pari a quello che mi serve con una bici classica su salite con un terzo della difficoltà di questa, mi ha addirittura annoiato in modalità High perché mi ha proprio tolto il gusto di essere arrivato in cima, cosa che per un appassionato è il succo dell’uscita. 

Chi sceglie una e-bike lo fa per l’assistenza, una verità talmente ovvia che spesso sfugge ai più. E qui, con una unità eccellente per potenza, fluidità, personalizzazione e un telaio che risponde benissimo chiunque può godersi la giornata all’aria aperta.

Ecco, questo un aspetto che mi preme rimarcare e che è il motivo principale alla base di questo test.

Va da sé che per quanto detto fino ad ora, la pianura è praticamente passata via veloce sotto le ruote, sempre ai canonici 25 km/h. Oltre ovviamente si fa fatica, l’assistenza stacca, la bici pesa, le gomme son grosse e tassellate, insomma, rinunciare all’aiuto offerto è da tonti. 

Però io lo sono, qualche sparata me la son fatta e devo dire che credevo sarei stramazzato prima. Ma non è questo il suo uso.

Tornando invece alla salita, che poi è il terreno principe per una e-bike, l’unico limite rilevato con pendenze elevata è stata la spaziatura del Nexus Di2, con pochi rapporti e salti evidenti quando la pendenza attenua un poco e scendi un rapporto per alzare il ritmo. Il colpo si sente, del resto questo non è cambio pensato per usi estremi e non dimentichiamo che la gamma Overland conta modelli con diversi allestimenti, quindi chiunque potrà essere accontentato.

Inoltre, sempre in quest’uso forzato per lui, la funzione cambio automatico su salite dure ho preferito disattivarla. Poiché la cambiata automatica prende a parametro anche la cadenza, nei punti in cui questa saliva perché io volevo tenermi agile ed evitare il colpo col cambio di rapporto, lui invece cambiava avvertendo le zampette frullare. 

Problema teorico se vogliamo, chi sceglie la versione con Nexus Di2 ovviamente lo fa in base a percorsi meno estremi, sia su strada che in fuoristrada.

Io però questa avevo tra le mani, ciclistica, ruote, forcella e freni molto efficaci, a limitarmi non ci ho pensato proprio.

Ma per comprendere al meglio la guidabilità della Brinke Overland mi servono velocità superiori, quindi la discesa.

Assistenza su Off, tanto dopo i 25 stacca di suo, e via sulla prima discesa: curve larghe, ottima visibilità, asfalto rifatto da poco, solo due esse rognose perché in ambedue la seconda curva stringe improvvisa e non vedi se salgono veicoli in senso opposto quindi, purtroppo, tocca frenare.

Uno spasso!

La bici è piantata a terra, baricentro basso, gomme larghe, freni potenti e dalla modulabilità di riferimento, forcella precisa, stabilità e sicurezza: tutto quello che serve per andar giù a tutta.

Tranne i rilanci fuori dalle curve, alle velocità più elevate purtroppo l’ultimo rapporto del Nexus andava a vuoto. Ma vi assicuro che pure così, a costo di sembrare sbruffone, mi sono sempre lasciato tutti dietro.

Vero che conosco i percorsi a menadito e questo è fondamentale per scendere veloci; vero che mi sono ingarellato con prestanti bici sportive, alcune con eccellenti ruote ad alto profilo e lì danno un bel vantaggio, restano però sul mio notes appuntati tempi di assoluto rilievo.

Ampiamente migliorabili se avessi potuto rilanciare in uscita di curva.

Ma anche così, grazie a un avantreno granitico nel tenere la traiettoria, un telaio che pur sollecitato non accenna una indecisione, le gomme che malgrado i tasselli mordono bene l’asfalto e freni efficaci e modulabili, si scende a velocità che molte auto faticavano a tenere.

Forse un aspetto che poco interesserà il potenziale acquirente di questa bici. 

Ma a parte fare io lo sborone, mi serve per far comprendere l’elevatissimo senso di sicurezza offerto dalla Overland, la stabilità di riferimento, la tenuta in curva eccellente, la frenata a prova di inesperto. 

Ecco, se portata al limite, molto alto sia chiaro, hai una tale sicurezza, figuriamoci quando scendi a ritmi normali. Una tale facilità e comunicativa non possono mettere in crisi nemmeno chi sale in sella per la prima volta.

Ma ora andiamo avanti, perché le qualità di guida diventano fondamentali quando decidiamo di lasciare l’asfalto.

E qui la Overland si può sbizzarrire.

Affrontare sentieri di campagna e strade bianche è fin troppo semplice.

La bici ovviamente pesa ma non serve alcuna capacità di guida su strade più aperte. Il telaio risponde sempre pronto alle sollecitazioni, si avverte una superiore rigidità del retrotreno, la posizione di guida è rilassata, le gomme iniziano a trovarsi nel loro elemento e la forcella rivela di nuovo le sue ottime capacità incassatrici.

E poi c’è l’assistenza, che rende tutto molto più divertente.

A livello Eco si fa un poco di fatica sulle asperità in rapida successione, sia usando la modalità Comfort che quella Sport del Nexus Di2.

Conviene passare alla assistenza Normal, che assicura una notevole autonomia, rende la bici leggera sotto le gambe (tanto che spesso usavo un rapporto più duro per avere la sensazione di “carico”) e di nuovo la High, almeno finché non ci sono salite impegnative, è pure troppo.

La Brinke Overland è in gamma trekking, quindi mi sarei dovuto fermare qui, seppure alcuni percorsi sono quelli che uso nei test gravel quando voglio testare la bici o il componente in prova.

Ma niente, lo sentivo che stavo andando a freno a mano tirato. Così ho rotto gli indugi e sono andato a ripescare i track da Mtb sfruttati in altri test.

L’unica modifica, ma fatta già al secondo giorno, è stata montare altri pedali, in questo caso ho scelto i Redshift Arclight Pro Clipless che abbiamo da poco conosciuto. Non mi trovo a pedalare senza attacchi se non per brevi tragitti, aver trasformato gli Arclight in doppia funzione è stata una scelta accorta, anche perché grazie alla loro ampia superfice ho potuto contare su quel plus di controllo della bici che si è rivelato salvifico in più di un mio grossolano errore di guida.

Il peso della Overland si fa sentire solo nelle manovre molto strette, ma comunque sempre ben gestibile grazie al baricentro basso e alle gomme che non mollano mai.

Qui è vero che ho chiesto troppo alla bici e sarebbe ingiusto dire che la spaziatura del Nexus 5 Di2 mi ha messo in difficoltà, non è cambio progettato per questo uso. Ma allora perché l’ho fatto? Beh, ne parlerò nel paragrafo finale, per ora continuiamo a vagare per boschi.

Fondi compatti, facilissimo. Fondi morbidi e sottobosco, facilissimo. Fondi pietrosi, serve mestiere perché il peso si fa sentire.

Insomma, siamo ben oltre il lecito per una bici da trekking.

Quello che aiuta, oltre ovviamente a un telaio ben studiato, è sempre la fluidità dell’assistenza, l’assenza di bruschi richiami o di effetto on-off.

La guida è di una naturalezza disarmante, aiutato dal motore mi sono sentito assai più abile della realtà e questo forse è un errore comune. Nel senso che tanta facilità può portare a sopravvalutarsi (io già lo faccio normalmente…) e incappare nell’errore di guida.

Per fortuna, anzi, per merito, la Overland sa perdonare le intemperanze, consiglio solo maggior cautela nell’azione il freno anteriore, il rotore da 180 appare surdimensionato per le basse velocità. Ma potendo vantare una modulabilità eccellente, basta non staccare il cervello e pericoli non ce ne sono. 

Infine, e mi avvio alla chiusura di questo paragrafo, alcune note sull’autonomia.

E’ molto alta ma ovviamente risente di una quantità di fattori. Le indicazioni fornite dal display appena partiamo sono veritiere, a patto il percorso non preveda salite lunghe e impegnative e non usiamo il cambio in modo giusto.

Restano veritiere anche incontrando salite toste e fuoristrada duro, perché si aggiorna in tempo reale e si ha sempre un riferimento affidabile.

Diciamo che un lungo di difficoltà medio alta, poniamo per esempio circa 120km e tre o quattro salite impegnative (dal 5 al 12% su circa 25km) lo chiudi senza difficoltà. Ma è giusto una indicazione, in un lungo così son rientrato con ancora due tacche, in uno più breve ma tutto in boost ho finito la batteria. 

In ogni caso, una volta testati i percorsi, ognuno potrà facilmente calibrare il livello di assistenza: e l’autonomia è comunque alta, anche sfruttando al massimo il motore.

Mi sono apparentemente dilungato, in realtà c’è ancora da raccontare.

Ma ora che sappiamo più o meno come si comporta la bici possiamo andare alle conclusioni, per tentare un bilancio e spiegare alcune cose.

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