Sp Connect, sistema di attacchi per smartphone

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Sp Connect, ovvero come montare lo smartphone sulla bici senza perderlo al primo fosso.

Si, praticamente ho aperto con quella che sarebbe potuto essere la conclusione di questo test.

Però non va bene iniziare così, serve dare ordine.

Ci provo.

Sp Connect è azienda giovane, nemmeno quattro anni. Ma alle sue spalle ha tutta l’esperienza maturata con gli altri marchi del gruppo sin dal 1988, anno di fondazione della Sp Bindings, con lo scopo di produrre attacchi per snowboard.

Nel corso del tempo il gruppo si è espanso, sia in termini produttivi che di sedi che, ovviamente, di prodotti. Diversificando.

Il “ramo” Sp Connect è dedicato al settore smartphone: qualunque sia la tua attività è qualunque sia il mezzo di trasporto usato, hai la soluzione per avere il telefono con te, saldo e a vista.

Se tutto questo sia un bene o un male, lascio ad altri decidere. Certo, le volte che ho potuto passare qualche giorno senza essere raggiungibile non le rimpiango, anzi…

Però a parte la solita storia che ormai nessuno o quasi riesce a fare a meno di un telefono, lo sviluppo di app dedicate al ciclismo e che girano con Android oppure OS è maturo, c’è tanto che torna utile avere sul proprio telefono mentre pedaliamo.

E c’è tanto che mentre pedaliamo serve consultare.

Mi sono guardato in giro per vedere cosa offrisse il mercato dei supporti per smartphone, convinto che sono accessori se non indispensabili sicuramente utili a molti.

Del resto che io abbia un pessimo rapporto coi telefoni conta nulla, qui cerco di informare; come percorro il mio mondo a pedali interessa nessuno.

Ho stilato, come faccio sempre in questi casi, una lista di caratteristiche: chi collezionava più spunte, vinceva il test.

In cima ho inserito la qualità dei materiali, perché in questo settore i punti deboli sono due: cover e sistema di attacco. O sono fatti bene oppure meglio rinunciare.

Doveva avere quante più possibilità ci fossero per essere agganciato alla bici, qualunque tipo di bici e manubrio; perché una cosa è l’assetto in sella su una bici con la piega e altro se hai il manubrio dritto e pure la schiena. Inutile un sistema saldo e sicuro ma che colloca lo smartphone troppo lontano dal colpo d’occhio, obbligando a distrarsi dalla strada.

Doveva essere adatto a più discipline, perché la qualità si paga, sapevo avrei trovato nulla a buon mercato e quindi ho pensato ai tanti che pedalano, corrono, e così via; ammortizzando la spesa con un supporto poliedrico e/o facilmente accessoriabile.

Doveva avere, appunto, una buon catalogo di accessori per ogni tipo di personalizzazione.

Doveva avere una buona gamma di cover specifiche, se non per tutti i modelli almeno per quelli di fascia alta.

Doveva avere una copertura impermeabile.

Staffe e supporti dovevano essere compatibili almeno con lo standard Go-pro, per non affollare oltremodo la piega di quei ciclisti che amano immortalare le proprie gesta (e quelle altrui).

Se ci fossero state delle luci dedicate, tanto meglio.

Praticamente Sp Connect ha vinto a mani basse, non ha saltato una sola casella.

E quindi sono qui a raccontarvi come è fatto e se davvero è efficace.

Con una impaginazione diversa, perché ho chiesto diversi attacchi, mi interessava molto scoprire la compatibilità con le varie tipologie di bici.

Quindi avremo un singolo paragrafo per ogni “confezione”, sia per capire come è fatto e sia per valutare l’efficacia.

Senza sdoppiamento tra “Come è fatto” e “Prova su strada”, la tipologia di test lo rende superfluo. 

E infine tireremo le conclusioni.

Molte foto statiche, pochissime in azione; sempre perché data la tipologia di test credo sia più importante mostrare con dovizia i dettagli.

Bene, riesco sempre a sforare il limite (autoimposto) della 500 parole per l’introduzione. Ora basta, iniziamo.

Dal kit principe, quello più completo e potenzialmente adatto a tutti.

Voltiamo pagina.

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