[Test] Good Year Eagle F1 R Tubeless Complete

La prova su strada

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La prova su strada

Una sola bici, sempre lo stesso set di ruote per ogni versione, identici i percorsi. L’unica strada percorribile per comprendere l’intera gamma sportiva stradale Good Year.

E poiché lo schema prevede quattro articoli e un quinto di sintesi, stavolta sarò sintetico. Almeno per i miei standard.

Inizio dal montaggio. La costruzione Tubeless Complete, pur senza risultare ostica, ha sempre determinato una leggera difficoltà nel primo montaggio, nel far salire quei famosi ultimi 10 cm che spesso fanno dannare, soprattutto chi si ostina a non usare la giusta tecnica.

La nuova versione devo dire che ha risolto del tutto anche quella minima difficoltà, sempre messi su a mano; solo durante i montaggi per le foto in interno, tutte svolte nella stessa mattina, mi sono aiutato con una pinza specifica per tubeless. Più per mia comodità che reale necessità.

Prima uscita per stabilire la corretta pressione, partendo da quanto indicato dal calcolatore citato prima, e poi subito pancia a terra. Che ormai nel mio caso non è più solo metafora…

Nella stesura inizio sempre dalla pianura, mentre nella realtà quando devo provare gomme sportive parto subito per la salita più vicina.

Comunque, rispettiamo lo schema tradizionale e frulliamo le zampette in piano.

Serve un minimo rodaggio perché la mescola possa esprimersi al meglio, una cinquantina di chilometri, e poi è tutta velocità e comfort.

Da subito avverti il peso ridotto che unito all’eccellente scorrevolezza permette di prendere un buon passo senza sforzo apparente.

C’è da dire che dedicare un paio di uscite a trovare la corretta pressione d’esercizio è lavoro che vale la pena svolgere, queste Eagle F1 R avvertono moltissimo anche il decimale di bar in più o in meno. Non sensibili come le sorelle Super Sport R è vero, ma la differenza c’è.

Non è al vertice per leggerezza, ma siamo comunque al cospetto di uno dei copertoncini più leggeri sul mercato nella sua fascia (di meglio fanno solo le versioni senza scudo antiforatura) e questo si sente anche viaggiando in piano, soprattutto se il comparto ruote è di buon livello e asseconda il lavoro delle gomme.

Lesti a prendere velocità, gli Eagle F1 R permettono subito di attestarsi su un passo gagliardo, favoriti da una bassa pressione di esercizio che senza pregiudicare in alcun modo la scorrevolezza riesce a smorzare benissimo l’asfalto malmesso.

E sappiamo bene come questo significhi energia che non sprechiamo per contrastare le brutture della strada, ma che invece possiamo riversare tutta nel gesto della pedalata.

I cambi di ritmo così come i rilanci per rientrare nel gruppo (o staccarlo, dipende…) sono immediati, senza inerzia. Vero che in questo incidono molto le ruote montate, ma siccome alla fine sono le stesse usate in tanti altri test, posso dire che quanto di buono ho rilevato in più è tutto da attribuire alle gomme.

O meglio, quel plus che ho rilevato a parità di bici e ruote è merito delle Eagle F1 R.

Però come sempre ripeto, per me la pianura è poco probante. Non sono uno che viaggia a 50 di media, la velocità la faccio in discesa.

Ma per poter scendere devi prima salire, quindi inerpichiamoci.

Profittando della mia permanenza al campo base estivo ho potuto sbizzarrirmi su tutte le migliori salite della zona, che sempre uso durante i test per eliminare la variabile del percorso. Però mentre durante l’anno sono costretto a spezzare, a far passare tempo tra una uscita e l’altra per ovvi motivi organizzativi, lo stare sul posto mi ha permesso uscite quasi quotidiane. Che è un ottimo modo per stroncarsi, ma anche un ottimo modo per avere subito nette le caratteristiche di quello che stai provando.

Inizio dalla salita leggera, pedalabile, 5km alla media del 5% con punte dell’8% ma su brevi tratti.

Su un percorso simile apprezzi subito la scorrevolezza e il peso contenuto, non avverti più di tanto i bruschi cambi di pendenza, nel complesso sei veloce in totale comfort.

Però è poco probante, serve alzare l’asticella delle difficoltà. Senza tediarvi con le altre salite che io definisco intermedie, vado direttamente alla fine, alla salita che mi riservo sempre per mettere alla frusta ciò che testo: quasi 5,5km con pendenza media al 9%, che detta così sembra facile. No, perché le punte sono al 22%, la media si abbassa perché alcuni tratti sono in piano ma quando ci si inerpica non si scende mai sotto il 13%; e si viaggia quasi sempre sul 15%. Esposti a sud; e in estate non è il massimo.

A salvare la gamba provvede la ridotta lunghezza, ma credetemi: nei test è una manna. Inoltre, come sempre avviene sulle nostre strade di montagna l’asfalto è assai rovinato; tranne se ci passa il Giro o il Papa…

Insomma, senza tediarvi, se qualche magagna c’è, subito vien fuori.

E nulla è saltato fuori di negativo, anzi. Non ho tolto un pignone come, anticipo, mi ha permesso la sorellina Super Sport R, ma scorrevolezza, capacità di assorbimento, ottimo grip (seppure alla mia media potrei salire anche sul ghiaccio…) sono stati sempre eccellenti.

Non avverti alcuna limitazione, non hai quel senso di “zavorra” nelle gambe che alcuni copertoncini non sportivi ti rimandano, sali leggero e di passo potendo contare sull’ottima capacità di smorzamento che elimina il disturbo dei tratti martoriati. Anticipo di nuovo, sulla capacità di assorbimento le Vector Sport di cui leggeremo fra qualche settimana si sono rivelate ancora superiori ma non possono vantare la stessa leggerezza, sono gomme sportive si, ma pensate per durare. Queste Eagle F1 R sono in tutto e per tutto copertoncini da gara.

A questo punto superfluo aggiungere che sulla altre salite, le “intermedie” cui accennavo prima (medie al 10%, lunghezza variabile tra i 3 e i 12 km), le Good Year Eagle F1 R sono validissime compagne di scalata.

Se una salita mi permette di valutare quanto una buona gomma aiuti la mia gamba non più giovanile, grip e guidabilità in generale sono in grado di decifrarle solo in discesa.

Dove presto grande attenzione soprattutto al dialogo tra gomma e ciclista, a come il copertoncino rimandi il lavoro che sta svolgendo. Alcuni lo chiamano feeling, io preferisco comunicativa. Perché se senti la gomma lavorare hai mente sgombra per mollare i freni.

Qui devo dire che il passo avanti rispetto alla già ottima versione precedente è stato notevole.

La costruzione della carcassa, quella protezione antiforatura da cerchietto e cerchietto, la tecnologia Tubeless Complete determinavano una certa rigidità avvertibile negli inserimenti in curva ad alta velocità, con la gomma che non riusciva appieno a deformarsi in modo omogeneo per assecondare traiettoria e tenuta laterale.

Chiariamo, con la precedente versione eravamo pur sempre al top: qui, oggi, saliamo un altro gradino.

Nelle discese veloci, quelle senza curve secche e con buona visibilità, puoi tranquillamente andare a tutta, senza mai toccare i freni e aiutando l’inserimento in traiettoria solo con qualche spostamento del corpo. Questo perché la tenuta, il grip, è davvero eccellente, quale che sia il tipo di asfalto.

Si scende in piega con armonia, in modo naturale, senti sempre quel piccolo francobollo di gomma aderire all’asfalto senza alcuna intenzione di mollarlo.

Arrivando lesti nelle curve secche, quando richiamare i freni diventa indispensabile altrimenti ci pensa il muretto di contenimento davanti a te a fermare ogni velleità velocistica, puoi “tirare la staccata” senza patemi di improvvise perdite di aderenza.

E se l’impianto freni e la bici tutta lo permettono in sicurezza, puoi entrare in curva a freni tirati, sicuro che il trasferimento di carico all’anteriore sarà sempre ben gestito dalla gomma, che cede il giusto, si assesta, prosegue regolare in traiettoria, non tentenna.

C’è solidità, se così vogliamo chiamarla.

Una solidità che permette di prendere a tutta anche le esse più insidiose, quella con raggio diverso e che impongono sempre traiettorie particolari, soprattutto quando è la sezione finale a essere più stretta e il lungo è più di una possibilità.

L’umido è ben tollerato, nessun problema rilevato sui segmenti esposti a nord che di primo mattino (esco all’alba, sempre) è facile incontrare nei tratti in altura.

Stesso dicasi per la pioggia, che non è mancata questa estate anche se per pochi giorni ma intensi, e che ho sfruttato, più con le Super Sport R (che sono slick, ricordo) e le Vector Sport che con queste Eagle F1 R. Comunque il mio giretto bagnato l’ho fatto, non tanti chilometri ma ci ho messo dentro pianura, salita e discesa, sempre lo stesso circuito, e ne sono uscito infreddolito ma soddisfatto.

Insomma, quale che siano strada e meteo, con le Eagle F1 R ne vieni sempre fuori con soddisfazione.

Ora che più o meno abbiamo compreso questi copertoncini, possiamo tracciare un bilancio conclusivo.

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