[Test] Continental Terra Hardpack TR

La prova su strada

Tempo di lettura: 6 minuti

La prova su strada

Per testare le Continental Terra Hardpack ho usato una sola bici ma più set di ruote.

La dimensione 700×50 non è accettata da qualunque telaio gravel, ma per fortuna la sempre presente Trek Checkpoint AL riesce a gestirle.

Seppure da specifica sia indicata per gomme fino a 45, sfruttando lo spazio aggiuntivo (che sempre deve esserci per ottenere l’omologazione) e la minima estensione laterale del battistrada, nulla è strusciato ed è rimasto pure un buon margine di sicurezza.

Aggiungo una ulteriore notazione tecnica: se non avessi avuto una trasmissione Shimano GRX probabilmente avrei incontrato qualche difficoltà con il deragliatore che avrebbe potuto urtare il copertoncino.

Pochi si soffermano sul fatto che uno dei tanti vantaggi dell’aumentata linea catena del GRX permette proprio il montaggio di gomme di maggior sezione senza pericolose interferenze.

Chiudo queste note metodologiche indicando che parte del test si è svolto con la bici in configurazione bikepacking. Non un vezzo o la voglia di portarmi ulteriore peso in giro: Continental indica queste Hardpack come naturalmente rivolte a questa disciplina, quindi mi è toccato.

Ora possiamo per davvero iniziare a pedalare, su asfalto.

Sezione importante, peso contenuto in rapporto alla taglia ma parliamo comunque di mezzo chilo a gomma, le premesse non sono quelle che lasciano presagire gran divertimento.

Invece no, e in realtà me lo aspettavo.

La fitta “squamatura” centrale scorre che è una bellezza, la mescola appare da subito di quelle che non tradiscono e assicurano al contempo grande comunicativa, la sezione bella grassa unita alla pressione di esercizio bassa hanno concorso tutte insieme a un comportamento dinamico sul bitume di alto livello.

Si parte subito veloci, si mantiene bene il passo, ogni imperfezione dell’asfalto è assorbita e annullata. 

Non c’è il tipico rumore di una gomma da off road, piuttosto un fruscio continuo che fa da contrappunto al sibilo aerodinamico delle ruote creando un connubio coinvolgente, trasmettendo il senso della velocità. 

In salita il peso non si avverte più di tanto, a giovare è ancora la sezione che riesce a levigare anche il manto peggiore.

Senza cedere, piuttosto adagiandosi sui rappezzi e le buche, copiandoli. E’ come se la gomma decidesse di “inglobare” le irregolarità, senza che al manubrio o alla schiena arrivino colpi bruschi.

I cambi di passo così come i rilanci non presentano difficoltà, la reazione è molto da gomma stradale, grazie anche al battistrada centrale basso e uniforme.

In piedi sui pedali non si avverte nemmeno il cedimento della carcassa sotto il peso del ciclista (ché se dico forza poi sono ridicolo…) come sarebbe stato lecito aspettarsi.

Ma attenzione: la carcassa è per nulla rigida, ha una precisa cedevolezza controllata. Però è una cedevolezza graduale, dolcissima e solo nel primo momento.

Poi le Hardpack si stabilizzano, continuando a fagocitare asfalto, buche, detriti senza che noi ce ne accorgiamo.

Però più che pianura e salita, che mi interessavano fino a un certo punto, mi premeva la discesa.

Capitemi: una bici dalla ciclistica eccellente, un comparto ruote di alto livello, due gomme così larghe, minimo minimo mi ingarello con le moto…

Insomma, volevo giocare. E ho giocato.

Discese ripide con ampie curve veloci e ottima visibilità in uscita possono davvero essere prese a tutta; l’appoggio è eccellente, solo accentuando la piega, andando cioè a lavorare sui tasselli, si avverte una minima liquidità nel tenere la traiettoria.

Credo dipenda dal profilo del copertoncino, piuttosto piatto. Se da un lato la già menzionata cedevolezza della carcassa accompagna la discesa in piega, dall’altro, pur senza avvertire scalini, c’è una certa disomogeneità facendo lavorare le gomme nella loro ultima frazione.

Ma attenzione: siamo in condizioni limite, giustificate dallo svolgimento del test. Su strada, in condizioni normali e con un minimo di intelligenza, uno certe manovre le evita…

Infatti in uno dei miei balzani tentativi di emulare il grande discesista che non sono ho preso un dritto clamoroso, malgrado sia una rapida esse che ho percorso migliaia di volte perché è una salita/discesa che sempre uso durante i test. E’ che ti prende la scimmia, come una volta in circuito, dissi a un amico “faccio tre giri, al quarto provo a staccare ai 100 prima del curvone, vediamo che succede” e infatti finì nella ghiaia. Qui mi stavo stampando nel muretto, ma devo dire che i freni hanno fatto il loro lavoro.

Diversamente da quanto immaginavo i tornanti, così come le traiettorie spigolate, non hanno evidenziato alcun effetto autoraddrizzante.

Una minima inerzia in inserimento c’è, 700×50 è tanto per uso stradale, ma nulla che renda la guida dura. Dura per una bici, sia chiaro.

E sempre, in ogni situazione, il livello di comfort è stato altissimo.

Che ha significato anche un buon risparmio di energie, visto che sono state le gomme e non le mie gambe e braccia a dover sprecare forze per combattere le brutture della strada.

Bene, chiuso con l’asfalto possiamo andare in off road, il loro terreno ideale.

Come sempre però serve chiarirci su cosa identifichiamo con off road, perché potremmo comprenderci tutto, anche settori che non sono adatti a queste gomme, falsando il risultato.

Appare da subito evidente che il disegno del battistrada non è studiato per fango e terreni pesanti in genere, così come quelli morbidi e argillosi; che se sono pure bagnati servono i cingoli per venirne fuori…

Per questo li ho esclusi dai circuiti test, vagando invece su sentieri battuti, compatti, martoriati, con ghiaietto ed erba ma comunque sempre capaci di offrire un certo sostegno.

Retroscena; il mio primo approccio con queste Continental Hardpack è avvenuto in occasione della trasferta per le foto in esterno.

Si, ancora non le avevo montate, solo messe su due cerchi per le foto in interno. Stavo lavorando alle altre recensioni di gomme gravel, visto che ogni volta questa cosa delle foto è sempre piuttosto onerosa, mi sono detto che tanto valeva montarle al volo e sfruttare quella giornata.

Pochi giri di pedale per valutare la traiettoria secondo le indicazioni del fotografo e io che mi fermo “Cavolo Antoné, ma sono due cuscini!”

Perché da subito, appena muovi la bici, avverti questo effetto overcraft dei gommoni da 50 e tutte quelle asperità che avevo appena affrontato mentre scattavamo le foto con altre gomme erano sparite. Puff!

Ho mollato lì il fotografo, tanto prima che regola la fotocamera passano i giorni (e manco impara che poi impaginando io rovino tutto il suo lavoro…) e mi sono subito fiondato sul sentiero parallelo, un tratto caratterizzato da continue cunette ravvicinate. 

Non dico che le ha spianate, questo no (anche perché lì basta alzare il ritmo e salti come un grillo) ma è stato un piacere sentire le gomme smorzare con tanta efficacia.

E ricordo ancora una volta che tutto ciò che su una bici smorza le asperità ci aiuta a non disperdere energie; per questo ci tengo tanto a evidenziare questo pregio delle Continental Hardpack.

Risolta la giornata dedicata alle immagini e chiusi i test precedenti ho potuto dedicarmi solo alle Hardpack, senza distrazioni.

Anche se in questo paragrafo sono partito dall’asfalto, nella realtà le verifiche sono iniziate proprio in off road, ci tenevo a togliermi subito ogni dubbio; e cercare conferme.

Non a caso ho scelto le identiche zone che sfruttai per la recensione delle SpeedKing, seppure a distanza di tempo molte cose sono cambiate. Del resto in fuoristrada è così, una stagione secca o una piovosa e i sentieri mutano quasi sotto i tuoi occhi.

Però la base resta quella.

Su fondo compatto, non importa se ci sono fossi o buche (non troppo profonde, ovvio…) si viaggia a una velocità incredibile. Il limite sono le gambe e non le gomme.

Molto più veloce di come andavo appunto con le SpeedKing, che pure era un bell’andare.

Più che su asfalto qui avere una carcassa cedevole ma con ottimo sostegno laterale, un battistrada scorrevolissimo, una mescola a prova di scivolata e tanta aria mollemente distribuita nei copertoncini ha significato poter lasciare alle Hardpack la quasi totalità del compito di spianare la strada.

Si parte veloci, si mantiene il passo altrettanto veloci, si pedala in presa sui comandi senza colpi secchi che arrivano alle mani.

Solo nello scarto improvviso, quello che tenti quando la troppa baldanza ti ha fatto mal valutare la profondità di quel fosso, senti che l’avantreno vuole un battito di ciglia in più.

Fortunatamente solo un battito di ciglia, quindi margine per cambiare traiettoria c’è.

Malgrado il disegno del battistrada centrale sia secondo il verso di marcia, ossia con le lamelle che lo seguono e no che l’artigliano, è possibile strizzare i freni al limite del bloccaggio senza accusare perdite di aderenza o l’avantreno che chiuda.

E mai viene meno la costante comunicazione tra gomma e ciclista, quella percezione del copertoncino che lavora e che ti fa pedalare a mente sgombra, portandoti a tentare anche manovre non proprio ortodosse.

La tenuta in curva è ottima, come mi aspettavo.

Vero che i tasselli laterali non hanno eccessivo sviluppo in altezza e sono anche parecchio ravvicinati, ma si può piegare senza problemi anche su terreni battuti.

Nelle curve più strette o nelle esse in rapida successione c’è una lieve divergenza di comportamento tra anteriore e posteriore, con la ruota motrice che tende sempre un poco da allargare la traiettoria.

Nulla di preoccupante o pericoloso, probabilmente dipende dal fatto che nello stretto la ampia sezione impone di lavorare un poco più di manubrio.

Quando lessi la presentazione di questi copertoncini, quel riferimento al bikepacking, ammetto che un poco rimasi perplesso: perché, mi chiesi, questa precisazione?

Dopo aver caricato le borse, tranne quella da manubrio che mi impiccia sempre con le leve freno GRX supplementari, ho capito: la bici è sempre perfettamente stabile e il comfort non è sminuito dal carico superiore che queste Hardpack devono portarsi in giro.

Il ritmo è calato per mia stanchezza, il peso in più non lo sentono le gomme ma io si.

Nessuna incertezza nel curvare, il comportamento è rimasto identico alla bici scarica, al netto di un leggero sbilanciamento di tutta la bici dovuto al peso messo non proprio secondo regola.

Vuoi per il ritmo più basso dovuto alle mie gambe che a tirare col bagaglio non ce la fanno, vuoi non so esattamente cosa, nelle curve strette mantenere la linea è stato assai più facile.

A borse montate però ho voluto spingermi fuori dall’habitat naturale. Perché quando viaggi non sai mai cosa puoi incontrare e non è che torni indietro; oppure prendi la pioggia e quel sentiero fino a ieri bello compatto, oggi è pieno di pozzanghere e ci affondi.

Devo dire che su terreno compatto bagnato dalla pioggia non c’è differenza nella tenuta, nella scorrevolezza e nel grip in curva.

Nei passaggi più stretti del sottobosco bagnato, soprattutto in discesa ripida, l’avantreno fatica a mordere; nessun problema al posteriore, blocchi la ruota e fai scivolare, con un ottimo feeling devo dire.

Dove proprio mi sono piantato è stato sul terreno argilloso dopo la pioggia. Nemmeno cento metri e smaltimento zero, le ruote erano due ciambelloni, impossibile andare avanti.

Quindi in una situazione limite e fuori dalla sfera d’azione per cui queste Continental Hardpack sono state progettate.

Ma una verifica andava fatta.

Bene, direi che ne sappiamo abbastanza per dedicarci alle conclusioni.

COMMENTS

  • <cite class="fn">goghicche</cite>

    Mi sono arrivate poco prima di partire per le vacanze, le ho scelte dopo lunghe ricerche, son contento che anche tu le ritenga ottime, pagate 25€ l’una, a questo prezzo penso siano imbattibili.

  • <cite class="fn">Adriano</cite>

    Comprate! Le ho trovate a un prezzaccio e andranno a sostituire le Pirelli Gravel H in sezione 45 che all’alba dei 9000 km (80 asfalto 20 off) cominciano a essere ‘stanche’ anche se l’anteriore ne potrebbe ancora fare un po’ di strada…
    Sarò contento di descrivere come mi sono trovato dopo aver goduto delle più che ottime Pirelli!

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