[Test] Bontrager Verse Pro

La prova su strada

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La prova su strada

La maggior parte del tempo questa sella ha viaggiato con la Trek Checkpoint e la London Road, due bici solo apparentemente assimilabili.

E con un reggisella rigido, perché il Redshift ShockStop che uso di solito non prevede l’ovale 7×10 ma solo quello più piccino.

Solo per le immagini in esterno è stata montata su una Trek Domane e, col senno di poi, mi spiace non essermi fatto affidare la bici per un paio di settimane e usare pure lei.

Perché l’uso gravel mette a dura prova una sella, ma questa Bontrager Verse Pro su una bici da endurance ci va a nozze.

In ogni caso ambedue le bici mi hanno permesso tutte le verifiche del caso, e come in altri test è stato importantissimo il lavoro di squadra, con altri ciclisti che hanno testato alcuni aspetti.

A iniziare dal comfort sulle lunghe distanze.

Ma senza tediarvi con queste notazioni, tanto lo sapete già che per ogni recensione pubblico solo dopo aver raccolto tutti i dati possibili, entriamo del vivo.

Settare la Verse Pro è semplicissimo, il suo essere una sella a lunghezza “normale” e con binari decisamente estesi permette di trovare subito la propria posizione ideale.

Una prova che ho fatto, che faccio sempre, è montare la sella male. Non un montaggio grossolano, solo un leggero sfasamento, qualcosa che ad occhio nudo non si nota.

Il perché è presto detto: per esperienza, in questi molti anni passati a seguire i ciclisti nel posizionamento e nelle scelte, 9 volte su 10 se trovano la sella scomoda è perché l’hanno impostata male. Purché sia corretta nelle dimensioni, ovvio.

Un errore minimo, ma sufficiente a sfasare i punti di appoggio. Sempre che il pantaloncino sia della giusta taglia, perché c’è anche chi lo acquista una misura in più per “sentirsi comodo” ignorando che poi il fondello non lavora in modo corretto.

Sono pochissime le selle che restano quasi indifferenti a questo esperimento.

E chi lo fa dichiara apertamente di essere una sella adatta a una pletora di ciclisti, con una costruzione che la pone un gradino sopra.

Come ha fatto questa Bontrager Verse Pro.

Me ne accorsi con la versione Elite durante altro test, quello della Trek Domane, ne ho avuto conferma qui.

Ora, sia chiaro, il mio non è un invito a non prestare cura nel giusto settaggio; ma se non vi sentite del tutto a vostro agio, lavorateci su e vedrete che poi la sella darà grandi soddisfazioni.

Ma, come detto poco fa, prima dobbiamo essere sicuri che la sella sia della giusta taglia.

Con quattro larghezze disponibili, da 135mm a 165mm a intervalli di 10, e per tutte lunghezza di 270mm, direi che ognuno sarà accontentato.

Quello però a cui è necessario prestare attenzione è la misura del nostro morsetto reggisella.

L’ho spiegato nel paragrafo precedente ma so che alcuni saltano la presentazione statica per dirigersi subito alla prova su strada.

La Bontrager Verse Pro usa telaio in carbonio con ovali 7×10, quando in molti usano i 7×9.

Quindi assicuratevi che il vostro reggisella possa gestire questo standard, di solito quelli di buona qualità hanno adattatori appositi.

E suppongo che chiunque si rivolga a questa sella abbia un allestimento di alta gamma, quindi immagino che anche il cockpit lo sia.

Ovviamente Trek, ossia Bontrager, ha in vendita i suoi ma anche altri produttori. Per esempio Pro Bike Gear, quello che ho usato io montando la sella sulle bici usate nel test; la Domane usata per le immagini aveva già gli adattatori montati.

Risolto il montaggio non resta che salire in sella e pedalare.

La primissima impressione, quella che di solito non prendo in considerazione? Comfort assoluto.

Come fosse perfettamente disegnata per me. 

Non ci bado mai, in fin dei conti sono un semplice appassionato e anche io subisco l’effetto placebo del componente nuovo, quella sensazione che sia tutto perfetto ogni volta che installiamo qualcosa di nuovo sulla nostra bici.

Stavolta devo riportarlo perché non sono stato l’unico. Questo è un test a più voci, ho coinvolto altri cinque ciclisti, selezionati per esperienza e misure e ognuno mi ha detto la stessa cosa: “mi sembra di averla sotto al… da sempre”.

Si, un poco colorito ma questo devo riportare.

Solo uno, ormai abituato da tempo alle selle corte su strada, ha avuto una minima esitazione nei primi chilometri; ma, come poi mi ha raccontato, dovuto al trovarsi un naso della sella dove lui di solito ha il vuoto.

Tutti hanno, anzi abbiamo perché ho partecipato al test pure io, concordato sull’altissimo livello di comfort.

Che è frutto di un insieme di fattori.

L’imbottitura certamente, morbida ma mai cedevole: si conforma alle nostre terga, accogliendole.

Il profilo rialzato che garantisce un attimo ancoraggio senza risultare eccessivo quando nei passaggi in fuoristrada dobbiamo scavalcare la sella e caricare la ruota posteriore.

Ma c’è di più: lo scafo e il telaio.

Lo scafo in composito assorbe in maniera eccellente, mostrandosi rigido e robusto dove serve, per esempio in punta quando avanziamo a caricare la pedalata sul movimento centrale.

Al tempo stesso rimanda una sua “elasticità”, e la virgoletto perché forse non è la parola giusta, nella zone posteriore, quando passando seduti sulle asperità in rapida successione senti le Verse Pro farsi carico di smorzare le brutture.

Rigida al centro, con l’ampio canale a scaricare pressione ma i cui bordi, il perimetro per capirci, non cedono nemmeno dopo molte ore, lasciandosi sentire come a volte succede con selle forate.

Anche i corposi binari in carbonio offrono un loro deciso apporto nell’alzare il livello di comfort globale.

Robusti perché li ho maltrattati senza remore, sfruttano le intrinseche prerogative del composito per smorzare i colpi; e lo fanno bene.

Il rivestimento ha buon grip, solo nelle fasi più concitate è bene sollevarsi un pelo per poter scorrere più liberamente.

Si percepisce che la sella è ottimizzata per la pedalata seduta, ma non costituisce mai un reale ostacolo nella guida in fuoristrada (men che meno su strada), al netto della lunghezza che ormai, con l’avvento delle selle corte, si fa sentire in alcuni passaggi.

Il disegno della zona posteriore è perfetto.

Un appoggio preciso, un taglio che mai offre attrito all’interno coscia e che fa “sentire” bene la bici quando serve tenerla carica.

Un consiglio, che deriva dalle prove di montaggio sbagliato di cui vi ho parlato prima: se avvertite una leggera pressione al centro, non fastidio perché quello proprio è impossibile, lavorate sull’inclinazione. 

L’estrema versatilità di questa sella, adatta cioè a molti usi e ciclisti di ambo i sessi, può richiedere in alcuni casi che il centro anatomico non sia perfettamente in bolla.

Io personalmente ho avuto il miglior settaggio proprio con la bolla precisa ma varie prove eseguite con diversi ciclisti mi hanno rimandato questa notazione.

Credo, ma sul punto potrei sbagliare, che dipenda anche dal fatto che rispetto ad altre selle la Bontrager Verse Pro offre una superiore larghezza al centro e questo forse ha influito. Non so dirvi con esattezza, aver condotto questo test in orchestra e non da solista ha si prodotto una notevole quantità di dati ma non sempre è facile tradurre poi quanto rilevato da altri.

O forse dal fatto che la 145 era davvero al limite per il ciclista che mi ha indicato questa pressione.

In ogni caso, segnalo per completezza, Bontrager offre un programma di scelta e restituzione, per cui nel caso si scelga la sella della misura sbagliata è sempre possibile sostituirla. Entro un certo lasso di tempo e ovviamente integra. Ma voi sapete che nei test non entro mai nello specifico di queste tematiche, un rivenditore autorizzato saprà fornirvi ogni chiarimento.

Tutti, me compreso, hanno alla fine apprezzato enormemente l’ampia libertà di movimento, anche chi ormai pedala solo su selle corte. 

E tutti, me compreso, hanno apprezzato il naso. Largo, aiutato dal canale che arriva quasi alla fine per scaricare pressione, offre un ancoraggio sicuro in ogni situazione.

Mai successo che qualcuno sia scivolato o abbia perso presa schiacciando forte sui pedali.

Nella guida in fuoristrada è stato registrato un solo episodio di “aggancio” con il pantaloncino rientrando in sella.

Proseguendo nelle indicazioni ricevute, tutti noi abbiamo trovato l’assetto migliore con bici meno estreme, nel senso di bici dove il dislivello sella manubrio è meno accentuato.

E mi sembra giusto, la Verse Pro si offre proprio per uso meno esasperato; per la guida sportiva c’è la Aeolus. Che, detto fra noi, è anch’essa di una comodità eccellente.

E’ oltremodo difficile trovare dei limiti a questa sella a meno di non voler travalicare pesantemente i confini di utilizzo.

Che sono comunque vasti.

Siamo al cospetto di una sella al top, per materiali e costruzione nonché per studi biomeccanici applicati, e questo rende il mio lavoro facile e difficile al tempo stesso.

Facile perché fila via tutto a meraviglia.

Difficile perché fila via tutto a meraviglia.

Quindi meglio tentare una sintesi nel prossimo paragrafo.

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