[Test] Bontrager Ballista Knit
Test dedicato alle Bontrager Ballista Knit, calzature sportive stradali, suola in carbonio, Boa (in posizione inusuale) e tanti altri piccoli e grandi accorgimenti tecnici.
Era da tempo che non dedicavo una recensione alle scarpe, le stradali poi credo manchino da parecchio.
Sono test difficili, c’è sempre da fare la tara col pedale. Perché seppure dovrebbe essere sempre l’insieme a essere valutato, cioè scarpa e pedale, comprendere l’una vuol dire isolare l’altro e viceversa.
Ho preferito far passare molti mesi prima di riproporre degli scarpini sportivi proprio perché volevo “abituarmi” ai pedali che avrei usato. Così da isolare la calzatura.
Che ai fini di un test è fondamentale, lo è meno per la resa globale.
Ossia: conta più la scarpa o il pedale? Contano in ugual modo tutti e due.
E’ qui il problema.
Un ottimo pedale sarà mortificato da una scarpa dalla suola cedevole; un ottimo paio di scarpe sarà mortificato da pedali che flettono.
E poi c’è la questione della superficie di appoggio, che si traduce nella trasmissione dell’energia e quindi la “spinta” che diamo sui pedali.
Sul mercato abbiamo pedali che fanno della leggerezza assoluta il proprio cavallo di battaglia.
Spesso però tanta leggerezza significa minima superficie o materiali che tendono a flettere, con spreco di energia.
Eppure peso in meno significa fatica in meno ad ogni rotazione. Bel dilemma.
Non basta; bisogna tener presente che la spinta vera e propria non è trasmessa unicamente nel punto di unione tacchetta/pedale ma su tutto il piede.
Quindi serve una scarpa rigida, dalla suola incapace a piegarsi.
E in fase di trazione? Quando cioè tiriamo su mentre dal lato opposto spingiamo?
Se la metà posteriore di una scarpa qui è più debole, altra energia che si disperde.
Ma la rigidità da sola non basta, serve una forma, soprattutto della suola, che accompagni il gesto della pedalata.
Sia in spinta che in trazione.
Mi fermo? Non ancora.
Creare una suola rigida è semplice, basta usare tanto materiale e ottieni due suole che manco il cemento armato.
Ma, paradosso del cemento a parte, col peso come la mettiamo?
Perché tutti guardano il peso della bici, di solito nuda e mai al resto. Senza contare che poi su quelle bici leggerissime zavorrano con mille accessori e mi vien da chiedere perché allora spendere tanti soldi.
Senza tergiversare, quanto conta il peso degli scarpini? Molto.
In bici, mi hanno spiegato, si devono far girare le gambine per muoversi. Pare, mi ha spiegato ancora uno che di bici ne capisce, che una cadenza decente per un amatore sia tra le 70 e le 110 pedalate al minuto, salita e pianura.
Ora pensate quante volte compiamo una rotazione del piede in un semplice giro turistico, diciamo una ottantina di km, senza star lì a tirare come dannati.
Ogni rotazione è peso da sollevare, quello delle scarpe (e del pedale). Oltre a tutta l’altra fatica che pretende la bici.
Rigidità e leggerezza difficilmente viaggiano di pari passo, bella sfida per i progettisti.
Il caldo? Lo volessimo dimenticare? Io no, anche perché sono settimane che da queste parti siamo sui 30 gradi quando è fresco e pure volendo, impossibile.
Se la dicotomia tra leggerezza e rigidità è stata risolta da tempo col ricorso a suole in composito, sappiamo anche che tali materiali non permettono ai nostri piedi di stare al fresco.
E il troppo caldo non significa solo sacrificare il comfort ma la resa atletica.
Il discorso “ma io non devo fare le gare” non regge: il motore della bici siamo noi, ogni spreco di energia significa meno autonomia in sella e meno siamo allenati, peggio è.
Quindi altro problema da risolvere è la ventilazione, di suola e tomaia.
Insomma, uno pensa che un paio di scarpe in fin dei conti è roba semplice.
No, per niente.
Risolvere in un colpo solo tutte le problematiche tecniche richiede enormi sforzi progettuali, ricorso a materiali pregiati, soluzioni spesso innovative.
E i costi salgono.
Questo non significa che o si pedala con scarpini al top oppure niente.
No; esistono ottime scarpe in fascia media e medio bassa di listino che riescono a soddisfare tantissimi ciclisti. Ne ho recensite diverse proprio per questo.
Però ogni tanto pure a me piace concedermi la recensione di un prodotto allo stato dell’arte, senza troppi calcoli sul prezzo finale. Il meglio disponibile, se con qualche idea sfiziosa, sono più felice.
E’ il caso di queste Bontrager Ballista Knit, selezionate senza altro criterio che la migliore resa sportiva unita al comfort. Perché invecchio….
Obiettivo centrato? Ovviamente si, con quel che costano mi aspettavo l’eccellenza e l’ho trovata.
Ma prima di pedalarci, scopriamo come sono fatte.
Voltiamo pagina.
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Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.