Tre momenti pericolosi nelle nostre uscite ma…
…è facile disinnescarle.
Ci sono tre situazioni potenzialmente molto pericolose in ogni uscita in bici e non parlo di traffico, strada o altro.
No, dipendono da noi, da come le affrontiamo.
In realtà sono due, la terza ci accompagna quasi dai primi chilometri.
Parto allora proprio da quest’ultima: la disidratazione.
Inizia il caldo (si ok, avrei dovuto pubblicarlo due mesi fa, ora si spera solo finisca…), allunghiamo i percorsi, il sole già alle 10 del mattino picchia forte. Non abbiamo sete, non beviamo. E ci disidratiamo.
Perché in bici se bevi quando hai sete è già troppo tardi. No, devi bere ogni X minuti, sete o meno.
Certo, è difficile ridursi a uno stato pietoso per la disidratazione, non arriviamo a tanto.
Ma creiamo una situazione di pericolo perché i riflessi rallentano, cala l’attenzione, non riusciamo a decifrare il pericoloso imprevisto con la stessa prontezza.
Non abbiamo sete, non ci sentiamo nemmeno particolarmente stanchi, pedaliamo e ci sembra sia tutto ok.
Ma non lo è: spesso ce ne rendiamo conto troppo tardi.
Se questo è pericolo che ci accompagna lungo tutto il tragitto, ma se sappiamo come combatterlo non ci attaccherà, gli altri due si presentano insidiosi lungo il percorso e alla sua fine.
Il primo è prendere subito a tutta la discesa dopo lo scollinamento di una salita molto dura.
Siamo arrivati in cima stanchi, accaldati, forse anche leggermente disidratati.
Ci fiondiamo immediatamente a tutta sulla discesa, prendiamo rapidi velocità ma sbagliamo una traiettoria, una frenata, finiamo nell’altra corsia o altro.
Errori di guida, li attribuiamo alla foga ma no: è la stanchezza. Anche se non ci sentiamo distrutti, dobbiamo dare il tempo al nostro fisico e alla nostra mente di recuperare.
Arrivati in cima fermiamoci qualche minuto, nutriamoci se è il caso, magari copriamoci se il clima è di quelli strani e il vento ci raffredda.
Non dobbiamo raggiungere i fuggitivi o tentare l’attacco per seminare il gruppo, dobbiamo solo goderci in sicurezza la nostra pedalata.
Pochi minuti e la discesa sarà più sicura e divertente, perché avremo recuperato quanto basta per non sbagliarla.
E infine l’ultima insidia, questa puramente mentale: gli ultimi chilometri.
Abbiamo chiuso un bel lungo, è andato tutto perfettamente, pedaliamo gli ultimi chilometri ad andatura blanda per scaricare, la strada è straconosciuta perché è quella di casa.
Ed è in questo momento di rilassatezza che cala drasticamente la soglia dell’attenzione.
Chi abita fuori città ne risente meno ma chi dimora nelle nostre caotiche metropoli e gli ultimi chilometri sono di traffico, beh, può trovarsi in situazioni assai pericolose.
Io l’ultima volta ho rischiato di essere investito da una vettura che usciva in retromarcia a due portoni da casa mia.
No, non possiamo calare la guardia né ammazzare il tempo sfogliando i dati del computer: finché siamo in sella occhi aperti, sempre.
Per chi volesse, al solito c’è il video. Questo il link diretto, altrimenti miniatura in basso.
Buone pedalate.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Per evitare la disidratazione ho impostato sul mio navigatore, Wahoo lo fa altri non so, il messaggio di bere ogni 20 minuti e di mangiare qualcosa ogni ora.
Il messaggio appare sul display in modo molto evidente con tanto di segnale acustico e deve essere riconosciuto con un tasto per essere rimosso dal display.
Appare in modo ricorrente per tutta la durata dell’attività e lo uso estate inverno