Basta parlarci addosso
Estate, vacanza, tempo di spostamenti e gite.
E’ strage continua, acuita dai giorni vacanzieri che vedono più ciclisti e ancor più vetture sulle strade.
Ognuno di noi esce la mattina e non ha certezza di tornare dai propri cari.
Noi che pedaliamo conosciamo bene l’ansia, la paura; conosciamo ancor meglio il rispetto quando non siamo in bici, perché quel ciclista che incrociamo potremmo essere noi il giorno dopo.
Estate, vacanza, tempo di socialità e chiacchiere da ombrellone.
Noi che pedaliamo sappiamo come spesso veniamo interrogati sulle nostre gesta, che nulla hanno di prode ma agli occhi di chi si sposta in auto anche solo per pochi metri sembrano eroiche.
Estate, vacanza, tempo di incontri casuali e compagnie effimere.
Noi che pedaliamo incrociamo sempre quello che si sente in diritto di dire la sua contro i ciclisti.
Estate, vacanza, tempo di chiacchiere da bar della spiaggia.
Noi che pedaliamo dobbiamo sempre sorbirci la solita storia che la strada è delle auto, per le bici ci sono le ciclabili.
Estate, vacanza, tempo di reagire alle sciocchezze di questi decerebrati.
Noi che pedaliamo siamo stanchi di ascoltare chi si auto assolve con questa storiella che il pericolo siamo noi, che occupiamo la strada a loro riservata, che li rallentiamo. E siamo stanchi di ascoltare sempre la stessa chiosa “e io che posso farci se quello mi si piazza davanti?”.
Ora basta, sono stufo di leggere la quotidiana cronaca di omicidi sulla strada, sono ancor più stanco di questi imbecilli che se gli rispondi che basta andare piano e rispettare la distanza di sicurezza per poi superare solo in condizioni sicure ti guardano dall’alto in basso per ribattere tronfi “ma tu dove vivi?”.
Già, perché se vivi in Italia è giusto ti ammazzino in strada; e se poi sei di Napoli, beh, andiamo, voi lì non sapete proprio cos’è la distanza di sicurezza.
Estate, vacanza, voglia di rilassarsi qualche giorno, basta battagliare con questi analfabeti funzionali.
Noi che pedaliamo non ce lo possiamo permettere, no, dobbiamo ribattere, reagire, spiegare e farlo con durezza, senza patemi di essere bruschi.
Io penso quello che credo e credo in quello che penso. E non ho alcun timore di trattare come merita chiunque mi apostrofi con queste idiozie.
Smetterà di sedersi al mio tavolo al bar? Meglio.
Non mi saluterà più incrociandomi? Mi importa poco.
Mi interessa solo farti capire, se è possibile far entrare un pensiero in quella tua testa vuota, che nella vita c’è ben più delle tue sciocchezze.
Mi interessa solo farti capire che quando corri per la sola necessità di compensare la tua mediocrità stai mettendo me e tutti in pericolo.
Mi interessa solo farti capire che la tua inutile fretta può significare spegnere una vita.
Mi interessa solo farti capire che rischiare di morire per la tua stupidità mi autorizza a trattarti come la nullità che sei.
Perché noi che pedaliamo siamo stanchi di rischiare la vita ogni giorno.
Perché noi che pedaliamo abbiamo il dovere di sbattere sul grugno di questa gente le migliaia di morti sulle strade.
Perché noi che pedaliamo siamo stanchi di dircele tra noi queste cose.
Buone pedalate
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
D’accordo Fabio, unica osservazione: secondo me è utile dare addosso allo sciagurato di turno che sfoga le sue frustrazioni pigiando sull’acceleratore, ma una grande grandissima responsabilità la darei anche a chi lo mette in condizione di quasi totale impunità attraverso una carenza normativa ed educativa e di sistemi efficaci di deterrenza dall’eccesso di velocità (come avviene in molti altri paesi in cui è verificabile il ridotto numero di incidenti mortali in particolare con ciclisti coinvolti)
Hai ragione presidé, ma più che semplice carenza normativa io parlerei di assoluto smantellamento del (poco) esistente. E di questo abbiamo un chiaro responsabike, da me spesso denunciato: l’attuale ministro delle infrastrutture.
Fabio
Ciao Fabio, pur essendo teoricamente d’accordo con te (far valere sempre le proprie sacrosante ragioni) temo che i risultati siano molto, ma molto modesti. Questo perchè i nostri “interlocutori” sono cresciuti, sono stati “educati” e hanno guidato nel traffico fino a sviluppare una forma mentis radicata e continuamente rafforzata dai bias di conferma che arrivano da tutti quelli come loro; fanno fatica anche solo ad immaginare una realtà diversa. Sottoscrivo perciò il commento di Antonio Daniele, senza un’azione educativa e repressiva dei comportamenti criminali non ne usciremo. Ma non vedo all’orizzonte politici che vogliano prendersi questa grana…