Telaio Surly Cross Check 2015

Da pochi giorni è arrivato in microfficina un telaio Surly Cross Check, versione 2015.
E’ dell’amico Antonello, sarà montato con ruote, guarnitura e parafanghi Velo Orange e la trasmissione sarà Campagnolo. Queste le uniche certezze, perché sul resto siamo (sono) in alto mare.
Il telaio è nero come vedete in basso; ruote, guarnitura e parafanghi gloriosamente luccicanti.
La soluzione più semplice è montare anche il resto della componentistica in finitura silver. Ne viene fuori una bici classica, gradevole, aggraziata, armoniosa; ne viene fuori una bicicletta come tante…
Ecco, il problema è proprio qui, non vogliamo, sia io che Antonello, una bici come una altra.
La mia idea, che riprende un vecchio progetto poi abbandonato per questioni di budget e ripreso adesso, è insistere col nero. Lasciando che una guarnitura esteticamente impegnativa come la Grand Cru Drillium si goda il palcoscenico, con ruote e parafanghi a farle ali. Poi nero per il resto, staccando nella parte alta col collarino e con la serie sterzo. E magari ricorrendo a componenti che abbiano scritte in bianco ricalcando l’estetica del telaio, per dare continuità.
E’ difficile visualizzarla, il troppo nero potrebbe confondere i dettagli, bisogna studiare con attenzione come spezzare la monotonia facendo risaltare le forme. Vedremo, abbiamo ancora un poco di tempo per pensarci prima che chiudo la microfficina per la pausa estiva.
Per ora godiamoci questo telaio, un classico di casa Surly e che per lungo tempo è stato in cima alla lista per la mia bici se non avessi costruito Elessar.
Il telaio è in acciaio 4130, saldatura a Tig e con uno sloping molto leggero; solo la forcella, come vedremo, è a congiunzioni. Per informazione questo in foto è un 50, che si traduce in 500×535.
La taglia è stata scelta mia. Sulla base delle misure del proprietario sarebbero andate bene sia questa che la successiva 52 (520×545) che però non mi ha convinto del tutto a causa dell’orizzontale lunghetto. Alla fine ho convinto Antonello per un impostazione più sportiva, grosso modo quella che scelsi io per Elessar.
Se si troverà male cambieremo il telaio, tanto questo per me è perfetto e me lo tengo 🙂
Anche se poco rilevante da conoscere per il tipo di bici, il peso verificato da me è di 2250 grammi per il solo telaio; la forcella registra 1070 grammi, dati in linea con quanto dichiarato dal produttore.
Come tradizione per la casa americana il cannotto di sterzo non ha uno sviluppo particolarmente pronunciato, diversamente dalla tendenza odierna che per bici di impostazione turistica preferisce costruirli in dimensioni importanti; sia per la guidabilità con il carico che per avere un dislivello sella manubrio inferiore.
Surly resta fedele a una impostazione estrema: in questa taglia il cannotto è alto appena 91mm, un valore che non usa più nemmeno sulle bici sportive.
La sede per la calotte serie sterzo è per lo standard da 1″e 1/8.
Ben fatto lo scudetto in rilievo.
L’orizzontale reca i fermaguaina per il freno posteriore e un adesivo che ci ricorda il modello; adesivo delicato però, in controtendenza rispetto al resto, soprattutto la verniciatura, che rimanda un senso di solidità.
L’obliquo non si sbilancia, preferendo offrire la massima libertà di personalizzazione nella scelta dei comandi cambio. Troviamo quindi solo le bussole filettate, che potranno essere impegnate o da registri di tensione a vite, o da semplici fermaguaina o da una coppia di levette molto old style.
Quest’ultima una soluzione da non disprezzare: sono economiche, semplici e se prive di indicizzazione pure meglio, tanto ci si abitua in un attimo. Pagano dazio in discesa, dove è difficile agire sui comandi all’obliquo. Ma per chi non ha bellicosità sportive è un problema che non si pone.
Scivolando con lo sguardo lungo l’obliquo arriviamo alla scatola movimento filettata secondo lo standard BSA (passo inglese cioè) e con larghezza da 68mm.
Al di sotto il passacavi per la trasmissione, fornito insieme al telaio, e la punzonatura con il numero di serie e la data di produzione, il tutto poco visibile sia in foto che dal vivo.
Adesso risaliamo lungo il piantone, imbattendoci nell’attacco per il portaborraccia…
… che si specchia nel suo gemello posto sull’obliquo.
Un peccato siano solo due, manca il terzo attacco sotto l’obliquo; che si sarebbe rivelato poco sfruttabile per una borraccia (lo spazio è poco) ma comodo per una pompa.
Lo sguardo sale ancora lungo il piantone che termina col collarino reggisella fornito di serie; gradevole la personalizzazione a rilievo col marchio (nella parte anteriore, non visibile in foto), un motivo grafico presente anche in altri punti.
L’esplorazione continua, tocca al carro.
Partiamo anche qui dall’alto; i primi con cui faremo conoscenza sono gli attacchi per portapacchi (a sbalzo e non incassati, soluzione che prediligo) e parafango.
Poi le bussole per i freni cantilever/V-brake con tre fori per tensionare la molla.
E infine i forcellini, con l’occhiello per il cambio e il doppio attacco per parafango e portapacchi.
I forcellini presentano il marchio in rilievo.
Sul fodero basso a destra il fermaguaina per il cavo cambio e la scritta che ci ricorda che qui possono alloggiare anche gomme larghe; tipico di Surly e del suo potente marketing. Efficace però perché è difficile resistere al fascino di queste bici. Non per quello che offrono, che è comunque tanto, ma per quello che promettono. Sali in sella e sei libero. Ci caschiamo tutti.
Comunque spazio c’è, è possibile montare fino a 700×42 rinunciando ai parafanghi.
La battuta dei forcellini è salomonicamente stabilita in 132,5mm, in modo da rendere possibile il montaggio sia di mozzo stradali da 130mm che i fuoristradistici da 135mm. Un pregevole accorgimento sono i due fori filettati (M2) sui forcellini per poter inserire le viti di battuta dell’asse mozzo. Viti utili (peccato non siano fornite di serie, costano poco ma non semplici da reperire) sia per inserire facilmente la ruota posteriore dritta se si usa la trasmissione plurivelocità e sia per tendere a mano la ruota se si opta per un allestimento single speed.
Dopo il telaio tocca alla forcella, anch’essa in acciaio.
Steli curvi per avere un buon rake.
Presenti gli occhielli per il parafango sui forcellini, quest’ultimi dotato di unghia di sicurezza per evitare che la ruota sfili via semplicemente allentando il QR. Piccola nota a margine. Sulle bici da gara i meccanici limano quest’unghia per velocizzare le operazioni di cambio ruota, lì i secondi sono importanti. Ridicolo e pericoloso che a farlo siano tanti amatori, per questa inveterata abitudine di scimmiottare qualunque cosa provenga dal mondo professionistico.
E presenti i classici agganci per portapacchi low-rider.
Anche sulla forcella le bussole per freni cantilever/V-brake, sempre con tre fori di tensionamento.
Una ulteriore coppia di fori filettati, uno per lato, è presente sulla testa della forcella.
Testa unita ai foderi con la tecnica delle congiunzioni e non TIG…
… e forata al centro per accogliere il parafango o l’attacco di un piccolo portapacchi, tipo quello montato sulla mia Elessar.
Come su collarino reggisella e forcellini, anche sulla testa della forcella troviamo in rilievo il logo della casa.
Infine a chiudere il telaio con la forcella solo inserita, ancora privo di serie sterzo. Davvero inusitata la lunghezza del tubo, che costringe a ridurlo se l’attrezzo per inserire la ralla della serie sterzo (l’anello da montare a battuta alla fine del tubo e che funge da pista di scorrimento per i cuscinetti) non è abbastanza esteso.
Che bici ne verrà fuori? Non lo so ancora, come scritto in apertura nessuna decisione è presa. Però dovrà venir fuori una bella bici, questo si. E il suo assemblaggio lo seguiremo insieme su queste pagine.
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Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
La versione anti-bigotto della bici di don Matteo: col chiodo, la gelatina in testa e Psycho Killer dei Talking Heads a palla!
Chebbella che sara!
Non vedo l’ora di vederla finita!
Daniele
Antonè, mi raccomando allora: chiodo e gelatina, sai come sei bello… 😛
Fabio
Che la festa cominci….sarà bello seguirvi e imparare!
Buongiorno Fabio,
l’articolo e le fotografie sono ottime come sempre, ma la curiosità mi porta a chiederti se scatola movimento centrale e tubo sterzo sono state spianate/fresate da te o il telaio arriva così di fabbrica (idem per il ripasso della filettatura atta ad impanare il bullone del cambio).
Grazie
Claudio
Ciao Claudio, il telaio non è stato ordinato direttamente da me. Ma per quello che so Antonello (il proprietario) non ha richiesto lavorazioni aggiuntive.
Le uniche due lavorazioni possibili sono la installazione della serie sterzo, senza ulteriore lavorazione del cannotto che arriva già così di fabbrica.
O la fresatura della scatola movimento, consigliabile per chi optasse per un movimento a calotte, in modo da avere perfetta ortogonalità. Nel nostro caso inutile perché monteremo un movimento a perno quadro a cartuccia.
Una ripassata alle filettature varie invece la darò io prima dei montaggi, ma quello lo faccio sempre a prescindere.
Fabio
“…O la fresatura della scatola movimento, consigliabile per chi optasse per un movimento a calotte, in modo da avere perfetta ortogonalità. Nel nostro caso inutile perché monteremo un movimento a perno quadro a cartuccia….”
Chiedo lumi: qualora non ci fosse perfetta ortogonalità montando un movimento a calotte quale sarebbe – nell’uso – il sintomo del malfunzionamento? Un rumorino mi perseguita (a fasi alterne) sulla Vaya. Una specie di silente sciabolio (perdonami l’orrore linguistico) che però non è sincronizzato con la pedalata. Ho pensato anche ad uno scricchiolio legato all’insieme sella-reggisella ma oggi ho visto che in alcune pedalate fuorisella il fastidio rimane anche se cambia leggermente tono.
Pensavo ad un trascinamento della rondella ondulata del GXP (lato guarnitura) ma anche togliendola ogni tanto il rumore si ripresenta. Monta e smonta alcune volte lo fa di più altre volte meno: potrebbe essere un cigolio legato alla coppia di serraglio? (non ho la dinamometrica e vado a sensazioni).
Potrei montare la guarnitura a perno quadro di mio figlio per capire se il rumore viene dal movimentrocentrale/guarnitura.
ciao, claudio.
Ciao Claudio, la non perfetta ortogonalità determina uno sfasamento nell’allineamento dei cuscinetti. Nel lungo periodo significa una durata utile dei cuscinetti inferiore fino alla loro ovalizzazione nei casi più estremi.
A distanza come sai è impossibile stabilire la causa di un rumore; anche perché le bici sono subdole: un QR non oliato e il rumore lo senti in zona movimento, un pedale a sgancio col meccanismo che non scorre e il rumore sembra provenire dalla ruota posteriore e così via ingannando…
Per quanta fantasia impieghi proprio non riesco a decifrare in onde sonore un “silente sciabolio” 🙂
Una bici è tutta parti in movimento, telaio compreso che flette durante la pedalata. Potrebbe essere la zona movimento, ma il fatto non sia ciclico mi induce a guardare altro. Le ruote anzitutto, che in determinate condizioni (salita, forza impressa, rapporto usato) possono flettere più o meno. Sporco nelle pinze freno e ogni tanto i pistoni non rientrano? Una pastiglia che striscia il disco può essere un silente sciabolio? 🙂
Dai Claudio, non mi sto vendicando per la volta scorsa, è che davvero a distanza proprio non posso aiutare con un rumore che non sento. Visto la guarnitura la tieni, fai la prova a sostituire la tua con quella di Olmo, ovviamente come sai pure il movimento. Partiamo da lì, ma cercare la fonte di un rumore significa sostituire, uscire a provare col rischio che per motivi a noi ignoti (o semplice sfiga) in quell’uscita il rumore non si presenta, torniamo convinti di aver risolto, compriamo i pezzi e zacchete! il rumore si ripresenta. Succede.
Fammi sapere, via mail.
Fabio
Grazie, mi hai dato qualche spunto a cui non avevo pensato (pistoncino del freno e QR).
In effetti mi è capitato più volte di avere delle uscite esenti da rumore per più di metà del percorso. Poi quando ero oramai soddisfatto delle mie capacità di analisi eccolo ripresentarsi con un’intonazione leggermente diversa.
….sti fini sciabolii !!!!!
Ciao, Claudio.
Grazie.
Ciao Fabio,
quale telaio è più adatto per pedalare a lungo su strada il Surly Cross Check o il Surly Pacer? (Preferirei il telaio meno rigido e lo monterei con cerchi a basso profilo da 36 raggi)
Saluti
Roberto
P.S.: i tuoi scritti (e le tue foto) sono molto interessanti, complimenti.
Ciao Roberto, molto dipende da come vuoi pedalare.
Il pacer è comodissimo ma ha dei limiti. Coperture massime 700×28 (i 700×32 molto a filo, ma potrei sbagliare, è da parecchio che non me ne capita una tra le mani), non ha occhielli per portapacchi ma solo per parafanghi e come tutte le Surly un tubo sterzo assai corto.
Di contro la CC è poco più pesante, assorbe qualunque cosa, accetta ogni tipo di montaggio e può essere accessoriata più facilmente.
Se cerchi una stradale in acciaio “comodosa” la Pacer; se vuoi anche divagare e non precluderti nessuna possibilità allora la CC.
Oltre la Pacer dai una occhiata alla Kona Honky Tonk (kit tealio, il montaggio non è al top) e sempre di casa Kona la nuova RoadHouse, che però ho solo visto in foto quindi non ho riscontri non avendola mai usata.
Fabio
Ciao Fabio,
molto belle le Kona che mi hai indicato! Mi apparecchio ad approfondire, non prima di aver riletto questa pagina.
Grazie e ciao.
Roberto
Ciao, complimenti per il blog e per le tue recensioni. Sono alla ricerca di una bici per l’allenamento invernale coi freni a disco e sarei interessato alla surly straggler. Che tu sappia ha la stessa geometria della cross check? Volevo inoltre sapere, se anch’essa presenta lo sloping sul tubo orizzontale ( sono un amante delle geometrie classiche, tant’è che la mia bici da corsa è un acciaio a congiunzioni). Molto bella è anche la Pacer, ma considerati i percorsi che faccio ed il previsto uso invernale l’impianto a disco idraulico è irrinunciabile. Inoltre i perni quadri sull’obliquo permettono di svincolare le leve freno dai comandi, una soluzione che preferisco.
Ciao e complimenti ancora!
Ciao Nicola, geometrie sostanzialmente identiche per il telaio, una piccola differenza per la forcella. Lo sloping c’è, sia sulla CC che sulla Straggler, ma è davvero minimo e quasi impercettibile all’occhio.
Freni a disco e comandi: se l’intenzione è montare la piega e vuoi dischi idraulici a questo punto convengono i comandi integrati. C’è qualcosa di idraulico con leve corsa, ma costano quasi più dei comandi integrati. Altrimenti potresti rinunciare all’idraulica e montare due dischi a comando meccanico. Se di buona qualità e ben regolati frenano praticamente uguale. Questo ti permetterebbe di usare due semplici leve freno e decidere se collocare i comandi cambio all’obliquo e in posizione bar end.
Fabio
Grazie, è vero, lo sloping è veramente impercettibile non riesco proprio a vederlo dalle foto. Comunque è un telaio bello robusto, quel fa per me.
Mi interessa comprare il telaio con la forcella m sono indeciso sulla taglia 58 o 56.Sono alto 1,88 con cavallo di 88cm.Inoltre ho recentemente avuto dei problemi alla schiena e sto cercando una impostazione comoda. Grazie
Ciao Enzo, hai un cavallo piuttosto basso in rapporto all’altezza. Quando rilevo questa discrepanza, nove volte su dieci è un errore di misurazione; di solito dovuto alla scarsa pressione esercitata nel rilevare proprio il cavallo.
Prima di valutare la taglia ti consiglio di ripetere la misurazione, rivolgendoti a uno specialista o facendoti aiutare da un amico esperto.
Fabio