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Rose X-lite Team, presentazione
Facciamo conoscenza con la nuova arrivata: la Rose X-lite Team.
Sostituisce la precedente ammiraglia da corsa, anch’essa di casa Rose: la Xeon Crs che è stata mia compagna per un paio d’anni.
Era necessario cambiarla? Domanda sbagliata, la necessità con le bici non esiste. Sono un piacere, puro divertimento e gioia, mai riconducibili ai concetti di necessità o, peggio, utilità.
In questo caso la ricerca del piacere era entrare in possesso di una bici dall’impostazione estrema, la più sportiva e leggera possibile mi avrebbe consentito il portafoglio. Ho Elessar per le uscite randagie, ben potevo sacrificare la indubbia versatilità della precedente Xeon scambiandola con la rigidità e il carattere senza compromessi di questa X-lite Team.
Non la bici leggera e sportiva perché devo pedalare più forte, stare davanti a tutti o altre amenità simili: solo la puerile soddisfazione di averla, qui, davanti a me sapendola appunto leggera e sportiva. Semplice.
Una versione non a catalogo, e non poteva essere altrimenti con me, maniaco delle personalizzazioni; non replicabile perché è stato un esemplare unico e su cui ho potuto a fatica mettere le mani. La casa non prevede downgrade, ossia non consente di montare questo telaio con gruppi di fascia (per prezzo) inferiore a quelli già proposti. La gamma X-lite parte infatti, sempre riferita al prezzo, dalla versione montata Ultegra Di2. Di casa Sram solo il Red viene utilizzato per questo telaio e non il più economico Force. Che, alla prova dei fatti, anzi dei pedali, paga rispetto al fratello più costoso solo qualche grammo. Il funzionamento è davvero impeccabile, con un deciso passo avanti rispetto alla versione 10v soprattutto nella deragliata. Un passo indietro la sfruttabilità dei pignoni, che sono uno in più, ma le scale non molto omogenee. Partono tutte dall’11, il che limita le combinazioni.
Ma tutto questo e tanto altro lo vedremo in futuro, quando pubblicherò la prova su strada. Oggi la presentazione è solo statica, con la descrizione di telaio e componenti e una galleria fotografica in chiusura.
Partiamo dall’inizio, e non è un modo di dire: ecco lo scatolone in cui è contenuta la bici 🙂
Scatola che si paga a parte, e non è una opzione; le spese di spedizione per l’Italia non sono quindi solo quelle riportate ma è necessario sommare questo contenitore. Arriviamo a circa una cinquantina di euro in totale, in linea e quasi sempre più basso di altri store tedeschi e inglesi. Poco ne capisco di marketing: chi ci lavora dice che è meglio così, spedizione e scatolone separati anche se poi di fatto sei obbligato a pagarlo. Io che non lavoro nel campo marketing preferisco avere da subito, sotto gli occhi, il totale effettivo e non scoprire questi venti euro in più solo in fase di ordine.
In fin dei conti è poca cosa, parliamo sempre di ciclisti che stanno spendendo in bici più di quanto costano tanti maxi scooter, ma chissà, forse indicare tutto subito sarebbe meglio.
Apriamo il pacco dono, che dono non è ma l’emozione è la stessa, e troviamo la bici parzialmente smontata.
Sfiliamo prima il reggisella con sella già montata e in bolla, contenuta in un ulteriore scatola (la vediamo fare capolino nella foto in alto) e con il reggisella fasciato dalla plastica protettiva.
Poi peschiamo una simpatica pochette che all’interno contiene la documentazione tecnica, commerciale e la garanzia della bici; nel caso siano forniti attrezzi o accessori di serie (come nel caso di alcune ruote che sono vendute con tiraraggi o distanziali appositi) li troveremo sempre lì dentro. Nel mio caso no perché non previsti.
Può sembrare un dettaglio di poco conto consegnare anche i manuali tecnici dei componenti; invece per me è importante e sono tanti i negozi (fisici e online) che non hanno questa virtuosa abitudine.
Oltre la pochette io ho tirato all’amo anche il nastro manubrio, ma questo solo perché è stata una mia richiesta specifica. Preferivo prima regolare a mio gusto l’altezza comandi e poi nastrare. La bici è infatti consegnata già nastrata (e bene, riconosco, fanno anche l’incrocio…) ma volevo evitarmi la seccatura di svolgere il nastro per regolare l’altezza delle leve. E poi a nastrare mi diverto, è un rito scaramantico su ogni bici: il passaggio all’età adulta, pronta ad affrontare la strada. Insomma, per farla breve, noi ciclisti abbiamo tante di quelle fissazioni che a volte non mi sopporto nemmeno io…
Poi è la volta della ruota anteriore, protetta da uno spesso cartone e con degli inserti in spugna strategicamente posizionati ai lati del mozzo.
Infine, finalmente, lei: la bici!
La piega è ruotata e incastrata nell’orizzontale.
Ed ecco la bici, montata, nastrata e con le ruote di serie sostituite dalle Spada Oxygeno acquistate a parte così come la coppia di portaborraccia rigorosamente in tinta. Mi sono preoccupato di chiedere conferma a Sergio, country manager per l’Italia della casa tedesca, di sincerarsi sulla loro corrispondenza cromatica, visto che una Xlite Team la sta usando anche lui. Vabbè.
Adesso scopriamo i dettagli, partendo dal pezzo forte: la forcella. In assoluto la migliore con cui abbia mai guidato, e bici vi assicuro che ne ho usate tante. Leggera, precisissima, perfetta in ogni frangente, rigida ma mai brusca. Di sicuro la protagonista delle tante belle qualità dinamiche che ho scoperto pedalando con questo telaio.
Forcella che si innesta nel telaio attraverso il cannotto a diametro differenziato, con lo scudetto in bella mostra.
In assoluto la parte che esteticamente mi piace meno; ricorda molto quello, bruttino, della mia precedente Rose Carbon pro; e non quello più aggraziato della Xeon Crs.
Ma è l’unico punto che non merita la lode; tutto il resto vi assicuro, ripaga.
A iniziare dalla zona immediatamente dietro il cannotto di sterzo: un blocco unico con la trama del carbonio a vista, gli innesti per i cavi interni e la luce che danza sulle forme con effetti cangianti. Bellissimo.
Lo sguardo scorre carezzando l’orizzontale col suo moderato sloping, dalla caratteristica sezione trapezoidale che sfina verso il reggisella.
Sulla parte piatta superiore il logo del modello.
Passaggio interno per i cavi di freno posteriore e trasmissione, con l’ingresso di questi ultimi arretrato rispetto alla Xeon. A destra il cambio, ripreso qui in dettaglio per mostrare la graziosa placchetta di rifinitura.
A sinistra l’ingresso del deragliatore e del freno posteriore…
…con uscita sopra la scatola movimento per il primo e davanti il collarino reggisella per il secondo.
Il passaggio cavi della trasmissione prevede una finestrella apribile per il facile recupero e successivo inserimento verso i componenti. Il facile è dichiarato dalla casa, se sia vero o meno lo verificherò al primo cambio cavi…
A proposito di cavi interni; il telaio è adatto a ospitare gruppi Di2 a batteria interna; sul piantone nella parte posteriore troviamo l’uscita per l’alimentazione del deragliatore.
Molto bello il collarino reggisella dalla forma proprietaria e con inciso il logo del produttore.
Forma classica invece per il piantone, che guadagna anche la piastrina per il deragliatore in luogo della fascetta presente sulla Xeon.
Tubo piantone che confluisce in basso nella massiccia scatola movimento, del tipo Press-fit.
Come massiccio è l’obliquo, di generosa sezione e con la parte inferiore piatta.
Tanto imperioso l’obliquo quanto esili i pendenti del carro, che riprendono anche loro il logo del modello.
Molto bella la zona di irrigidimento.
Di sezione maggiore i foderi bassi.
Una piastrina in alluminio (nera come lo scudetto frontale sarebbe stata perfetta…) protegge il fodero destro da eventuali salti di catena.
Snella, filante e molto pulita la linea della bici.
Questo il telaio; ora una veloce carrellata su come è stato ornato. Anche qui solo immagini, per scoprire pregi e difetti attenderemo la prova su strada.
Trasmissione affidata a Sram, il gruppo è il Force 22. E ci tengono gli americani a questo numeretto perché grazie al deragliatore Yaw e altri dettagli, a essere sfruttati sono tutti e 22 rapporti, incroci estremi inclusi. Ho verificato, hanno ragione.
Guarnitura, che per le corone riprende lo stesso motivo del fratello maggiore Red.
Deragliatore Yaw, con il suo dente di cane di serie: che gli ingegneri americani non si siano sentiti del tutto sicuri del loro lavoro? Simpatica la brugola per regolarne la distanza dalla catena.
Cambio, con la gabbia in composito.
Tutti nuovi i comandi, e non solo perché devono gestire un pignone in più.
Cambia l’ergonomia, con la parte alta adesso meno squadrata e più confortevole. Immutato il sistema di cambiata a levetta singola, nell’uso sportivo davvero piacevole, così come la decisa piega verso l’esterno delle leve, a tutto vantaggio della facilità di presa.
Ed eccolo il pignone in più.
Quello che, credo, sia rimasto uguale è l’impianto frenante. Non eccelso per potenza e modulabilità, facevo molto affidamento sulla qualità delle piste frenanti dei cerchi American Classic con cui sono assemblate le ruote Oxygeno. Mi è andata bene…
Misto il trittico per materiali ma non per marca: tutto di casa Ritchey, con piega e reggisella in carbonio prelevati dalla linea Super logic.
La piega.
Il reggisella.
L’attacco manubrio, in alluminio.
Forcella ancora da tagliare, l’ho chiesta io un poco più lunga per avere agio nelle mie prove di assetto. E così ne tiriamo fuori pure un articolo per illustrare questa procedura 🙂
Torno al reggisella, che è con sistema Monolink.
Quello che colpisce immediatamente è il sistema di aggancio, ma la peculiarità non è quella, bensì la forma della sella che, grazie a questo sistema, risulta più sfinata in zona mediana, quella dove maggiore è l’attrito durante la pedalata.
Piccola nota di servizio: l’attacco sella reca la dicitura 11Nm, riferita alla coppia di serraggio. Quella è la coppia solo delle due viti basse. Quella superiore deve essere serrata a 5Nm.
E per finire le ruote: una coppia di Spada Oxygeno, assemblate con mozzi Cristallo e raggiate 24+24 su cerchi American Classic compatibili tubless. Qui mi sono fidato dell’esperienza di Corrado Spada, a cui ho esposto le mie necessità, il tanto pavè che sono obbligato a percorrere e il mio stile di pedalata; lasciando fosse lui a indicarmi la raggiatura migliore.
Io invece avevo indicato mozzi neri, come neri sarebbero dovuti essere nippli e QR; ma come tutti gli artisti Corrado ha seguito il suo estro e li ha montati rossi. Gliela faccio passare solo perché sono gran ruote…
Vi lascio con una galleria di immagini; il formato è proprio galleria, ossia è necessario cliccare su una immagine per aprirla a schermo intero e poi è possibile scorrerle tutte.
Non tutte sarebbero meritevoli di pubblicazione, parecchie sono solo prove giocando con la luce. Ma qualcuna è carina e poi foto di questa bici non ce ne sono molte, a chi interessa il modello potranno fare piacere.
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Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Caspita, sarei curioso di vedere come fa a lavorare la trasmissione con gli incroci che hai detto.
Daniele
Ovvio che non lavora in linea, ma il deragliatore si “adatta” senza difficoltà. Nessuno strofinio, sembra la mia Elessar…
Fabio
Cu stai bonu e cu te la godi te bona salute. Tradotto dal leccese “Che tu possa stare bene e possa godertela in buona salute”
Auguri! Enzo.
Caro Enzo, grazie per avermelo tradotto; il senso si capisce, sono quei “cu” che possono trarre in inganno…
😛
Fabio