Met Manta

La prova su strada

Tempo di lettura: 6 minuti

La prova su strada

Iniziamo con la calzata. Comoda, molto comoda. L’imbottitura garantisce comfort, il sistema Safe-T Advanced assicura perfetta tenuta e la regolazione del cinturino è facile da usare. Ricordate: le clip devono essere subito sotto l’orecchio. Regolate una volta non vanno più toccate; per piccoli aggiusti, per esempio usando un cappellino o un sottocasco invernale, basterà agire sulla regolazione della fibbia del cinturino, facilmente azionabile con una sola mano.

Molto ampia la zona libera sopra le orecchie.

La forma compatta e aerodinamica scongiura l’effetto “funghetto”.

Il casco è facilmente indossabile anche da chi usa portare i capelli legati; mi riferisco alle fanciulle pedalatrici, ma in mancanza mi sono prestato io…

Mi piacerebbe tanto potervi descrivere e magari quantificare il vantaggio aerodinamico offerto da questo casco. Posso solo dirvi che qualcosa c’è, si avverte andando veloce (io solo in discesa, of course…) ma se si tratti di tre o dieci watts non lo so.

So però che non è marketing e so che un vantaggio tecnico, uno qualunque, va a beneficio sia del professionista che dell’amatore. Magari andando più piano il beneficio è inferiore, ma sostenere che poiché il ciclista amatoriale non riesce ad avvertirlo allora non esiste alcun vantaggio è un errore. Lo leggo spesso con le ruote, dove c’è chi afferma che sono tutte uguali o che data la modesta andatura una vale l’altra. Figuriamoci qui, con un casco e con valori quasi impalpabili come possa regnare lo scetticismo.

 

Io allora vi mostro un altro video, girato nella galleria del vento.

Quindi effettivamente qualcosa si guadagna. Ma lo scopo del test, del mio test intendo, è altro: posto che un guadagno esiste, vale la pena sacrificare una porzione di comfort per un vantaggio che nessuno di noi, pedalatori della domenica, riuscirà mai davvero ad apprezzare? Tenendo sempre presente che il fatto il ciclista non riesca a valutarlo non significa che non esiste.

E cosa si trova a dover sacrificare il ciclista? Non il peso, anzi. Appena 200 grammi in taglia M è un dato inferiore alla maggior parte dei caschi più ventilati.

La aerazione? Si, ma molto meno di quanto credessi prima di averlo provato. Mi sono soffermato con dovizia di immagini e parole proprio su questo aspetto perché era quello che mi interessava analizzare. Posso affermare che tranne nei giorni in cui mi sono ritrovato a pedalare con 35 gradi (anche per esigenze di altro test: abbigliamento per elevate temperature. Cosa non faccio per voi…) in tutte le altre occasioni non ho sentito la mancanza della presa frontale. Solo tanta stanchezza…

Sfruttando il gel pad ho goduto di un fresco piacevole, le tre piccole feritoie ricavate all’interno della calotta permettono una efficace aerazione viaggiando in presa alta (in presa bassa sono inutili: ma questo è casco da velocisti, non per niente c’è anche il Cavendish replica) e soprattutto il caldo forte mi ha fatto apprezzare la notevole efficacia della presa NACA a effetto Venturi nonché l’ottima funzionalità delle aperture di sfogo di aria calda.

Ho rifatto la prova delle bandana bagnata, sistema empirico ma efficace: esame superato a pieni voti, ancor meglio che con lo Strale. E a dispetto di quanto immaginassi, la bandana si è rapidamente asciugata anche in zona frontale, in corrispondenza della parte chiusa per capirci.

Insomma, se qualcuno pensa di poterlo indossare in inverno senza un sottocasco farà bene a rivedere il progetto 😀

Sempre pedalando col caldo forte è emerso l’unico limite del gel pad: non assorbe il sudore. Il che è ovvio, ci mancherebbe. Però chi suda molto avrà bisogno di indossare una fascia o una bandana per evitare il sudore arrivi agli occhi, vanificando così ogni beneficio del gel pad. Non si può avere tutto.

La forma affusolata e l’estrema leggerezza contribuiscono a mantenere alto il comfort; il casco praticamente non lo avverti, è come non indossarlo.

L’unica prova che mi sono fatto mancare è stata la guida sotto la pioggia. Non per mia colpa, nei giorni di prova non è mai piovuto. Solo una volta ma ero sera tardi. Comunque non mi è dispiaciuto farne a meno…

Aggiungo alcune note a distanza dalla pubblicazione dell’articolo perché c’è stato un altro test che mi sarei volentieri evitato. Grazie però alla fattiva anche se non richiesta collaborazione di un delinquente ho potuto a mie spese scoprire che questo Met Manta svolge a dovere il suo compito primario: proteggere la capoccia.

L’impatto è stato forte, nella caduta indotta dal guidatore delinquente ho battuto violentemente la tempia: una zona ad alto rischio quindi. Ho avvertito netto l’impatto e come l’energia provocata si dissipasse lungo tutto il casco. Per ragioni di sicurezza l’ho dismesso, dopo un urto violento è meglio non continuare a usare lo stesso casco. Me ne dispiace, mi stavo trovando benissimo con questo casco. Ma sono molto più contento che il Manta abbia fatto il suo dovere e io possa star qui a raccontarvelo.

Quindi in definitiva abbiamo un casco molto leggero, comodo, più fresco di quanto pensassi e ottimamente rifinito. Possiamo andare alle conclusioni.

COMMENTS

  • <cite class="fn">Damiano</cite>

    Come sempre ottima recensione. Posso fare un appunto solo grafico/di impaginazione? Si riuscirebbe a mettere dei tasti di avanzamento di pagina a fondo pagina? Un “NEXT” o simile bello grande? Soprattutto per la navigazione da mobile è piuttosto difficile andare a beccare il numeretto della pagina successiva senza scorrere tutta la pagina a ritroso per andare all’elenco in alto…

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Damiano, hai ragione. Comunque oltre i numeri di pagina trovi poco più sotto il titolo del paragrafo successivo che è cliccabile. Dopo il box autore per capirci.
      La paginazione lavora grazie a un apposito software e le frecce next e previous sono attivate ma per ragioni che ancora non ho compreso non sono visibili. Avverto anche io la necessità di avere una navigazione più fruibile e ci sto lavorando. E l’unico modo per capire se una modifica funziona è attivarla e vedere come va. Preferisco evitare di mettere il blog offline mentre testo i pkugin. Un poco di pazienza, sono praticamente da solo a occuparmi di tutto…

      Fabio

  • <cite class="fn">Francesco</cite>

    Salve! Ma quante ore effettive di ricarica occorrono? Grazie!

  • <cite class="fn">Giovanni74</cite>

    Ciao Fabio, ho comprato da un pò questo splendido casco per sostituire il mio vecchio Viper MX della Casco, quest’ultimo non proprio un casco da corsa su strada su strada però fatto molto bene.Con l’arrivo del gran caldo e le pedalate al tramonto mi sono accorto però di una cosa. Il Viper era dotato di una retina interna che impediva agli insetti entrati dalle fessure di aereazione di dar noia. purtroppo il MET non ha lo stesso accorgimento e proprio ieri mi sono dovuto fermare più di una volta causa ingresso di insetti nel casco con non pochi fastidi. Sai se anche loro hanno a disposizone come accessorio una qualche protezione interna oppure se devo indossare per forza qualcosa sotto tipo bandana, cappellino ect?

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Giovanni, purtroppo la retina non è prevista nemmeno come optional.
      Dico purtroppo perché ho rilevato la cosa nel test del Crossover che la usa e nel test di prossima pubblicazione del Rivale che non la usa.
      E’ politica di Met dotarne solo i caschi gamma Active, la Strada no.
      Ma il moschillo mica lo sa se un casco è sportivo o no…

      Comunque non è difficile creare una protezione a rete, basta un ferramenta ben fornito. Si taglia una pelle di rete e si incolla all’imbottitura removibile (mai all’EPS) e il gioco è fatto.

      Fabio

  • <cite class="fn">Giovanni74</cite>

    Buongiorno a tutti. Voglio sfruttare questo spazio stamattina per ringraziare pubblicamente la MET. Ieri il mio Manta mi ha letteralmente salvato la vita. Pedalavo di buon ora su tratto rettilineo ad una bella velocità mentre godevo l’aria fresca del mattino.All’improvviso in maniera inattesa un cane spuntava da dietro un muro assalendomi sulla ruota posteriore.Fra lo spavento ed il tentativo di evitare l’aggressione ho perso il controllo della mia Dogma, rovinando a terra sul fianco sinistro e sbattendo violentemente la tempia sull’asfalto. Le urla hanno fatto scappare l’animale e dopo attimi di intenso dolore mi sono messo seduto, per poi pian piano riuscire a rimettermi in sella e fare i pochi chilometri verso casa. Proprio li fra le tante escoriazioni ed i dolori lancinanti alla spalla ed al torace, mi sono accorto del terribile impatto sul casco. Esso ha assorbito alla perfezione, lesionandosi si, ma salvandomi letteralmente. Grazie ancora MET.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      E porca pupazza! Si, vale sempre che uno dice “meno male che puoi raccontarlo”.
      Io invece penso sempre che sarebbe meglio non doverle proprio raccontare queste cose.
      Comunque, spero che una importante testimonianza come la tua, purtroppo diretta, aiuti a far capire che il casco in bici serve, sempre.
      Quale che sia purché sia buono.
      In gamba Giovanni

      Fabio

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