[Test] Tocsen, il rilevatore di caduta “intelligente”

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Tocsen, cos’è? Un “bottone” da applicare al casco che dialoga col nostro smartphone tramite la app dedicata e avvisa in caso di incidente.

Questo in estrema sintesi, poi le funzioni sono molte e fra poco le vedremo tutte.

E’ arrivato da poco questo Tocsen, sul mercato esistono già dispositivi per inviare un allarme, piazzati un poco dappertutto, persino nel fanalino posteriore.

Ho scelto il Tocsen perché sulla carta mi è sembrato il più completo tra quelli che ho selezionato nella rosa (letteralmente…) dei papabili e perché sapete che al tema sicurezza sono sensibile.

E poi qui c’è una funzione interessante, che risolve in parte il problema tipico di ogni dispositivo che sfrutti il nostro telefono: l’assenza di campo, come usa dirsi.

Con orribile gioco di parole, quando vago in bici per campi, il telefono non ha campo e posso aver impostato pure cinquanta numeri di soccorso, nessuno sarà avvisato.

Ma non perdiamoci in troppe chiacchiere e conosciamo subito il Tocsen; recensione su una sola pagina, tante foto e le mie considerazioni alla fine.

Partiamo.

Il contenuto della confezione prevede il Tocsen (disponibile nero o rosa), un biadesivo per fissarlo al casco, il cavetto di ricarica e un piccolo foglio illustrativo, il tutto tenuto fermo da un cartoncino sagomato che io qui ho rimosso.

Il Tocsen è piccino, sul fianco la presa di ricarica; in circa due ore è completamente carico, l’autonomia è influenzata da troppe variabili (BT, segnale ecc.) ma comunque dopo una settimana di utilizzo era ancora al 90%, quindi da uno a tre mesi di utilizzo dovrebbero essere garantiti fino alla successiva ricarica.

Il mio consiglio è dargli una carica prima dell’installazione, giusto un’oretta. L’azienda consiglia anche di tenerlo alimentato durante il pairing con la app, cosa che non ho dovuto fare perché già caricato in precedenza.

Si parte dal Play store scaricando la app Tocsen, disponibile sia per Android che Apple, e installandolo sul proprio smartphone.

Inizia la classica procedura di registrazione, con nome, mail, genere e così via, nonché le richieste di autorizzazione.

Questa fase si conclude con l’invio di un codice di conferma tramite Sms.

Ora tocca impostare il Tocsen.

Potrebbe succedere che l’app non “trovi” il Tocsen. In questi casi può essere utile sincerarsi che il nostro BT lo abbia rilevato e poi seguire i suggerimenti a schermo, quali scuotere l’apparecchio per farlo uscire dallo standby, metterlo in carica se non lo si è già fatto e via così.

Sul sito Tocsen c’è una pagina con molti suggerimenti per risolvere eventuali problemi di connettività.

Se nessuna delle procedure indicate da frutti, potrebbe essere necessario un aggiornamento, sempre da Playstore.

Meglio disinstallare l’app e installare la nuova versione, più semplice.

E potrebbe partire anche un aggiornamento firmware, ma ovviamente il tutto dipende da versione e momento di acquisto.

Il Tocsen è quasi pronto all’uso, una schermata ci avvisa di applicarlo al casco.

La zona su cui applicare il Tocsen è sopra l’orecchio, spostandosi indietro.

Anche se un successivo avviso ci informa che il Tocsen è pronto, in realtà qualche ulteriore operazione è necessaria.

Tra queste, scegliere quale “rilevazione della caduta” vogliamo impostare.

Di default è impostata su smart, ossia col Tocsen attivo solo durante la pedalata; perché sfruttando il Gps del telefono l’apparecchio sa che ci stiamo spostando.

E’ l’impostazione più comoda, sia perché aumenta l’autonomia e sia perché non fa partire l’allarme se il casco cade dal tavolino del bar…

Ma la fase più importante è l’inserimento dei numeri di emergenza, ossia una selezione dei nostri contatti che saranno avvisati in caso di nostro incidente.

Io ho inserito il numero di mia moglie, un Sms la ha avvisata invitandola a installare anche l’app. 

Cosa che amorevolmente ha fatto, ricevendo direttamente la notifica della investitura quale mia prima soccorritrice. 

A scanso di equivoci, ho eseguito il test in sua presenza, ovviamente senza lanciarmi dalla bici (tonto lo sono ma non arrivo a questi eccessi) ma semplicemente lasciando cadere il casco, dall’altezza della mia spalla.

E’ partito un allarme sonore dal Tocsen mentre sulla app si è avviato il conto alla rovescia: 30 secondi, allo scadere parte il messaggio verso il recapito indicato. O recapiti se ne abbiamo inseriti più d’uno, cosa che è bene fare. Minimo tre, perché non sai mai chi ha un telefono in mano in quel momento. Nel frattempo una ulteriore notifica sul mio smartphone si sincera delle mie condizioni.

Il messaggio Sms contiene un link, dove sotto la poco rassicurante dicitura “Fabio si è schiantato” ci sono le coordinate Gps.

 

Se l’app non è stata installata anche sul telefono del soccorritore, questi riceverà solo un Sms come quello visto sopra; se ha installato l’app riceverà anche la notifica tramite questa e, cosa più importante, la posizione rilevata dal Gps.

Nel caso di falso allarme (è caduto il casco senza la mia capoccia dentro) nei trenta secondi è possibile annullare la chiamata; se annullata oltre i 30 secondi, quindi a messaggi partiti, una successiva notifica avvisa i nostri soccorritori del cessato allarme.

La chiamata automatica, anzi la notifica automatica (non squilla il cellulare per capirci) non è l’unico strumento a nostra disposizione.

Possiamo scegliere di chiamare noi direttamente, facendo partire notifica; e possiamo selezionare l’utile funzione Community: chiunque abbia l’app installata e si trovi nel raggio d’azione riceverà una notifica con la nostra posizione.

Volendo è possibile disabilitare la funzione Sms e lasciare solo quella della notifica sulla app; e disabilitare anche la community, cosa che però non è consigliabile, come leggeremo tra le mie considerazioni finali.

Non finisce qui, perché la (giusta) domanda che qualunque ciclista a questo punto si porrà è: “Ok, ma se sono nel bosco e non c’è campo?”.

C’è la funzione timer.

Noi impostiamo un orario, se per quel momento non l’abbiamo disabilitato (perché evidentemente impossibilitati causa caduta), partiranno allarme sonoro e conto alla rovescia (utile casomai ce ne fossimo dimenticati) e trascorsi i canonici trenta secondi partiranno anche Sms e notifiche di emergenza.

Queste le principali funzioni, quelle che forniscono ragion d’essere al Tocsen; altre opzioni nel menù impostazioni, ma è inutile soffermarsi, sono intuitive e non strettamente connesse all’emergenza.

Segnalo solo la questione del risparmio energetico, che non è funzione del Tocsen ma del sistema operativo del nostro smartphone. Se attivo, potrebbe mettere in pausa la app per risparmiare energia. L’azienda consiglia di disattivarlo, io l’ho lasciato attivo e l’app non è mai andata in pausa, diciamo così. Però siccome io notoriamente di questi aggeggi ne capisco ancor meno che di bici, e vuol dir tanto, sul punto non ritenete la mia considerazione del tutto affidabile.

Questi Tocsen e app, ora alcune considerazioni.

La prima è che non è possibile trasferire il Tocsen da un casco all’altro, e questo significa doverne acquistare tanti quanti sono i caschi che un ciclista utilizza. E siccome non è infrequente che lo stesso ciclista abbia più bici per diverse discipline, per esempio una bici da corsa e una Mtb, avrà di conseguenza caschi specifici. 

Visto il costo, giustificato ma sono comunque denari, più che una app in grado di gestire tutti i propri Tocsen sarebbe stato bello un sistema per cui è possibile agganciare lo stesso “bottone” su più caschi.

L’azienda informa sulla necessità che casco e Tocsen siano inseparabili, ed è giusto: se volasse via servirebbe a nulla. Una basetta con innesto a baionetta, tanto per dirne una? Stabile abbastanza da non volar via in caso di caduta, ovvio. L’ingegnere però non sono io, sono solo quello che spacca il capello in quattro nei test…

A parte questo limite, che potrebbe però potenzialmente scoraggiare molti, l’idea è decisamente valida.

Seppure l’intuizione della chiamata d’emergenza, che definisco così per comodità seppure abbiamo stabilito si tratti di un messaggio, non è nuova, ci sono due punti di forza che rendono il Tocsen interessante: il timer e soprattutto la community.

Se non si è vecchi orsi come me, che cerca percorsi dove è raro incontrare altre bici, sappiamo bene che i ciclisti tendono a frequentare le stesse zone, soprattutto in fuoristrada.

Il fatto che sia possibile inviare una notifica anche a ciclisti eventualmente in zona (ma nulla ho trovato sul sito ufficiale circa il raggio inteso come “vicinanza”) è un plus notevole. Certo, ciclisti dotati a loro volta del Tocsen, quindi alla fine è un poco come (in)successo con l’app Immuni, inutile se utilizzata da pochi. Vabbè, paragone infelice, quella app non ha mai funzionate bene di suo, comunque ci siamo capiti.

Il timer risolve in parte il problema dell’assenza di campo; in parte perché se l’incidente avviene al primo minuto in cui siamo in zona non coperta e prevediamo di uscirne dopo due ore, beh, si è perso tempo prezioso.

Però qui bisogna capovolgere la prospettiva: in zona senza ricezione non avremmo potuto avvisare in nessun caso; e se ci trovassimo in condizioni tali da non poterci spostare per raggiungere una zona coperta dal segnale, almeno sappiamo che all’ora X i soccorsi saranno allertati. Messa così, suona rassicurante.

il Tocsen è utilizzabile anche all’estero, sotto roaming ovviamente visto che è compito del nostro telefono far partire i messaggi e a qualche rete deve essere collegato.

C’è una opzione chiamata Tocsen plus, che a fronte di un prezzo superiore offre un abbonamento annuale al servizio di emergenza Bosch, attivo h24 sette giorni su sette; una assicurazione contro gli infortuni e altri vantaggi. 

Alcune aziende produttrici di caschi, per ora credo un paio, altre immagino arriveranno, stanno implementando il Tocsen sui loro prodotti; e poi, non dimentichiamolo, il Tocsen si può rilevare utile anche in altre discipline sportive, come lo sci.

L’apparecchio è impermeabile, grado IP7, che significa ti ci potresti buttare in piscina; però non puoi altrimenti entrerebbe acqua dalla presa di alimentazione, priva di sportellino. Iperbole a parte, pedalare sotto la pioggia è consentito, del resto la presa la poniamo in basso quando applichiamo il Tocsen al casco.

La sensibilità in caso di incidente, simulata lasciando cadere il casco da circa 1,5 m di altezza ma solo per gravità, senza lanciarlo cioè, è ottima. 

Io ho dovuto fare varie prove sul campo, empiriche; per fortuna esiste una opzione meno bislacca per sincerarsi tutto funzioni a dovere: è la simulazione prevista nella app, così prima di partire siamo certi che il nostro Tocsen sia pienamente operativo.

Bene, credo di essere stato abbastanza esaustivo, vi lascio i soliti link e vi auguro buone pedalate.

Tocsen

Faq Tocsen


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