[Test] Shimano XC5

La prova su strada

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La prova su strada

L’unica difficoltà di questo test è stata la stesura del protocollo di prove: concentrarmi solo sulla scarpa o dare maggior risalto al diverso sistema di chiusura delle precedenti Shimano XC5? 

Beh, la mia idea di partenza era la seconda, vi ho raccontato nell’introduzione come è nato questo test.

Via via che pedalavo però ho cambiato idea.

Si, vero che a vederle da ferme sembrano le stesse scarpe alla suola ma con il Boa invece dei lacci.

Perché la suola è quella, poco da fare.

Eppure malgrado i tanti punti in comune, nell’uso ti accorgi che di fatto è una scarpa tutta nuova. Non del tutto diversa, ho ritrovato alcune caratteristiche, ma troppi piccoli dettagli si sono sommati dando un risultato che non potevo ridurre al solo diverso sistema di chiusura. Seppure sia sicuramente il Boa, col Surround che l’accompagna, a caratterizzare le migliorate prestazioni.

Così quello che era partito come un test facile (ma si, due settimane e lo risolvo), si è trasformato, crescendo a dismisura nelle verifiche.

Dove ho usato due pedali diversi, un Spd nudo e un doppia funzione, e due bici: una gravel e una Mtb. E meno male che “…sono scarpe che già conosco, la suola è quella…”.

La differenza è percettibile già appena calzate, con il piede ben fasciato davanti, mai costretto grazie al taglio confortevole; l’unico punto in comune con la vecchia versione è il taglio preciso alla caviglia, ben libera.

A proposito di calzata: Shimano riporta sulle confezioni la taglia in diverse scale. Lasciate perdere e fate affidamento solo a quella in cm. In rete è facile trovare le conversioni, se non conoscete la vostra lunghezza esatta del piede. Però fate attenzione in questo caso, se cioè cercate tabelle di conversione, perché quella francese è simile ma non uguale a quella italiana (hai visto mai…) ed è facile confondersi.

Prima di salire in sella mi sono fatto due passi, perché le Shimano XC5 si presentano come scarpe da fuoristrada specialistico ma con un occhio di riguardo all’uso quotidiano, diciamo così. L’uscita con gli amici, la scampagnata, situazioni in cui una sosta al bar è d’obbligo, magari anche la passeggiata al borgo caratteristico.

Un modo di vivere la bici che condivido, patrimonio comune di tanti. Potersi godere la giornata sui pedali anche quando sui pedali non ci sei fa parte del gioco.

Con le XC5 è fattibile; non sono scarpe da running, ovvio. Ma la suola non infastidisce come non infastidisce la tacchetta Spd, ben incassata. Il grip a piedi è ottimo, la suola ha una sua elasticità moderata che accompagna il passo e la giornata è salva, senza dolori e soprattutto ingloriose scivolate terga al suolo.

Ma sono scarpe da bici, quindi è il momento di pedalare perché è qui che ci interessa scoprire come vanno.

Prima bici, una Mtb; la Trek Procaliber 9.6 di cui ho pubblicato la recensione e trattenuto qualche settimana in più proprio per aiutarmi con gli altri test. 

Pedali usati, Shimano XT M8000, di cui potete leggere questa recensione.

Malgrado nel vecchio test delle XC5 manchi la Mtb, qui torna il filo comune con la versione precedente.

Basta poco per ritrovare nell’uso l’aria di famiglia, a cominciare dalla tecnologia Dynalast che determina e aiuta la pedalata.

La forma, con questa netta curvatura, si rivela perfetta per esercitare la pedalata rotonda che sempre preferisco. E la massima libertà della caviglia è il giusto complemento all’azione.

Sempre viaggiando sul binario delle differenze, o dei punti in comune perfezionati se vogliamo, noto un deciso miglioramento della ventilazione.

Temevo l’effetto opposto, il sistema a “fasciatura” del collo del piede non sempre aiuta a tenere le estremità al fresco; ma sarà per i materiali usati o qualche accorgimento tecnico a me invisibile, si sta sempre ben freschi.

Forse aiuta al risultato l’ampia foratura in punta (assente sulla vecchia versione); mentre la maggiore estensione delle prese d’aria sui fianchi è subito visibile come protagonista dell’accresciuto comfort col caldo.

Non ho avuto modo di testarle col solleone, ancora non abbiamo quelle temperature. Almeno non le ho avute al momento del test, che è sempre di molto antecedente alla pubblicazione.

Non temo sorprese, come vi ho ripetuto uso le XC5 vecchia versione da tempo, con loro ho pedalato con temperature infernali senza problemi, non credo ne avrò con queste nuove, quando avverrà. Perché avverrà, all’esito del test le ho già posizionate in cima alle scarpe da usare durante gli altri test.

Nessuna sorpresa nemmeno per quanto riguarda l’impermeabilità. La rete molto fitta posta sotto la tomaia, e che protegge la fitta foratura d’areazione, alla lunga lascia filtrare l’acqua; ed è normale.

Come dissi all’epoca dell’altro test, sarebbe un difetto solo se le XC5 fossero dichiarate scarpe invernali e impermeabili. Non è così, quindi le specifiche sono rispettate.

La suola ha la rigidità “giusta” per l’uso previsto. Che non è quello sportivo, non sono scarpe da campo di gara XC.

La trasmissione dell’energia non è compromessa in modo evidente, anzi; si esercita ottima spinta in zona tacchette, un settore della scarpa che mantiene eccellente rigidità. Manca, o forse non è dichiarato ma lo reputo poco probabile, il rinforzo in fibra di carbonio. Però un qualche accorgimento per conservare rigidità c’è, perché sembra addirittura superiore. Sembra, in realtà è la struttura globale della scarpa, ma ci arriveremo per gradi.

In ogni caso, quello che conta è il non sentire la tacchetta Spd; sappiamo tutti che questo può essere un tallone d’Achille su scarpe meno specialistiche (ma nel suo settore, le XC5 sono specialistiche, solo che qui lo intendo come non esasperatamente sportive), un aspetto che alla lunga diventa fastidio.

Nulla di tutto questo accade, si può esercitare massima pressione sui pedali senza mai avvertire la presenza delle tacchette; e si passano tante ore a pedalare senza che parta qualche formicolio, campanello d’allarme che qualcosa non sta funzionando.

Il disegno della suola Michelin nella zona della pianta assicura eccellente grip anche ai pedali Spd nudi, e questo si rivela utilissimo in quei passaggi in cui preferisci sganciare e schiacciare forte per tenere la bici giù, controllandola (anche) coi piedi.

La tacchettatura della suola non è invadente, non blocca la facilità di aggancio/sgancio sia usando pedali Spd nudi, e fin qui sarebbe strano il contrario, sia usando pedali doppia funzione. Un tipo di pedale che ben si sposa con la “vita sui pedali” di chi potenzialmente userebbe questa scarpe.

Ora però, come fatto durante la presentazione, dobbiamo passare alla zona superiore, perché le differenze sono evidenti all’occhio ma colpiscono ancor più nell’uso.

Il sistema Boa non ha bisogno di presentazioni, permette la regolazione micrometrica e soprattutto permette la uniforme compressione in chiusura, senza zone “differenziate”. La piccola striscia in velcro aiuta quando la parte anteriore del piede ingrossa sotto sforzo, è facilmente agibile senza scendere dai pedali.

Un poco più laborioso agire sul Boa mentre pedaliamo, almeno se a noi interessa allargare. Sollevando il pomello abbiamo lo sgancio rapido, ossia il rilascio completo della tensione. Questo si traduce, all’atto pratico, in una sequenza di manovre: sollevi, spingi di nuovo, ruoti il pomello per stringere.

Se invece a noi interessa solo una stretta per la volata finale e non pagare il caffè a tutti, è facilissimo perché basta ruotare.

Una scelta, questa di usare il Boa Lv6, in sintonia con l’uso prevalente delle Shimano XC5.

E al tempo stesso una scelta che alza il livello complessivo della scarpa, perché l’insieme di Boa e Surround, e quindi la costruzione globale della tomaia, determina una superiore tenuta della scarpa. Seppure non incida direttamente sulla rigidità della suola, in qualche modo ne aumenta la rigidità totale, il piede è ben fasciato e riesce a stringere ottimi rapporti coi pedali. Migliorando, di fatto, la resa.

E qui devo riconoscere che, malgrado la chiusura a lacci della precedente versione sia ottima (a patto di saper stringere le stringhe, e forse i più giovincelli non hanno consuetudine con questa pratica), e malgrado io a quei lacci sia affezionato, la superiore resa della tomaia/scarpa segna un deciso passo avanti.

Ma non trascuro le “conchiglie” di protezione. Sono ragionevolmente sicuro che la loro struttura, a integrarsi con la suola, contribuisca in maniera netta al passo avanti di queste XC5 versione 2021.

Un passo avanti che non sacrifica la polivalenza che ha fatto delle XC5 una delle mia scarpe da offroad preferite, tanto da voler testare questa nuova versione.

Polivalenza che mi ha spinto a usarle sia in ambito gravel che turistico; come feci nella precedente recensione dove però mancava la Mtb. Perché non ero interessato a questo aspetto, non esistevano ancora le RX800 specifiche per gravel (che prima o poi intendo recensire, mamma Shimano sei avvisata…) e cercavo una scarpa adatta a più usi, non troppo orientata solo verso la prestazione ma capace di accontentare quell’andare a zonzo sui pedali che è uno dei modi più belli di vivere il ciclismo.

Uno dei modi più belli per me, non ho ricette o dogmi validi per tutti.

Ho scelto in questo caso di usare la Trek Checkpoint, una gravel capace di portarti in fuoristrada anche difficile e al tempo stesso farti vagare senza meta per ore, gamba permettendo. Sfruttando pedali doppia funzione, gli Shimano EH 500, recensiti in questo articolo.

Viste le prestazioni in uso battagliero e alla luce di quanto ho scritto poco sopra, si potrebbe pensare che le nuove XC5 abbiano perso per strada qualcosa della loro polivalenza, del loro comfort, in favore di maggiore sportività.

E invece no; in uso turistico ho ritrovato le XC5 “di sempre”, quelle a cui mi sono ormai abituato.

E ho trovato migliori prestazioni quando la Checkpoint mi provoca accusandomi di andar piano e vuole sfogarsi.

Oltre l’alto livello di comfort, frutto di un insieme di fattori in cui la suola Michelin ha un ruolo importante, c’è il disegno Dynalast che su strada, seppur gravel, si fa apprezzare ben più che pedalando su una Mtb.

La capacità di favorire la pedalata rotonda, la naturalezza con cui si può gestire il movimento, è il plus rispetto a una scarpa non Dynalast.

La trazione è perfetta, la spinta che dipende dal grado di rigidità della suola non è quella di una scarpa sportiva ma l’ho trovata migliorata rispetto alla vecchia XC5.

Forse anche in questo entra in gioco la struttura complessiva della scarpa e io, che un fulmine in Mtb non sono (però per gestire al meglio il test della Procaliber mi sono fatto sei settimane in DAD con due istruttori federali, un giorno racconterò…) avverto meglio la differenza pedalando in uso gravel.

Se con le XC5 a lacci avevo rilevato in uso stradale un leggero cedimento della suola al tallone, diciamo il quarto posteriore della suola, con queste XC5 col Boa questa flessione è risolta, sparita.

Probabilmente il fatto che il piede sia tenuto più saldo rispetto alle stringhe, formando meglio un tutt’uno con le scarpe, ha aiutato.

E sicuramente ha aiutato la struttura dei gusci anteriore e posteriore, soprattutto quest’ultimo, perché credo sia lì la soluzione alla flessione avvertita nel vecchio modello.

O forse, perché devo metterlo in conto, potrei io non aver impresso la stessa forza, magari un calo di forma. 

Certo, risolvere questo dubbio è qualcosa su cui mi sono concentrato parecchio, investendoci tanto tempo in prove e verifiche. E seppure effettivamente sono messo peggio di un paio di anni fa, per tanti motivi (non vivo in bici e di bici…) con quasi sei settimane a pedalarci su alla fine me ne sarei dovuto accorgere, mica puoi essere stanco ogni volta.

No, alla fine posso dire con ragionevole certezza che l’unica sbavatura che rilevai con le XC5 a lacci qui, in questa nuova versione, è stata eliminata.

Mi avvio alla chiusura di questo paragrafo con una breve nota sulla soletta interna; non l’ho trascurata perché non importante, anzi. E’ che va benissimo così com’è, credo sia la stessa della versione 2018, lavora in maniera eccellente. Non si fa sentire, e questo è un bene. Perché se ti accorgi della soletta, allora sta lavorando male…

L’unica prova che non ho fatto è stata quella urban.

Le XC5 vecchia versione non erano scarpe cittadine ma con quei lacci in bella vista decisi di togliermi lo sfizio. Qui, onestamente, era proprio inutile.

Credo ne sappiamo quanto serve, quindi voltiamo pagina e dedichiamoci alle conclusioni.


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