[Test] Kask Valegro

Come è fatto

Tempo di lettura: 7 minuti

Come è fatto

Parto dalla teoria prima di mostrare il casco, perché la sigla WG11 merita un approfondimento.

Il protocollo WG11 è Il test messo a punto da Kask per identificare un metodo oggettivo, basato su fonti scientifiche, per misurare le prestazioni dei suoi caschi contro gli impatti rotazionali.

Cito direttamente dalle schede proposte dall’azienda.

La maggior parte dei test sui caschi che utilizzano tecnologie di prevenzione dell’impatto rotazionale vengono effettuati utilizzando forme di testa il cui coefficiente di attrito è molto più alto di quello del cranio umano e quindi non rispecchia la realtà. Il test Kask WG11 è semplice, robusto e affidabile. Le condizioni di impatto si basano su dati reali sugli incidenti“.

Il “pass-fail” si basa sul valore BrIC, un algoritmo che definisce il livello di lesione cerebrale. Tale valore deve essere inferiore a 0,68.

Il protocollo di prova finale è:

PROVE DI IMPATTO OBLIQUE
prove oblique @ 45°, velocità di impatto 6 m/s, BrIC < 0,68
+ carta abrasiva al corindone chiuso grado 80
+ coefficiente di attrito nominale forma della testa 0,3
+ sistema wireless: accelerometro triassiale + n. 3 ARS
Testata: serie EN960
Misure:
Picco di accelerazione rotazionale, Picco di accelerazione lineare, HIC, BRIC (< 0,68)

Tutti i caschi Kask superano con successo questo test, con valori mai superiori a BrIC 0,390.”

Ok, ma cos’è questo BrIC?

BrIC è un algoritmo che definisce il livello di una lesione cerebrale. Per semplificare, ad un numero inferiore corrisponde un minor rischio di commozione cerebrale. I valori concussivi (AIS2+) di BrIC per gli esseri umani variavano da 0,60 se scalati direttamente da dati sugli animali (Ommaya, 1985) a 0,68 quando ottenuti direttamente da giocatori di football del college (Sviluppo del criterio rotazionale per le lesioni cerebrali -BrIC-, Divisione di ricerca sugli infortuni umani, UNECE).”

Insomma, più è basso questo valore, minore il rischio di subire danni da impatto, diretto e rotazionale.

Se la spiegazione non è chiara, credo sia però chiaro il concetto espresso nel paragrafo precedente: visto quanta ricerca in più c’è in un casco ben fatto?

E che questo Kask Valegro sia ben fatto lo si percepisce subito, ancor prima di indossarlo.

Il fattore forma lo identifica subito come un casco sportivo, dove la termoventilazione è tenuta in gran conto.

Più che di calotta verrebbe da parlare di reticolo…

Il dimensionamento della calotta nonché il disegno perfezionato in galleria del vento rendono il Valegro inconfondibile e grintoso. Soprattutto nella vista frontale impressiona la batteria di feritoie, con una fascia centrale a irrobustire la struttura.

Le linee si susseguono e incrociano, un intreccio dove riesci a “vedere” il percorso del vento.

Non è da meno la zona posteriore, ampiamente forata e con il doppio “spoiler” ad aggiungere aggressività. E due piccole strisce adesive riflettenti.

Poco da fare, la ventilazione è uno dei cavalli di battaglia di questo casco, quindi devo evidenziarla (caso mai passasse inosservata…) anche per la zona superiore.

C’è anche una soluzione sfiziosa dedicata alle prese frontali, le più basse: l’imbottitura è removibile, solo questo pezzetto rosso, aprendo così la via ad ulteriore flusso.

In totale abbiamo 37 prese di ventilazione; non so dirvi se sia il record, ma di sicuro siamo sul podio.

Visto un numero così elevato di feritoie, parlare di canalizzazione perde una parte della sua ragione d’essere: entra ed esce talmente tanta aria che la stagnazione è impossibile.

Però le soluzioni per pedalare al fresco non mancano, come l’imbottitura termoformata, tridimensionale, traspirante da 5 mm, antistatica, batteriostatica, termoregolatrice ed in grado di trasferire l’umidità tramite Resistex Carbon: un filato proposto da Tecnofilati, azienda leader, ottenuto dall’unione di fibre tessili con un filamento continuo di materiale conduttivo a base di carbonio attivo.

Imbottitura che si estende anche più di quanto siam soliti vedere su caschi sportivi.

La calzata prevede la classica fascia alla nuca, con rotella di regolazione; come è norma su caschi di buon livello, la fascia non si limita a “spingere” dietro la nuca ma governa una coroncina interna che cinge il capo fin quasi alla fronte.

E’ prevista la regolazione longitudinale, con una cremagliera a più posizioni. Qui in basso estensioni minima e massima.

Tutto il sistema, battezzato Octofit, prevede una ulteriore regolazione: le due “conchiglie”, con cornice interna in gel, scorrono su più posizioni: impossibile non trovare la propria calzata perfetta.

Il cinturino in ecopelle, con vezzosa scritta a citare la provenienza, è idrorepellente e anallergico; nonché morbidissimo al tatto. Il sistema di chiusura è quello classico a doppia fibbia. 

Non manca l’elastico per tener fermo l’eccesso; manca, anzi mancano, i divider. Ne sentirò l’assenza? Vedremo.

Questo ciò che è subito visibile; di invisibile c’è la costruzione Mit, altro acronimo della casa, applicata a tutti i caschi da ciclismo di KASK: garantisce maggiore sicurezza e una protezione completa, grazie allo strato in policarbonato che copre la parte superiore, l’anello di base e il retro della calotta.

Proposto in otto varianti cromatiche e tre taglie (che possono sembrare poche ma viste le possibilità di regolazione van più che bene), ho rilevato appena 200 grammi per la taglia M in prova.

Dando per scontata la robustezza, il Kask Valegro spicca per ventilazione e leggerezza; quindi è il momento di verificare se le promesse sono mantenute.

In sella con la prova su strada.


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COMMENTS

  • <cite class="fn">Guybrush Threepwood</cite>

    Bel casco!
    Quindi se non ho capito male, il protocollo WG11 si basa nel ridurre gli impatti rotazionale sul casco, il linea con quanto previsto dai caschi che adottano Mips, ma senza farne uso? Notevole!
    Daniele

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