[Test] Mousse Barbieri Anaconda per gravel
In prova due prodotti ideati da Barbieri, azienda che abbiamo già conosciuto su queste pagine.
Si tratta di una coppia di mousse e non indico “coppia” perché son due ruote ma perché conosceremo due differenti versioni: la Anaconda e la sorella Anaconda 3.0.
Identiche in questo test per dimensione, differiscono per materiale e peso.
La mousse, lo sappiamo già, è quel “salsicciotto” che inseriamo in gomme tubeless e rende la guida della bici da fuoristrada più sicura.
Perché riduce se non annulla del tutto il rischio di stallonamento e ci permette di tornare a casa anche se il copertone è tagliato e il lattice nulla può farci.
E’ una tecnologia in uso nel mondo Mtb da molti anni, nel corso del tempo tante aziende hanno ampliato la scelta con soluzioni diverse tra loro ma il principio resta lo stesso.
Un inserto in materiale più o meno morbido da inserire all’interno del copertoncino tubeless, lattice a sigillare, qualche grammo in più e qualche bar o frazione di bar in meno a vantaggio di comfort e grip: il gioco è fatto.
La vecchia novità del fenomeno gravel ha indotto le aziende a sviluppare mousse dedicate, che poi in realtà sono le stesse della Mtb ma con diametro ridotto per adattarsi a cerchi e gomme di minor sezione.
Voi sapete non sono un assiduo utilizzatore delle ruote grasse; ne ho usate con mousse montate e le ho preferite nei percorsi più difficili in fuoristrada, perché l’essere sceso di pressione mi ha donato quel plus di grip che mi ha aiutato.
Dello stallonamento dopo un salto mi sono interessato poco, semplicemente perché se sono in volo con la bici non sto saltando ma finendo nella scarpata di sotto: se poi la gomma cede è l’ultimo dei miei problemi.
Di contro, con la mousse non apprezzavo il comportamento della gomma in uso prettamente stradale.
Il che è problema relativo, hai una bici da off road, si suppone sia quello il tuo terreno di caccia.
Ma la gravel? Ossia la bici che può percorrere indifferentemente strada e fuoristrada, avrebbe pagato pegno con una mousse?
Mi sarei trovato la deformabilità elastica dei copertoncini compromessa sul bitume?
Malgrado tutto, la minor sezione dei cerchi da gravel rispetto a quelli da Mtb non avrebbe reso ancora possibile lo stallonamento?
E poi ha senso montare una mousse su una bici che non può gestire le stesse manovre di una bici da XC per non dire da enduro?
Proprio per dare risposta a tutte queste domande ho deciso questo (doppio) test; dove ho trovato conferme e scoperto cose nuove e questo è sempre bello quando lavori a una recensione.
Ma ora basta chiacchiere, conosciamo prima come sono fatte le nostre mousse Barbieri Anaconda e poi pedaleremo.
Andiamo.
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Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Ciao, uso attualmente una mousse di azienda concorrente che dichiara peso di soli 47g…ma questi della Barbieri pesano veramente fino a 200g a ruota?? mi sembra una esagerazione, che non si può non notare nella guida… il dato è corretto?
Ciao Guido, i pesi variano a seconda della dimensione; quelli riportati sono quelli rilevati per le versioni in prova; anche se credo che le 2.0 siano ormai fuori listino.
Fabio
Grazie per il test. Anche se un po’ datato, mi è servito comunque per iniziare a valutare se usare o meno le mousse.
La domanda che le vorrei porre è questa:
Leggo che, montando la mousse, si utilizza una pressione di almeno 0.7 più bassa.
Ma questa è una prerogativa e condizione sine qua non per l’utilizzo di questi prodotti oppure una eventuale scelta dell’utilizzatore? Cioè, per assurdo, potrei anche mantenere le pressioni tradizionali?
Uso la bici per andare al lavoro e il percorso che ho scelto per evitarmi problemi di traffico (tanto e veloce) è di 20/22 km; metà in bosco e sterrato e metà asfalto. Per quest’ultimo motivo, gonfio i Pirelli Cinturato tubeless (M ant e H post) a circa a 4.0, forse un pelo di più: mi da l’illusione di scorrere un pelo meglio sull’asfalto. Forse a discapito della resistenza sui fondi rotti e boschivi.
Sto valutando le mousse per allontanare ancor di più da me il rischio forature. Non tanto perché non saprei come gestirle… ne faccio più una questione di “gestione rapida” del contrattempo, che su una tratta di oltre 20 km potrebbe tradursi in un ritardo nell’arrivo in ufficio. Cosa che vorrei evitare…
Il lattice sino ad oggi mi ha aiutato, ho i vermicelli… alla peggio, una camera d’aria demergenza e pezze per quest’ultima. Ma forse una mousse potrebbe diventare la madre di tutte le soluzioni 🙂
…Forse, neh…
Cosa ne pensa? Se necessario per la risposta, posso fornire informazioni tecniche più precise. Grazie per l’attenzione.
Paolo
Ciao Paolo, la mousse non serve a evitare le forature quanto a impedire lo stallonamento/schiacciamento della gomma.
Viste le tue esigenze ti consiglio una buona fascia antiforatura, semplice da applicare, abbinata a camere in tpu resistenti.
Vero che l’uso tubeless offre migliore guidabilità, alla quale però già rinunci usando una pressione superiore (anche l’aver scelto due gomme così diverse non aiuta, la M su asfalto non ha ottima scorrevolezza, giustamente) ma se la tua necessità è limitare al massimo l’eventuale ritardo, allora può essere la soluzione migliore.
Montare la mousse solo per evitare forature serve a poco, a meno che non valuti per te comunque comodo arrivare in ufficio e poi riparare la gomma dopo.
Fabio