[Officina] Pompa da officina e kit borsino sottosella

La pompa da officina e i tipi di valvole

Tempo di lettura: 5 minuti

La pompa da officina e i tipi di valvole

Abbiamo la nostra prima bici, appena ritirata dal negozio: ci serve qualcosa subito? Si, alcune.

Anzitutto una buona pompa da officina o pavimento che dir si voglia, cioè quella classica da tenere ferma coi piedi stantuffando con le braccia, dotata di manometro.

I soldi per una pompa di buona qualità sono soldi ben spesi, perché la pompa durerà, sarà in grado di raggiungere la giusta pressione senza “sfiatare” e ci consentirà di usare la bici sempre in perfetta sicurezza.

Le pompe non sono tutte uguali, ovviamente. A parte la qualità, perché la pompa da 8 euro al supermercato non potrà mai competere con una pompa di marca da 40 e passa euro (e chi afferma il contrario non sa di cosa parla anche se sostiene che lui le ruote le gonfia lo stesso), due sono i parametri da tener presenti nella scelta. Il tipo di valvola che siamo soliti usare sulla nostra bici e la pressione di gonfiaggio che abbiamo necessità di raggiungere.

Distinguiamo prima i tipi di valvola attualmente in giro.

Le valvole si distinguono nelle quattro grandi famiglie di Presta, Italiana, Schrader e Dunlop, anche se i termini per identificarle cambiano da nazione a nazione, e con alcune varianti per noi ininfluenti perché la dimensione non cambia.

La valvola Presta, disponibile in diverse lunghezze e con valvola removibile o fissa, è la classica valvola “da corsa”, col tappino solidale per capirci, che deve essere svitato ma resta lì.

valvola presta
Valvola Presta

La valvola Italiana/francese ha lo stesso diametro della Presta ma il tappino non è solidale.

Valvola italia francese
Valvola Italia

La valvola Schrader è uguale a quella che si usa anche su moto e auto, decisamente più larga delle precedenti due e molto usata su bici di fascia economica e da città.

Valvola Schrader
Valvola Schrader

La valvola Dunlop è un misto tra le altre, richiede un attacco piccolo alla pompa ma il corpo ha lo stesso diametro delle Schrader.

valvola dunlop
Valvola Dunlop

 

Possiamo quindi dimezzare gli standard, diciamo così, basandoci sulla dimensione della valvola: sottile o larga, semplificando. 

Questo perché il “beccuccio” della pompa dovrà rispettare questa misura.

Quindi la soluzione migliore è acquistare una pompa che possa ricevere ambedue gli standard.

Tra le varie in commercio è possibile sceglierne una che abbia i due fori di uscita separati e un blocco a levetta che impedisca alla pompa di saltar via raggiunte pressione più elevate.

Oppure una con attacco a vite che abbia un meccanismo a stantuffo, da premere o sollevare a seconda del tipo di valvola.

testa a vite pompa bici

Ci sono anche versioni a beccuccio (testa) unico ma con apposito riduttore.

Indispensabile il manometro, tra l’altro sempre presente sulle pompe di buona fattura. Con doppia scala bar/PSI.

 

manometro pompa bicicletta

Tutte le buone pompe da officina recano l’indicazione della pressione massima raggiungibile, non basta fare affidamento ai valori della scala graduata riportata sul manometro.

Una pompa capace di raggiungere gli 8 bar senza difficoltà è perfetta praticamente per tutti, restano fuori solo alcuni tubolari.

Nella scelta della pompa da pavimento o officina che dir si voglia dobbiamo quindi tenere presente tre caratteristiche fondamentali.

1. Il tipo di valvola che abbiamo sulle nostre bici, ma tutte le pompe di buona qualità hanno sempre entrambi gli standard.

2. La presenza del manometro.

3. La pressione massima che è in grado di raggiungere.

Un discorso diverso va fatto per le gomme tubeless.

Si sono diffuse delle pompe da pavimento con serbatoio supplementare.

pompa bici tubeless

Le pompe specifiche per gomme tubeless funzionano come una sorta di compressore a mano, nel senso che gonfiando andremo a riempire il serbatoio pompa. Una volta raggiunta la pressione desiderata basterà aprire l’apposito meccanismo e tutta l’aria accumulata fluirà nel copertoncino tubeless, con una velocità assai superiore a quella di una pompa normale.

Questo permette l’immediato tallonamento del copertoncino tubeless, sempre ostico con pompe da officina standard proprio perché non è possibile iniettare un gran volume d’aria in tempi rapidissimi.

Queste pompe da officina per tubeless costituiscono una valida alternativa al compressore elettrico (che non tutti hanno) e possono essere trasportate facilmente.

Ovviamente possono essere usate anche nella normale funzione di gonfiaggio.

Bene, abbiamo la nostra pompa e gonfiamo le ruote prima di uscire: ma se buchiamo per strada? Ci vuole il kit di primo soccorso: come comporlo lo vediamo nel prossimo paragrafo.


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COMMENTS

  • <cite class="fn">voglioessererandonneur.wordpress.com</cite>

    Sì, ho cambiato username, ma non gravatar (per ora) dato che non proseguo più sul blog del kendo. Bell’ articolo. Mi permetto qualche stimolo a cui tu saprai dare sicura risposta. Quando faccio una randonnee (minimo 200 km, generalmente lontano da casa) mi porto anche 3 camere – lo confesso, a volte 4 (!) – d’ aria e mi sento meglio… Inoltre, ma qui sono fisime mi porto dietro sempre dei guanti in lattice monouso di tipo medico: se cambio una ruota o devo lavorare con lo smagliacatena almeno riparto con le mani normali (pulite in bici, é dir troppo, no?) inoltre se qualcuno si fosse fatto male, posso assisterlo tutelando la mia salute oltre che le altrui ferite. Non manca mai qualche fascetta e un pezzo di nastro americano. Credo possa essere utile anche una maglia catena. Talco (scrivi bene!) sui copertoncini: lo faccio pure io ma uso il borotalco. Un utente di bdc segnalava possibili fenomeni “degenerativi” da parte del talco borato sulla gomma. Poi il discorso é parso rientrare sia perché nessuno pare aver mai riscontrato problemi in tal senso sia perché ormai le camere d’ aria non contengono solo gomma naturale. Ultima cosa – e mi scuso per aver preso così tanto spazio, te lo renderò volentieri sul mio blog – : puoi chiarire se per la misura dell’ usura catena sia da considerare già lo 0.5 o lo 0.75 (l’ 1 mi pare sinceramente già troppo). Grazie!

  • <cite class="fn">fabiolora</cite>

    Ciao Franz, spunti interessanti i tuoi e saranno trattati. Ma, come ho scritto all’inizio, procederò per gradi.
    Per adesso sono partito con la dotazione basica, quella di un qualunque ciclista della domenica che non si regola da solo nemmeno i freni ma almeno non resta a piedi se buca.
    Su cosa portarsi dietro in giri più impegnativi o in viaggio, come eseguire determinate operazioni ecc ci arriveremo.
    In ogni caso saranno più che graditi commenti e suggerimenti come il tuo, perché in questo campo l’esperienza è tutto e tu, da randonneur, ne hai. Quindi ben vengano tutte le indicazioni su come integrare.
    Anticipo che per l’usura catena io considero lo 0,5, (per prudenza) ma questo sarà argomento che tratterò in futuro.
    L’idea di fondo, non so se giusta o sbagliata, è preparare una serie di articoli “aumentando di livello”. Insomma, partiamo con l’alfabeto, poi leggeremo i classici. Un approccio graduale, in modo che anche chi ha comprato la sua prima bici ieri possa piano piano essere in grado di curare la sua bici da solo.
    E’ un progetto ambizioso, lo so, e non so se riuscirò a esserne all’altezza. Ho chiesto, e spero mi risponderà, l’aiuto di un vero e proprio guru della meccanica, di cui ho profonda stima.
    Per adesso posso solo dire che il prossimo articolo (ma sulla cadenza di pubblicazione non sono in grado di fare previsioni) riguarderà il cavalletto e gli attrezzi generici, ossia la normale dotazione di ferri non specificatamente progettati per le bici ma indispensabili.

    Fabio

  • <cite class="fn">Pietro</cite>

    Concordo sul portarsi appresso dei guanti io lo faccio sempre sulla bdc ho il nastro bianco 😉
    però consiglierei quelli in nitrile ce ne sono anche di molto resistenti; il lattice dove lavoro è stato abbandonato perché può sensibilizzare la cute fino a sfociare in vere e proprie allergie. per quanto riguarda l’usura catena ho preso anch’io l’attrezzo park tool 0,5-0,75 penso sia meglio cambiarla un po’ prima. nel forum bdc l’argomento usura catena è molto dibattuto sempre importante usare il calibro per valutarne l’allungamento ma non è l’unico parametro su cui basarsi conta anche la manutenzione periodica, il modo di utilizzo(salita, pianura, incroci estremi) il peso del ciclista, condizioni delle strade.Daniele(SCR1) sempre del forum diceva che una catena può non essere allungata ma essere già usurata. sto sperimentando questo metodo di lubrificazione:
    http://www.mtb-forum.it/community/forum/showthread.php?t=271011&page=8 nella seconda bdc dove ho la falsa maglia mi sembra interessante voi cosa ne pensate?

  • <cite class="fn">fabiolora</cite>

    Troppa fretta… 🙂
    Alla catena ci arriveremo, trattando come si cura, monta/smonta, falasamaglia, tipi di catene e misure, attrezzi vari (dal calibro allo smagliacatena ecc) ma con calma.
    Se avessi voluto scrivere come si cura una bici in un solo post avrei dovuto pubblicare un libro…
    Prendetela come quelle pubblicazioni periodiche che si acquistano in edicola, ogni tanto un fascicolo nuovo.
    Ci sono tantissime cose da trattare e molte mi sfuggiranno e il tempo da dedicarvi è quello che è.
    Persino questo primo articolo di livello molto basico ha rischiesto alcune ore. Scrivere, tagliare e rivedere, scattare le foto, ridimensionarle, rivedere il tutto per essere comprensibile ai neofiti (che è lo scopo di questo primo post, indirizzato a ciclisti molto inesperti non certo veterani come voi) è un lavoro lungo.
    Pazientate…

    Fabio

    • <cite class="fn">Pietro</cite>

      caro Fabio se vuoi mi piacerebbe provare a darti una mano nella stesura dei capitoli che vai a scrivere in modo da creare un overwiev sull’argomento che di volta in volta andrai a trattare

  • <cite class="fn">fabiolora</cite>

    Ciao Pietro, molto cortese da parte tua, anche se ignoro cosa sia una overwiev 🙁
    Una collaborazione è difficile, per me non per te, perché non so mai quando scriverò e che piega prenderanno gli argomenti. Molto graditi sono comunque tutti i suggerimenti. Infatti ho già fatto tesoro delle considerazioni espresse sopra e il prossimo articolo non sarà, come preventivato, su cavalletto e attrezzi generici ma tratterò un ampliamento del kit di primo soccorso.
    Lo schema dovrebbe essere: un primo articolo su un argomento rivolto a ciclisti poco esperti o totalmente novizi. Un secondo articolo che approfondisce lo stesso tema ma rivolto a ciclisti, come voi, più esperti e quindi dove è possibile dare per scontato che certe cose le conoscete già.
    Gli argomenti sono tanti, la parte più difficile è stendere un “piano editoriale” che sia lineare e non crei confusione, rendendo di fatto inutili, perché difficili da trovare, le notizie che servono.
    Adesso approfitto di un paio di bici in microfficina per alcuni lavori per fare qualche foto su come si smontano i diversi tipi di movimemnto centrale, gli attrezzi e qualche trucco per rimuovere anche quelli più ostici 🙂

    Fabio

    • <cite class="fn">Pietro</cite>

      ciao Fabio l’overwiev va di moda nel campo dove lavoro si tratta di un visione d’insieme di vari studi pubblicati e le conclusioni a cui sono giunte, andrebbero pubblicati anche quelli in cui i risultati sono negativi o diversi da quello che si attendeva, ad esempio la lubrificazione con paraffina è stata testata da una rivista di mountain bike che ha messo a confronto diversi tipi di lubrificanti. per la collaborazione allora ti aiuterò con i commmenti grazie aspetto con ansia i prossimi articoli 🙂

  • <cite class="fn">fabiolora</cite>

    ah ok, adesso so cosa è una overwiew 🙂

    Capisco cosa intendi, ma non sarà l’impostazione mia. Non mi baso, in questo blog, su nulla che non abbia personalmente sperimentato.
    Per necessità tecniche sono costretto a prelevare qualche immagine dalla rete, ma è l’unico “intervento esterno” consentito. Ogni operazione (così come i test sui componenti o bici) che pubblico è perché l’ho fatta con le mia mani.
    Da un lato è un limite perché non posso essere esaustivo; dall’altro è un plus, perché non parlo per sentito dire. Cosa che accadrebbe se, per esempio, mi mettessi a citare gli studi fatti dalla rivista sulla paraffina, mentre invece pubblicherei la cosa solo se avessi sperimentato io la paraffina.
    Mi rendo conto che può suonare presuntuoso, ma che senso avrebbe mettermi a pubblicare lavori altrui? Non verrà fuori una guida completissima col mio sistema, ma sarete certi che quella tale operazione, eseguita con quella specifica procedura, funzionerà perché è sperimentata.
    Gradito, proprio per questo questo, è ogni aiuto o commento basato sull’esprienza vissuta, perché è questo lo scopo di questo blog. Raccontare cose vere, fatte da noi, non riprendere test di riviste o articoli di altri già pubblicati.
    Altrimenti avrei preso il libro blu di park tool, scopiazzavo e ne veniva fuori la guida completa, senza stare tanto a sbattermi…

    Fabio

  • <cite class="fn">Hugh</cite>

    bello questo sito, articoli che leggerò bene per imparare. Però si dice la scatola, non lo scatolo (al sud lo usano tutti ma non esiste in italiano)

  • <cite class="fn">Marco Xwarz</cite>

    Ciao, faccio spesso giri “adventure”, cioè non so dove mi vado a cacciare, quindi contribuisco aggiungendo nel kit: una pinza multiuso, il cui costo è purtroppo proporzionale alla qualità, dimensione e peso , uno straccio pulito che avvolge il sacchetto della camera d’aria chiuso con elastici di buona qualità, utile per pulirsi o altre emergenze, filo di acciaio inossidabile sottile (qualche decina di cm pesa una inezia), nastro a velcro (avvolto sul telaio o manubrio non ingombra) e le chiavi a brugola eventualmente necessarie perché il multitool non ci arriva (es: sotto sella).

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