Denim Vaude Larvik PrimaLoft

La prova su strada

Tempo di lettura: 6 minuti

La prova su strada

Tanta città, molte uscite fuoriporta, diverse ore consecutive in sella, due bici con sellini assai diversi da loro, una uscita con la pioggia, temperature incontrate dai 4 ai 19 gradi. In pratica le stesse condizioni del test della scarpe Chrome Industries Truk Pro Bike Shoe. Infatti le prove hanno viaggiato sempre insieme, permettendomi di ottimizzare i tempi e raccogliere a ogni uscita dati per tutto, compreso i caschi Met Helmets Corso e Grancorso che troverete dopo questo Vaude Larvik.

I jeans vestono aderenti ma non costrittivi, adattandosi alla nostra fisionomia senza tirare o comprimere. Look molto moderno e giovanile, peccato il modello fotografico…

Sicuramente il merito maggiore di tanto giovanilismo miseramente rovinato dalle foto appena viste va attribuito alla forma a sigaretta (mia figlia mi informa si definisce così…), molto sfinata in basso. Che permette di pedalare senza pericolosi contatti con la guarnitura (non c’è pericolo di impigliarsi) e senza usare la molletta stringipantaloni. Che un poco mi dispiace, fa tanto snob la molletta per i panni, soprattutto col gessato, mentre pedali: però con questi denim è meglio.

Nessuna costrizione in sella; il movimento riesce sempre a essere fluido senza che il pantalone tiri su o stringa sul ginocchio o al cavallo. Aderisce, non blocca.

Risvoltando la parte finale appare la porzione arricchita dalle tante fasce rifrangenti. E’ una zona particolarmente stretta, troppo per coprire la caviglia se pedaliamo coi scarponcini da trekking. Nessun problema calzando scarpe basse.

Questo Vaude Larvik è un capo invernale e infatti nelle giornate più calde, ossia con temperature a sfiorare i 20 gradi (e forse dovremmo iniziare a chiederci se a gennaio sia normale, persino qui all’ombra del Vesuvio) il tepore trasmesso era pure troppo.

Nelle giornate più fredde è stato invece un piacere poter tenere le gambette al caldo. Un caldo mai fastidioso, grazie anche all’ottima traspirabilità.

Ma questi in fin dei conti sono dettagli: quello che mi premeva capire era quanto taglio, tessuto e soluzioni tecniche fossero davvero efficaci durante la pedalata. Quando le gambe frullano e indossando normali jeans da passeggio ti senti le ginocchia tirare e il cavallo pure; tanto che parecchia energia la sprechi per vincere la resistenza del pantalone: e quella già è poca per pedalare, figuriamoci se posso buttarla via così…

Prima uscita, pancetta faticosamente fatta entrare in questa 48 (che è la mia taglia, era anzi, ma ci tornerò: buon proposito per l’anno nuovo…) e via per la prima uscita.

Oibò, sto pedalando con dei jeans? Ma davvero? E se aumento la cadenza? E che fanno, non tirano? E perché il cavallo non stringe?

Non fossi stato per strada me li sarei sfilati per scoprire se sotto la patina denim si nascondesse un pantalone da bici, come fosse una maschera di Diabolik.

Due gli artefici di questo eccellente risultato.

Il primo è l’inserto supplementare al cavallo, capace di offrire quello spazio in più che scongiura ogni dolorosa compressione nonché fastidiosi arrossamenti per attrito.

Il secondo è la sagomatura della zona ginocchio, che si tende durante la pedalata, aderisce è vero ma non costringe mai, non rallenta il movimento e in definitiva ti rimanda la stessa sensazione di libertà di una salopette da bici. Anzi, mi è capitato di usare salopette invernali ben più “stringenti” in zona ginocchio, tanto da faticarci per farle cedere.

Ma credo ci sia un terzo elemento, forse più importante degli altri due: il tessuto.

E’ morbido al tatto, non sembra nemmeno un denim e di questo te ne accorgi subito. E’ elastico, però la parola non rende l’idea. Non elasticizzato come siamo abituati a vedere e conoscere. Nemmeno una molla che tendi.

Si adatta, si conforma, segue il movimento senza opporre resistenza. Va bene scrivere elastico? Ok, lo lascio. Del resto usiamo questo vocabolo anche nel suo significato di adattabile, quindi penso può andare.

L’azienda dichiara la presenza di un 1% di elastan. Percentuale bassa ma evidentemente più che sufficiente a svolgere perfettamente il proprio dovere.

Quindi gli elementi che concorrono all’elevato rendimento dinamico passano a tre: taglio, inserto al cavallo e tessuto.

Con un quarto che si rende partecipe del comfort: la sagomatura delle tasche posteriori.

Osservando le mie terga, e non fraintendete please, potete notare come il perimetro interno delle tasche si tenga ben distante dal profilo della sella. Una sella, in questo caso, di dimensioni importanti visto che è Selle Royal Respiro che è rimasta a farmi compagnia dopo la sua recensione.

Usando una sella morbida solitamente non ricevo gran fastidio dalle cuciture delle tasche dei jeans normali e comunque dopo tanti anni ci ho pure fatto l’abitudine. Usando una sella più dura, per esempio quella finto vintage che uso sulla Peugeot e che sta lì solo per estetica, mi danno fastidio. Pedalare con i Larvik ha eliminato questo problema.

Il taglio a sigaretta, già detto, elimina ogni possibile contatto con la guarnitura e questo va a vantaggio della pulizia e della sicurezza di guida. A parte la possibilità di agganciare la catena, conosco un ciclista che è stato capace di farsi arpionare il pantalone dal portaborraccia. Non avessi visto il portaborraccia spaccato non ci avrei creduto. Mah.

Sicurezza che è affidata anche agli inserti rifrangenti che compaiono sotto il risvolto.

Purtroppo le mie capacità di fotografo non vanno oltre le immagini pubblicate prima, troppo difficile per me e la mia attrezzatura riuscire a rendervi pienamente l’idea della loro visibilità quando colpite dalla luce. Dovete fidarvi dalle mie parole: si vedono bene, pure da buona distanza e riescono a tenersi efficaci anche se investite in diagonale. Cosa che avviene durante la pedalata, la caviglia non resta sempre perpendicolare al suolo.

Nel sottoporre questo Vaude Larvik al giudizio di altri ciclisti (sapete che durante i test cerco sempre uno scambio di impressioni) tutti hanno convenuto sulla comodità (almeno tutti quelli che indossano la tg 48…) e sulla qualità che traspare nonché la piacevole morbidezza del tessuto.

Da non sottovalutare, perché posto un numero di ciclisti superiore a uno avremo tante opinioni quanti sono i pedalatori presenti: a volte pure di più.

Chiudo con l’idrorepellenza. C’è, moderata ma c’è. Una pioggia leggera la reggi fino a casa senza problemi e comunque serve almeno mezz’ora prima di avvertire l’umido sulla pelle. Di meno se la pioggia è battente; in questo caso l’autonomia scende ed è il caso di cercare riparo e attendere.

Il che mi sembra giusto vista la vocazione urban e non da giramondo di questo denim.

Vi serve sapere altro? Non credo di aver tralasciato qualcosa, quindi andiamo alle conclusioni.

COMMENTS

  • <cite class="fn">Giovanni74</cite>

    Ciao Fabio, ho letto la prova dei due denim che hai pubblicato già da qualche tempo, poichè mi è nata l’esigenza, o meglio la possibilità di un maggior spostamento quotidiano in bicicletta quindi non solo legato all’uscita ” agonistica”. Mi sembrano ottimi capi ben studiati, ma il mio dubbio rimane sui possibili, per non dire certi, attriti che forse alle volte sono dovuti più all’intimo che non al pantalone. Nel caso a questo denim si può abbinare un underware più indicato di un altro? Grazie

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Giovanni, no, la vestibilità è quella di un jeans normale, tagliato per favorire la mobilità ed evitare eccessivi attriti, ma pur sempr eun capo cittadino è.
      Ossia, da indossare nei trasferimenti urbani, la mezz’ora per capirci.

      Fabio

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