Visioni a confronto

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In Belgio hanno pensato che sarebbe una buona idea ridurre l’IVA sulle bici al 6%; in Italia un senatore in cerca di notorietà vorrebbe introdurre casco e assicurazione obbligatorie per le e-bike.

Ci sarebbe altro da aggiungere? In effetti no. Giusto un paio di considerazioni.

Da un lato abbiamo un regno (sarà pure parlamentare, ma sempre una monarchia è) che gode di infrastrutture ciclistiche ottime, ha dato i natali a tanti campioni, ci ha regalato il cannibale, campione per eccellenza, dove insegnano ai bimbi delle scuole a viaggiare sulle ciclabili; eppure malgrado tanta abbondanza non è regno dove la bici goda di frotte smisurate di praticanti.

Sportivi si, ci sono; chi invece sceglie una bici in alternativa all’auto è una frazione minore di quanto la vulgata comune faccia credere.

E quindi si pensa di migliorare la situazione abbassando le tasse d’acquisto delle bici,

Dall’altro lato abbiamo una nazione che le infrastrutture ciclistiche le millanta, per quanto possa sembrare strano e malgrado le mille difficoltà, c’è una enorme platea che usa la bici in alternativa all’auto e una ancora maggiore che abbandonerebbe con piacere le quattro ruote a motore a favore delle due ruote a pedali (seppure servoassistite), c’è un ampio movimento ciclistico sia sportivo che turistico ed ecco che a un tizio che siede al Senato viene la bella idea di proporre un emendamento per introdurre obblighi e gabelle.

Opperò.

Il problema, lo ripeto da anni è culturale e non ideologico. Basta vedere le reazioni scomposte di una parte politica alla recente manifestazione in difesa della Terra.

Quella stessa parte politica che ha sempre bollato l’ambientalismo come una cosa di sinistra, con un presidente, quello brasiliano, che definisce i cambiamenti climatici solo un complotto marxista.

Quindi non mi stupisce che la balzana proposta arrivi da Andrea de Bertoldi, senatore del piccolo partito Fratelli d’Italia. I cui colleghi sono subito corsi ai ripari affermando che il loro sodale parlasse a titolo personale. Effettivamente non hanno voti da sprecare…

Resta però, che sia a destra o sinistra o tra gli eredi di queste categorie ormai sempre più nebbiose, la strana percezione per cui andare in bici, spostarsi in bici, sia tutto sommato una attività ludica per sfaccendati e/o radical chic.

Non invece un comportamento virtuoso che pochi svolgono tra mille difficoltà a vantaggio di tutti.

Non pretendo premi: però non rompeteci i coglioni.

Buone pedalate

COMMENTS

  • <cite class="fn">Giovanni</cite>

    Purtroppo i politici, tutti, vedono in qualsiasi attività la possibilità di introdurre (più o meno lecitamente) obblighi e tasse varie, in particolare, quanto da te espresso, considerando la sensibilità ambientalista attuale, appare sconcertante !

  • <cite class="fn">Giovanni74</cite>

    Proprio ieri mentre vedevo le classiche del nord pensavo, ma che stade fantastcihe, che aria di ciclismo di altri tempi, se solo le avessimo qui. Mi immaginavo già sui pedali fra quelle verdi colline, poi ho sentito anche io il commento del solito politico di turno che farebbe meglio a stare zitto e il sogno è diventato un incubo in cui mi costringevano a mettere la targa alla bicicletta, pagarci il bollo ed anche l’assicurazione.

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