Una nuova sistemata all’officina

E niente, l’ozio non fa per me.
Anzi, l’ozio forzato non fa per me, il modo migliore per farmi fare qualcosa è sempre stato obbligarmi a non farlo. E quindi, capovolgendo, se mi imponi il riposo io proprio non riesco a star fermo.
Niente bici, mi è sembrato il momento di modificare l’impostazione dell’officina, cambiando la disposizione.
Che poi è come l’avevo pensata dal primo momento, quando creai questo ambiente.
Solo che mi lasciai convincere a lasciare la parete più lunga libera, nuda, per foto e video e sistemare una coppia di banchi e alcuni pannelli sulla parete più corta.
Col risultato che tutto non entrava, né gli altri attrezzi né il terzo banco, e io a fare la pallina da flipper ai quattro angoli della stanza per prendere gli utensili necessari.
Sarebbe stato meglio mi avessero obbligato a questa soluzione…
Quindi visto che sono costretto al riposo, ho deciso di tornare al progetto originario, con qualche modifica che mi è venuta in mente durante l’uso.
E’ stato un lavoro semplice, non certo lo sbattimento della prima volta.
Mi è bastato svitare i telai, avvitarli tutti sull’altra parete e poi fissare a questi tutti i pannelli che prima erano divisi su più pareti.
Una sistemata diversa agli attrezzi, solo alcuni, e il gioco è fatto.
Le uniche modifiche sono state la sostituzione dei listelli a muro che lo proteggevano dall’urto dei banchi (che sono montati su ruote, mi serve spostarli) con una lunga mensola a filo proprio coi banchi.
Così ho potuto guadagnare profondità e avere a portata di mano cose che prima erano su una diversa scaffalatura.
L’inconveniente è che in questo modo i pannelli sono saliti di 14cm, e già sono alti di loro, rendendomi difficile raggiungere alcuni utensili.
Ho risolto modificando leggermente l’originaria disposizione, quindi non solo gli attrezzi divisi per uso e zona di lavoro (attrezzi ruote, freni, movimento ecc) ma anche per frequenza di utilizzo, collocando più in alto quelli che prendo meno.
Non sto ogni giorno a montare un press fit o una calotta serie sterzo, alla bisogna li prendo, li piazzo sul banco e finiti i lavori li ripongo.
Certo, trovandomi, ho operato anche tutta una serie di piccoli aggiusti, per esempio dei fermi per i banchi, rifinito meglio gli stop dei cassetti che avevo costruito per loro, messo ordine dove serviva, dato una sistemata all’impianto elettrico e così via.
Tutte cose a cui avevo pensato e tante che mi sono venuto in mente in questi mesi, mentre lavoravo in officina e mi rendevo conto che alcune soluzioni sarebbero state preferibili.
Certo, questa nuova disposizione ha significato sacrificare la lunga parete neutra che si è rivelata utile in tanti video e foto, ma a parte che lo sfondo bianco mi ha sempre messo tristezza, lavorare con gli attrezzi divisi non andava bene.
Adesso ho tutto se non proprio a portata di mano almeno a vista e per me è importante.
L’altro giorno cercavo la pinza autobloccante, non la trovavo, sono sceso a comprarla, dopo averla usata al momento di cercarle uno spazio sui pannelli ho visto che era lì, solo che a me era sfuggita perché era un pannello “nascosto” diciamo così. Non va bene.
Mettendo ordine ho recuperato molto spazio all’interno dei banchi da lavoro e anche sistemato tutto meglio per avere meno cose possibili a terra, che è importante per pulire velocemente.
A parte che odio lavorare in ambiente polveroso, questa è pur sempre una stanza di casa, affianco il mio studio: insomma, ci campo qui.
Comunque, senza star lì a indicare in dettaglio tutti i lavori fatti, nel video a seguire la potete vedere, se vi incuriosisce.
E se vedendola vi viene la voglia di fare altrettanto o vi ispirano alcune idee, in futuro scenderò in dettaglio, con foto e video, così che chi avrà voglia di creare una officina in casa potrà sfruttare qualche spunto. Anche tecnico, dalla scelta e sistemazione degli attrezzi a quelle piccole accortezze come la creazione di guancette per la morsa da banco in diversi materiali a seconda di cosa andrà serrato, evitando danni.
Vi lascio al video
Buone pedalate
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Complimenti per l’ordine e la pulizia.
Ciao Com’è vincolato il pannello porta attrezzi al muro? ho letto che precedentemente avevi avvitato direttamente i pannelli al muro con i fischer, mentre nella nuova officina (cito) “…….l’ampia pannellatura, montata su un telaio che ho costruito apposta e fissato alla parete….. La scelta del telaio è figlia della irregolarità della parete (leggermente bombata), che metteva in tensione i pannelli. Col rischio di danneggiarli lungo le linee forate per i ganci portattrezzi……”
Mi interesserebbe molto sapere che metodo hai usato per vincolare il tutto.
Grazie!
Ciao Matteo, si, ci sono una serie di listelli 20×50 a cui ho dato il profilo “scavando” le irregolarità della parete, così che non siano in tensione loro e di conseguenza i pannelli avvitati sui listelli.
Sembra difficile, in realtà bastano un trapano e un disco abrasivo a grava grossa, basta dare qualche incavo, non devi essere preciso al decimo di millimetro.
Fabio
Grazie. Io mi trovo molto bene con il metodo “French Cleat” (se cerchi su google ci sono ampi esempi) ovvero avvitare dei listelli (20×70 o giù di li) al muro. I listelli hanno tutti il bordo superiore tagliato a 45° in modo da utilizzarli come “Bocca di lupo”, avendo preventivamente avvitato un listello a riscontro sul retro delle pannellature. più faciel a spiegarsi che a verdersi..
Te lo consiglio, permette di spostare i pannelli e anche maneggiarli con flessibilità.
Ciao Matteo, la presi in considerazione come opzione (mi piaceva esteticamente e per la possibilità delle mensole), ma alla fine ho preferito una soluzione che mi offrisse flessibilità e autonomia, nel senso che i listelli posso farmeli a misura in casa senza difficoltà e li trovo facilmente. Coi french cleat avrei dovuto fresare tutti e due i supporti per adattarli, col rischio di imprecisione mia e/o indebolimento dell’ingaggio.
Un peccato perché ha quella pulizia e semplicità che a me piace, ma quando si lavora bisogna anche adattarsi alle condizioni del momento.
Fabio