[Test] Kask Moebius Limelight

La prova su strada

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La prova su strada

Si parte sempre dalla calzata in ogni test, perché il casco è importante averlo in testa ma è importante ci stia bene, senza infastidirci altrimenti si finisce col lasciarlo a casa.

Ipotesi che non si potrà verificare col Kask Moebius Limelight, che cala sul capo con naturalezza, avvolge con fare protettivo, non crea zone di pressione, si regola in un attimo.

Il sistema Ergo Fit non prevede una coroncina interna che cinge tutto il capo.

Si ferma all’altezza delle tempie, con le sue estremità infulcrate e leggermente basculanti.

Questo significa offrire alcuni gradi di mobilità alla fascia posteriore, così da trovare subito e in ogni situazione la calzata migliore, senza dover regolare alcunché.

Fascia che credo sia in nylon, priva di cuscinetti in tessuto o guarnizioni in silicone. Che sarebbero inutili, la superfice al tatto è come vellutata.

L’unica regolazione da fare al primo utilizzo è quella dei divider, e qui mi raccomando, devono impegnare la zona subito sotto le orecchie. 

Non coprirle, non portarli giù alle mandibole come ho visto fare; così come ho visto troppo spesso indossare il casco come fosse un berretto, tutto calato all’indietro. Neanche il miglior casco del mondo potrà garantire protezione se indossato male e mal regolato.

Il cinturino, ve l’ho anticipato, è puro godimento.

La chiusura con fibbia maschio/femmina non avviene sotto il mento ma laterale, il contatto maggiore è con la parte in pelle sintetica dalla morbidezza eccellente.

Mi rendo conto che il problema non riguarda tutti ma solo quelli che si ostinano a non usare il rasoio, però questa scelta costruttiva significa eliminare alla radice il fastidioso (e a volte doloroso) inconveniente della barba “tirata via” dalla fibbia.

Il disegno della calotta è studiato per offrire massima protezione, come sempre nei caschi urban si dà grande importanza a nuca e tempie che sono statisticamente le zone a maggior rischio di impatto negli incidenti cittadini.

La zona posteriore è ben sviluppata, forse qualcosina ancora si poteva osare alle tempie ma questo probabilmente avrebbe significato sacrificare l’ottima visibilità, tanto che il Moebius Limelight ben può essere indossato non solo su bici urban con assetto a schiena eretta ma anche su bici che prevedono una moderata inclinazione in avanti, senza imporre faticose torsioni al collo.

La piccola ed elegante visiera protegge bene dal sole frontale, creando quella mezza luna d’ombra che permette di viaggiare senza essere abbacinati.

Malgrado la ventilazione in ingresso sia demandata a una sola presa frontale, questa si è dimostrata più che sufficiente.

Pure troppo, nelle foto voi vedete il sole ma durante il test, malgrado la primavera astronomica ho avuto giornate da pieno inverno, con temperature che nemmeno a Natale e neve sul Vesuvio; e infatti ho rimpianto non aver chiesto anche il sottocasco invernale, ma tanto, il freddo qui ad aprile? Macché! Appunto…

Non ho compreso a fondo l’ulteriore presa, quella che viene ostruita a visiera montata. Non è direttamente collegata con la calotta, non c’è una canalizzazione visibile. Profittando del gelo ho rimosso la visiera e avvertito “uno spiffero” lì dove i cinturini escono dalla calotta. Ma forse mi sono suggestionato. C’è però uno spazio posto dietro l’imbottitura frontale, che sembra collegato. In questo caso la presa avrebbe la funzione di evitare la condensa alla fascia.

Condensa che non si è mai creata, segno che pure lo sfogo dell’aria è valido, senza che si creino zone ferme.

Il Kask Moebius Limelight è molto silenzioso, merito di un disegno efficace e della sua eccellente stabilità una volta indossato.

Non senti fastidiosi sibili, per capirci.

Nelle discese a tutta, su una di quelle lunghe ho segnato 72 km/h mentre insieme al casco provavo una bici, la stabilità è stata quella di un casco sportivo perfettamente aerodinamico.

E non si direbbe vista la foggia urban.

Questo significa che le modanatura e gli incavi che percorrono la calotta non hanno semplice funzione scenica ma permettono al Moebius di fendere efficacemente l’aria.

Che su un casco da città non è che sia proprio una di quelle cose a cui badi più di tanto, non mi fossi trovato in quel momento su una bici ibrida dalla stabilità eccellente, capace di raggiungere in sicurezza velocità che fatico a tenere con le sportive, non ci avrei mai fatto caso.

E poi la luce Limelight, che finisce di nuovo in coda, ma solo per mio vizio di impaginazione, non certo per demeriti.

Una delle migliori luci supplementari da casco in cui mi sia mai imbattuto, e sono molte perché la loro presenza, come vi ho detto, sempre la cerco nella selezione del materiale da testare.

Molto visibile in pieno giorno, alla massima luminosità, col calare della sera rende al meglio in funzione intermittente, anche se tenuta alla luminosità inferiore.

E’ ampia, la sua moderata curvatura la rende visibile anche lateralmente, ha una intermittenza capace di catturare lo sguardo più distratto pure a elevata distanza.

Le foto non rendono giustizia, per questo ho preferito un video in interno dedicato solo a lei, le foto scattate a distanza non permettono di apprezzare l’efficacia della Limelight.

Vi fornisco alcuni dati eseguiti su una media di 10 utilizzi per ogni singola modalità

A luce fissa a bassa intensità l’autonomia si è attestata poco sotto le 10 ore.

A luce fissa a media intensità l’autonomia si è attestata in 5 ore.

A luce fissa ad alta intensità l’autonomia si è attestata in 90 minuti.

A luce intermittente a bassa intensità l’autonomia si è attestata in 25 ore.

A luce intermittente ad alta intensità l’autonomia si è attestata in 19 ore.

In modalità risparmio, ossia intermittenza lenta raggiunto il 15% di carica residua, l’autonomia si è attestata su due ore.

La ricarica da scarica è variata da un’ora a un’ora e mezza a seconda del supporto usato (caricatore da telefono, presa usb del pc, ciabatta con presa Usb integrata).

Bene, abbiamo raccolto le informazioni fondamentali, tracciamo le conclusioni.

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