Giro d’Italia, qualcosa deve cambiare?

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La tappa odierna, Vasto-Melfi per 216km, ha messo a dura prova la pazienza persino di un appassionato come me.

Definire i primi due terzi di gara noiosi è un eccesso di generosità.

D’accordo, siamo appena all’inizio, un Giro non è la classica di un giorno, è normale che gli uomini di classifica si tengano coperti.

Però il problema, emerso oggi in modo chiaro ma già presente da tempo, non è solo il tatticismo che impone condotte prudenti: alcune tappe sono “inutili”.

Volenti o nolenti lo sport, tutti gli sport anzi, debbono fare i conti con l’evoluzione della comunicazione, con i tempi televisivi.

E’ un corto circuito, senza media non c’è ritorno di immagine, non ci sono sponsor, senza sponsor non si va avanti.

Una grande corsa a tappe, coi suoi tempi lunghi, spesso mal si concilia coi tempi televisivi, col tenere le gente incollata allo schermo.

Tappe come quella di oggi remano contro, poco da fare.

Non ne faccio una colpa ai corridori, devono pedalare per tanto tempo e per tanti giorni, star lì a guardare due che vanno in fuga non sanno manco loro perché, senza una reazione del gruppo, è stata l’unica cosa saggia da fare.

Si parla tanto del ciclismo eroico, quello di una volta. Tappe epiche, battaglie a ogni chilometro.

Peccato non fosse così. 

Senza andare ai tempi di Coppi e Bartali, basta tornare indietro di qualche anno, a quando non era prevista la trasmissione integrale della tappa.

Si pedalava in allegria, spensierati: poi i corridori avvertivano il rumore dell’elicottero, segno dell’inizio della trasmissione, e via a darsele di santa ragione. Nell’ultimo quarto di tappa, perché quello di solito andava in onda.

Più o meno quello che è successo oggi, solo che stavolta abbiamo visto anche la parte che un tempo non andava in onda; almeno ha visto chi è riuscito a rimanere davanti lo schermo, io no, ho lasciato il pc acceso a sentire la telecronaca e mi sono messo a lavorare in officina su una bici in prova.

Il ciclismo è fatica, la lunghezza, i chilometri per dirla chiaramente, sono un elemento imprescindibile.

Però oltre ai tempi televisivi dobbiamo considerare altri aspetti, il primo è quello tecnico.

Per quanto i professionisti siano un mondo a parte, per prestazioni e medie, con le bici moderne anche i 200km non sono proibitivi soprattutto se alla fine è quasi solo pianura.

Insomma, certo non puoi pretendere che facciano 200km di crono, a pedalare sono andati forte, io avrei retto 500m a quella velocità: ma a vederli non è che tutto questo dinamismo fosse palese.

Un ciclista appassionato, con qualche nozione tecnica, comprende lo sforzo, quando c’è seppure la televisione non lo mostri, ma è un esercizio difficile e tutto sommato poco interessante.

Non chiedo di ridurre le tappe, ci sta che in un grande Giro, una delle tre corse più importanti del mondo, i ciclisti stiano sette ore in sella. Anche senza ammazzarsi, una corsa a tappe si vince sapendo amministrare lo sforzo sulle tre settimane. 

Ma qualcosa serve cambiare, a iniziare dal disegno del tracciato.

Comprendo la necessità di arrivare dal punto A al punto B, quelle sono le strade.

Però mica siamo nelle pianure del Midwest, trovare due salite decenti, farci un GPM e dare un abbuono maggiore, piazzare qualche traguardo volante anche qui con abbuoni decenti (ma che se ne fa di 10 secondi un uomo da classifica a inizio Giro?), pensare più all’aspetto agonistico nel disegnare il tracciato che a quali Comuni versano denari potrebbero essere idee da mettere in campo.

Senza per questo stravolgere l’essenza di una corsa a tappe, senza sacrificare tutto sull’altare delle esigenze della comunicazione.

Non modificare tutte le tappe, basterebbe la prima settimana, poi sappiamo tutti che nella seconda le cose cambiano e nell’ultima ci si gioca l’anima.

Certo, tappe di trasferimento o meno (perché quella di oggi non lo è ma lo è sembrato), vedere la gente assiepata, il loro entusiasmo al passaggio del gruppo, che si stessero scannando o chiacchierando non conta, ti fa capire che alla fine a chi sta lì, per strada, tutto questo importa poco.

Però devo tornare al punto di inizio di questa riflessione: volenti o nolenti la comunicazione serve.

Prima di arrivare a snaturare questo bellissimo sport in nome del dio denaro (e già abbiamo sacrificato abbastanza…), spero che le teste pensanti tra organizzatori, corridori, team manager e responsabili dei media trovino una qualche soluzione.

Perché una tappa come quella di oggi allontana gli appassionati, figuriamoci se ne avvicina di nuovi al nostro sport.

Buone pedalate

COMMENTS

  • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

    E magari vuoi pure accorciare la Milano-Sanremo? XD

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Che c’entra una corsa in linea con una corsa a tappe?

      Fabio

      • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

        Non era un commento serio. Però è il primo esempio che mi è venuto in mente in cui nessuna persona sana di mente guarderebbe la corsa dal primo km. Non so se la trasmettono integralmente o meno, ma ripeto, non voleva essere un’analisi approfondita…

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Scusa Paolo, non avevo compreso il parallelo.
          Comunque, ho scoperto stamattina consultando la rassegna stampa, che l’argomento è stato sollevato, nel Processo alla tappa; andato in onda mentre io scrivevo queste note e per questo non l’ho seguito.
          Segno che un problema c’è, mentre non c’è, a quanto leggo dalla rassegna, alcun punto in comune su come affrontare la cosa.
          Alla fine, se il circo deve campare servono i soldi degli sponsor, se servono un compromesso si deve trovare, prima che a qualcuno vengano idee bislacche e pericolose…

          Fabio

  • <cite class="fn">Mattia</cite>

    Ciao!
    Credo anche io che le tue osservazioni siano sensate, obbiettivamente una tappa piatta e così lunga è noiosa.
    Visto che hai citato il processo, credo che a volte il modo di raccontare il ciclismo potrebbe essere diverso, a tal proposito ti consiglio di guardare il video del canale “pietre” su YouTube relativo alla terza tappa.

    Mattia

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