[Test] Bontrager GR2
Le conclusioni
Le conclusioni
Gravel è la parola magica degli ultimi tempi, trasforma in oro tutto ciò che tocca; e restando sui luoghi comuni, non è però tutto oro ciò che luccica.
Aggiungo che non esistono più le mezze stagioni, che nulla c’entra ma ci stavo prendendo la mano…
Se volete continuo? Non volete? Fa nulla, io proseguo.
In tutto questo etichettare gravel c’è da setacciare l’orzo dalla pula, perché non basta scrivere gravel e abbiamo ciò che ci serve.
Certo, l’evoluzione vera c’è stata, altro che “ai miei tempi”, quando l’etichetta gravel non esisteva e noi ci arrabbatavamo a costruire strani ibridi e vestirci come capitava.
A pensarci mi sembra ieri e invece sono passati più di trent’anni, il tempo vola.
No dai, la smetto, vado sul pezzo (e ci sono ricascato…).
Definire il gravel non è possibile, lo dico sempre; anzi, racchiuderlo in specifici confini.
E’ un modo di pedalare che ognuno di noi declina a proprio piacimento, che sia più o meno sportivo, turistico, fuoristradistico o stradale.
Questo impone ai progettisti di bici, componenti e accessori l’oneroso compito di trovare il compromesso capace se non di accontentare un poco tutti, almeno scontentarne il meno possibile.
Oppure provare a comprendere una specifica fetta di utenza e farla felice.
La seconda opzione è quella scelta da Bontrager, che con le GR2 si rivolge agli amanti del gravel spensierato.
Con un occhio alla prestazione ma senza farne il punto focale dell’uscita, che deve essere anzitutto una bella giornata da passare sui pedali; e pure a piedi.
E se questi a una certo punto fanno male, la giornata è rovinata.
Avete presente quando vostra moglie a metà serata diventa intrattabile a causa del tacco alto? Ecco, una scarpa da ciclismo inadatta può avere lo stesso effetto, rovinando la zingarata del giorno.
L’obiettivo di creare una scarpa confortevole è pienamente centrato con le Bontrager GR2.
E grazie a una serie di tanti piccoli accorgimenti, dalla chiusura a lacci alla morbidezza della tomaia (che richiede qualche ora d’utilizzo per prendere bene la forma); dalla forma precisa per la pedalata al suo disegno capace di offrire ampio spazio al piede; dalla suola non troppo rigida per fare due passi senza però essere troppo cedevole se spingiamo sui pedali.
Mi resta solo l’incognita del caldo forte, servirà l’estate per capire.
La derivazione delle GR2 è chiaramente quella delle scarpe da off road, ma con un sapiente dosaggio di elementi stradali e turistici che ne fanno un modello dedicato al ciclismo a tutto tondo.
In effetti resta fuori l’uso sportivo stradale, perché saranno pure gravel ma se uno invece del dropbar preferisce il manubrio flat e le ruote grasse per le sue scampagnate in compagnia (o da solo, che ha i suoi vantaggi…) con le GR2 troverà una perfetta compagna di viaggio.
Non è facile classificare queste scarpe, perché farlo significa per forza voler inquadrare in una precisa definizione il gravel e questo non mi piace.
Preferisco una sintesi.
Comfort elevato; ottima resa sui pedali; fattore forma ben studiato anche per la pedalata rotonda; leggera flessione delle suola in zona tallone pedalando in trazione; ottima resa scesi di sella.
Due inserti ad alta visibilità l’unica mancanza che rilevo, poi per il resto promosse a pieni voti.
Vi lascio i link
Buone pedalate
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Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Ciao Fabio!
Ho notato che sul blog manca la recensione di una scarpa stile fizik terra x2, ho notato che spesso, scarpe simili, vengono usate in ambienti come le gare gravel ultra distanze, oppure nei lunghi cicloviaggi. Mi piacerebbe capire quanto un tipo di scarpa simile sia indicata anche all’utente comune che non si cimenta in queste imprese.
La scarpa bontrager nella recensione mi ricorda molto la Shimano XT nella sua prima versione, mi sto facendo ingannare dai lacci?
Complimenti per il blog, un saluto.
Mattia
Ciao Mattia, in realtà mancano centinaia se non migliaia di test su questo blog.
Ma dipende da come sono svolti i test, dove la durata minima delle prove è quattro settimane, a volte più. Poi c’è da aggiungere il tempo per le foto e infine la stesura.
Solo combinando tra loro diversi test riesco a essere online quasi ogni settimana, per esempio conducendo insieme scarpe, casco, gomme e una sella, tutte cose che possono viaggiare insieme. Già se prendo due caschi o due set di gomme nello stesso periodo diventa un caos…
Questa tipologia di scarpa cede qualcosa al gesto atletico (ma meno di quanto si creda) regalando gran comodità e poliedricità, per questo sono molto usate in viaggio e in tutte le situazioni in cui passi molte ore se non giornate in sella. Non è una corsa a tappe, avere i piedi che non fanno male a fine giornata conta assai più della pura trasmissione dell’energia.
Per quanto riguarda la similitudine in realtà sono vicine alle shimano XC5 prima versione ma con un comfort globale superiore.
Fabio