Gli attrezzi generici
Dopo i suggerimenti per sfruttare al meglio uno spazio minimo nel trasformarlo in officina domestica è il momento di valutare con quali attrezzi arredarlo. Lo faremo con due distinti articoli, il primo, questo, dedicato all’attrezzatura generica, ossia tutti gli utensili non specifici per la bici ma senza i quali su una bici è impossibile lavorare; il secondo vedrà invece gli attrezzi specifici da bici.
Si tratterà in ambedue i casi di una lista ridondante o incompleta, a seconda di come la vediamo. La scelta degli attrezzi non è mai fine a sé stessa, non è una collezione da esporre alle pareti: l’esigenza è coprire le proprie necessità, che saranno via via maggiori quanto più vaste saranno le operazioni che intendiamo svolgere. Qualche suggerimento su che utilizzo potrebbero trovare nel testo ci sarà, ma trattandosi appunto di attrezzi generici la loro funzione non è circoscritta alle bici.
Non dimentico che una buona pompa da officina, due leve cacciacopertoni, il minitool a 8 elementi, una pinza e un flacone d’olio è tutto ciò che basta a chi si limita a gonfiare le gomme e cambiare la camera d’aria, lubrificare la catena e registrare freni, cambio e deragliatore e il resto del tempo, giustamente, pedala. Ordinaria manutenzione, sufficiente per tenere in forma una bici per anni, lasciando mozzi, movimento centrale e serie sterzo al meccanico che, trovandosi la bici tra le mani, controllerà anche la centratura delle ruote. La stragrande maggioranza dei ciclisti sono persone normali, non passano ore a regolare un cuscinetto per un grattare che è solo nella mente del fanatico (io) di turno.
A quella minorataria porzione di ciclisti che amano sporcarsi le mani di grasso e da piccoli si divertivano a smontare i giocattoli piuttosto che giocarci (ché lo smontarli era il gioco) sono dedicati questo e il prossimo articolo, cui seguirà una breve appendice per mostrare come collocare gli attrezzi sui pannelli secondo un certo ordine e sfruttando al meglio la superfice.
Iniziamo, con una precisazione: l’articolo seguirà lo schema di un elenco numerato ma i numeri non rispettano alcuna gerarchia. Ogni attrezzo è ugualmente importante e ugualmente inutile. Tutto dipende da uno cosa deve fare, solo parametro per stabilire la priorità nell’allestimento dell’officina. Anzi, confesso di aver volutamente “disordinato” l’esposizione, proprio per evitare qualunque fraintendimento sulle priorità: io elenco, ognuno sceglierà cosa gli serve, scarterà ciò che riterrà inutile ma alla fine della lettura avrà gli strumenti per stilare la lista personale.
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1. Pinze
Ho titolato al plurale, una sola non basta. Oltre quella classica…
… servono due pinze a becco, la prima dritta e la seconda curva.
Ci sono zone della bici o lavori da fare dove lo spazio per una pinza classica non c’è oppure la porzione da afferrare è troppo ridotta e potremmo far danni. Per esempio se dobbiamo lavorare su un cavetto deragliatore già tagliato (corto), bloccare il dado di un parafango posteriore, quello dietro il movimento, e tante altre operazioni.
Un set di pinzette, si rivelano fondamentali in molte occasioni; lì dove lo spazio è ancora più ridotto e una pinza a becco standard fatica a lavorare, tirar fuori i cuscinetti sciolti da un mozzo o da una serie sterzo – e per questo è meglio se sono magnetizzate – tenere fermo un controdado per montare alcuni accessori in zone dove per usare una chiave classica dovremmo smontare mezza bici, tanti gli utilizzi. Costano poco, finché non le abbiamo non ci rendiamo conto della loro utilità.
La pinza a cremagliera, ampiamente regolabile, aiuta in tutte le occasioni in cui non abbiamo il doppione della chiave inglese in quella misura oppure la superfice è rovinata/tonda/zigrinata per cui con la chiave poligonale nulla risolviamo.
Deve il nome appunto al sistema a cremagliera che consente di aumentare la distanza utile delle ganasce.
Una pinza autobloccante si rivela comoda per tutti coloro che lavorano su vecchie bici malandate, dove l’ossido la fa da padrone. La ampiezza delle ganasce è regolabile grazie al pomello posteriore, una volta stretta intorno l’obiettivo provvede il meccanismo di blocco a tenerla serrata, consentendoci di lavorare con agio e non con in più lo sforzo per tenere saldo.
Anche una pinza dritta, molto comune in idraulica, può essere d’aiuto lì dove con quelle tradizionali è difficile intervenire.
La tronchesina non è propriamente una pinza, ma la lascio in questa sezione; non adatta al taglio delle guaine (le schiaccia) è perfetta per il taglio dei cavetti, lì dove la tagliaguaina specifica mostra la corda.
Difficile che una pinza spella fili potrà servire sulla bici; a meno di non voler montare qualche accessorio elettrico e pretendere il lavoro di fino. Inutile per la compagna a pedali, comoda averla perché alla fine, con una officina attrezzata, ci verrà voglia di lanciarci in altri lavori oltre la sola cura della bici.
Grazie alla vite zigrinata è possibile regolare la distanza delle cesoie in chiusura: taglierà solo la guaina in gomma e mai il rame all’interno.
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2. Martelli.
Plurale anche qui. Due, meglio tre. Un paio in ferro, diverso peso; uno piccolo da 100-150/160 grammi per battere con delicatezza e uno da 300/500 grammi per intervenire con forza dove necessario. E dove può essere necessario? Per esempio per martellare sulla chiave che ingaggia l’estrattore di una ruota libera particolarmente restia ad essere separata dal mozzo. Fidatevi, un paio di sapienti colpi (sull’attrezzo, non sull’estrattore correttamente fissato, e non sulla ruota libera) e ne avrete ragione.
Indispensabile il martello in gomma, un buon compromesso tra necessità di lavoro e non fare danni è quello da mezzo chilo (peso riferito alla testa, come sempre quando si parla di martelli) che si rivelerà fondamentale in una miriade di occasioni. Battere un vecchio attacco manubrio ossidato, picchettare su un attrezzo senza rovinarlo, qualche colpo sul QR di un reggisella saldato dall’ossido: insomma, qualunque operazione dove un martello in ferro rovinerebbe la superfice con cui viene a contatto.
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3. Seghe
Un paio, a lame intercambiabili, sempre. La prima con lama da 145mm e la seconda con lama da 300mm. La sega più piccola, quindi più maneggevole, è comoda per lavorare con precisione sulle tracce, come per esempio abbiamo visto negli articoli sul taglio della forcella. La seconda per completare agevolmente il taglio e comunque in tutti i lavori dove abbiamo spazio, per esempio ridurre la larghezza di un manubrio da Mtb. Il corredo di lame è importante. Devono essere con dentatura per ferro e per fibra di carbonio (queste ultime costosette…), inutili quelle per legno ma tenerle può far comodo se oltre la cura della bici vogliamo costruirci un supporto o altri oggetti che ci aiutano in officina.
Ricordiamo di regolare sempre la tensione della lama per avere un taglio preciso; senza eccedere altrimenti si spezza.
Le seghe a tazza in differenti diametri non hanno una applicazione specifica per i lavori sulla bici, ma possono rivelarsi utili se intendiamo ricavare due presse morbide da far lavorare su una barra filettata. Le abbiamo viste in azione per esempio nell’articolo sui mozzi a cuscinetti sigillati. Necessitano di un buon trapano per lavorare.
Il seghetto a lama semplice è abbastanza inutile, non si può mai agire con forza. L’unico suo vantaggio è la capacità di lavorare in spazi angusti.
Come si vede altro non è che una semplice impugnatura che avvolge una lama, del tutto identica a quelle che usiamo sulla sega ad arco più grande.
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4. Chiavi poligonali.
Qui il discorso inizia a diventare complesso perché le chiavi poligonali esistono in differenti fogge e vale il principio che non sono mai abbastanza. In che misura servono? Tutte, più estesa la gamma meglio è. Si parte dalla 5 e si arriva alla 32, avere quella da 1 pollice è comodo se si utilizzano estrattori Park Tool che hanno appunto l’ingaggio in pollici; anche se, qui lo dico e qui lo nego, con la chiave da 26 funziona uguale oppure con una semplice chiave a rullo.
Le misure più comuni per la bici devono essere doppie, ossia dobbiamo averne almeno due sui nostri pannelli. Quali misure? La 8, la 9 e la 10; saltiamo la 11 e raddoppiamo le 12, 13, 14 e 15. A volte anche la 16 si rivela utile avere in più. La necessità dei doppioni può essere risolta acquistando chiavi in diversa foggia, per esempio una 12 fissa e una a bussola, così limitiamo un poco la spesa ed è pure più comodo. Non è necessario averle doppie ma è indispensabile avere le misure 21, 22, 24 e 32 perché la maggior parte degli estrattori per il movimento centrale, la ghiera pignoni e la ruota libera hanno ingaggi in queste misure. Vediamo allora in dettaglio le varie tipologie di chiavi poligonali.
4a. Chiavi fisse.
Le chiavi fisse, dette anche a forchetta, sono quelle caratterizzate dall’avere forma aperta su ambedue le estremità, in misura diversa tra un lato e l’altro. Solitamente le vendono in serie complete. Sono comode, è sempre bene averne almeno una serie e hanno l’unico limite di essere piuttosto corte, offrendo quindi leva limitata.
4b. Chiavi combinate.
Anche queste è facile trovarle vendute in serie, alcune catene brico spesso le propongono in offerta ed è un acquisto che non deve mancare.
Si differenziano dalla chiavi fisse perché una estremità è aperta e l’altra chiusa, offrendo quindi una presa migliore. La misura è unica, ossia ogni chiave ha sia il lato aperto che quello chiuso di uguale ingaggio.
Inoltre sono di solito più lunghe delle chiavi fisse, quindi maggior leva. Con un poco di pazienza è possibile trovarle in differenti lunghezze, più difficile reperire chiavi fisse abbastanza lunghe.
4c. Chiavi a bussola.
Le mie preferite, sia perché offrono una ottima presa e sia perché puoi usarle con il manico a cricchetto reversibile (con una levetta varia il senso di rotazione orario/antiorario, quindi avviti e sviti senza dover ogni volta sfilare l’attrezzo) e dotarle di una miriade di accessori per allungare la leva, allungarle e basta per arrivare nei punti più improbabili e persino usare una prolunga flessibile se il tragitto fino al bullone non è lineare.
Hanno innesto quadrato per poter essere armate su differenti supporti, in misura diversa.
Anche il manubrio a cui fissarle è in due misure standard (ne esistono altre, meno diffuse da noi) ossia 1/4″ e 3/8″. Molte chiavi dinamometriche adatte alle bici hanno innesto da 1/4″.
La levetta serve a comandare il verso di rotazione orario/antiorario, il pulsante gestisce l’attacco della bussola.
Solitamente le bussole da 5 a 14 usano attacco da 1/4″, le successive misure sfruttano il maggiore. Ma non è regola assoluta, lo vediamo con due bussole per dadi M10, e come si nota la dimensione di innesto è differente.
Chi si trovasse in difficoltà può ricorrere ad alcuni adattatori, capaci di rendere possibile anche l’aggancio di misure diverse da questi due standard.
Oltre al manubrio classico a cricchetto le chiavi a bussola possono essere assicurate sia a manubri fissi, utilissimi per lavorare per esempio con gli estrattori ruota libera e dare il colpo di martello o innestare un tubo che aumenti la leva, o a manici stile giravite. E’ possibile innestare prolunghe o cremagliere per lavorare in condizioni difficili.
E poiché le bussole non sono solo poligonali ma esistono anche bussole a brugola, Torx e punte giravite varie, la loro poliedricità si rivela indispensabile.
L’unico vero limite delle chiavi a bussola, anzi dei loro manubri a cricchetto, è che non rimandano immediata la forza che stiamo applicando. E’ molto facile applicare una coppia di serraggio ben più elevata del necessario e questo non è mai un bene. Dadi e bulloni stretti alla morte sono il più grossolano errore dei meccanici improvvisati, capaci solo di far danni.
L’ho detto, sono le mie preferite e hanno il loro pannello dedicato per essere sempre in ordine e avere chiaro di cosa dispongo, ché a volte non lo ricordo nemmeno io…
4d. Chiave a rullo.
E’ una poligonale particolare, caratterizzata dalla variazione continua della misura grazie a un rullo che rende una ganascia mobile.
Esistono con differenti ampiezze minime e massime, si rivelano utili per lavorare su dadi e bulloni rovinati dall’ossido e sui quali quindi la poligonale non offre presa; oppure, acquistandone una con escursione ampia, possiamo usarla se ci imbattiamo in dadi col formato in pollici invece che metrico.
4e. Chiavi a cricchetto.
Una variazione sul tema della chiavi a bussola e delle combinate. Uniscono pregi e limiti di tutte e due. Le possiamo trovare o nella versione con una estremità a forchetta fissa o basculante e l’altra a cricchetto (del tutto simile a una chiave combinata, solo che il lato chiuso ha appunto la reversibilità) oppure con cricchetto chiuso da ambo i lati, in quest’ultimo caso ogni chiave avrà doppia misura.
La loro utilità, se già si possiede un buon set di chiavi a bussola e relativi manubri, non è determinante. Il cricchetto velocizza i lavori, è la sua caratteristica. La forma le rende meno agevoli della chiavi a bussola (inavvicinabili per praticità d’uso), spesso restano inutilizzate. Insomma, se siamo ben forniti di altre chiavi possiamo soprassedere.
Le levette laterali comandano il verso di rotazione.
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5. Chiavi a brugola.
Le viti con ingaggio a brugola sono onnipresenti sulle bici, in alcuni casi soppiantate dalle Torx; ma restano le regine della minuteria ciclistica. Ovvio che le relative chiavi sono indispensabili in officina. Le abbiamo in due differenti fogge, quelle con manico e quelle a L.
E’ evidente che la versione con l’impugnatura è più comoda e consente di raggiungere punti più lontani oppure usare maggior leva, dal momento che l’ingaggio è su tutti e due i lati del manico.
Inoltre quelle di buona qualità, con manico o a L, hanno una testa detta Uniball: in pratica l’ingaggio ha forma leggermente sferica e questo consente di lavorare con angolo fino a 35°. Comodissima quando la “linea di fuoco” non è libera davanti a noi o anche per lavori più semplici, per esempio avvitare i portaborraccia visto che è operazione che eseguiamo stando a lato della bici.
Come possiamo vedere, il lato sprovvisto di Uniball permette di lavorare solo in linea retta.
Invece l’intelligente lavorazione della testa ci permette di essere efficaci (la coppia massima esercitabile resta però inferiore) anche lavorando in diagonale.
Per le chiavi a L esiste un comodo supporto per evitare di farsi male le mani.
Io suggerisco sempre di dotarsi di chiavi a brugola di ambedue le fogge, senza contare che possiamo anche disporre delle bussole a brugola e quindi di tutti gli accessori (gli stessi delle chiavi a bussola visti sopra) per armarle nei più svariati modi.
Anche se di preferenza uso la versione con impugnatura, avere almeno le misure più comuni anche nella versione a L è pratico e risiede nelle dimensioni. Spesso con quelle dotate di impugnatura, anche se del tipo Uniball, non abbiamo spazio sufficiente per lavorare, troppo lunghe. Prediamo la chiave da 2 (che serve, hai voglia se serve…) e confrontiamo la lunghezza tra la versione dotata di impugnatura e quella a L. Così piccola possiamo usarla ovunque.
La misure necessarie su una bici sono tutte, dalla 2 alla 10, senza saltare la 2,5 che è spesso utilizzata per le viti di regolazione tensione o centratura dei freni. Le 4, 5 e 6 le più diffuse, la 8 (come la 6) spesso usata per i pedali di alta gamma privi di ingaggio classico o per il più prosaico bullone del cavalletto, la 10 è quella della vite di giunzione dei semibracci del sistema Ultra Torque. Insomma, le chiavi a brugola servono, servono in molte misure, servono in tutte e due le fogge, servono anche quelle a bussola per sfruttare gli accessori e servono soprattutto di buona qualità.
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6. Chiavi Torx.
L’ingaggio Torx non ha soppiantato quello a brugola ma compare sempre più di frequente sulle nostre bici. A parte i freni a disco, da sempre potrei direi standardizzati sull’uso delle Torx per il fissaggio al mozzo (ovvio nel sistema a vite e non centerlock) stiamo iniziando a ritrovarle anche lì dove le brugole avevano messo radici; per esempio le viti di fissaggio dei comandi corsa o le bussole a incasso dei freni caliper.
Quello che caratterizza l’ingaggio Torx è la forma stellare.
Come per le chiavi a brugola anche qui possiamo averle nella foggia con l’impugnatura o la classica a L.
A complicare un poco le cose c’è lo standard Torx col “pirulicchio” che vuole una chiava dotata di foro al centro.
Mai trovata finora su una bici, ma nel dubbio ho preferito acquistare una serie forata, tanto va bene anche per le Torx normali. Anche le Torx esistono nel formato a bussola, quindi valgono le stesse considerazioni espresse sopra per le chiavi poligonali e quelle a brugola.
Possiamo anche non prenderne tante ma la misura che mai deve mancare è la T25: su una bici con viti Torx è la T25 che troveremo.
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7. Giraviti.
L’uso delle viti classiche, a taglio o a croce, è ormai circoscritto a pochissimi componenti; ne fanno uso solo deragliatore e cambio per i registri di fine corsa e nemmeno tutti, Sram per esempio sui suoi ultimi deragliatori si è convertito a piccole viti a brugola. Servono, non tantissimi, basta il set standard in vendita nei brico con le misure più comuni.
Anche loro sono disponibili nel formato a bussola, sempre utile.
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8. Lime.
Tagliamo un tubo forcella o accorciamo un manubrio e per quanto precisi nel taglio qualche bava residuo di lavorazione sempre resta. Una lima per rifinire fa comodo.
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9. Attrezzi per filettare.
L’ossido (o i lavori maldestri…) sappiamo rovina le filettature. Un semplice kit con maschi e filiere per ripassare filettature interne o qualche bullone è utile averlo se si lavora su bici più anziane. Va bene qui ricorrere a qualche cassettina di non eccelsa qualità in vendita nei brico, perché non è lavoro quotidiano e il rischio usura precoce è scongiurato. Siamo una officina domestica, non professionale e non lavoriamo su dieci bici e cinquanta filettature al giorno.
Esiste anche un kit specifico per bici, con le misure più comuni e quelle particolari dei pedali, ma lo vedremo nell’articolo sugli attrezzi specifici da bici.
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10. Forbici.
Sempre utili, ovvio, che sia per rifinire il nastro manubrio o semplicemente tagliare del nastro adesivo. Quelle piccole a lama curva sono comode per il taglio delle protezioni in plastica trasparente che abbiamo visto in un altro articolo, quelle create da noi per salvaguardare alcuni punti del telaio.
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11. Nastro adesivo.
Nastro carta per mascherare o proteggere, nastro da elettricista per i più svariati usi e un buon nastro telato per chiudere in modo gradevole un nastro manubrio; anche un biadesivo si rivela utile, meglio se del tipo spesso.
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12. Carta abrasiva.
Qualche taglio in diversa grana, inutili quelle grosse, almeno sulle bici; dove invece si rivelano utili quelle a grana 800 e 1200 ad acqua (ossia resistenti all’acqua perché le dovremo usare bagnate per non graffiare) per eliminare quella traccia d’ossido, dare la prima sgrossata se vogliamo lucidare a specchio l’alluminio o, nei casi più estremi, ripassare le piste frenanti. Anche qualche paglietta in acciaio, le stesse usate per le pentole però quelle scarse, in vendita nella bista di plastica trasparente a venti alla volta), aiutano a eleminare tracce di ossido. E se bagnate in olio minerale e passate con mano leggera recuperano brillantezza alle cromature.
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13. Spazzole metalliche, abrasive e da lucidatura.
L’ossido, sempre lui, da rimuovere da qualche filettatura o punti dove con la carta abrasiva non riusciamo a lavorare ed ecco che una spazzola in ottone si rivela decisiva. Oltre quella raffigurata in foto sono comode anche quelle a forma di spazzolino per i denti, molto piccole e maneggevoli e vorrei tanto sapere le mie che fine hanno fatto perché quando le dovevo fotografare e ho aperto il cassettino dove le conservo l’ho trovato vuoto…
Da usare col trapano, meglio se montato a banco con l’apposita morsa, le spazzole in acciaio, ottone, nylon, cotone, feltro ecc, ognuna adatta a uno scopo. Eliminare l’ossido, rifinire, lucidare, pulire e così via. Un giro tra gli scaffali di un brico e scopriremo un mondo di possibilità.
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14. Strumenti per la misurazione.
Il classico metro, nella versione da falegname, estensibile e anche quello da sarto, quando per qualche motivo abbiamo necessità di seguire le curve del telaio. Un righello in alluminio (non plastica, flette) da almeno 80cm molto utile per tante applicazioni, dalla misura dell’altezza sella alla sistemazione precisa dei comandi al manubrio; un calibro, evitando quelli digitali a meno che non siano di ottima fattura. I più fanatici (io) potrebbero anche scegliere di dotare l’officina di qualche spessimetro.
Metri vari non hanno bisogno di spiegazione, solo qualche nota per calibro e spessimetri.
Il calibro, monarca assoluto di ogni officina; il mio è spesso sulla scrivania a tenermi compagnia, gli sono affezionato. Come detto sopra preferisco quello classico ai digitali.
Un poco per la mia nota idiosincrasia ai monitor grandi e piccoli, un tanto perché o è di eccelsa qualità oppure meglio rinunciare. Quando lavoriamo su tubi reggisella che hanno variazioni in sequenza ogni 0,2mm un errore di misurazione si traduce in un acquisto sbagliato.
Il sistema è semplice: due forchette, la maggiore per misure esterne, la minore per le interne e il tutto riportato su diverse scale graduate. Nello scegliere un modello assicuratevi che l’asta per la misurazione della profondità sia ben rigida, altrimenti flettendo falserebbe la misura.
Gli spessimetri, lo dice la parola, servono a misurare con estrema precisione spessori minimi.
Abbiamo lo spessimetro classico…
…dotato di un lato fisso e uno mobile: inseriamo l’elemento da misurare e sul quadrante leggeremo il valore.
Non basta il calibro? No, non basta se la superfice è irregolare, per esempio l’usura anomala di un disco freno. Con il calibro, a causa della lunghezza della forchetta conosceremo solo lo spessore massimo. Con questo strumento, davvero molto piccolo, potremo misurare tante zone diverse e avere un quadro preciso della situazione.
L’altro spessimetro è quello a lame. Si presenta sotto forma di coltellino multiuso, però le lame invece di avere le funzioni più strambe hanno spessori differenti, col valore serigrafato su ogni lama. Lavora inserendolo tra i due elementi distanti tra loro. Prova e riprova alla fine la misura è quella della lama che entra senza forzare e non ha gioco.
Una applicazione pratica sulla bici? La distanza tra pastiglia e disco freno quando regolo i freni a disco meccanici. Al limite della paranoia, lo ammetto.
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15. Spatole.
In metallo, plastica e gomma. Un adesivo da applicare, una punta d’ossido, sverniciamo il telaio a caldo, insomma tanti usi. Costano poco, averle può far comodo.
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16. Bacinella magnetica.
Ero indeciso se inserirla qui o metterla in scaletta per l’articolo sugli attrezzi specifici da bici. In effetti io lo considero un vero e proprio attrezzo indispensabile mentre lavoro sulla bicicletta. Perché? Mai smontato una serie sterzo a cuscinetti sciolti e questi si sono immediatamente dileguati in ogni dove senza mai più dare notizie? Infatti io piazzo sempre questa bacinella sotto e i cuscinetti lì finiscono, catturati dalla forza magnetica. Fregati.
Spesso anche sotto i mozzi, sempre per evitare la fuga indisciplinata dei cuscinetti; o semplicemente per riporre minuteria molto piccola che potrei perdere di vista.
Consiglio: meglio acquistarla in un negozio brico; costa la metà e anche meno delle analoghe versione che vantano la serigrafia di qualche noto produttore di attrezzi per bici.
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17. Fil di ferro e acciaio armonico.
Del buon fil di ferro serve sempre; mantenere un oggetto in posizione, appenderlo per verniciarlo, tenerlo saldo per eseguire misurazioni e qualunque altra cosa vi venga in mente. L’acciaio armonico invece ha un utilizzo meno intuitivo. Già, a che serve? Non a produrre musica ma a risolvere problemi di difficile soluzione: ci creiamo le molle. A volte nei meccanismi ci sono molle piccolissime che perdiamo mentre smontiamo o semplicemente quella molla ha terminato il suo ciclo vitale e non troviamo da nessuna parte il ricambio perché la bici è molto anziana. Acciaio armonico, un trapano avvitatore e un giravite intorno cui avvolgere e la molla la costruiamo noi. Prima o poi scriverò un articolo su come fare, ma un video sarebbe più appropriato. Sicuramente in rete troverete chi ci ha già pensato.
Anche le classiche fascette in plastica da elettricista fanno comodo in luogo del fil di ferro.
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18. Barre filettate.
Hanno tanti usi, le abbiamo viste spesso in funzione qui sul blog.
Con dadi, rondelle e presse autocostruite l’abbiamo usata per posizione i cuscinetti in un mozzo, o con rondelle adeguate ha reso possibile smontare una calotta movimento che non voleva venir via. In differenti misura, M6, M8, M10, M12, e dopo averle tagliate alla bisogna si rivelano sempre un valido supporto.
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19. Listelli in legno.
Uno piano, spessore almeno 2cm, molto utile da frapporre quando martelliamo per non rovinare le superfici. Lo abbiamo visto per esempio a proposito dell’attacco manubrio ossidato.
Uno tondo, da usare in alcuni lavoretti specifici. Uno per tutti la foratura dei parafanghi in acciaio o alluminio, che non sempre sono venduti con tutti i fori già eseguiti. Se lo usiamo come supporto, inserendolo a contatto con la parte interna del parafango, il foro risulterà pulito, la sottile lamina di acciaio o alluminio non si deformerà e non avremo bave di lavorazione dal lato di uscita della punta. E’ noto che amo curare i dettagli, anche quelli invisibili…
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20. Utensili elettrici.
Poche parole, non sono utensili che richiedono presentazione, li conosciamo tutti. Un trapano a filo, da usare anche con le spazzole viste sopra; uno a batteria, che può fungere anche da avvitatore (io per esempio lo uso per rimuovere tutti i raggi con una punta per nippli che mi sono costruito) e il solito minitrapano con la sua gamma infinita di accessori con cui eseguire lavori di precisione. Per quest’ultimo consiglio l’acquisto della trasmissione flessibile, aumenta la maneggevolezza.
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21. Banco da lavoro.
Una superfice solida su cui lavorare è spesso indispensabile. Chi ha problemi di spazio può ricorrere ai piccoli banchi pieghevoli. Non sono robustissimi, anche se le versioni migliori (e più care) hanno buone caratteristiche. Nel mio caso ho sostituito il piano di lavoro con assi in legno più robuste e più estese, aumentando la superfice utile.
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22. Morse.
La morsa da sola serve a poco se non è assicurata a un piano robusto. Per piccoli lavori, dove più che la forza di serraggio torna utile un supporto che tenga in posizione (per esempio durante le operazioni di manutenzione dei pedali) torna utile una piccola morsa con attacco a vite, da fissare dove vogliamo.
Per lavori più impegnativi che richiedono una morsa ben strutturata e non sappiamo dove piazzarla perché non abbiamo un banco di lavoro fisso, potremmo adattarci con il nostro banchetto pieghevole. Tre fori a misura, bulloni e dadi (non presenti in foto) e abbiamo la nostra morsa da banco.
Anche la morsa a collare per fissare al banco il trapano è molto comoda, soprattutto per i lavori di lucidatura. Non ho immagini, la mia è fuori in prestito. In rete è facile trovarne.
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23. Compressore.
Se si dispone di uno spazio sufficiente credetemi: è comodissimo. Asciugatura (per esempio la catena dopo averla pulita col petrolio), verniciatura, gonfiaggio rapido delle gomme e tanto altro, gli accessori per il compressore sono una quantità. Un 24/25 litri è il minimo per avere autonomia nei nostri piccoli lavori. Per verniciare meglio almeno il 50 litri, che però occupa tanto spazio. Ognuno valuti spazi e necessità.
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24. Carta.
Il classico rotolone da officina, mille usi; collocarlo sempre a portata di mano e in modo che sia facile strappare il pezzo di carta invece di svolgerlo in giro…
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25. Guanti.
In tessuto e gomma per buona presa, in pelle per lavori pesanti o in lattice per non sporcarsi le mani. Fanno comodo.
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26. Tubi per prolungare la leva.
Tante volte ho suggerito su queste pagine di aumentare la leva per risolvere le situazioni più difficili. Un paio di tubi di ferro da 1 metro, diametro adeguato agli attrezzi che dovranno servire, e nessun pedale o ruota libera o movimento centrale ci resisterà.
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27. Solventi, detergenti, olio, sbloccante ecc.
Esclusi per adesso i prodotti specifici per la bici, che vedremo in seguito, una buona scorta di detergenti, solventi, spray sbloccanti e altro fa comodo. Anche qui tutto scelto in base alle proprie esigenze.
Per esempio il petrolio bianco è inutile per chi usa l’attrezzo lavacatena, dove è meglio utilizzare il detergente specifico. Però avere un buon sgrassatore, uno spray sbloccante, un oliatore caricato con olio per cambi auto, acetone (non quello utilizzato in cosmetica, quello da acquistare dal ferramenta) che è un ottimo antisiliconico e quindi perfetto per la pulizia preverniciatura, olio al silicone in spray perché non rovina le parti in gomma, la pasta lavamani per una veloce pulizia durante i lavori, grasso spray per raggiungere i posti più difficili, alcool puro che è ottimo come lubrificante per inserire/rimuovere velocemente le manopole o i copricomandi corsa, un vasetto con acqua saponata e pennello per i copertoncini più ostici, creme lucidanti, pasta abrasiva leggera, insomma tutti quei prodotti che semplificano la vita se dobbiamo pulire, lucidare, sgrassare, smontare. Non pubblico immagini dei singoli prodotti, sarebbe una gratuita pubblicità non necessaria. Anche qui basta un giro tra gli scaffali di un buon centro brico, leggere le etichette e valutare se per i lavori che intendiamo svolgere quel prodotto può servirci o meno.
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Bene, termina qui questa lunga carrellata; utile o inutile l’ho detto in apertura sarà ognuno di voi a valutare. Tranne alcuni attrezzi indispensabili per determinati lavori (pinze, chiavi poligonali e a brugola) e una scorta di spray vari di tutto il resto un ciclista normale non sa che farsene. Anzi, il ciclista sano di mente che si diverte a pedalare e non a fare il topo da officina non sa che farsene proprio di tutto. Però è iniziato l’autunno, le giornate si accorciano, magari a qualcuno vien voglia di provare un certo lavoro e non sa che attrezzi gli servono. Non li comprerà tutti, ovvio; potrà sfogliare la lista e capire cosa gli serve.
La prossima volta gli attrezzi specifici per la bici.
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Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Esaustivo e chiaro, grazie.
Segnalo che da Leroy Merlin ho trovato barre filettate M5 x 200 mm, 1,50 euro alla coppia completa di 2 dadi e 2 rondelle.
Sono sicuro ci sia anche M6.