[Anteprima test] Wilier Adlar

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Un assaggio della nuova arrivata in casa Wilier per il gravel avventuroso: la Adlar.

Nel titolo indico anteprima, che ha doppia valenza. Perché effettivamente ho avuto modo di testarla in anteprima in occasione del Media Camp Shimano e Wilier tenutosi a Punta Ala nei giorni antecedenti il Grinduro; e perché spero sia una anteprima visto che mi piacerebbe provarla a fondo, sui miei percorsi.

Non che quelli usati durante il test non siano stati probanti; anzi, pure troppo. Ma senza il conforto delle mie strade, dei miei riferimenti, anche dei miei tempi per assaporare la bici se vogliamo, fatico a essere incisivo come vorrei.

Ovviamente anteprima non significa nel mio caso mi sia fiondato a pubblicare a ridosso delle pedalate. No, ho dovuto far sedimentare le innumerevoli sensazioni che non solo la bici ma tutto il contesto ha depositato, compreso lo sconcerto iniziale.

Si, non nascondo che nei primi metri la bici mi è sembrata “strana”. Vero che per renderla più adatta a me mi sarebbe servito uno stem leggermente più corto ma no, non è questo. L’avantreno alto, la sensazione di essere su una Mtb con la piega, insomma, qualcosa mi ha lasciato dubbioso. 

Troppo impegnato a non farmi seminare dal gruppo ché poi non sarei stato capace di ritrovare la via del campeggio, troppo impegnato a non cappottarmi su un difficile track ché poi che figura ci facevo, ho accantonato ogni perplessità e giù a pedalare.

Via via che il tracciato scorreva sotto le ruote ho preso sempre più confidenza con la Adlar; alla prima asperità difficile io e un altro paio abbiamo preferito passarla a piedi, altri no.

Alla seconda nessuno ha accettato l’onta di scendere di sella et voilà, il masso risolto con facilità.

Alla terza manco ci ho pensato più e sono andato, fidando nella buona sorte: ma soprattutto fidando nella Adlar, con l’intima certezza mi avrebbe aiutato.

Ecco, in estrema sintesi e potrei davvero chiuderla già qui, la qualità maggiore della Adlar è che ti aiuta. Ha permesso a me, che proprio endurista non sono, passaggi in velocità e sicurezza che francamente non credevo avrei superato.

La conferma delle sue doti è arrivata col Grinduro, corso da Antonello proprio con la Adlar (e di cui ormai è innamorato) mentre io l’ho usata sugli stessi percorsi ma in solitaria, per evitare distrazioni. 

E ho aggiunto un poco di asfalto, seppure anche qui sempre fuori dai miei circuiti di prova, sorprendendomi ogni giorno di più.

Alla fine non ho resistito a chiedere al manager della comunicazione della casa vicentina di trasmettere i miei complimenti a tutti quelli che hanno “pensato” questa bici. Perché giornalista quanto vuoi, io resto un appassionato e sapete che se una bici mi coinvolge c’è poco da fare, mi entusiasmo.

E siccome mi sento come il bambino ha cui hanno tolto il giocattolo tra le mani, spero di riuscire a organizzare un test completo. Per voi certamente, mentirei se nascondessi che lo voglio pure per me, per divertirmi.

Come mi piacerebbe pedalare sulla nuova sportiva Garda, vista nel paddock del Grinduro.

Ma prima di passare alle (sintetiche) note di guida, una breve panoramica su come è fatta.

COMMENTS

  • <cite class="fn">Lorenzo</cite>

    Complimenti come al solito, sarà un’anteprima ma anche così a me pare una prova completa!

    Detto ciò vorrei buttare lì un po’ di polemica….è possibile che una bici con telaio in carbonio ma con montaggio tutto sommato base (onesti cerchi in alluminio, trittico reggisella-stem-piega in alluminio, addirittura comandi e freni grx 610, cambio monocorona meccanico) possa costare 4.000,00 €? Con versione “base” che differisce sostanzialmente per il monocorona a 11v invece che 12v e costa comunque 3.700 €?

    Detto ciò la bici sembra ben fatta, visto che hanno optato per il solo monocorona avrei puntato sulla compatibilità con forcellino udh e il movimento centrale filettato….per dare la massima facilità di manutenzione al cicloturista che vuole essere pronto a riparare tutto.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Lorenzo, sull’esemplare in prova c’è la versione 810.
      Ma a parte questo, per dare un giudizio definitivo sul rapporto qualità prezzo mi servirebbe un test approfondito.
      Si, ho percepito una enorme qualità e doti dinamiche eccellenti ma comunque in uso più limitato (seppure davvero gravoso) rispetto a quello a cui sottopongo le bici nei miei test. A mancarmi è stata la varietà dei percorsi, qui ho fatto per lo più fuoristrada davvero duro ed è andata alla grande; motivo per cui non ho avvertito la necessità di una doppia.
      Ma sui miei percorsi di prova? Non lo so ancora.
      Per questo non riesco a dare un giudizio globale, mi mancano troppi tasselli.
      Certo, uno allora dirà: perché hai pubblicato allora?
      Perché da giornalista sarebbe stato un errore da parte mia lasciarmi sfuggire questa occasione, eravamo in pochissimi a questa anteprima, seppure frammentarie ho raccolto abbastanza dati da supportare un articolo.
      Per quel che ho visto, col prezzo siamo in linea, almeno su questa versione, considerando anche quanto offre il mercato nella stessa fascia.
      Se poi il mio sospetto di essere davvero una bici capace di fare tutto e bene sarà confermato, beh, allora ci siamo.
      Inoltre considero anche che questa è solo una delle bici in gamma gravel dell’azienda, quindi ci sta aver voluto operare scelte diverse. Fosse l’unica allora ok, l’impossibilità della doppia sarebbe un limite. Ma vista la scelta, ci sta.
      Perché alla fine, lo dico da mesi e ne ho avuto conferma nelle scorse settimane, non conta definire e catalogare: conta avere ampia possibilità di scelta e questa Adlar è una ulteriore opzione a nostra disposizione.
      Insomma, per un giudizio definitivo non posso sbilanciarmi senza il conforto dei miei percorsi; per adesso ha di sicuro accresciuto la mia curiosità.

      Fabio

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