Alberto bike denim

La prova su strada

Tempo di lettura: 7 minuti

La prova su strada

Inizio con la vestibilità. Alberto ha shop online e sempre online è facile trovare i loro pantaloni. Quindi è il caso di specificare il differente taglio.

Nel caso dei pantaloni da bici abbiamo vestibilità Slim-fit e Regular Slim-fit.

Questa animazione mette a confronto le diverse forme, aggiungendo anche Modern e Comfort; che a noi non interessano se non appunto per un confronto.

Il denim in prova è un Regular Slim-fit, più adatto alla conformazione del vostro tester di mezza età. Lo Slim-fit va benissimo per chi è più giovane.

Ma quello che più conta è che Regular o no, la gamba è sempre abbastanza sfinata per non toccare la trasmissione e sufficientemente ampia per non impedire la pedalata.

Nell’indicare la taglia al momento della richiesta all’ufficio stampa di Alberto non ho avuto indecisioni. Si parte dalla 48, che è già abbondante di suo. Il che mi ha risollevato molto il morale, mi sono sentito più magro 😀

Effettivamente il pantalone risulta lunghetto, anche coi risvolti girati, per chi come me è 172 cm; la tabella delle taglie indica una altezza di 174 cm per la 48, però solo due centimetri in meno non fanno poi chissà che differenza.

Complici gli scarponcini Shimano dal collo abbondante il pantalone arriccia un poco usandolo a piedi.

Al netto di averlo io indossato più basso (per maggior comfort), una volta in sella la lunghezza si rivela provvidenziale.

Anzi, si rivela eccellente perché garantisce la più ampia libertà di pedalata.

 

Ma ci arriviamo fra poco. Facciamo un passo indietro per descrivere la metodologia di questo test. Che, una volta tanto, non è stato troppo impegnativo.

Due bici e tre selle mi hanno aiutato a comprendere questo pantalone Alberto. Le bici sono state le mie Elessar e London Road; le selle due Brooks, la B15 e la C15 Carved, e una Selle Italia H1.

La scelta di usare più bici è stata dettata dalla differente posizione di guida. Anche se in foto non sembra così evidente, Elessar ha dislivello sella manubrio superiore alla inglesina, e questo si è rivelato utile per capire il comportamento del denim quando la schiena è più inclinata.

Usare più selle è stata scelta sia strategica che pratica. La forma differente ti permette di scoprire eventuali attriti o fastidi all’interno coscia e questa è la motivazione strategica; quella pratica è condurre test insieme quando possibile, per ridurre i tempi: e visto che sto testando la C15 Carved All Weather unire è stato naturale.

Tanta città pedalata, qualche uscita più lunga per godermi con calma il litorale a nord della città e uso quotidiano, come fosse un normale jeans e non un capo tecnico. Che poi è ambedue le cose… 😀

La prima sensazione che si prova indossando questi denim Alberto è l’estrema morbidezza del tessuto. Dimenticate i ruvidi jeans nati come indumenti da lavoro. Io di queste cose me ne intendo poco, sono di quelli che quando gli serve una camicia o un pantalone si rivolge alla moglie “quando esci mi prendi due camice? Colore ecc fai tu…” quindi ho poca dimestichezza con i tessuti; posso dirvi che già appena tirato fuori dalla confezione mi sembrava di maneggiare un morbidissimo panno.

Non c’è una aderenza totale, il taglio privilegia il comfort, ma il pantalone resta sufficientemente attillato; ed è fresco, più di quanto potevo immaginare la prima volta che l’ho usato. Nel corso di questo test qui è arrivata l’estate piena, sono passato dal pile alla t-shirt nel corso di una notte, e anche coi 29 gradi registrati durante alcune uscite non ho mai avvertito la fastidiosa sensazione del caldo o, peggio, del pantalone che si attacca alle gambe.

Un pantalone ottimizzato per la pedalata, detto prima. Ottimizzato grazie a soluzioni intelligenti.

La prima è la forma rialzata dietro, in vita; che unita alla fascia anti slip impedisce alla schiena di restare scoperta usando bici che impongono un angolo del busto più accentuato.

Se abbiamo l’abitudine di inserire la maglietta o la camicia nei pantaloni, tutto resta immobile. Pure troppo, tanto che è preferibile sfilare un poco la maglia per non sentirsi tirare sulle spalle abbassandosi ad afferrare il manubrio.

Se come me siete invece di quelli che non sopportano maglia o camicia nei pantaloni, la fascia in silicone provvede a tenere il pantalone in posizione e non è in alcun modo fastidiosa nel contatto con la pelle.

La seconda soluzione intelligente è la forma della gamba. In questa versione Regular è globalmente più larga di una slim, come mostrato in apertura del paragrafo. C’è tanto spazio per le ginocchia e questo è un bene. In città, capita, qualcuno preferisce una altezza sella minore. Le distanze sono brevi, non c’è necessità di cadenze elevate e può essere saggio sacrificare la resa, di poca rilevanza in ambito cittadino, in favore della sicurezza: zampata a terra per venir fuori illesi da situazioni scabrose che nella marcia urbana sono, purtroppo, frequenti.

Questo si traduce anche in un angolo più stretto creato dal ginocchio, col pedale al punto morto superiore. E così ti ritrovi ad apprezzare ancor più il tanto spazio e la morbidezza che ti lasciano libero di pedalare, senza dover vincere la resistenza del pantalone come avviene con un normale jeans.

Scendendo verso la caviglia il pantalone tende a stringere. Non a sigaretta (ho imparato si chiama così…) ma sfinato a sufficienza per evitare pericolosi o almeno sporchi contatti con la guarnitura.

Non serve usare una fascia o una molletta, basta che il piede sia poggiato sul pedale in modo corretto e ogni interferenza è scongiurata.

Insomma, saliti in bici ci si dimentica che sia un denim, la libertà è quella di un qualunque pantalone tecnico.

Chi ci segue però, che sia un capo dedicato al ciclismo lo capisce al primo colpo d’occhio.

Saggia decisione quella di dotare i risvolti con due stampe ad alta visibilità. Da un lato il marchio e dall’altro una bici stilizzata.

Sono ben visibili anche di giorno e da lunga distanza, favoriti dalla posizione che li mantiene in costante movimento e, lo sappiamo, l’occhio è catturato proprio dal movimento.

Avrei preferito qualcosa anche sul davanti; magari più discreto ma comunque visibile da chi ci incrocia.

Sia la scritta col marchio che la bici hanno buona estensione e questo li rende parzialmente visibili da chi ci arriva di lato.

La sicurezza passa anche attraverso le sottili bande rifrangenti poste sulle tasche posteriori e sul taschino anteriore.

Anche qui avrei preferito una collocazione differente, magari sui lati esterni per le tasche posteriori. Finche si pedala col caldo e quindi con una corta maglietta o con la camicia nei pantaloni, restano visibili. Indossando un indumento più lungo le due strisce ad alta visibilità vengono coperte, vanificandone la funzione.

L’impressione è che si è dato peso alla sicurezza ma si è voluto comunque non sacrificare troppo il design, l’eleganza diciamo così.

Restiamo un momento alle tasche posteriori: hanno svasatura per evitare fastidiosi attriti tra le cuciture e il sellino. Con selle più larghe dietro, le svasature non bastano. Ma non un problema, ci pensa l’assoluta morbidezza del tessuto; tanto che sarebbe stato inutile anche tagliare le tasche in diagonale.

A proposito di tasche: è la prima volta che un pantalone “civile”, e lo definisco così solo per distinguerlo da uno tipico per il ciclismo, di quelli con fondello e bretelle, posso pedalare con l’ingombrante telefono in tasca.

Oggettivamente, senza un giubbetto o una borsetta attaccata a qualche punto della bici o messa a tracolla, questi benedetti smartphone non sappiamo mai dove riporli salendo in sella. Infilarlo in tasca, davanti, senza che impedisca la pedalata o possa sfilarsi e cadere a terra è una di quelle piccole comodità che nell’uso quotidiano si fanno apprezzare.

Non è previsto un fondello e, come scrissi nel test di altro denim dedicato alla bici, molto meglio così. In città non passiamo ore in sella e barattare pochi minuti di comfort in più per ritrovarsi tutto il giorno con questa imbarazzante imbottitura non è il caso. Uno con questi denim Alberto ci va in giro tranquillamente dopo aver posato la bici, chi lo spiega alla gente che non abbiamo il pannolone o millantiamo virili virtù?

Quindi, per fortuna, non si è scelto di seguire la facile via di un fondello, nemmeno sottile, per aumentare la specificità di utilizzo. Va benissimo così.

Ultima notazione prima di passare alle conclusioni. Il tessuto asciuga velocemente, e non mi riferisco a quando facciamo il bucato (a proposito, seguire con diligenza le indicazioni di lavaggio) ma alla pedalata sotto la pioggia.

Che mi è toccata in dote, io me la sarei evitata; mi ha sorpreso a circa una trentina di chilometri da casa, durante uno dei giri più lunghi per testare la comodità passando più ore in sella. Un acquazzone rapido e violento, nemmeno il tempo di trovare riparo che ero già un pulcino bagnato. Smesso di piovere e ripresa la bici, in meno di 20 minuti le gambe erano già perfettamente asciutte. Ottimo, anche se devo tener conto che la temperatura esterna era altina, sui 24 gradi.

Bene, credo ne sappiamo abbastanza per tirare le somme e andare alle conclusioni.

Andiamo alla pagina successiva.

COMMENTS

  • <cite class="fn">Samuele Gaggioli</cite>

    Bella recensione, come al solito. Il problema del cellulare si affaccia ciclicamente e ormai mi sono rassegato a girare o con lo zaino o con delle borsette da telaio, ma decisamente poterlo mettere in tasca sarebbe meglio.
    Una cosa slegata: che attacco manubrio avevi montato sulla London Road? Il RedShift ammortizzato (spero di non aver sbagliato il nome dell’azienda)?

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Samuele, si è il Redshift che ormai vive in pianta stabile sulla LR tranne quando a causa di qualche test più particolare lo smonto per non falsare le impressioni.
      Questa del cellulare poteva sembrare una notazione di poco conto, ma parlando di un denim da usare in bici mi sono posto il problema della praticità. E mi fa piacere sia stato notato, sono uno che nei test spacca il capello in quattro e non è sempre facile immaginare ogni situazione tipo…

      Fabio

  • <cite class="fn">Gianni</cite>

    Ciao Fabio,
    bella recensione questa e tutte le altre relative ad abbigliamento specialistico ma dai tratti, come dire, “civili”.
    Io ho risolto il problema dei jeans in bici quasi per caso quando in un punto vendita Decathlon mi sono imbattuto nel manichino del settore arrampicata che indossava dei jeans marchio Simond che è il nome della linea dedicata alla specifica disciplina.
    sarà stata la posizione delle gambe del manichino che ricordava tanto il gesto pedalatorio, sarà stata l’illuminazione del momento,ma mi sono deciso a provarli e li ho trovati semplicemente comodissimi.
    Per 35€ scarsi ho voluto correre il rischio e…ne ho comprato un altro paio tanto sono comodi con la leggera elasticizzazione e morbidezza del tessuto e del taglio che assicura grandissima libertà di movimento soprattutto al cavallo ed alle ginocchia. Ovviamente mancano le accortezze del capo della prova pensato per il ciclista ma è un’alternativa che potrebbe essere presa in considerazione ad un prezzo veramente accessibile.
    A presto
    Gianni

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Gianni, quando a gennaio ho dato inizio alla sequela di test dedicati all’abbigliamento tecnico celato da un aspetto casual non ero del tutto sicuro sarei stato seguito. Invece, statistiche alla mano, si sono rivelati articoli molto letti.
      Anche io, come te e ne ho fatto cenno, sfruttavo abbigliamento Deca ma indirizzato ad altri usi. Grazie a taglio più largo e tessuto leggermente elasticizzato riuscivo a pedalare meglio rispetto a jeans normali.
      Ma, credimi, una volta che provi un denim specifico, questi o i Vaude recensiti a gennaio, scopri un altro mondo. La libertà di movimento è assoluta e non solo rispetto a denim normali ma anche a pantaloni come quelli che hai scelto e che usavo anche io.

      Fabio

  • <cite class="fn">Gianni</cite>

    Ciao Fabio, immagino. Tutte le volte che ho fatto il salto da abbigliamento “adattato” ad abbigliamento pensato per una specifica attività ho sempre riscontrato differenze che, come vedo, confermi anche tu. Così era per i capi da motociclismo così è per quelli da ciclismo.
    Beh, con le prove di abbigliamento cui ci stai abituando hai aperto a molti di noi lettori un mondo quindi…..continua così!!! 😉

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