Alberto bike denim

Le conclusioni

Tempo di lettura: 7 minuti

Le conclusioni

Questo blog prende il nome da una bici, la mia bici. E ha un sottotitolo “La vita sui pedali”. Espressione ambiziosa, può significare tanto oppure essere talmente vasta da ridursi al nulla.

Cos’è allora questa vita sui pedali? E’ quella di tutti noi che andiamo in bici e lo facciamo per passione, per sport, per spostarci, per gusto, per andare al lavoro, per scoprire con calma nuovi posti, per conoscere chi è animato da uguale amore. Non esiste un solo ciclismo perché non esiste un solo ciclista. Tante le forme che assume la nostra passione quanti sono quelli che la fanno vivere.

Io però non posso coprire l’intero panorama ciclistico, devo operare scelte e selezionare. Finché parliamo di ciclismo sportivo è abbastanza semplice; quando esploro il ciclismo quotidiano la cosa si complica, perché il mio quotidiano è diverso da quello di altro ciclista che è diverso da quello di altro ciclista che è diverso da quello di altro ciclista e così all’infinito.

Provo allora a immedesimarmi in tanti di voi, prendo spunto dai vostri messaggi, dalle nostre chiacchierate, da quello che vedo in questo strano mondo che attraverso pedalando da più anni di quanti mi piace contare e valuto cosa potrebbe renderci la vita più semplice.

Mi scontro ogni giorno con uno dei problemi più dibattuti tra chi si sposta in città o vorrebbe spostarsi in città con la bici, la vorrebbe usare per andare al lavoro o svolgere commissioni ma non può o non vuole uscire col completino di lycra. Che mi sembra pure normale: o puoi cambiarti arrivato in ufficio o certo non puoi rimanere vestito come pronto per il Giro tutta la giornata.

L’abbigliamento civile però è oggettivamente scomodo in bici. Se per esigenze lavorative sei obbligato al completo giacca e cravatta non c’è soluzione, fai di necessità virtù e parti.

Se hai la fortuna di non dover indossare una divisa, perché la grisaglia è una divisa né più né meno come quelle di qualunque corpo specializzato, e puoi indossare capi casual, beh, nemmeno loro brillano per praticità in bici.

Due i problemi maggiori: le ginocchia impedite a ruotare e il cavallo che stringe assumendo la posizione di guida più inclinata. Inclinata senza eccessi, parlo di massimo 45 gradi, la norma direi per pedalare.

A cui aggiungere un terzo inconveniente, facilmente risolvibile ma fastidioso uguale: il contatto con la catena, che significa sporcarsi o, peggio, essere risucchiati col rischio di cadere.

Tutti inconvenienti brillantemente risolti da questo denim proposto dalla tedesca Alberto.

Non è il primo denim da ciclismo che provo; con tanti test svolti anche io imparo sempre qualcosa di nuovo ogni volta e ho capito quanto un pantalone ben fatto si riveli decisivo nel migliorare la nostra esperienza di pedalata.

Bisogna provarli per capire, per quante parole possa spendere mi è impossibile restituirvi l’eccellente libertà di movimento che pantaloni tecnici come questi sanno offrire.

Tecnicità abilmente camuffata da una veste casual, modaiola se vogliamo.

Le stampe gialle ad alta visibilità sui risvolti garantiscono sicurezza ma è innegabile strizzino l’occhio a chi ama uno stile anticonvenzionale.

Quindi, riassumendo.

Alta qualità del tessuto, morbidissimo e confortevole.

Taglio ottimizzato per garantire massima libertà di movimento sui pedali.

Buona protezione dall’acqua, devi essere preso a secchiate per bagnarti davvero.

Gamba sufficientemente attillata alla caviglia per evitare il contatto con la trasmissione.

Utile presenza di inserti e scritte ad alta visibilità.

Tasche, soprattutto le anteriori, facilmente sfruttabili pedalando.

Chiudo col prezzo al pubblico così come rilevato dallo shop ufficiale. La versione in prova costa, al momento in cui scrivo, un soffio sotto i 120 euro.

Prezzo giustificato dalla qualità costruttiva e dei materiale; e del resto tanti jeans di marca costano poco meno e alcuni tanto in più. Ma con quelli non riesci a pedalare…

Questo il sito ufficiale Alberto

Buone pedalate.

COMMENTS

  • <cite class="fn">Samuele Gaggioli</cite>

    Bella recensione, come al solito. Il problema del cellulare si affaccia ciclicamente e ormai mi sono rassegato a girare o con lo zaino o con delle borsette da telaio, ma decisamente poterlo mettere in tasca sarebbe meglio.
    Una cosa slegata: che attacco manubrio avevi montato sulla London Road? Il RedShift ammortizzato (spero di non aver sbagliato il nome dell’azienda)?

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Samuele, si è il Redshift che ormai vive in pianta stabile sulla LR tranne quando a causa di qualche test più particolare lo smonto per non falsare le impressioni.
      Questa del cellulare poteva sembrare una notazione di poco conto, ma parlando di un denim da usare in bici mi sono posto il problema della praticità. E mi fa piacere sia stato notato, sono uno che nei test spacca il capello in quattro e non è sempre facile immaginare ogni situazione tipo…

      Fabio

  • <cite class="fn">Gianni</cite>

    Ciao Fabio,
    bella recensione questa e tutte le altre relative ad abbigliamento specialistico ma dai tratti, come dire, “civili”.
    Io ho risolto il problema dei jeans in bici quasi per caso quando in un punto vendita Decathlon mi sono imbattuto nel manichino del settore arrampicata che indossava dei jeans marchio Simond che è il nome della linea dedicata alla specifica disciplina.
    sarà stata la posizione delle gambe del manichino che ricordava tanto il gesto pedalatorio, sarà stata l’illuminazione del momento,ma mi sono deciso a provarli e li ho trovati semplicemente comodissimi.
    Per 35€ scarsi ho voluto correre il rischio e…ne ho comprato un altro paio tanto sono comodi con la leggera elasticizzazione e morbidezza del tessuto e del taglio che assicura grandissima libertà di movimento soprattutto al cavallo ed alle ginocchia. Ovviamente mancano le accortezze del capo della prova pensato per il ciclista ma è un’alternativa che potrebbe essere presa in considerazione ad un prezzo veramente accessibile.
    A presto
    Gianni

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Gianni, quando a gennaio ho dato inizio alla sequela di test dedicati all’abbigliamento tecnico celato da un aspetto casual non ero del tutto sicuro sarei stato seguito. Invece, statistiche alla mano, si sono rivelati articoli molto letti.
      Anche io, come te e ne ho fatto cenno, sfruttavo abbigliamento Deca ma indirizzato ad altri usi. Grazie a taglio più largo e tessuto leggermente elasticizzato riuscivo a pedalare meglio rispetto a jeans normali.
      Ma, credimi, una volta che provi un denim specifico, questi o i Vaude recensiti a gennaio, scopri un altro mondo. La libertà di movimento è assoluta e non solo rispetto a denim normali ma anche a pantaloni come quelli che hai scelto e che usavo anche io.

      Fabio

  • <cite class="fn">Gianni</cite>

    Ciao Fabio, immagino. Tutte le volte che ho fatto il salto da abbigliamento “adattato” ad abbigliamento pensato per una specifica attività ho sempre riscontrato differenze che, come vedo, confermi anche tu. Così era per i capi da motociclismo così è per quelli da ciclismo.
    Beh, con le prove di abbigliamento cui ci stai abituando hai aperto a molti di noi lettori un mondo quindi…..continua così!!! 😉

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