Viva la fuga!
Dopo la fuga ripresa a soffio dal traguardo nella tappa di Napoli, quelle successive di Campo Imperatore e Fossombrone ci hanno regalato due finali degni del grande ciclismo.
Ieri Bais, oggi Healy: il primo ha staccato i compagni a pochi chilometri dall’arrivo, lasciando al palo i compagni con cui ha pedalato per oltre 200km; il secondo a 50km dal traguardo stacca tutti al GPM e frulla forsennato fino all’arrivo.
Lungo, esile, faccia da bravo ragazzo, le gambe due leve a spingere l’italiano Bais; piccoletto, capelli e barba ribelli, sgraziato in sella il britannico naturalizzato irlandese Healy.
Li metti vicino e ti sembra difficile che facciano lo stesso sport, il compito boy scout trentino e la simpatica canaglia del sobborgo di Birmingham.
Li metti in sella a pedalare e capisci perché in tanti amiamo questo sport.
Due tappe prive di pathos la settima e l’ottava, almeno fino a ridosso dell’arrivo.
E’ la prima settimana, dopo un solo giorno di Maglia Rosa il favorito Evenepoel preferisce lasciarla, secondo una strategia che già da qualche anno è in voga per evitare al corridore la supplementare fatica del dopo tappa, quando chi è in Rosa ha obblighi pubblicitari e coi media e torna una o persino due ore dopo in albergo rispetto agli altri. Credo sia una mancanza di rispetto per la Maglia, ma tant’è.
Non c’è ancora interesse a difendere l’attuale Maglia Rosa, finché dura va bene così; Roglic fa capire ad Evenepoel che lui è lì, se la vedranno sulle montagne l’ultima settimana. Il gruppo chiacchiera e aspetta, se ci si muove tutti, bene; se una squadra sola si accolla il forcing molla poco dopo senza ricevere collaborazione.
E’ così si creano le condizioni ideali per la fuga, per quella pedalata lunga, solitaria, a volte una manciata di compagni che stanno lì più per sfruttare il favore della diretta televisiva che per reale convinzione.
E poi ti arrivano le fughe belle, quelle che da sole valgono le ore di noia che sempre le tappe offrono generosamente all’inizio del Giro.
Ha saputo coprirsi bene Bais fino allo scatto imprendibile sui due compagni di fuga, faccia da bravo ragazzo a ingannare, la zampata è stata di quelle che non t’aspetti.
Si è lanciato come se domani dovesse appendere la bici al chiodo Healy, ha dato tutto quello che aveva, ha frullato agile come un criceto, storto sulla sella come se fosse appena uscito dal pub dopo troppe pinte.
Va bene, mi lamento ogni anno del Giro e del Tour, un poco meno della Vuelta forse perché in tanti la snobbano e questo me la rende simpatica.
Poi mi basta un fuga fatta come si deve e niente, io ci ricasco.
Buone pedalate
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Ma quanto è bella sigla del Giro quest’anno? Grafica, musica e parole…quasi un inno alla bici.
🙂
Ho iniziato a leggere il tuo commento e per un momento ho pensato stessi scrivendo “ma quanto è bella la fuga…”.
ops
Fabio