Troppo sensazionalismo

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Il settore bici è in continuo fermento, le novità si susseguono, ci si apre a nuove tecnologie.

E tutto questo è un bene.

Però non è possibile che ogni settimana abbiamo una “rivoluzione”, una “svolta epocale”, un ” nuovo modo di andare in bici”.

E suvvia, un poco di misura!

Non me la prendo con le aziende, fanno il loro lavoro. No, me la prendo coi media, con noi che ne scriviamo insomma.

Ti arriva questo cambio senza forcellino e per una settimana stiamo lì a leggere di rivoluzione, nuova era per le trasmissioni, colpo mortale per la concorrenza. E poi? Al momento la soluzione è sparita dalle guerre social, rientrando nel suo naturale ambito di opzioni al servizio del ciclista.

Una azienda nostrana brevetta un sistema a cambio interno, nel movimento centrale, così che un monocorona raddoppi la gamma rapporti. Altra rivoluzione, altra svolta epocale, nessun colpo mortale per la concorrenza solo perché concorrenza non c’è (vabbè, qualcosa c’è…). E ci credo, monti una doppia e fai prima. Quindi solo una nuova opzione per i ciclisti con telai dove montare un deragliatore è impossibile e col tempo hanno capito che il monocorona non è la soluzione universale.

Ancora una azienda nostrana presenta la sua prima trasmissione wireless ed è tutto un fiorire di svolta epocale, ancora rivoluzione (che a furia di sentirla divento reazionario…), un nuovo metro di paragone. Anche questa volta ci si evita la mazzata alla concorrenza ma solo perché la concorrenza lo propone già da tempo; quindi, se proprio vogliamo parlare di rivoluzione, di svolta, l’unica che vedo è che da quelle parti si sono svegliati.

Avviso ai più conservatori: trasmissione che prevede solo configurazione disco, si attendono focosi dibattiti sui social.

Poi ti arriva due mesi fa in sordina una vera rivoluzione, una famiglia di trasmissioni a più velocità dove i componenti sono intercambiabili, un solo cambio e una sola catena per più velocità per dire, semplificando la vita a tanti ciclisti che pedalano ogni giorno, per davvero e tutti zitti. Giusto il lancio d’obbligo e poi silenzio.

Perché nell’ottica distorta da noi imperante, è roba entry level (che non esiste e non significa niente) quindi non vale la pena sbattersi.

Da quando pubblicai il mio primo articolo su un quotidiano locale, sono ormai quasi 35 anni, mi hanno insegnato, e io ci ho sempre creduto, che stare da questa parte del foglio ora dello schermo, significa anzitutto attenersi a rigorosa etica. Mai mentire ai lettori, verificare sempre, sobrietà. 

Poi certo, nelle pubblicazioni dove si parla di passioni la sobrietà la declini diversamente. Però non perdi la stella polare dell’obiettività, non strilli alla rivoluzione ogni settimana.

Che poi si finisce come col lupo, che quando alla fine arriva davvero non ci crede nessuno.

Buone pedalate. 

COMMENTS

  • <cite class="fn">Michele Bernardi</cite>

    Condivido la tua critica del facile sensazionalismo, dell’iperbole utile soltanto a imporsi all’attenzione dei lettori con un entusiasmo a buon mercato. Ma, probabilmente, è ancora una buona ricetta per stuzzicare un grande bacino di consumatori, impazienti di essere intrattenuti con l’illusione di essere importanti. Saggia critica, dunque. Tuttavia, malgrado continui a seguire le tue proposte, potresti anche tu ridimensionare un po’ il tuo stile e smorzare un pelino il tuo egocentrismo. Come il sensazionalismo ottunde il senso critico, la tua logorrea smorza le vivide tonalità dei tuoi interventi. Il mio insignificante consiglio è dunque quello di continuare ma con un’incisività più mirata e meno dispersiva. Guadagneresti tempo e credibilità!

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Michele, apprezzo tanta schiettezza e non posso essere da meno, sarebbe irrispettoso.
      Lo spiegai all’inizio di questa avventura, oltre 10 anni orsono, l’ho ribadito spesso: è una precisa strategia.
      Che non paga in termini di ascolto ma per fortuna questo blog non è il mio lavoro, ha sempre rifiutato sponsorizzazioni, non è soggetto a uffici marketing che impongono e controllano ciò che scrivo. Non sono mai stato a caccia di click, mai lo sarò. Che poi ci sarà sempre qualcuno che non lo crederà a me non importa, non posso intervenire sulle menti altrui, mi basta ciò che faccio, senza preoccuparmi oltre.
      Paga però in termini di qualità dei lettori, perché da qui i leoni da tastiera, i guarrafondai social, quelli che guardano una foto e manco la capiscono fuggono a gambe levate.
      Il prezzo per voi, in cambio di tanta serenità, è tollerare le mie divagazioni.
      L’egocentrismo però non c’è; non mi conosci di persona, non sai nulla di me, di quello che faccio nella vita e come lo faccio.
      Non confonderti con l’orgoglio dell’artigiano per un lavoro ben fatto: quello si, lo rivendico.
      Dubito che qualche chiacchierata infici la validità tecnica degli articoli, che siano test, officina o attualità. La riprova è che a distanza di anni dalla pubblicazione arrivano vostri commenti che confermano, con il quotidiano uso, che quanto scritto è frutto di duro lavoro e ritrovate esattamente ciò che ho raccontato. Lo conferma il fatto che più di un articolo, nei contenuti come nelle impostazioni, sia stato bellamente copiato da altri…

      Fabio

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