[Test] Kask Urban-R

La prova su strada

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La prova su strada

Come ripete sempre “il professore”, nel recensire un casco dobbiamo tralasciare prove dirette di “crash test” per valutare l’effettiva bontà delle certificazioni: giusto per non rovinare l’elegante finitura verde metallizzato, ma solo per quello; seppure sempre il “professore” durante la lavorazione di questo test mi abbia più volte minacciato di farmelo lui il crash test se non mi davo da fare….

Ma bullizzazione a parte, è chiaro che gli aspetti da sottoporre ad analisi sono quelli relativi alla calzata, alla ventilazione e al comfort visivo.

Sempre collocando il prodotto nel suo habitat naturale. Significa non poter valutare, per esempio, la ventilazione di un casco urban come fosse uno sportivo, per semplificare.

Una volta indossato, con i suoi effettivi 529 grammi (con visiera) del mio esemplare in taglia L-XL il peso quasi piuma per un casco urban con poche aperture sulla calotta.

Quello che colpisce subito è la morbidezza dell’imbottitura, tale che il nostro Urban-R si assesta sul capo in maniera piacevolmente soft.

Certamente il casco usato in questo test è nuovo di pacca e solo il tempo e l’uso ci diranno quanto i materiali conserveranno di queste caratteristiche ma, conoscendo il produttore, confidiamo in tempi molto lunghi. Se però un giorno questo dovesse avvenire, no problem: in catalogo è disponibile l’imbottitura di ricambio.

Altrettanto comodo e confortevole, oltre che rapidissimo, è il sistema basculante di regolazione posto dietro la nuca, l’ErgoFit, che con le sue ampie alette di supporto, una volta trovata la posizione che più ci è consona (le teste dei ciclisti non sono tutte uguali…) e agito sulla rotella di chiusura, si adagiano sulla nuca quasi abbracciandola e al tempo stesso offrono un solido sostegno del casco al capo senza quasi avvertirne la presenza. A condizione, ovviamente, di non eccedere troppo con la chiusura della rotella…

La regolazione dei cinturini che avviene agendo principalmente sulle fibbie a “conchiglia”, richiede chiaramente più tempo e possibilmente uno specchio dove guardarsi per poterla effettuare in modo più preciso, ma una volta trovata la giusta lunghezza è difficile doverla rifare (almeno in tempi brevi) in quanto i materiali ne garantiscono una lunga tenuta. Il materiale impiegato, di alta qualità, è dato come anallergico e dopo un intenso uso non possiamo che confermare: oltre alla piacevolezza del contatto con la pelle, non si è mai verificato nemmeno un principio di irritazione cutanea.

Una volta indossato il casco, gli occhiali si inforcano immediatamente, in modo fluido e simmetrico e senza dover combattere contro l’ostilità dell’imbottitura che spesso ne ostacola l’operazione costringendoti ad allargarla tirando il casco con la mano per far passare le stanghette.

Questo è possibile grazie alla riduzione dello spessore dell’imbottitura in corrispondenza delle tempie che i progettisti Kask hanno ben pensato di realizzare. Tale accorgimento è utilissimo anche per non avvertire, alla lunga, la pressione delle stesse stanghette sulle tempie e soprattutto per chi porta gli occhiali da vista (anche gli occhiali da sole, ma per questi c’è la possibilità di cambiare la visiera ed eventualmente non indossarli) questa è una soluzione estremamente gradita.

Dicono che il diavolo sia nei dettagli: io in questi dettagli invece ci vedo una accuratissima progettazione e, passatemi il gioco di parole, più che le cura del dettaglio la cura del ciclista. Coccolandolo direi.

Il sistema di ventilazione è la caratteristica che forse più delle altre va valutata in rapporto all’impiego e alle condizioni climatiche per cui il prodotto è pensato. Trattandosi di un casco quasi chiuso, munito peraltro di un’ampia visiera, è intuibile che non possiamo pretendere che l’aria ci passi fra i capelli come se stessimo al volante di una spider con la cappottina aperta (il che peraltro avviene usualmente con temperature estive), ma devo dire che alla prova dei fatti la ventilazione di questo casco funziona, permettendo all’aria di circolare ed evitare stagnazioni, tenendo sempre presente che molto dipende anche dalla posizione in cui mettiamo la visiera.

In caso di temperatura particolarmente bassa, vento freddo o pioggia leggera (per quella “pesante” meglio fermarsi e cercare riparo per la bici e per se stessi…) è possibile chiudere simultaneamente le tre prese d’aria azionando l’ampia linguetta posta subito dietro l’ultima presa. La linguetta si raggiunge in maniera facile, quasi intuitiva, e da prove fatte il modo migliore per azionarla è quello di poggiare l’intera mano sulla parte superiore della calotta, fare una leggera pressione affinché il casco non si muova ed usare il pollice per azionare l’apertura/chiusura. Più facile a farsi che a dirsi…

Il design dell’Urban-R offre un campo visivo praticamente perfetto. Il taglio, pur garantendo la giusta protezione, permette alla scocca di non avere elementi che possano essere di ostacolo alla visione, soprattutto a quella periferica che è la più “delicata” in quanto alla guida spesso avviene col movimento degli occhi e un elemento, anche minimo, presente sul cono ottico può rappresentare una possibile distrazione o addirittura un ostacolo per la vista.

L’ampia visiera, una volta abbassata, oltre a garantire una valida protezione per gli occhi non inficia il campo visivo e soprattutto non riporta distorsioni laterali dovute alla curvatura dell’elemento che falserebbero la visione laterale e costringerebbero il ciclista a ruotare molto il capo per guardare ai suoi lati.

E poi c’è questo senso di sicurezza dato dall’ampia calotta, che protegge le due zone statisticamente più colpite nei sinistri urbani: tempie e nuca.

Sono ben protetti, fasciati, senza mai dare senso di costrizione.

Molto apprezzata la scelta dell’ampia svasatura alle orecchie. Pur senza rinunciare alla protezione laterale, grazie anche al volume della calotta, l’udito è ben libero. Che non è invito a pedalare con le cuffiette, ma valido aiuto per percepire i rumori del traffico. E noi in bici dobbiamo essere attenti, molto attenti…

Non è mancato qualche giro in monopattino, suppongo questo sia stato uno dei principali motivi per cui “il professore” ha affidato a me tutta la recensione: sul monopattino proprio non sa andare (ma non dite che ve l’ho detto, è permaloso…).

In tutta onestà queste note d’uso avremmo preferito evitarle; abbiamo atteso fino alla presentazione delle modifiche del C.d.S. per pubblicare, proprio per capire se il ventilato obbligo avrebbe avuto concrete possibilità di divenire reale.

Certo, toccherà al Parlamento, quindi per ora monopattino ancora free; comunque, date foggia, visiera, protezione ampia per tempie e nuca, il Kask Urban-R si dimostra più che valido candidato a proteggere la nostra capoccia anche sul monopattino. E in effetti, parlo per esperienza perché io il monopattino lo uso non come il boss snob, in città è proprio un casco con questo fattore forma quello più adatto. Meglio ancora con visiera integrata, il vento a volte è molto fastidioso ma ancor più la pioggerellina e su un monopattino è bene non togliere mai una mano dal manubrio, soprattutto sul pavè.

Bene così, lo abbiamo visto in dettaglio, ci abbiamo pedalato, possiamo trarre le nostre conclusioni.

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