Eppure sono sempre lo stesso…

Tempo di lettura: 2 minuti

Come ogni estate ho traslocato alla piccola casa di vacanza per lavorare ai test. Qui è tutto più facile, ho percorsi, ambientazioni, difficoltà varie a portata di mano. In una settimana riesco a fare quello che in città ne richiede sei.

Per questo con me ho due bici, una sportiva e una gravel; più una e-bike in prova.

Qui però conservo pure alcune bici da battaglia, quelle da lasciare in spiaggia tutta la giornata incurante della salsedine o fuori qualche market senza troppo applicarmi con antifurti e catene, l’ebike economica che usiamo io o mia moglie per le commissioni in zona.

Ogni giorno prendo una bici diversa, nella stessa giornata più bici diverse.

La mattina uscita per i test, abbigliamento tecnico, bici fighetta; tarda mattinata olandesina coi cestelli per andare a fare la spesa; primo pomeriggio bici da palo da lasciare in spiaggia,

Ogni mattina incontro decine di ciclisti su alcune salite, su altre nessuno ma questo non c’entra. Ogni mattina è tutto un salutare.

Che poi dopo nessuno mi saluti mentre pedalo con la spesa o in infradito ci può stare.

Capita però che io fermo non so stare e mi importi poco di quale bici sto usando in quel momento: se mi viene voglia di allungare (e non ho surgelati in borsa…), io pedalo. Pure con l’olandesina coi cestini. Pure in infradito.

E magari mi viene la fregola di farmi quella salita, che sempre uso durante i test, proprio con l’olandesina.

Perché? Non lo so, da tempo ho smesso di cercare una ragione al mio pedalare, io vado e basta.

Ma se quella salita non la sto pedalando con la bici fighetta bensì con quella per la spesa, non uno che saluti o risponda al mio saluto.

Eppure sono lo stesso che l’altro ieri hai fermato per chiedere informazioni sulla bici, lo stesso che incroci su quelle salite, lo stesso che ti ha dato una camera d’aria e rimontato il tubeless (a mano e spiegandoti come fare, concedetemi una piccola ruota di pavone) col foro troppo grande perché il lattice da solo riuscisse a chiuderlo.

Soprattutto anche se bici e abbigliamento sono improbabili, sto pedalando esattamente come te, su strade che percorriamo nelle uscite e non perché dobbiamo passarci per fare la spesa, sto pure faticando il quadruplo con un cancello e la spesa che straborda dalla borsa: perché volti la testa dall’altra parte?

E non vi dico quando la mattina esco con l’ebike per il suo test, è meglio…

Non è la prima volta che affronto l’argomento, che racconto di quanto nel nostro a pedali l’abito faccia il monaco a usare un comune detto.

E chiedo: perché giudichiamo sempre e solo dalla bici e dall’abbigliamento? Perché crediamo che quel ciclista non abbia la nostra stessa passione vedendolo arrancare su una bici “scarsa”?

Domanda retorica, la risposta la conosciamo già. Ed è sbagliata.

Vedete, chi mi legge da questo blog, mi rendo conto, può pensare io sia un fanatico fondamentalista, uno che vuole solo il meglio, fissato con tecnica e prestazioni.

Ma nemmeno un poco.

Io pedalo per piacere, con qualunque cosa mi capiti al momento, con la sola voglia di muovere le gambe e godermi la strada.

Forse questo non farà di me un vero ciclista, ne convengo; però fa di me un appassionato, suppongo ne conveniate.

E allora ancora un volta vi invito a non guardare dall’alto in basso la signora un po’ sovrappeso che sta arrampicandosi a velocità al limite dell’equilibrio su quella salita che tanti veri ciclisti nei loro completini attillati evitano perché troppo dura.

Non voltiamo la testa dall’altra parte superando il signore maturo con la e-bike pieghevole che sta scoprendo come sia falso che una ebike faccia tutto lei, c’è da faticare pure lì e chiedergli invece se ha bisogno di aiuto, magari un sorso d’acqua perché non ha pensato a portarsi dietro manco una bottiglietta.

Non superiamo baldanzosi il brizzolato in infradito con le borse della spesa e chiediamoci piuttosto che ci faccia su quella salita dove non c’è una casa per chilometri, forse si è perso e non sa dove sta andando.

O forse si è solo perso nella sua passione.

Buone pedalate

COMMENTS

  • <cite class="fn">stefano</cite>

    Questo è il senso di superiortà che molti – immotivatamente – provano, sentendosi parte di una “tribù” e, guarda caso, la tribù a cui appartengono è la migliore. E’ così anche per le moto; teoricamente i motociclisti si salutano, e una volta si salutavano tutti. Poi è iniziato il sentirsi parte di un gruppo ristretto, dove ognuno ritiene di appartenere al gruppo migliore. Così i Ducatisti pensano di essere i migliori, e salutano solo i Ducatisti. Gli Harleysti salutano solo i loro simili. Per i più fanatici la marca non basta più, ci sono le sotto-tribù del modello, e allora i possessori del famoso GS della BMW, non si sentono più BMWisti, bensì si sentono GSisti, e quindi salutano solo chi ha il GS come loro. Per non parlare del disprezzo con il quale non salutano gli Scooteristi. Una tristezza infinita. E allora chi ha la bici da corsa da 8.000 euro, e il super abbigliamento tecnico, non si degna di salutare quello con la MTB, e quello con la MTB non saluta quello con l’olandesina. Immedesimarsi in questi gruppi, serve a chi ha bisogno di una identità che non trova in sè stesso; chi non è in grado di pensare “io sono io” cerca altrove qualcosa da mettere al posto dei puntini in “io sono …”, e quindi “io sono un Ducatista”, “io sono un cliclista (di bici da corsa)”, ecc….

  • <cite class="fn">ALE</cite>

    Ciao Fabio, questo è perché non mi hai mai incrociato! Io saluto anche la sciura Maria e le famiglie con i bambini sulle ciclabili! Le famiglie ricambiano quali sempre, la sicura Maria invece guarda sospettosa questo “giovanotto” vestito tutto colorato…..:)

  • <cite class="fn">Daniele</cite>

    Tutto vero, sicuramente c’è un aspetto naturale insito nell’essere umano a essere portato a sentirsi parte di una comunità, grossa o ristretta che sia.
    Immagino ad esempio in epoche “preistoriche” dove sicuramente una comunità sopravviveva meglio di un singolo.
    Vale anche per buona parte degli animali ovviamente.

    Ma ritengo che al giorno d’oggi ci sia anche un vuoto interiore imbarazzante, assurdo visto il livello di benessere, cultura, società che dovremmo aver raggiunto. Fare gruppo per sentirsi superiori ad altri e non di rado prevaricare sugli altri.
    Ora, mi spingo molto oltre le mie conoscenze, ma forse sarà proprio la società che abbiamo che premia l’individualismo che crea una enorma massa di delusi e frustrati che cercano di sentirsi qualcuno nel gruppo di appartenenza.

    E se accade in una cosa “stupida” come la bici, figuriamoci sul resto.

    • <cite class="fn">Daniele</cite>

      Il mio commento era una risposta al primo commento sui motociclisti ecc..
      Ci deve essere però qualche problema nelle citazioni.

Commenta anche tu!