Spariranno le bici semplici?

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La domanda me la sono posta qualche giorno fa, con il lancio della nuova trasmissione Shimano 105 12 velocità: solo Di2, solo disco.

Io sapevo già dell’uscita di questo nuovo gruppo, voi invece sapete già che non pubblico le press release tranne in casi particolari, quando l’innovazione è di quelle destinate a segnare una svolta. Non pubblico e non certo per snobismo, è scelta editoriale: in quel dato giorno a quella data ora tutte le testate hanno identica notizia, a cui è giusto dare risalto. Ma visto che ormai la notizia c’è già, io che potrei aggiungere? E quindi mi riservo di parlarne se e quando su quel certo componente o bici metterò le mani. 

Diedi risalto sul finire della scorsa estate al lancio delle trasmissioni Dura Ace e Ultegra 12v, proprio perché punto di svolta.

Ho letto con interesse la sempre precisa nota di casa Shimano sul nuovo 105 12v e sono passato oltre.

E sono stato un cretino.

Perché questo nuovo Shimano 105 è un punto di svolta, anche se non strettamente tecnico.

Non è la trasmissione in sé: è quello che lascia presagire per il futuro.

Shimano non segue gli altri, va per la sua strada, spesso la traccia per tutti. Se Sram punta su continue innovazioni e originalità (ma più volte è dovuta tornare sui suoi passi) e Campagnolo mantiene un certo conservatorismo offrendo prodotti eccellenti (ma per eccessiva prudenza è rimasta fuori da settori importanti del ciclismo), Shimano studia, pondera, decide e segue la sua rotta: gli altri facessero quel che vogliono.

E sia chiaro: mai fatto mistero della mia stima per tecnica e qualità dei prodotti giapponesi, ma ricordate che la mia Elessar è montata Campagnolo, la mia bici da corsa personale Sram, la gravel Shimano e le altre 7 o 8 bici montano anche loro pescando da tutti, bistrattata tripla (in)compresa. Quindi non ho né pregiudizi né preferenze.

Ma che Shimano sia il colosso a cui tutti gli altri devono guardare per decidere le loro strategie è un dato di fatto.

Immagino che sui social (che non seguo, e faccio bene) si sia scatenato il dibattito tra opposte tifoserie su questo 105 solo elettronico e solo disco; non so le altre testate (che non seguo, e qui sbaglio) come abbiano trattato la notizia, se cioè hanno solo riportato i dati o tentato una analisi più approfondita.

Perché c’è un errore di fondo, quell’ostinarsi a usare la classificazione di entry level e top level che non rende e sminuisce immeritamente.

Ed ecco allora che, quando tutte le tre famiglie Shimano Dura Ace, Ultegra e 105 erano a 11v, proprio il 105 era considerato l’entry level sportivo, purtroppo in senso denigratorio.

E il Tiagra allora? Il Sora? GRX 10v? Entry level perché? Sono eccellenti, ognuno con sua destinazione d’uso, materiali meno nobili per contenere i costi ma qualità fuori ogni dubbio.

Però questa distinzione entry/top level è dura a morire ed ecco allora che l’arrivo di un 105 12v solo elettronico e solo disco, con l’inevitabile aumento di listino rispetto alla precedente versione, fa “sparire” la trasmissione sportiva più economica e semplice, visto che dischi ed elettronica sono visti come il diavolo. Malgrado sia più semplice regolare un Di2 e facilissimo prendersi cura di un impianto a dischi idraulici, ci sono gli articoli e i video nella sezione Officina del blog che lo testimoniano.

D’altro canto effettivamente la bici da corsa con freni a cerchio, buona fattura, gruppo meccanico 11v e prezzo al pubblico entro i 2000 euro ora non la fai più col 105 12v, non ci sei dentro coi costi.

Ecco la svolta non detta dalla scheda tecnica di questa nuova trasmissione: dove ci condurrà il mercato?

Qualche mese fa anche Sram aveva lanciato il suo gruppo meno caro Rival in versione Etap (Apex è altra storia) e già lì, fossi stato meno tonto, avrei dovuto interrogarmi.

In diversi articoli di questa sezione del blog, che non è tecnica ma da bar sport, ho affrontato l’evoluzione delle bici stradali che si specializzano in maniera estrema per diventare sempre più polivalenti. Un apparente controsenso, basta pedalare su una moderna endurance o una gravel più sportiva per rendersi conto che sono veloci, leggere e perfette per noi amatori.

Che spesso riusciamo ad essere più veloci con loro invece della rigida (e scomoda) ipersportiva, che sarà pure leggera leggera ma chiede un bel tributo di energia per essere sfruttata a fondo.

Un poco come mi è successo durante il test delle ruote Ultegra C36, dove la differenza prestazionale tra me (scarso) e l’altro tester (forte) ha fatto emergere come le C36 siano si più pesanti ma mi hanno aiutato in più di una occasione.

Dove con altre ruote più leggere potevo eccellere solo in un settore ma negli altri serviva più energia, col risultato che nell’economia complessiva del giro ero più lento, visto che dovevo spendere di più per recuperare.

Ok, ma tutto questo che c’entra col nuovo 105 12v e dove sto andando a parare?

Le bici da corsa, leggere, rigide e performanti saranno sempre più una nicchia specialistica, con prezzi alti e prestazioni eccellenti ma non adatte a chiunque. 

Futuro catastrofico? No, ritorno al passato.

Non vicino ma nemmeno così lontano. La mia gioventù.

Quando ho iniziato a pedalare sul serio, le bici da corsa, solo in acciaio, erano rigidissime, scomode, veloci solo se avevi ottima gamba. Non ti perdonavano niente, fosse stato un calo di forma o un asfalto imperfetto.

Si, vero che la scelta era limitata, non esistevano tutte le “categorie” di bici attuali, ma visto che la quasi totalità delle bici sportive erano frutto di telaisti, si lavorava su tubazioni e geometrie per avere quel poco di comfort in più. E poi ci si arrangiava con quello che c’era. Del resto nessuno sente la mancanza di qualcosa che non conosce, mi avessero fatto provare 35 anni fa una moderna endurance mi sarebbe venuta una crisi mistica.

Ma torniamo al presente.

Per le sportive, le bici da corsa pura intendo, si aprono due possibilità: o quelle di fascia più economica spariranno e la sportiva pura sarà la nicchia per appassionati; o la concorrenza proverà a riempire questo vuoto.

Ma, appena detto, Sram con il suo Rival Etap ha mostrato le carte, anche se il meccanico non è (ancora) fuori listino; Campagnolo ha tecnologia, potenzialità e di fatto già in casa quello che potrebbe servire ma rischierebbe di essere un boomerang per una azienda che ha fatto dell’esclusività uno dei suoi segni distintivi.

Allora che futuro ci aspetta? Non ho la sfera di cristallo, però qualche indizio l’ho raccolto.

E credo che il mercato prenderà la prima strada, quella delle sportive estreme che saranno nicchia mentre per noi amatori ci saranno endurance magari più economiche e soprattutto gravel in tutte le salse.

Ed avrebbe anche senso, perché comunque una bici da corsa di fascia più economica è anzitutto pesante, con ruote spesso dalle prestazioni scarse e cockpit poco performanti: insomma, per ottenere la prestazione, che è lo scopo della bici da corsa, non sono certo adatte.

E non è la presenza di 11 o 12 pignoni a fare la differenza, andavamo forte pure coi 10 pignoni. 

Quello però che non deve accadere è il venir meno di bici ben fatte ma accessibili all’acquisto proprio nel settore gravel o endurance, che ormai, geometrie alla mano, praticamente si sovrappongono.

Ecco, questa sarebbe davvero una brutta notizia.

Confido non accadrà.

Resta aperta la (finta) questione freni a disco: al di là del numero dei rapporti, il mondo stradale è tutto orientato in questa direzione.

Nella Mtb nessuno ne ha fatto un dramma, nel turismo pure, persino una trekking di fascia economica ha i suoi dischi idraulici, mi spiegate perché questo rifiuto aprioristico?

Eh, la manutenzione è complicata! Ma complicato cosa? Sulla bici da trekking a parco test ho i freni idraulici. Una bici tuttofare, da città e diporto, non certo una specialissima destinata a pochi intenditori. Persino le e-bike in vendita presso la grande distribuzione, quindi non rivolte a un pubblico smaliziato, hanno i loro dischi idraulici.

Per me è più complicato memorizzare i numeri di telefono sullo smartphone (e infatti lo affido a mia figlia…) che cambiare olio all’impianto freni.

E malgrado sia negato per l’elettronica, riesco a usare persino io i software di gestione delle trasmissioni elettroniche. Che ai mie occhi hanno il solo limite di essere perfette, senza richiedere da me più tanto, impendendomi la ruota di pavone dopo la regolazione precisa di un gruppo meccanico.

E visto che l’ho tirata in ballo, questa benedetta elettronica è passo avanti o ulteriore e inutile complicazione? E’ semplicemente qualcosa a cui dobbiamo ancora fare l’abitudine e sicuramente la fascia alta delle bici sportive sarà elettronica.

Basta guardare l’ultima arrivata, la Trek Madone IsoFlow: telaio predisposto solo per gruppi elettronici, bici allestita senza compromessi per lo sportivo che punta alla massima prestazione.

E basta riandare con la memoria a quando togliemmo le levette all’obliquo in favore dei comandi integrati. Anche allora, ricordo, battaglie infinite – al bar perché quelli erano i nostri social –  sulla complicazione, il costo superiore, il “se si rompe per strada non lo aggiusto” (manco la levetta…) e così via.

Il nostro mondo a pedali è pieno di innovazioni che alla prova dei fatti si sono dimostrate un buco nell’acqua.

Ma è anche ricco di continue evoluzioni, a cui abbiamo solo dovuto fare l’abitudine.

Perché soprattutto il mondo stradale è fortemente conservatore, all’inizio ogni volta che aggiungevi un pignone era una battaglia.

Poi una volta accettata la cosa, iniziamo a pretenderla, e diventa una battaglia se una azienda ritarda ad aggiungere un pignone.

Ora bisogna vedere, e torno al nostro 105 12v da cui partono queste mie chiacchiere, se ci sarà la solita scala mobile con gli altri gruppi di casa Shimano, per esempio un Tiagra meccanico 11v che renderebbe queste mie considerazioni ancora più inutili di quanto già sono.

Ma se pure è concretamente possibile abbia scritto solo un mucchio di sciocchezze, e non sarebbe la prima volta, è certo che dischi ed elettronica saranno gli standard dei prossimi anni.

Piaccia o no, il progresso non lo fermi.

Buone pedalate.

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