Met Vinci Mips

La prova su strada

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La prova su strada

In corso d’opera ho deciso di aggiungere ambientazioni a questo test.

Ero partito con percorsi solo stradali, bici sportiva. Del resto il casco è uno sportivo stradale.

Però, ho pensato: è probabile che un ciclista abbia più bici che caschi.

Cioè, magari ha tre differenti bici ma usa sempre lo stesso casco. Così mi sono portato a spasso questo Met Vinci anche in fuoristrada (gravel) e città.

Io ho usato quattro bici, di cui una a manubrio dritto che determina un differente assetto in sella, schiena più alzata.

Insomma, sempre la solita storia che sono bravissimo a complicare le cose semplici.

Purtroppo non ho potuto inserire le immagini in sella alla sportiva; la trasferta fotografica dedicata a questa ed altre recensioni era prevista ai primi di marzo; sappiamo tutti perché non è stato possibile. Ho scelto quindi di pubblicare ugualmente sfruttando solo le immagini in sella a telai gravel e in assetto urban. L’alternativa sarebbe stata non pubblicare sino a chissà quando, penso che avere qualcosa da leggere in questo delicato momento vi possa fare più piacere.

Vabbè, vediamo la calzata.

La presenza del Mips si avverte ma non in maniera aggressiva; non è scomoda la calottina gialla, anche perché l’imbottitura c’è. Però, mio limite dovuto all’ampia fronte socratica, a volte un leggero fastidio alle tempie lo denuncio. Con qualunque casco Mips, sia chiaro.

A parte questo, ma ogni testa è storia a sé, ho subito ritrovato la consueta familiarità dei caschi Met.

I divider a clip li regoli a occhi chiusi e una volta chiusi non è più necessario pensarci. 

Il cinturino serra comodo e non richiede una patta imbottita.

Il sistema Safe T-Duo abbraccia la nuca in modo confortevole e saldo, con la rotellina azionabile anche con guanti invernali. Se poi applichiamo la lucetta, è ancora più semplice.

Luce a batteria a bottone, non ricaricabile; luce fissa e lampeggiante, efficace. Non come quella in uso ad altri caschi della casa, che vanta il plus del sensore crepuscolare che io trovo comodissimo; ma fa piacere comunque la presenza di questa attenzione che classifico “sicurezza passiva”.

Aspetto a cui Met è da sempre molto attenta.

Per questo avrei osato di più con gli inserti ad alta visibilità; ne abbiamo due (uno per lato), in corrispondenza del profilo superiore delle bocche di uscita. 

Continuo a comprendere ma non condividere la scelta di Met e molti altri produttori di non offrire la retina antinsetti nemmeno come optional per i caschi sportivi. Vero che lo fanno quasi tutti, vero che, come ripeto sempre, la vespa incarognita non bada alla tipologia di casco per pungerti…

Chiudo le valutazioni casco in testa ma ancora a bici ferma con la notazione sulla piena compatibilità con la coda di cavallo, sicuramente dettaglio utile alla altra metà del nostro mondo a pedali. 

Mi sono lasciato crescere i capelli apposta per questa verifica, e non come perfidamente ripete mia figlia per compensare la fronte che ampia ogni giorno… ahia! Ehm, scusate, mi si è allungato il naso fino a sbattere sul monitor 😀

E comunque avrei preferito avere una esponente dell’altra metà del cielo ad aiutarmi in queste verifiche…ahia! Ehm, scusate, stavolta è passata mia moglie.

Vabbè, andiamo avanti.

Finalmente in sella, dopo tante chiacchiere, posso affermare che il Vinci non tradisce alcuna aspettativa.

Il sistema di ventilazione è molto efficace, anche a bassa velocità; per ulteriore conferma mi servirà il caldo forte, ma già così (a fine gennaio abbiamo avuto alcuni giorni con oltre 23 gradi a mezzogiorno, per poi crollare a 2 scarsi) credo che avrò solo conferme.

Il taglio alto della zona frontale assicura piena visibilità della strada senza dover arcuare il collo, così come il profilo laterale è giustamente sagomato per non infastidire indossando gli occhiali.

Occhiali che, ricordo, trovano facile collocazione nelle prese d’aria frontali, cosa che fa molto prof ma che io mai uso perché sfrutto occhiali con clip interna da vista; se li levo, sbatto.

Restando ancora sulle prese d’aria, rilevo come malgrado la foggia sia la stessa del casco Allroad, qui col Vinci si avverte ancor più la loro efficacia.

Perchè? Perché ho usato bici più sportiva, differente assetto e quindi più favorevole al taglio sportivo del casco. Capito perché specifico sempre che e quante bici ho usato? I risultati cambiano per molti accessori e componenti a seconda di dove li monti.

Col Vinci usando bici da corsa non ho rilevato infatti l’unico “pelo nell’uovo” del fratello Allroad: la minore ventilazione alle tempie.

Qui, cambiando bici e quidi assetto, il flusso è stato perfetto (e corposo) per ogni singola presa d’aria.

Mi riferisco a bici sportive, dislivello sella manubrio medio-alto; le immagini purtroppo al momento non posso proporvele, come scritto a inizio paragrafo.

In velocità, che per me significa discesa perché solo la gravità può aiutarmi, è piacevole avvertire il sibilo del’aria in ingresso, sapientemente convogliata a rinfrescare tutto il capo.

Al Mips dopo pochi minuti fai l’abitudine; solo a volte qualcosina si avverte nella parte alta delle tempie, se non hai abbastanza capelli a frapporsi tra la capoccia e il casco. 

In uso sportivo stradale quindi abbiamo ottimo comfort, efficace ventilazione, vista completa sulla strada senza contorsionismi, leggerezza quanto basta.

Non è casco piuma ma 270 grammi sono comunque pochi. Considerando che ha il Mips, che incide per un 10%, direi che il valore è ottimo.

E in fuoristrada? Senti la mancanza della visiera dell’Allroad, tutto qui. 

Grazie alla ventilazione abbondante e alla leggerezza, è casco che può tranquillamente essere indossato pedalando in ambito gravel.

Soprattutto perché non si forma condensa, segno di un ottimo studio nella canalizzazione in uscita e questo in fuoristrada, dove giocoforza la velocità è inferiore alla strada, aiuta parecchio nel comfort globale.

Ventilazione efficace, quindi potenzialmente adatto anche all’uso urbano. Del resto comfort e leggerezza, unite al flusso d’aria costante anche a bassa velocità, lo rendono idoneo al tragitto casa/lavoro.

Sul punto però col tempo e l’uso dei più svariati caschi ho iniziato a sviluppare qualche remora a indossare caschi dal taglio sportivo in città.

O forse col passare degli anni ho sempre più timore mentre pedalo, a volte davvero mi chiedo se tornerò a casa intero.

Comunque, fisime personali a parte, un casco sportivo per forza di cose protegge meno le tempie, zona critiche nella classica caduta urbana, che avviene spesso a velocità moderata ma arriva improvvisa. Manca, dobbiamo riconoscerlo, la concentrazione che abbiamo mentre ci lanciamo a rotta di collo giù per il discesone.

Crash test non ne ho da proporvi, meno male.

Quindi possiamo tirare le somme.

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