La bici come soluzione
In UK il governo, con l’aiuto delle aziende produttrici, sta mettendo a disposizione gratuitamente per gli operatori sanitari le e-bike.
Altre aziende provvederanno a rifornire con l’equipaggiamento necessario, caschi e lucchetti.
Già da diverse settimane la Brompton “fornisce” le proprie pieghevoli al simbolico prezzo di un euro.
Vero che Oltremanica partono in un certo senso avvantaggiati rispetto a noi, da anni esiste un progetto di finanziamento per il bike to work che qui sarebbe (è) fantascienza; e questo la dice lunga sul differente approccio.
Tra il mio modo di pensare e l’attuale governo britannico esiste una diversità di vedute calcolabile in distanze siderali.
Ma sono anche uno che giudica sui fatti, non a prescindere. Non sono un tifoso, non dico che una cosa è buona o cattiva solo se a farla è il mio beniamino o chi avverso.
Ho seri dubbi che una così buona idea sia scaturita dalla mente del Primo ministro inglese; però evidentemente nello staff almeno una testa pensante c’è.
Al momento lo scopo di questa “campagna” per la mobilità nasce al fine di evitare che gli operatori sanitari siano costretti ai mezzi pubblici, quindi limitare la possibilità di un involontario contagio che avrebbe ripercussioni a cascata devastanti.
Ha senso, su questo non ho dubbi.
Già dal primo decreto del nostro governo ho sempre spiegato che non esisteva e non esiste tutt’ora alcun limite all’uso della bici per le attività consentite e necessarie.
Io ieri ho preso la mia bella autocertificazione, dopo accurata verifica fosse quella aggiornata, inforcato la bici e usato lei per tutti gli spostamenti indispensabili.
Non una scusa per pedalare: potendo scegliere tra autobus e metropolitana e bici in solitaria, l’opzione più sensata è la bicicletta. Soprattutto per chi come me ha difese immunitarie molto basse a causa di vari problemi di salute e vive con due soggetti potenzialmente ad alto rischio.
Siamo in una situazione di emergenza; non siamo in guerra come leggo spesso, la guerra è altra cosa e chi proviene da zone martoriate mi ha raccontato situazioni per noi difficili pure da immaginare.
Ma come ho scritto l’altro giorno, da ogni avversità abbiamo sempre la possibilità di apprendere nuove strategie per migliorare ciò che non va bene.
L’idea del governo britannico, seppure adottata a fini utilitaristici, è una buona idea.
Per noi pedalatori appassionati è difficile classificare la bici mezzo di trasporto. La usiamo anche come mezzo di trasporto, ma non frulliamo le gambe per questo. Solo per questo.
Però noi appassionati sappiamo che spostarci in bici è molto meglio rispetto all’auto; e in molte città pure rispetto al trasporto pubblico.
Lo è per tanti motivi, non li elenco perché li conosciamo.
Io, che per mia natura cerco sempre il buono delle cose, voglio leggere in questa idea inglese una scintilla di consapevolezza che la mobilità a due ruote può essere una delle soluzioni a tanti problemi.
Non l’unica soluzione ma sicuramente una di quelle importanti, capace di incidere in modo concreto nella vita quotidiana.
E se questa consapevolezza dovesse farsi strada anche in altri Paesi, si potrebbe persino arrivare a cancellare la visione del ciclista sfaccendato che usa la bici per il giro dell’isolato, quello a cui gettare in pasto spezzoni di ciclabili dove fare su e giù senza scopo.
Si potrebbe arrivare a comprendere che investire nella mobilità ciclistica sul piano infrastrutturale è un ottimo investimento. Per le casse dello stato e per la salute del nostro pianeta.
Non sogno un mondo senz’auto, certi estremismi (tutti gli estremismi) sono lontani dal mio essere.
Spero solo nel buon senso, sempre invocato, raramente usato.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Beh, mi sembra che a parole qui a Milano, il sindaco a più riprese abbia caldeggiato la bicicletta per gli spostamenti in città. Tanto che prima dell’epidemia avevamo molte pubblicità in centro che sponsorizzavano l’uso della bici per recarsi al lavoro. Poi abbiamo poche ciclabili (per spostamento al lavoro di molta gente in fascia oraria ristretta serve una strada altrimenti è una lotta quotidiana con i binari dei tram, gli stessi tram e i taxi) se facciamo un paragone con Amsterdam. Magari qualche incentivo ad usarla quotidianamente (per esempio dei “parcheggi” per lasciarla un attimo senza farsela fregare), anche se guardando il continuo fiorire di negozi di bici proprio in centro città (e vendono per lo più citybike) mi viene da pensare che il mercato alla fine esiste per davvero. Io vedo molte di persone, incluso il sottoscritto, che si spostano in bici per andare a lavorare. Molti di essi sono giovani e quindi mi piace essere ottimista. Anche la pedalata assistita ha contribuito al passaggio macchina-bici, oltre ovviamente le varie aree riservate cittadine (B, C…)che costano molti denari se attraversate in auto. Mentre sul bike sharing anche io nutro qualche dubbio.
Buona fortuna e ciao
Luca
Ciao Luca, purtroppo Milano è Milano…
Il purtroppo è perché non fa testo, è una eccezione insieme a poche altre realtà urbane.
Dove invece, vuoi per una orografia avversa (pensa alle tante città collinari), vuoi per mancanza di infrastrutture, vuoi per estrema pericolosità, alla fine l’uso della bici come mezzo di trasporto è assai limitato.
Dobbiamo guardare al fenomeno e alle sue potenzialità in ambito più vasto, non accontentarci, per dirne una, della felice isola di Ferrara.
Fabio
Perfettamente d’accordo,sono originario della Liguria, dove per andare in certe zone bisogna essere cugino di Charlie Gaul. Detto questo, la società moderna è più fluida di quanto noi ci si immagini. Hai notato che in un sacco di pubblicità dove si sposorizza la qualunque (merendine, biscotti, servizi web, cibo per cani…) si vede sempre dipiù la gente andare in bici. Negli anni 80, nelle stesse si vedeva la gente andare in macchina. Sicuramente non bisogna accontertarci di isole felici, ma molto sta cambiando anche nei centri più piccoli. Il problema lo vedo nelle città del centro e del sud, ma anche li piano piano un cambiamento ci sarà. Le restrizioni progressive che lascieranno solo le auto elettriche a circolare saranno un incentivo per la bici, visto i costi per l’acquisto di auto elettriche ancora molto alti. Magari sono troppo ottimista, ma che vuoi sarà il momento storico in cui viviamo, ma i sento ottimista…
Ciao
Bisogna comunque, soprattutto ora, sentirsi ottimisti e crederci a oltranza, altrimente non se ne esce più, alla fine di tutto, presumo che la depressione e la solitudine avranno fatto danni notevoli, paragonabili al virus.