La qualità è un risparmio
Acquistare una bici di buona qualità significa spendere qualcosa in più ma risparmiare tanto: in tempo e denari per la manutenzione.
Non parlo di bici da diecimila e passa euro, basta anche rivolgersi a un prodotto collaudato, di azienda con solida esperienza alle spalle e già partendo da 5/600 euro si ha una buona base.
Parlo di bici non specialistiche e solo muscolari, per le e-bike serve molto di più.
Una buona pieghevole, una bici urban o da trekking, la trovi abbondantemente sotto la soglia psicologica del 1000 euro e anche alcuni modelli ancor più a buon mercato fanno il loro dovere.
Certo, son pesanti, qualche finitura non è proprio al top, la componentistica secondaria (sella, attacco manubrio, reggisella ecc) è basica ma funziona.
E poi, rilevo, mi capitano tra le mani bici da 3/4000 euro con selle che a listino ne costano un centesimo, per non dire delle ruote, quindi direi che ci può stare se spendiamo un terzo o un quarto.
Ma in genere per bici non specialistica sotto la soglia dei 500 euro è difficile trovare qualcosa di decente, tranne alcune pieghevoli dignitose.
Non è razzismo il mio, non sono uno che pedala solo su specialissime assai costose.
Tra le tante bici attuali e le moltissime che ho avuto in qualche decennio posso dire di avere avuto di tutto.
E uso ancora con soddisfazione bici con oltre 30 anni sui pedali.
Quello che non ho mai avuto e voluto sono le bici “da supermercato”, definizione semplicistica perché alcune le trovi anche nei negozi di biciclette ma ci siamo capiti su cosa intendo.
Non solo la qualità globale è cattiva e usarle non reca alcun piacere ma metterci le mani è un incubo.
Pedivelle di stagno che si piegano alla prima salita, serie sterzo con un tale gioco di lavorazione che regolarle è impossibile, materiali pessimi che alla prima pioggia ossidano e si deformano, leve freno di plastica che si piegano sotto le dita e via così.
Una volta mio fratello mi raccontò di un meccanico di bici vicino casa sua che aveva esposto un cartello “Non si riparano bici del supermercato”.
Da non ciclista mi chiese perché questa scelta, secondo lui se pagavi il lavoro andava fatto.
Gli spiegai che solo per regolare un freno di quelle bici puoi passarci un’ora senza ottenere risultati apprezzabili, per non dire centrare una ruota: come avrebbe potuto il meccanico far comprendere al ciclista di turno che pagare il tempo necessario alle riparazioni (e senza garanzia di risultato) avrebbe significato fatturare quattro volte tanto il costo della bici nuova?
Ed è lo stesso motivo per cui oltre a non comprarle per me non le accetto nemmeno qui in officina.
Il proprietario di solito è una persona con quasi nulla conoscenza tecnica (ma anche tanti con bici costose, se è per questo…), spiegargli cosa non funziona e perché spesso è inutile, sia perché non lo comprende e soprattutto perché non gli interessa.
Rischi di star lì quattro ore senza che quel freno faccia il suo dovere, minimo dovere, o quel piantone di sterzo smetta di ballare a causa del tubo sterzo deformato e alla fine non ricevi un grazie ma al più un “mah, ti facevo più capace”.
Non mi è mai successo ma ad amici generosi del loro tempo si.
Ogni tanto faccio una eccezione, come la pieghevole che apre questo articolo.
Una bici che il proprietario si è trovato in casa, giace abbandonata undici mesi l’anno in un luogo assai umido, viene lasciata al sole e alla salsedine nel suo unico mese di vita e ogni tanto funge da pratico tender quando ci spostiamo per le sessioni fotografiche in esterno, quelle con l’auto piena come un uovo di bici e materiale e avere questa cosa che si piega e infili nel poco spazio rimasto è comodo per spostarci da un set fotografico all’altro.
Tanto quando scatti le foto vai piano, osservi i punti che ti sembrano buoni, non ti allontani mai più di un paio di chilometri da dove hai lasciato l’auto, piena di materiale prezioso incustodito.
Una delle cose più divertenti è vedere le espressioni degli altri ciclisti quando ci incrociano mentre cerchiamo qualche punto adatto.
Io tutto in ghingheri e coordinato e spesso con bici strafiga, l’amico fotografo che arranca su questa cosa con le ruote e soprattutto pensano: ma è arrivato fin quassù con quella?
No, ci siamo arrivati in auto perché portarsi due bici, tre set di ruote, tre caschi, due paia di scarpe, quattro set di gomme, due selle, una piega in più, attrezzi, pompa e cavalletto da lavoro pieghevole non puoi farlo mettendo tutto sul portapacchi: ma perché svelare il mistero?
Lasciamoli nel dubbio e nello stupore 😀
Comunque, visto che ormai era un pezzo di ruggine, ho provato a renderla ancora utilizzabile.
E dopo oltre un’ora e mezza a lavorare solo sui freni, non frenano uguale.
Non sentono le regolazioni, le molle sono finte, i supporti al telaio deformati dalla ruggine e tanto altro.
Un’ora e mezzo buttata.
Altro tempo per serie sterzo, ruote, non vi dico i mozzi, sembravano coi cuscinetti quadrati.
Dopo quasi cinque ore spese il risultato è una bici che è appena meno una schifezza di prima, non certo una bici a punto.
Un buon impianto V-brake lo regoli in tre minuti, due mozzi a coni e sfere li fai in dieci, una veloce centratura alle ruote, serie sterzo e pulizia/lubrificazione trasmissione, diciamo che un tagliando completo e accurato porta via mezz’ora se la bici è di qualità almeno accettabile.
Se invece hai tra le mani una cosa come questa che ho provato a sistemare, passi ore e ore senza riuscire a far funzionare niente in maniera decente: tempo sprecato.
E siccome pare che il tempo sia denaro, ecco che alla fine acquistare una bici scarsa significa perdere tempo e soldi.
L’unica eccezione è la bici da palo, quella che lasci giornate intere in stazione o per strada e che alla fine rubano uguale.
Ma se ti dura almeno tre mesi, l’hai presa usata a 30 euro, comunque ti è costata meno dell’abbonamento all’autobus.
E poi se te la fregano, diciamolo, ti hanno fatto il favore di non doverla portare tu in discarica…
Buone pedalate
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
…e quando mi è capitato ho pensato a quanto bisogno aveva quel poveraccio per fregarmi quel ‘coso’ con le ruote! 😉
…e pure tieni ragione…
Fabio
Il top è quando ti chiedono di sistemare “a tempo perso, senza fretta” una bici di cui sono più le componenti distrutte, logore, ossidate e maltrattate di quelle ancora decenti e quando gli spieghi che costa meno comprare una bici nuova o un buon usato, ti rispondono: “eh ma ci tengo, ci sono affezionato…”
Azz…e se non ci tenevi, che facevi? La buttavi giù da un burrone???
Daniele
Io ho imparato e evitarli: ore a spiegare, illustrare, indicare cosa serve e poi “eh, ma io non li voglio spendere questi soldi”.
E allora buttala
Fabio