Ho usato una e-bike e…

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…mi sono annoiato; ma anche divertito.

Booooooooooooniiiiiiiiiiiii, non saltate dalla sedia, datemi tempo per spiegarmi.

A inizio estate ho regalato a mia moglie una bici a pedalata assistita, roba semplice, giusto per andare in spiaggia o al market del borgo. Insomma, tragitti brevi, tra i 6 e 10 km a seconda della destinazione.

Tragitti che prima percorreva con la sua bici muscolare, poi alcuni problemi di salute, il caldo torrido: meglio l’aiuto del motore elettrico che usare l’auto, su questo credo chiunque di noi può essere d’accordo.

Una messa a punto, necessaria su bici di questa fascia di prezzo, qualche giro breve mio di prova, uno più lungo per testare la reale autonomia nelle condizioni in cui sarebbe stata usata e l’ho sorpresa consegnandola sorridente alla consorte.

Che però non ha sorriso di rimando, anzi: “e che ci faccio io con questa, mi stai dicendo che sono invecchiata?”.

E meno male che una volta tanto mi sono stato zitto.

Nemo propheta in patria…

Comunque devo dire che col passare dei giorni, e con temperature sempre a superare i 35°, ha apprezzato l’ausilio del motore, che significa non crepare di caldo per andare al market.

E ho iniziato ad apprezzarlo pure io, prendendo la sua e-bike per le mie commissioni in giro, spesso nei paesi vicini.

Distanze brevi, alla peggio una trentina di chilometri che ho sempre percorso con una della mie bici. Ma visto che soffro il caldo e detesto arrivare a destinazione grondante sudore (ripeto, non uscite in bici ma giri per commissioni varie usando la bici per spostarmi), ho profittato della comodità della pedalata assistita.

Non nascondo che, caldo a parte smorzato dal non dover compiere un vero e proprio sforzo, andare e tornare con questa biciclettina elettrica è stato molto, ma molto noioso.

L’ho usata i primi giorni alla mia maniera.

Che è quella di un appassionato, uno che sfrutta anche il tragitto casa lavoro o casa supermercato per qualche divagazione sui pedali.

Spesso, quando devo andare in provincia, all’andata mi tengo tranquillo e pacioso perché arrivare in Tribunale stropicciato non è bello. 

Ma al ritorno mi cambio abito, metto qualcosa di comodo e sfrutto il tragitto per una pedalata turistica, quelle tre ore di svago.

Anche in estate faccio lo stesso, grazie al fatto che non sono in gessato e cravatta mi diverto pure all’andata, esplorando le tante strade secondarie, i viottoli di campagna, i sentieri che costeggiano il lago.

Insomma, andare dall’ottico perché mi sono seduto sugli occhiali (ovvio, non avendoli sul naso mica vedevo dove stavano) diventa una scusa per un giro in bici. Con gli occhiali di riserva.

Così la mattina inforcavo l’e-bike e partivo con la lista delle cose da fare e la curiosità di scoprire una strada diversa per arrivarci.

Una tale noia che non vi dico.

Ok, mica sei obbligato a usare il motore: giusto, però diciamo che l’olandesina con il motore al mozzo posteriore, 25 e passa chili, pedivelle che flettono, freni ipotetici, ruote che, vabbè, lasciamo perdere, non è proprio il mio ideale di divertimento in sella.

Non che sia uno solo da specialissima di 6kg, sia chiaro.

Di solito per queste uscite che uniscono utile e dilettevole uso quasi sempre la mia Peugeot d’annata, solido acciaio, piega, 5 rapporti dietro, tre corone davanti, cantilever e due portapacchi. Godibilissima malgrado i suoi quarant’anni, ben portati.

Mentre pedalavo annoiandomi, l’unico diversivo era la suspense data dal comando cambio che non indovina un rapporto, ho avuto la fulminazione. E non perché è andata in corto la batteria.

E se iniziassi a usare questa bici facendo tabula rasa di 40 e passa anni trascorsi sui pedali? Se mi immedesimassi nell’utente tipo di questa bici, che la compra nel negozio di elettrodomestici, vuole solo una cosa con due ruote per spostarsi in città, del nostro mondo a pedali sa nulla e nulla gliene importa?

Del resto quando faccio un test cerco sempre di immedesimarmi nel ciclista tipo per quella recensione. Che però è un appassionato, quindi mi viene facile.

Ma fingere, dimenticare di essere ciò che sono, riuscire a sgombrare del tutto la mente da un amore che mi accompagna da bambino?

Così ho iniziato a prenderla ogni mattina, appena sorto il sole, per farmi un paio d’ore con questa biciclettina.

Senza pensare ai freni, alle ruote, al comando cambio: spostandomi dal punto A a quello B, non solo per necessità ma anche per diletto.

Già, per diletto. Andando ben oltre l’autonomia data dalla batteria, ossia con uscite dove il motore entrava in funzione per poco, giusto nei tratti scabrosi.

Perché? Perché volevo capire se in un non ciclista, che intendo come una persona non animata dalla nostra passione e, sia chiaro, non c’è alcun intento denigratorio, potesse accendersi la scintilla.

Se pedalando con la relativa sicurezza di un motore a togliere d’impaccio potesse piano piano appassionarsi al nostro mondo.

Sono state uscite strane, non è semplice abbandonare anni e anni di passione e, diciamolo, una certa pignoleria tecnica che travalica nella paranoia accompagnata da una buona dose di presunzione.

Però mi sono divertito.

Ma proprio divertito, credetemi.

Si, diciamo che per farlo ho dovuto inventarmi nuove sfide, per esempio percorrere una delle mie salite di prova prima di motore (assistenza minima, sennò in cima non ci arrivava la batteria), poi motore solo nei tratti più duri e infine senza mai usare il motore.

Che è stato tosto, non potendo nemmeno contare su un rapporto agile a salvare la gamba.

In una sola volta mi sono fatto due delle salite di prova, sempre senza motore, così, giusto per scoprire se ce la facevo.

Ma sono state, queste uscite a motore spento, solo per mettere alla prova me stesso.

Quelle importanti per ciò che volevo capire sono state le uscite dove pedalavo muscolare e a motore, esattamente come una persona che ha solo voglia di farsi una scampagnata ma non deve dimostrare niente, soprattutto a se stesso.

Nessuna preclusione, ogni mattina sfogo alla fantasia del momento. L’unico parametro che mi sono concesso è stato usare i miei circuiti di prova abituali, per avere un riscontro della fatica in più o in meno rispetto a una muscolare.

Non la velocità, quando l’ho portata sui sentieri che uso per i test gravel ovviamente non è che con una olandesina puoi più di tanto, motore o meno.

Se non fossi mai andato in bici, giusto da bambino e poi basta, come la maggior parte degli acquirenti tipo di questa bici (che non è una e-bike di alta gamma, specialistica), avrei scoperto posti bellissimi, goduto la natura, raggiunto punti panoramici che senza un buon allenamento non sarei mai riuscito a conquistare.

Ci sarei dovuto andare in auto; o in moto: insomma, a motore, endotermico però.

E comunque possiamo anche sfatare il mito che in e-bike non si fatica.

Certo, nel tragitto 3+3km da casa al market, tutto di motore, basta girare le gambe.

Ma se ti spari 70 km, di cui almeno una decina con salita a pendenza media dell’8% dove non puoi andare oltre l’assistenza minima se vuoi conservare la batteria fino alla vetta, vi assicuro che si lavora. Ben oltre il limite dell’utente tipo di questa bici, serve essere allenati.

C’è molto pregiudizio verso l’e-bike, che sovente sfocia nell’odio vero e proprio. Per le bici e per chi le usa, mi sono beccato pure gli insulti per strada. Ma anche i complimenti quando hanno notato che su quel muro avevo il motore spento.

Invece persino una bici che è un semplice mezzo di trasporto cittadino, tecnicamente molto limitata, potenzialmente potrebbe avvicinare nuovi ciclisti al nostro mondo. A patto non li facciamo scappare noi con la nostra villania.

Sono ottimista di natura, cerco sempre il lato buono delle cose.

Ho voluto vivere questa esperienza, bislacca lo ammetto, con una speranza.

Quella che un automobilista/scooterista entri in quella data catena della grande distribuzione per comprare una bici simile, spinto solo dalla necessità di un mezzo di trasporto che possa entrare nelle ZTL, senza obbligo di assicurazione e spese varie. 

Inizi a usarla al posto dell’auto, e questo già è un bene.

Ma col tempo e l’uso gli venga voglia di ampliare gli orizzonti, divagare sui pedali, magari spegnendo il motore e conoscendo così la bellezza, il fascino, della nostra fatica: che è la nostra passione.

Che abbandonando la comfort zone del suo abitacolo inizi a capire che in bici, a motore o no, si è vulnerabili.

Che quando è nel suo catafalco a quattro ruote e ci vede arrancare in salita comprenda che noi lì stiamo dando l’anima, non possiamo spostarci dalla traiettoria per dargli spazio sennò finiamo a bordo strada e cadiamo, e non strombazzerà forsennato.

Che inizi a usare sempre più la bici, conoscendo il nostro senso di pace con noi stessi quando pedaliamo.

Che inizi ad assaporare la dolce spossatezza che ci prende a fine giro.

E non importa se poi non passerà a una bici solo muscolare, perché io preferirò sempre una bici in più sulla strada, anche a motore, e un auto in meno. Mai viceversa.

Buone pedalate


Ps: preso dalla foga del momento ho anche pubblicato una recensione della bici, solo sul canale You Tube. Una recensione non specialistica, rivolta a un pubblico diverso da voi, per questo non è stata nemmeno richiamata qui sul blog. Comunque, se vi incuriosisce, basta cliccare questo link. E poi si vede che in discesa, minuto 18 più o meno, si va veloci persino con questa… 😀

COMMENTS

  • <cite class="fn">antonio luigi maria usai</cite>

    Buonasera,ha perfettamente ragione quando scrive che con l’e bike si fatica ugualmente io ho sempre pedalato con muscolari e da poco ho motorizzato una vecchia mtb da 26 installando un motore cinese Tongsheng da 250 w con sensore di coppia cioè il motore aiuta in base alla forza che si esercita sui pedali e le posso assicurare che senza un buon allenamento non sarei andato da nessuna parte. Cordiali saluti e grazie per i suoi interessanti video e articoli Tonino.PS comunque le uscite lunghe oltre 80 100 km preferisco farle con le muscolari

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