E-bike o ciclomotore, cosa dice la legge
C’è una enorme differenza tra una e-bike regolarmente omologata e le tante finte bici elettriche, spacciate per pedalate assistite ma che non lo sono.
Però, purtroppo, alla confusione si aggiungono malafede e ignoranza: perché in giro vedo troppe recensioni di motorini elettrici (perché tali sono) in cui si prova a salvare la faccia in chiusura ricordando che non possono circolare su strada aperta, come fossero e-bike legali.
Io mai guardo cosa fanno gli altri, non mi interessa. Scelsi anni fa la mia strada con questo blog, senza inseguire facili consensi, click e follower ma dedicandomi all’approfondimento.
Però giorni fa ho pubblicato un articolo, travasato anche in video, in cui spiegavo perché l’assicurazione RC non può essere imposta sulle bici a pedalata assistita. Voi che mi seguite da qui sapete che nella vita reale sono avvocato e giornalista pubblicista, iscritto ad entrambe gli albi professionali.
Sul canale video no, lì sono “nuovo” e pochi conoscono le mie specializzazioni.
Un commento al video ha acceso una spia, più o meno “finalmente uno che dice che le ebike con l’acceleratore non sono a norma, gli altri youtuber non lo fanno”.
Io ho risposto che non sono uno youtuber, poi ognuno la interpreti come vuole.
Ma questa cosa ha iniziato a ronzarmi in testa, sono andato a indagare e ho scoperto che si: esistono decine e decine di video recensioni, palesemente a pagamento, che magnificano queste bici non a norma. E non tutti hanno la buona creanza di provare a salvare le apparenze con la chiosa che non possono circolare liberamente come fossero a norma ma richiedono specifiche misure.
Ora, finché mi imbatto in quello che sostiene di smontare un movimento press-fit con un pennarello a mo’ di estrattore o in quell’altro che afferma che i copertoncini si montano sempre con le levette, poco mi importa, alla fine al massimo rompi i pochi centesimi del pennarello o pizzichi una camera d’aria. E può essere anche un bene perché aiuta a riflettere sui troppi ciarlatani.
Però se uno pur di guadagnare due click sfrutta la poca conoscenza dei ciclisti inducendoli a violare la legge e incorrere in sanzioni che spesso sono cinque volte tanto e più il valore della bici (fintamente) recensita allora no, non va bene.
Non capire niente di meccanica e spacciarsi per tecnici lo posso accettare: indurre il prossimo a violare la legge nella convinzione che sia tutto regolare no, non lo accetto e trovo scandaloso oltre che squallido il comportamento di questi personaggi.
E quindi faccio l’unica cosa possibile: chiarisco codici alla mano cosa dice la legge.
Non la mia opinione, non le chiacchiere da forum, non “quello che dici vale quanto quello che dico io” pronunciato spesso da chi ha preso la laurea sui social.
No, quella che segue è la spiegazione, tradotta da legalese per renderla comprensibile a tutti, di cosa dicono Codice della Strada e Direttive UE, una spiegazione che posso fornire in maniera corretta perché sono trent’anni che vivo di questo.
Perché non dobbiamo confondere mai la libertà di espressione con quella di mentire o dire sciocchezze.
Posso sembrarvi presuntuoso ma è una premessa necessaria, sul blog non avete mai letto e mai leggerete i consigli di “ammiocuggino”.
E perdonate il tono duro ma provo rabbia, perché come detto accetto l’ignoranza tecnica spacciata per conoscenza, non accetto indurre altri a violare la legge per pochi spiccioli di pubblicità o miseri compensi. Nemmeno per lauti compensi, chiariamo.
Adesso possiamo iniziare.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Interessante articolo. Ho una domanda: i monopattini elettrici come si posizionano? Non ne ho mai guidato uno e non capisco perché non siano ciclomotori: da qualche parte leggo “equiparati alle biciclette” ma non avendo i pedali non capisco come funzioni.
Ciao Guido, per il CdS non sono due pedali a fare una bici…
Comunque quello dei monopattini elettrici è un problema irrisolto. Sono arrivati ed esplosi sui mercati ma nessuna legislazione era pronta ad accoglierli. E quella italiana in ritardo più di tante altre.
Di fatto non esiste una loro regolamentazione, le proposte dell’attuale governo sono passate in Cdm ma ancora non approdate in Parlamento quindi per adesso restano una figura ibrida che ben potrebbe essere equiparata a un ciclomotore a causa del sistema di funzionamento ma che per ora non ha una sua netta definizione.
Al momento in cui ti scrivo, quindi con riforma non ancora approvata, rispetto a una bici ha alcuni limiti alla circolazione (per esempio non può percorrere strade extraurbane, pochi lo sanno e/o lo rispettano) e per i minori obbligo di patente AM ma null’altro. Se la riforma passerà allora arriveranno targa, assicurazione e casco per i minori con articoli del CdS dedicati.
Per ora restano in un limbo normativo.
Fabio
Ciao Fabio.
Volevo fare solo una nota tecnica su quanto hai scritto in questo interessante articolo, riguardo la questione della potenza massima erogabile dal motore di una ebike per poter essere considerata legale. Come giustamente hai scritto, si parla di 250 watt massimi ma in regime nominale continuo. Che vuol dire nominale continuo? E’ la potenza che il motore può erogare per almeno un’ora di funzionamento continui senza superare un certo limite di temperatura specificato dalla normativa. Questa cosa però genera una specie di buco normativo sfruttato da un pò tutte le aziende per mettere in commercio ebike perfettamente legali ma che in realtà possono erogare potenze superiori al limite di legge. Infatti tutti i moderni motori di ebike possono erogare per periodi di tempo limitati potenze di picco molto superiori ai 250 watt semplicemente curando in modo particolare il raffreddamento del motore e facendo in modo che il requisito sulla potenza nominale non venga aggirato. Così troviamo ebike legali con motore da 250 watt nominali ma che in condizioni di carico possono arrivare anche ad erogare anche 800-900 watt di potenza per parecchi minuti.
Secondo il mio parere è giusto imporre un limite sulla velocità massima di una ebike e impedire che possa essere usata senza pedalare ma ritengo che il limite di potenza imposto dal regolamento non abbia molto senso. Primo perchè avere più potenza non è sempre un male, è utile ad esempio quando si devono affrontare salite molto dure (non siamo tutti Pantani). Secondo perchè comunque è una limitazione farlocca perchè un limite specificato con questi criteri non impedisce comunque i costruttori a mettere in commercio motori con potenze di picco superiori ai 250 watt delle normativa.
Piuttosto io metterei regole precise sulle dotazioni accessorie per una ebike, ad esempio l’obbligo di montare freni a disco e l’obbligo di installare sistemi anti manomissione seri che impediscano l’eliminazione del limitatore di velocità.
Ciao, giusta osservazione. Non so se per parecchi minuti, ma resta comunque che anzitutto devi pedalare e poi a 25 stacca. Nel test della domane+ lo indico che ha picco di 300w. Ma poi pedalo e stacca, è cosa ben diversa dai 40/50 km/h senza pedalare. Sono loro che andrebbero colpite, da tutti i lati. Fabio