Brooks Swift

La prova su strada
La prova su strada
La Brooks Swift è arrivata non prevista, come a volte la cicogna; ma prevista o meno, poi è sempre una gioia. Come la cicogna.
Questo però ha comportato una modifica dei piani di lavoro, perché una sella devi isolarla.
Per capirci, non potevo montarla da subito sul telaio Trek Checkpoint ALR, ancora in fase di studio; e addirittura col reggisella ammortizzato Redshift, altra novità in prova. Che avrei capito? Giusto, meno del solito. E sarebbe stato davvero troppo poco persino per voi che avete tanta pazienza con me.
Quindi ho rispolverato la sempre pronta Raun, in assetto ancora con la piega, per iniziare la comprensione della sella. Bici straconosciuta, la uso da tre anni ormai per tanti test, subito isolo ogni più piccola modifica.
Poi la sella è passata sulla Trek, ma con regisella tradizionale; e infine ha trovato pace sempre sulla Trek ma con il Redshift.
Non mi sono preso però i canonici mille chilometri di affiatamento, non avevo il tempo.
E non è stato nemmeno necessario: da quasi subito, davvero poche ore di utilizzo, il cuoio ha mostrato morbidezza tale (dopo ovviamente passata di Proofide, che nutre ed ammorbidisce) da non richiedere altro.
A fine test ho aggiunto alcune prove sempre su Raun (la ex London Road trasformata in zucca anche se non è scoccata la mezzanotte) ma modificata con manubrio dritto.
Lo raccontai che questa conversione sarebbe tornata utile per i test, una differente posizione di guida rispetto alla piega da corsa aiuta la comprensione di molti componenti, selle in primis.
Comunque la prima parte del test non è interessante, è servita solo a rodare e sgrossare le impressioni.
Quindi partiamo dal momento che la sella è già perfettamente efficiente, tesa il giusto.
L’accoglienza è, perdonate l’aggettivo spesso abusato nella letteratura di basso livello (del resto non sono un granché come scribacchino), regale.
Poggi le terga, ti accomodi, pochi metri, ti fermi per una veloce regolata all’avanzamento, fatto. Hai trovato la tua sella.
Il trucco, se così vogliamo chiamarlo, è nel posizionare in bolla la zona anteriore.
Abbiamo visto infatti nel paragrafo precendente che la zona posteriore si solleva, quasi a formare una sponda a cui affidarsi.
Ecco, se uno colloca la livella a tutta lunghezza, cioè da estremo a estremo della Brooks Swift, inevitabilmente il naso punterà verso il basso.
No, bisogna prendere a riferimento la metà anteriore, da punta a zona di inizio delle guance. Posizionando qui la livella avremo la bolla perfetta e potremo goderci la nostra Swift.
Sempre nel paragrafo precedente ho accennato al fatto che questa foggia particolare, questo deciso rialzo, mi ha fatto propendere per la scelta in uso gravel e ho scritto ne avrei parlato qui.
Il gravel non è la Mtb, si pedala seduti per quasi tutto il tempo e per lo più in presa sui comandi. E si pedala sovente agili.
Quindi abbiamo la schiena moderatamente inclinata; e con la Swift andiamo d’accordo perché indicata per angolo massimo della schiena rispetto al suolo di 45 gradi.
E poi tendiamo ad assumere una posizione leggermente arretrata, per meglio sfruttare la pedalata agile; e quindi viene in soccorso la forma posteriore della Swift, che tra ampiezza e rialzo garantisce il miglior appoggio possibile.
Questo sulla carta, elucubrazioni fatte al momento di scegliere quale Brooks in cuoio avrei chiesto.
La teoria una volta tanto si sposa perfettamente con la pratica (però un poco ho barato, ho pedalato con tanti modelli Brooks in cuoio e quindi sapevo cosa cercare) e posso dirvi che ci avevo visto giusto.
Grazie alla sua particolare forma inoltre si avverte molto meno rispetto ad altri modelli la generosità dalla zona anteriore, sempre piuttosto corposa.
Che lungi dall’essere scomoda o ingombrante costituisce ulteriore sicuro appoggio quando si avanza a caricare il peso nella ricerca della migliore prestazione. Che poi si traduca nella mia modesta velocità non conta, piano o veloce il carico è quello. Anzi, dato lo stato di forma attuale dovrei dire il sovraccarico…
Ci si muove bene in sella alla Swift, si riesce a scorrere avanti e indietro con naturalezza.
Senza che le guance creino fastidio. Anche frullando rapidi non c’è contatto, nessun attrito a turbare il ritmo veloce della pedalata. Nemmeno adottando una posizione più arretrata per favorire l’agilità ho avuto fastidiosi incontri con le zone laterali di questa Brooks Swift.
Quindi in definitiva la forma è ampiamente promossa, in uso gravel e turistico nulla di cui lamentarsi.
Ma dove effettivamente con una Brooks in cuoio, ben rodata, sei completamente felice è quando ti godi il comfort della seduta in cuoio.
A parte il fatto che col tempo si adegua alle tue forme, ha quella sua naturale elasticità, che non è mai cedevolezza, capace di assorbire come nessuna altra.
E’ qualcosa che ben conosco ma che ogni volta mi stupisce. Sapete che a ragione (o a causa) di questo blog, pedalo per gusto mio molto raramente. Quando accade cerco di farlo con la mia Elessar, su cui è installata una Brooks B15 Swallow.
Sella ostica all’inizio, poi quando è diventata “tua” non ne vuoi una altra. E ogni volta che inforco Elessar, spesso a distanza di mesi, trascorsi pedalando con le bici (e le selle) più varie, si rinnova il connubio.
Sconsiglio caldamente di tendere in modo eccessivo lo scafo; meglio fermarsi poco dopo il dado oppone resistenza. Bisogna lasciare la zona centrale, che non è proprio il centro geometrico a tutta lunghezza ma quello del triangolo posteriore, libero di cedere un poco.
Se messa correttamente in bolla come detto sopra e tesa in questo modo, godrete della massima capacità della Swift di farvi viaggiare comodi.
Certo, c’è un elemento a sfavore delle Brooks, da sempre, che le rende meno appetibili per il pubblico più sportivo: il peso.
Telaio in acciaio, meccanismo di tensionamento e scafo in spesso cuoio pagano dazio sulla bilancia.
Star qui a dire che però, a ben riflettere, i poco più di 500 grammi sono nulla di che vista la costruzione, non serve a molto. Chi insegue la massima leggerezza non guarda alla gamma in cuoio della casa inglese.
Nemmeno io del resto, da sempre grande estimatore delle Brooks, per l’ammiraglia da corsa sono ricorso a una delle loro selle.
Ma su altre bici, dove la priorità non era il minor peso possibile, non ci ho pensato su due volte ad attingere al catalogo british.
Un catalogo che conosco bene ma dove avevo una lacuna: proprio la Swift, per una ragione o per l’altra mai mi era capitato di usarla o montarla su qualche bici creata qui in officina.
Una lacuna che sono stato felice di colmare, avvantaggiandomi perché ho trasferito la Swift su bici a manubrio dritto, volevo capire quanto la posizione più eretta avrebbe modificato le mie impressioni.
Ben poco devo dire, più che altro conferme. A iniziare dall’ottimo appoggio offerto dalla parte posteriore.
Più laborioso è stato travare il giusto set up, anche perché la trasformazione della ex London Road è recente, ancora non ho tutti gli automatismi nel trovare subito l’assetto. Oltre al mio poco allenamento col manubrio dritto, non propriamente la mia passione.
Errore mio, ammetto; all’inzio l’ho collocata esattamente come la prima volta, quando ho scelto di rodarla proprio con la London Road ma in assetto con la piega.
Però sono bastati pochi minuti, un leggero avanzamento, e la Swift mi ha immediamente confermato tutto quanto di buono aveva mostrato fino a quel momento.
Ossia l’ottimo appoggio fornito dalla parte posteriore, la comodità della zona anteriore, la grande capacità di smorzamento.
Quindi, a chi consigliare questa sella? Lo leggeremo nel prossimo paragrafo, dove tracceremo un bilancio.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Brooks forever >>> !!!
Ciao Sergio, ho visto dalla foto della tua fuoriserie Elessar che hai una borsa da sella che mi sembra una Carradice Zipped Roll, posso chiederti come mai l’hai montata col supporto anzichè direttamente agli occhielli della Brooks?
La consiglieresti per uso gravel?
La sto occhieggiando da un pò per la mia molto british Cotic Escapade ma ho paura che sullo sterrato balli un pò.
Ciao.
Stefano-che-sta-pedalando-sulla-spin-bike.
P.s.: complimenti per gli articoli sulle normative anti epidemia, abito in provincia di Brescia e ho parenti in intensiva e conoscenti che se ne sono andati, ogni contributo è prezioso.
RESTIAMO A CASA
Ciao Stefano, non è la Carradice ma la Minnehaha
https://www.elessarbicycle.it/borsa-da-sella-minnehaha/
La alterno, a seconda delle necessità di carico, con una Carradice Barley.
https://www.elessarbicycle.it/carradice-barley-e-bagman/
Quindi per praticità attacco anche la Minnehaha al supporto Bagman, non avrebbe senso montare e smontare ogni volta.
E poi sono borse con cinghie in cuoio, il QR del Bagman è comodo quando devi velocemente staccare la borsa per qualche motivo.
La Minnehaha si presta bene a uso gravel, anche se non è facile immaginarlo, Elessar ha conosciuto spesso il fuoristrada. Ho smesso solo perché a lavarla ci vuole una giornata.
La borsa ha dei lacetti elastici aggiuntivi, la resa estetica finale non mi aggrada, ma aiutano a tenerla ferma.
Fabio
Come al solito articolo completo ed esaustivo, ma non per ultimo piacevole da leggere. Le Brooks sono sempre state fra le selle che mi piacciono di più anche se in realtà non sono fra le mie abituali. L’unica che resiste è la B17 montata sulla Brompton.
La Swift con telaio il titanio è quella che ho usato maggiormente montata su una Salsa Fargo. Messa definitivamente da parte dopo il Tuscany Trail di qualche anno fa; pur se ben ingassata dopo 5 gg di acqua e fango si è sfondata in modo irrecuperabile. Anche la registrazione del tensionatore ha comportato solo la tensione della parte centrale e sembrava di stare seduti su una lama. Pioggia e fango è il suo peggior nemico ed è abbastanza incoerente con lo spirito UK del prodotto.
Altra mia constatazione, ma segnalata anche verbalmente al costruttore nell’occasione di una fiera internazionale, è il diverso posizionamento longitudinale della parte della forchetta che deve essere stretto dal tubo sella. Il chè richiede diversamente dagli standard in alcuni casi di usare tubo sella arretrato e se lo stai già usando non sempre riesci a mantenere il posizionamento corretto.
Ciao Piero, sarebbe interessante conoscere la risposta di Brooks quando hai denunciato la rottura.
In tanti anno di utilizzo mio e di altri di selle Brooks, oltre ovviamente i test ma qui la durata è relativa per ovvie ragioni, problemi non sono sorti.
Pioggia l’abbiamo presa (pure in questo test) e il fango anche (sempre pure in questo test) ma mai consecutiva su più giorni.
Vale sempre la regola, per ogni sella in cuoio, di usare la copertura impermeabile in caso di esposizione prolungata all’acqua e di attendere sia asciutta (a temperatura ambiente) prima di usarla.
Sarebbe da indagare, ogni informazione frutto dell’esperienza diretta è sempre di grande aiuto.
Per quanto riguarda il reggisella, quasi tutte le Brooks in cuoio vogliono reggisella con offeset; la Swallow offre maggiore lunghezza sfruttabile ma tutte le altre le setti bene solo se hai reggisella arretrato.
Fabio
Ciao Fabio. In una prova come il Tuscay Trail (600 km e quasi 10.000 mt di dl) è ovvio che tutto quello che usi è testato in condizioni estreme, ancor più se sotto piaggia e fango per giorni; comunque anche per me è stata una magra scoperta. Pensare di usare la copertura in dotazione diventa penalizzante perchè hai già abbigliamento ciclista, abbigliamento antipioggia, anche se solo pantaloncino, e infraporre ancora altro diventa un tormento nel pedalare per ore.
Brooks al tempo non mi dette nessuna risposta e molto diplomaticamente dichiararono che avrebbero verificato.
Del resto basta prendere una Brooks e una sella tradizionale e appogguarle l’una sull’altra per notare come la forchetta sia diversamente posizionata nel caso della Brooks. Io sono di statura alta e quasi sempre per un’adeguato posizionalento biometrico devo sempre usare tubi sella con offset arretrato e mi sarebbe stato richiesto ulteriore arretramento ovviamente non possibile: è anche vero che non tutti i pedalatori quando sostituiscono una sella verificano il posizionamento biometrico 🙂
I tuoi articoli sono sempre ottimi e esaustivi e pertanto mi inducono a discure e ossevare la perfezione 😀
Ciao Pierluigi, la cosa migliore di questo blog sono i vostri commenti.
Sempre precisi, mirati, studiati e frutto di esperienza diretta. Siamo lontani anni luce da un qualunque forum, e non nascondo l’orgoglio di aver centrato almeno questo obiettivo.
Offrire un luogo di appassionati, senza guerre di religione e leggende metropolitane.
E questo succede grazie a voi.
Per la questione arretramento, confesso, l’ho dato per scontato. Cioè, parliamo di Brooks, il marchio più famoso e longevo in assoluto.
Alcune cose, come la manuntenzione o l’arretramento, sono lì da sempre.
Errore mio, avrei dovuto scriverne. Come ho fatto con la serie Cambium, spiegando come trovare il migliore setup, perché le cambium sono (relativamente) giovani rispetto alla gamma in cuoio e quindi pensai che qualche notizia serviva.
Con quelle in cuoio no, ma ho aggiunto l’appunto sulla scheda, così in un prossimo test (se ne farò altri) non lo dimenticherò.
Fabio
P.S. Confermo che la Swallow offre una lunghezza maggiore della forchetta. Non per nulla è montata sulla mia bici da randonneè 😀
Ciao Fabio,
Purtroppo Brooks non riporta le misure delle sue selle. Per distanza ossa ischiatiche di 118mm su Brompton, che modello in pelle suggeriresti? Ho provato una C17 e l’ho dovuta dare via dopo qualche settimana perché troppo grande e scomoda. Attualmente uso una Aspide supercomfort narrow, nessun problema di sorta ma non si sposa benissimo esteticamente con la Brompton
Grazie
Ciao Claudio, la sella è una scelta personale, io posso solo indicarne pregi e difetti, poi sta a ognuno compiere le proprie valutazioni.
Tutta la gamma in cuoio di casa Brooks è mediamente più larga, l’unica che ti si potrebbe adattare meglio è la C15.
Ma darti certezze senza averti mai visto pedalare è impossibile, senza dimenticare che una Brompton è una bici particolare, per assetto e perché è in taglia unica.
Fabio
Speravo mi consigliassi una swallow, che dovrebbe essere la più stretta oltre che in assoluto la più bella secondo me… Peccato
Ciao Claudio, sarebbe un atto di presunzione da parte mia indicarti una sella a “occhi chiusi”. Posso però sconsigliarti la Swallow, tra l’altro montata sulla mia Elessar, del tutto inadatta all’assetto della Brompton.
Come ti ho detto, è una bici particolare, in taglia unica, puoi modificare solo il manubrio, non è assolutamente detto che una sella scelta solo per le dimensioni sia valida, la posizione della schiena e l’appoggio sono più importanti e senza vederti pedalare finirei solo col farti buttare i soldi.
Le scelte si fanno con cognizione, preferisco deludere una risposta piuttosto che darmi alla stregoneria…
fabio
Uso una Swift nera sulla Brompton (rigorosamente Racing Green) e una in color miele sulla gravel… che dire, a parte l’estetica a dir poco meravigliosa e che rende signorile anche un cancello arrugginito, una volta sagomate sono veramente le selle più comode del mondo. Personalmente oltre alle periodiche ingrassature sul lato inferiore, spesso applico un leggero velo di olio da corpo (tipo johnson baby) sulla superficie superiore, aiuta a mantenere il cuoio idratato e “velocizza” un pochino il periodo di adattamento.