Vittoria Terreno Dry

Come è fatto

Tempo di lettura: 8 minuti

Come è fatto

I Vittoria Terreno Dry fanno parte, facile intuirlo, della famiglia Terreno; che prevede altre tre versioni oltre questa.

Le Terreno Zero, che abbiamo conosciuto su queste pagine, le Terreno Mix e le Terreno Wet.

Di fatto si collocano in gamma come i copertoncini con superiore polivalenza e ovviamente condividono tutti le medesime tecnologie.

Disponibile in diverse misure e anche nella variante tubolare.

In dettaglio le misure disponibili sono, espresse in scala ETRTO, 31-622, 33-622 e 38-622. I tubolari sono disponibili nelle misure 31-28 e 33-28.

Noi leggeremo il test delle 33-622, che mi hanno rimandato un peso di 410 grammi, in perfetta linea col dato riportato dal costruttore.

Iniziamo a fare la loro conoscenza, partendo dalla classica scritta sul fianco.

Una scritta bella lunga che aggiunge un tocco di sportività grazie anche al fianco in contrasto color antracite.

Tante indicazioni subito dopo il nome: misura, pressione di esercizio (in montaggio Tubeless) e tecnologie presenti.

Le due piccole icone poste alla fine della scritta racchiudono un mare di informazioni, che è bene andare a conoscere.

Si riferiscono all’apporto del grafene nella mescola, tecnologia esclusiva di Vittoria, e alla possibilità di montaggio con o senza camera d’aria.

Qui per me si aprono diverse possibilità di impaginazione: riscrivere quanto già detto nel test delle Vittoria Terreno Zero, inserire un link a quel paragrafo, copiare e incollare qui solo quella parte.

Scelgo questa ultima opzione in nome della praticità e mi cito.

Nell’utilizzo del grafene Vittoria è stata la prima ed è tutt’ora l’unica, con riferimento al settore gomme per bici. Come è al momento l’azienda che ne fa uso maggiore, essenzialmente nella sua forma più pura chiamata pristine.

Ok, interessante; però ora voi vi state chiedendo cos’è esattamente questo grafene. E io capisco la vostra curiosità, infatti adesso la soddisfo.

Il grafene deriva dal carbonio, più precisamente dalla grafite: si, discende diciamo così dalle matite che usiamo ogni giorno. Ma come può questo materiale, una volta inserito nella mescola di un copertoncino, permetterci di trasferire da un metaforico foglio di carta alla strada tracciati perfetti e veloci?

Per capirlo dobbiamo fare un passo indietro.

Il grafene è scoperta dell’immediato dopoguerra ma all’epoca le sue applicazioni erano minime e limitate dalla tecnologia del momento. Perché il grafene è un singolo foglio di atomi di carbonio e la difficoltà era isolare questo singolo foglio di nanoparticelle; la svolta nel 2004 quando i due fisici Andrej Gejm e Konstantin Novosëlov ci sono riusciti, aprendo orizzonti tutti da esplorare nelle applicazioni industriali e insigniti per questo del Nobel nel 2010.

Che è anche l’anno in cui l’USTPO (l’ufficio brevetti a stelle e strisce) ha rilasciato alla Directa Plus il brevetto per la produzione su scala industriale di questo nanomateriale.

Vittoria, azienda sempre attenta a ogni innovazione, ha così iniziato la propria partnership esclusiva con Directa Plus e da questa sono nate le gomme con mescola in grafene. Che non sono solo Terreno Dry (Zero nel testo citato, N.d.A.), ovviamente.

In pratica, e non me ne vogliano gli ingegneri Vittoria per la mia semplificazione, si prende il grafene per sovraespanderlo ad altissime temperature (ho letto 10.000 gradi) in modo che si formi una sorta di fisarmonica espansa che a sua volta viene spezzata in particelle. Isolate le nanoparticelle, queste sono inserite nella mescola sfruttando la innata capacità del grafene di legarsi alle molecole della gomma, tenendole più unite. Inoltre disponendo queste particelle allineate al profilo della gomma, rotolamento e grip in frenata ne risultano esaltate.

Il risultato pratico ci porta a mescole che non devono sacrificare la durata in nome della scorrevolezza o la scorrevolezza in nome della protezione dalle forature o la protezione dalle forature in nome della leggerezza e qualunque altro sacrificio siamo abituati a conoscere, dove si toglie qualcosa per favorire qualcos’altro.

Col l’utilizzo del Grafene abbiamo scorrevolezza, migliore frenata, gran grip, protezione dalle forature e aggiungo io: eccellente tenuta su asfalto bagnato.

Vittoria non si è fermata qui e ha aggiunto il grafene anche nelle sue ruote in fibra di carbonio, proprio per sfruttarne la capacità “legante” e conferire rigidità è robustezza senza sacrificare la leggerezza; ma questa è una altra storia e (forse) ve la racconterò una prossima volta.

La seconda sigla che è posta in evidenza è TNT; a noi che abbiamo superato gli anta ci rimanda ad Alan Ford e le serate passate a guardare Super Gulp.

Invece è l’acronimo di Tube/No-Tube: ossia la tecnologia di un copertoncino Tubeless che può tranquillamente essere montato anche con camera d’aria, come ho fatto io per questo test.

E’ tecnologia mutuata dalla gamma Mtb e prevede una carcassa in nylon 120 Tpi con cerchietto in fibre aramidiche; e protezioni interne sui fianchi ad assicurare resistenza e durata. 

Manca il riferimento grafico per una altra tecnologia e quindi ve la racconto io: la mescola 3c.

L’uso di differenti mescole a seconda della zona di utilizzo non è inusuale tra i copertoncini da ciclismo di alta gamma. Vittoria ne usa ben quattro sulle versioni più estreme da strada e fuoristrada e “si limita” a tre per le gomme allround come le nostre Terreno Dry (Zero nel testo citato, N.d.A.) o le Rubino stradali.

Così abbiamo una mescola più dura al centro dove si concentra la quasi totalità del consumo di un copertoncino e più morbida sui fianchi per avere tenuta in curva. Senza dimenticare l’onnipresente grafene.

Andiamo avanti.

A seguire l’indicazione della pressione di esercizio, dove è chiaramente specificato che è quella suggerita in montaggio tubeless.

Va da un minimo di 3 bar a un massimo di 6 bar.

In caso di installazione con camera d’aria bisogna aggiungere mediamente uno 0,5/0,8 bar in più a quella che sarebbe la nostra giusta pressione di esercizio rispetto all’utilizzo senza camera. 

L’altra indicazione che nell’uso assume importanza è la freccia che indica il verso di montaggio.

Che è unico sia per l’anteriore che per il posteriore e non invertito a seconda della collocazione,come avviene su alcune gomme da off-road.

Il battistrada rimanda chiaramente a una gomma votata al fuoristrada; non estremo, d’accordo, ma il centro scolpito e soprattutto la buona tassellatura laterale non lasciano dubbi.

Soprattutto se teniamo presente la versione Terreno Zero, col suo centro liscio da autentica copertura sportiva stradale.

Su questo Terreno Dry la zona centrale è occupata dai caratteristici esagoni, quegli stessi che sulla Zero fungevano da battistrada laterale.

Hanno un verso, si presentano con profilo a salire nell’intercettare il senso di marcia.

Allo stesso modo la pronunciata tacchettatura laterale ha disegno studiato (anche) per assecondare la presa nella delicata fase dell’appoggio in curva.

Molti chilometri li ho percorsi alternando nello stesso giorno le Terreno Dry con le Terreno Zero, e questo spiega anche i miei continui richiami. 

Dopo aver provato l’eccellente scorrevolezza delle Zero era lecito aspettarsi maggiore resistenza dal fitto battistrada a esagoni, a squame potrei dire.

In realtà no, almeno in fuoristrada. Su asfalto la differenza la senti ma se hai buona sensibilità.

Quello che invece avverti maggiormente è il differente profilo.

L’arco creato dalla gomma una volta montata è più appiattito, più conforme a una gomma da fuoristrada. Ovviamente a determinare in parte l’effetto visivo è la presenza dei tasselli sulla spalla ma nell’uso il diverso profilo si avverte.

Bene, queste le Vittoria Terreno Dry in presentazione statica.

Per quella dinamica voltiamo pagina.

COMMENTS

  • <cite class="fn">Luigi</cite>

    Ciao Fabio, le ruote sono le RS11?

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Luigi, si Rs11. Ma non chiedermi giudizi, l’ho usata solo per le foto questa bici, l’avevo sottomano al momento e mi ha fatto comodo 😀

      Fabio

      • <cite class="fn">Luigi</cite>

        sono quelle che ho io e per le quali, da un po’ di tempo mi chiedo quale sezione massima possano supportare, dato che, nel sito shimano, c’è forte discordanza tra la scheda tecnica (fino a 32) e quanto riportato nel manuale della manutenzione (fino a 25). Avevo appena finito di montare, con qualche remora, un continental da 28, che vengo qui e, con gran sorpresa, ci vedo su dei 33!

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Ciao Luigi, 32 o 33 non è che poi cambi chissà cosa. Al momento lì sotto poi ci sono delle 42, vedi te…
          Comunque, come detto, quella bici (non mia) è stata usata da me solo per per una sessione fotografica, quando dovrò farle un poco di manutenzione farò qualche prova/misurazione.

          Fabio

  • <cite class="fn">PAOLO</cite>

    ciao Fabio,come ti sembra il consumo del battistrada? è una gomma duratura o molto incline a consumarsi specialmente al centro del battistrada come sembra di vedere in una foto?

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Paolo, è mia norma scattare le immagini in interno (quelle del paragrafo come è fatto) a materiale intonso.
      Stavolta, e solo in questo test, è successo che ho dovuto (ri)fare le immagini con le gomme che già avevano moltissimi km sulle spalle. Questo spiega l’usura al centro, che ho ulteriormente accentuato con non poche derapate su asfalto.
      Ma non c’è usura anomala, i 5000km e più sono alla loro portata.

      Fabio

  • <cite class="fn">davide</cite>

    ciao, ho letto con molto interesse questo test delle terreno Dry e delle Pirelli Cinturato Gravel H, sono indeciso su quale prendere. Le Pirelli le hai decantate, quali le differenze principali, pregi e difetti tra i due modelli? Grazie mille!

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Beh Davide, hai letto i test che sono molto completi.
      Qui non avrei considerazioni nuove da aggiungere rispetto a quanto già pubblicato.
      A parte che son gomme con caratteristiche d’uso diverse, nel senso che c’è maggiore o minore vocazione all’off road più spinto, tutto quello che ho rilevato è già stato scritto.
      I test servono a “scoprire” un prodotto, poi ognuno dovrà valutare quali sono le caratteristiche a lui più congeniali.

      Fabio

  • <cite class="fn">Marc One</cite>

    Ciao Fabio,
    viso che ti era rimasto il dubbio … per andare a zonzo sono state ottime e sul pavé bagnato si sono comportate egregiamente, confortevoli e con un grip inaspettato, anche con battistrada ormai alla frutta.
    Sicuramente la mescola ha una marcia in più (merito del grafene? chi può dirlo), anche le radici bagnate prese a 45° non hanno messo in difficoltà queste gomme.
    Complimenti per gli interessanti articoli

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Marc, la mescola in grafene è un plus che si sente, te ne accorgi provando tante gomme diverse.
      Io continuo ogni tanto a montarle (le gomme non rientrano alle aziende, inservibili per altri test) e ogni volta mi sorprendono.

      fabio

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