Trittico Pro Bike Gear Discover

Come è fatto il trittico Pro Discover

Tempo di lettura: 9 minuti

Come è fatto il trittico Pro Discover

La piega Pro Discover carbon

Una piega da gravel all’immediato colpo d’occhio.

Anche se non eccessivo il flare è ben visibile a identificarla come adatta alla guida fuoristrada.

Subito i dati tecnici di questa piega in prova, scelta nella misura 42.

Il materiale è fibra di carbonio, in versione UD. Che significa UD?

La fibra di carbonio unidirezionale (UD) è un manufatto in cui tutte le fibre di carbonio sono allineate nella stessa direzione. Il rinforzo unidirezionale consente di creare componenti incredibilmente resistenti e leggeri orientando con precisione la fibra di carbonio per fornire la massima resistenza nella direzione in cui è più necessaria. 

Scelta ovvia visto che parliamo di una piega e non di un telaio.

Il peso da me rilevato è 190 grammi, con margine di errore +/- 10g. E’ defunta la mia bilancina ultraprecisa e ultracostosa, quindi in attesa di riprenderne una di pari qualità ci dobbiamo tenere un margine.

Leggera, senza dubbio. Siamo nell’ordine dei 120/150 grammi in meno rispetto ad altre pieghe gravel in alluminio. Che però lasciano anche il portafoglio più pesante e questo non dobbiamo mai dimenticarlo.

La larghezza come appena anticipato è 42cm per il modello in prova. A catalogo anche la 40 e la 44.

Larghezza che non è misurata centro/centro come per le pieghe stradali bensì nella distanza che corre tra i due estremi dove la piega inizia a curvare.

La larghezza totale, a causa del flare, è 51cm, misurata esterno/esterno senza nastro manubrio.

Vi fornisco una ulteriore misura: lo spazio disponibile all’interno, interessante per gli amanti del bikepacking, che è 38cm. 

Anche se poi allarga nella parte anteriore, una volta montati i comandi lo spazio resta invariato.

Il backsweep è di 5 gradi. Cos’è il backsweep? E’ l’angolo di arretramento delle estremità del manubrio. Quando impugniamo la manopola, il nostro polso non è in linea col nostro braccio, ma forma un angolo. Il backsweep serve proprio a naturalizzare la posizione errata del polso rendendo l’impugnatura comoda e precisa. Nel caso di una piega gravel bisogna considerare la parte alte del manubrio.

Il flare, finora sempre nominato ma mai quantificato, è 20 gradi. Cos’è il flare? E’ l’apertura verso l’esterno delle parti finali della piega. Un semplice escamotage per ottenere più leva, maggior controllo della bici in presa dietro i comandi e superiore feeling di guida in fuoristrada.

Infine drop e reach.

Il drop è la distanza tra il centro nella parte alta, lì dove il manubrio inizia a curvare, e il centro della parte finale; in pratica la curvatura della piega.

Il reach è la distanza tra il centro nella parte alta, lì dove il manubrio inizia a curvare, e il centro della curva anteriore. In pratica ci aiuta a capire quanto distanti saranno i comandi una volta montati, perché maggiore il reach più lontani saranno.

La nostra Pro Discover Carbon ha valori di drop e reach pari a 130mm e 80 mm.

Il clamp, ossia la zona di attacco, ha diametro di 31,8; e presenta fitta lavorazione in rilievo per assicurare maggior grip allo stem.

E per buona creanza Pro Bike Gear aggiunge una bustina di pasta di montaggio, che sempre fa comodo.

La troviamo anche nella confezione del reggisella.

Abbiamo tutte le misure, sicuramente utili da conoscere per poter scegliere con cognizione.

Ma la Pro Discover carbon è più delle sue dimensioni. Ha molti piccoli dettagli sfiziosi.

Vista così, per intero e con foto che per forza son piccine ne apprezzi la foggia e nulla più. 

Foggia che comunque anche se vista da ferma lascia intuire il buon comfort di guida, soprattutto nella parte alta.

Il backsweep è indovinato, c’è ampio spazio e i polsi, lo vedremo meglio nel prossimo paragrafo, non assumono angoli innaturali in presa alta.

La zona comandi ha un reach contenuto e questo aiuta a non “allungarsi” troppo, considerando che le geometrie gravel hanno sempre orizzontale più sviluppato.

Il punto dove collocare le leve è privo di riferimenti grafici per l’allineamento. Mancanza compensata da fitta lavorazione in rilievo per assicurare il grip.

Saggia scelta, è piega in carbonio UD quindi le coppie di serraggio sono inferiori e qualunque accorgimento aiuti a non far ruotare le leve è gradito.

Leve che come detto risultano (quasi) sempre sottomano, anche quelle stradali (perfette quelle da gravel Shimano GRX) almeno nella loro parte alta grazie appunto al reach ridotto che meglio si apprezza nella vista posteriore. 

Insieme al flare di 20 gradi, più ampio della sorella in alluminio (che ha 12 gradi) ma non così ampio da far sembrare la bici un bassotto con le orecchie svolazzanti. Mai visti? Eccolo 😀

Vabbè, torno sul pezzo.

La presa alta può contare su generosa sezione, leggermente ovale. Quindi, come sempre in questi casi, c’è da prestare una certa cura nel posizionamento per non pregiudicare il comfort di marcia.

Mi piace molto la svasatura in appoggio nella curva superiore.

Permette presa solida e offre la giusta rientranza al palmo, anche perché lì i guanti di solito hanno imbottitura superiore. Bella idea!

Proseguendo verso il centro ci imbattiamo in un avviso di sicurezza: not compatible for clip on.

Qui, confesso, non so interpretare. E né il sito ufficiale né le istruzioni fugano il dubbio.

Che sulla zona dell’adesivo non sia possibile applicare collarini è pacifico: a parte che sarebbero troppo interni è la sezione leggermente ovale che lo impedisce, quindi l’avviso sarebbe pleonastico.

Non è possibile applicare collarini verso il centro, dove la sezione torna tonda? Beh, un supporto ciclocomputer o faretto vanno su a una coppia talmente bassa che problemi non ce ne sono.

Cosa resta? Mia idea, non suffragata da conferme ufficiali: le leve freno supplementari tipo ciclocross.

Non trovo altra soluzione e spero di stare sbagliando del tutto perché, per esempio, significherebbe pregiudicare il montaggio delle leve supplementari ad azionamento idraulico della serie Shimano GRX (di cui ProBikeGear è nell’orbita) e sarebbe un vero peccato.

Io comunque, per sicurezza, non ho fatto esperimenti…

Avrete notato un foro nella curvatura interna: è il passaggio interno cavo, compatibile anche con Di2. C’è anche sul lato opposto ovviamente.

 

Soluzione gradevole e che si combina con altri fori: quelli di uscita ai lati della zona di clamp, in basso, un altro sempre sulla piega e infine uno sullo stem che vedremo più avanti.

Questo l’altro presente sulla piega, al centro della zona posteriore di clamp, destinato a creare un unico passaggio con l’attacco Stem Discover

Eleganti le grafiche in rilievo, tenaci ma non tenacissime come usa dirsi.

Nella parte finale le indicazioni delle misure fondamentali.

Bene, ora che conosciamo la piega, seppur immobile, passiamo al reggisella.

Reggisella Pro Discover seatpost.

Anche qui il materiale è la fibra di carbonio UD (ma attenzione, non è come sembra…) e la grafica quella della serie Discover.

Disponibile in due diametri (27,2mm e 31,6 mm) ma in unica lunghezza di 400 mm. 

Peso per la versione più sottile appena 205 dichiarati e da me verificati.

Più della piega appena vista, questo reggisella nasconde un segreto, (quasi) invisibile: la fibra di carbonio è unita in proporzione 1:1 con il Dyneema.

E cos’é? Il Dyneema (Gel Spun Polyethylene) è una fibra sintetica molto usata per applicazioni sportive. E’ materiale con eccezionale resistenza, paragonabile a quella dei cavi di acciaio, ma con il vantaggio di resistere molto bene agli sforzi da torsione e piegamento. 

L’estrusione della fibra di Dyneema avviene attraverso il raddrizzamento della catena del polietilene, che in questa forma acquista le caratteristiche di HDPE (Polietilene ad alta densità) con la caratteristica di diventare una fibra con elevatissima resistenza alla trazione.

Il problema però è che la fibra Dyneema è carente in elasticità.

Da qui l’intuizione degli ingegneri Pro Bike Gear che hanno deciso di “fonderla” (termine non tecnico, lo so, boni…) con la fibra di carbonio.

Che io sappia, è la prima volta che abbiamo l’utilizzo della fibra Dyneema in campo ciclistico.

Prendo a prestito le dichiarazioni di Chris Jacobson, Product Manager of PRO Bike Gear; quindi seppur interessato, sicuramente più titolato di me a parlarvi.

[…] Pavimentazione screpolata, percorsi gravel e strade sconnesse con assi di legno mettono a dura prova i ciclisti dopo lunghi chilometri in sella. Per aiutare a ridurre le vibrazioni e gli urti sulla strada, PRO ha introdotto il nuovo reggisella Discover con un materiale Dyneema integrato, che smorza le vibrazioni per uniformare la corsa riducendo il peso.
Dyneema è il marchio del materiale in fibra più resistente al mondo, noto anche come polietilene ad altissimo peso molecolare (UHMwPE). Questo super materiale è stato utilizzato in attrezzatura da arrampicata, zaini e abbigliamento per due decenni, ma non è mai stato utilizzato in articoli da ciclismo disponibili in commercio fino al reggisella PRO Discover.
“Cerchiamo sempre materiali per migliorare la guida”, ha affermato Chris Jacobson, Product Manager di PRO Bike Gear. “Con tutta la variabilità del gravel e con la popolarità di lunghe gare e corse in fuoristrada, stiamo cercando modi per costruire parti che aiutino i ciclisti a guidare in modo più confortevole e con maggiore controllo per lunghe giornate su terreni accidentati. Ci concentriamo su come migliorare il controllo delle vibrazioni, anche nel reggisella e nella sella.”

A tal fine il team ha testato vari materiali, tra cui la fibra di vetro, che era troppo fragile e troppo pesante, e il Dyneema. Storicamente, il Dyneema non sarebbe stato un’opzione per un reggisella perché non poteva legarsi con altri materiali. Ma l’azienda che produce Dyneema ha sviluppato nuove tecnologie, consentendo al Dyneema ultra resistente di accoppiarsi in modo permanente con un altro materiale, il che ha aperto la porta agli ingegneri PRO.
PRO ha sviluppato l’equilibrio ottimale per il reggisella Discover con una miscela 1: 1 di fibra di carbonio e Dyneema, che mette in mostra le migliori proprietà di ciascun materiale. Il carbonio è rigido e resistente, ma può essere fragile quando viene spinto al limite. Dyneema si integra nel design del reggisella, offrendo una densità inferiore rispetto al carbonio, che lo rende più leggero e consente un maggiore smorzamento delle vibrazioni. Il Dyneema è anche più facile da allungare, il che significa che è più flessibile che fragile.

“Se guardiamo alle sue caratteristiche”, ha detto Jacobson, “Dyneema può darci un prodotto più leggero, più conforme e molto forte”. Il risultato con il reggisella PRO Discover con Dyneema è un notevole 205 grammi e ha anche il 50% in più di deflessione rispetto ai reggisella in carbonio. Ciò equivale a un totale di 8-10 millimetri di movimento sotto i maggiori colpi.

E non è solo per i ciclisti gravel. “Per un ciclista su strada che vuole perdere un po ‘di peso e mettere a punto la corsa, questo post è un’alternativa fantastica”, ha detto Jacobson. “È il post più leggero realizzato da PRO. E in questa fase avanzata del gioco, è incredibile che possiamo creare un reggisella più leggero di 10 grammi con migliori caratteristiche di smorzamento delle vibrazione “.

Ora, a parte la questione della deflessione fino a 8/10 mm che francamente non saprei dirvi perché servirebbe una simulazione in laboratorio (ma smorza, questo ve lo assicuro), messa così anche il prezzo appare (meglio) giustificato.

Davvero graziosa l’idea di aprire alcune “finestre” per mostrare la trama interna con la fibra Dyneema.

L’attacco sella/regolazione prevede un singolo bullone centrale maschio/femmina. Le piastre sono 7×7 e 9×9. Questo in foto è per rail 7×7.

La dotazione di serie comprende le piastre per rail ovali 9×9, compatibili con telaietti in fibra di carbonio.

L’off-set è 20 mm, ottenuto grazie ad una elegante curvatura.

Sul retro le indicazioni sulla misura, la linea che avvisa per l’inserimento minimo e una scala graduata per regolare l’altezza sella.

E’ compatibile con batteria interna Di2; e vorrei vedere…

Anche questa è fatta, andiamo alla presentazione dell’attacco manubrio.

L’attacco manubrio Pro Discover Stem

Qui sarò assai più breve. 

Nulla di rivoluzionario ma con tanta bellezza in piega e reggisella sarebbe stato un peccato non completare il trittico con perfetta coordinazione.

Per la sua costruzione Pro Bike Gear ha scelto l’alluminio AL 7075, riuscendo comunque a mantenere un peso basso.

In questa versione da 100mm ho verificato 145 grammi.

Disponibile in lunghezza da 70 a 110, tutte con angolo di +/- 6 gradi, clamp da 31,8 e per tubi forcella da 1″ e 1/8.

Non rinuncia a un tocco di eleganza con la bella grafica in rilievo. Mi è piaciuta la scritta superiore (c’è anche dal lato opposto).

Il collarino è classico, senza finestra di alleggerimento che a me sarebbe piaciuta; a snellire un piccolo adesivo che riprende il classico tema a esagoni di tutti i prodotti della linea Discover.

Sia la zona di attacco manubrio che quella di innesto al tubo forcella recano l’indicazione della coppia di serraggio, fissata in 5Nm.

Curioso questo forellino a testa di gatto: che sarà?

E’ il foro di uscita per il cavetto Di2, che troverà invisibilità alla vista grazie ad una copertura sagomata.

Ripresa da dietro la copertura ne possiamo vedere il passaggio.

E se non abbiamo il Di2? Nessun problema, nella dotazione di serie è compreso anche un discreto tappino.

La linea resta pulita e filante.

Bene, con la presentazione abbiamo finito.

Certo, credevo sarei stato più breve ma sia la piega che il reggisella meritavano di essere conosciuti a fondo. Per quello che mostrano e soprattutto per quello che non ostentano e che ai più sfugge.

Ora però iniziamo a pedalare.

COMMENTS

  • <cite class="fn">ginogino</cite>

    Ma a parte la differenza di peso, un manubrio in carbonio con un attacco manubrio redshift, ha ancora senso.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Gino, scusami ma non ho capito. Non comprendo se è una domanda oppure assimili la capacità di smorzare del redshift a una piega in carbonio. Sorry…

      Fabio

  • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

    Per quanto riguarda l’avvertimento ‘clip-on’: su un manuale (spero del modello corretto) specifica di non usare clip-on che richiedono fissaggio superiore a 5 Nm. L’unica cosa che mi viene in mente che possa superare quel valore sono le appendici aerodinamiche da cronometro (clip-on aerobars è troppo facile, e poi qui l’idioma della perfida Albione non è ben visto 😀 ), che in tanti usano anche per gare/eventi gravel o per bikepacking

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