[Test] Met Rivale Mips

La prova su strada

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La prova su strada

L’avevo bollato un test semplice: conosco bene i caschi Met, so già cosa cercare e dove; e so in anticipo cosa troverò.

Però io sono bravissimo a complicarmi la vita. Complice la reperibilità del Rivale precedente, che andrà scemando perché non è più in produzione, non ho potuto fare a meno di svolgere qualche confronto diretto.

E rispondo subito alla domanda: quale prendo?

Questa nuova versione, senza dubbio.

Pedalandoci possiamo scoprire perché.

Io ho usato due bici, una da corsa e una da gravel. Quindi anche guida in fuoristrada.

La decisione di ricorrere a due bici è motivata dalla differente posizione in sella, dal diverso dislivello sella manubrio che si traduce in una differente posizione del capo, quindi come il casco è investito dal vento della corsa.

Ok, nel mio caso corsa è una parola grossa, ma sorvoliamo.

Partiamo dalla calzata, assolutamente perfetta.

Il disegno della calotta interna è studiato in modo eccellente, come ormai mi ha abituato Met.

E come mi sta abituando Met, la presenza della calotta Mips è del tutto inavvertibile.

Molto facile trovare la regolazione giusta del cinturino, i divider a scorrimento sono più veloci e pratici di quelli a clip. Però è necessario ogni tanto dargli una sistemata, non durante la marcia, ovvio; ma non sono come le clip, che regoli una volta e poi non ci pensi più.

Il sistema Safe-T Upsilon è ben strutturato, la “coroncina” cinge il capo con sicurezza e lascia il casco ben stabile. Ed è importante, perché un casco ballerino è fastidioso ma soprattutto è inutile in caso di impatto, come non averlo.

Più laboriosa la regolazione longitudinale della fascia alla nuca. La presenza del Mips non intralcia la manovra ma la vista si, e, complice il fatto che gli scatti sono duretti (è un sistema a incastro) serve un pizzico di pazienza in più rispetto ad altri sistemi proposti da Met.

Io dopo varie prove l’ho riportata alla posizione originale, perfetta per me e compatibile con i miei capelli legati alla nuca.

L’unica “differenza”, se così vogliamo chiamarla, rispetto al Rivale precedente è data dalla manciata di minuti necessari solo al primo utilizzo per abituarsi alla calzata in zona frontale.

Credo sia la presenza del Mips che in questo unico e limitato frangente si fa sentire, qualcosa che noto passando da una versione all’altra del Met Rivale. 

Per capirci: non si fa sentire in assoluto il Mips, si avverte una differenza indossando in rapida successione le due versioni, dove è bene ricordare la calotta gialla è assente con il Rivale più vecchiotto.

Casco indossato e allacciato, posso pedalare mantenendo in relativa sicurezza il mio unico neurone.

Mentirei se dicessi che avevo il timore di restare deluso dalla ventilazione frontale, nel confronto col precedente Rivale che fa sfoggio di una aggressiva e ampia batteria di feritoie.

No, ho imparato che Met non sbaglia calzata e ventilazione, quindi seppure righello alla mano la superficie aperta è di poco inferiore, l’efficace studio svolto su forma della calotta e delle prese assicura un ingresso sempre più che abbondante.

All’inizio del test le temperature ambientali erano bassine, c’è stato un brusco ritorno all’inverno che mi ha fatto tirar fuori il completo invernale che avevo risposto. Come quando togliamo il piumone dal letto che, zakkete, si passa da 25 gradi alla neve ad aprile…

Nelle prime uscite, clima più rigido, ho dovuto proteggere la fronte estesa con un sottocasco, perché aria ne entra tanta.

Poi l’arrivo del caldo, con punte di 32 gradi, e ho potuto sincerarmi di come il Met Rivale Mips assicuri sempre la giusta freschezza. 

In effetti ormai ero in ritardo sulla mia tabella di marcia, ho pensato che settimana più, settimana meno, tanto valeva aspettare il solleone e valutare la ventilazione in condizioni più estreme.

Anche se uscire a mezzogiorno non è proprio il mio ideale di pedalata…

Comunque, a costo di essere ripetitivo, vi dico ancora una volta che a far entrare aria son bravi tutti, in un casco conta la velocità con cui l’attraversa trascinando via quella calda ed evitando il formarsi della condensa.

Beh, che dirvi, potrei usare un copia e incolla di precedenti test di caschi Met, cambiare i nomi e avrei l’articolo pronto in un attimo.

Si, perché come ormai mi attendo da caschi di questa azienda, la canalizzazione è studiata con cura.

Significa ampio ingresso, rapida circolazione, veloce estrazione.

Il risultato è l’eccellente comfort di marcia.

A questo risultato contribuisce, e molto, la presa superiore Naca.

Non ha un “invito” accentuato come col precedente Met Rivale ma raccoglie aria, la raccoglie a bassa velocità e grazie all’effetto Venturi si viaggia una bellezza.

La scelta della doppia bici, con assetto un poco più rialzato con la gravel, mi ha permesso di verificare che passando da una bicicletta all’altra non si hanno sostanziali differenze nella ventilazione. 

Pedalare a testa più dritta non inficia il risultato.

Ovviamente lì dove entra aria entra pure l’acqua; ma non è casco “da pioggia”, quindi è normale.

La fronte è giustamente scoperta e nemmeno in presa finale si è costretti ad arcuare il collo per avere campo visivo libero, il taglio del Met Rivale è alto a sufficienza.

C’è spazio per gli occhiali, non posso dirvi per quelli a maschera che tanto vanno di moda adesso. A causa della mia miopia utilizzo un modello classico, con clip ottica interna.

E per lo stesso motivo nulla posso dirvi su quanto siano tenaci su strada le feritoie laterali nel trattenere gli occhiali quando non li indossiamo: cecato come sono, se li tolgo entro in un universo parallelo, molto nebuloso…

Li ho inseriti da fermo, agitato il casco, son rimasti lì. Oltre non vado, se poi mi partono via gli occhiali e si spaccano, potrei rimanerci male.

Gli interni sono comodi, ben sagomati, sottili il giusto. 

Assorbono sudore, e vorrei vedere quale casco non lo farebbe con 30 e passa gradi; ma asciugano rapidamente grazie al tessuto e soprattutto grazie all’ottima canalizzazione interna della ventilazione.

Non hai mai la sensazione di testa bagnata, te ne accorgi solo quando ti fermi e togli il casco e ti chiedi come hai fatto a non sentire quell’umido.

Oltra alla sostituzione dei divider a clip con quelli a scorrimento, tra l’altro facili da regolare e con buona tenuta (non vanno registrati a ogni uscita), credo sia cambiato il tessuto del cinturino.

La trama o il filato non so dirvi; però posso dirvi che il contatto con la pelle è piacevole, anche se pedali a barba appena rasata. che non andrebbe mai fatto, ma è il sistema più veloce per capire se irrita. Ehhhh, ma voi credete che un test è un giretto e via? E no, ho una reputazione da fissato da difendere!

Mio malgrado ho eseguito un paio di crash test con caschi Met, due incidenti causati da automobilisti distratti.

Per fortuna non c’è stato alcun test involontario con questo nuovo Rivale Mips ma ugualmente ho apprezzato il senso di sicurezza dato dalla superiore protezione alle tempie e alla nuca.

Più di quanto siamo soliti vedere su caschi sportivi.

Non siamo a livello di un casco urban, questo no.

Però sia alle tempie che alla nuca vediamo il profilo del casco scendere ad eseguire piccole curve che aumentano la superfice della calotta.

Eps a vista manco a parlarne, siamo nella parte alta della gamma Met (ma non nella fascia di prezzo più elevata) e francamente non avrei accettato nulla di meno.

Bene, direi che ne sappiamo quanto serve per tirar giù le conclusioni.


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