Obbligo dell’uso della ciclabile?
Il ciclista ha sempre l’obbligo di usare la ciclabile? E se non lo fa, in che sanzione incorre?
Il proliferare di ciclabili avvenuto negli ultimi mesi, soprattutto per far fronte alla crescente richiesta di mobilità individuale nelle grandi città in seguito all’emergenza sanitaria, ha creato più di qualche dubbio.
Perché tendiamo a classificare ciclabile qualunque porzione della sede stradale sia in qualche modo dedicata alla bici.
Dedicata e non riservata, non ho scelto la parola a caso.
Rispondo subito alle domande in apertura e si, il ciclista ha sempre l’obbligo di usare la ciclabile ove presente e se non lo fa incorre in una sanzione da 25 a 100 euro.
Il perché lo troviamo nell’art. 182 del C.d.S. che al comma 9 impone: “I velocipedi devono transitare sulle piste loro riservate ovvero sulle corsie ciclabili o sulle corsie ciclabili per doppio senso ciclabile, quando esistono, salvo il divieto per particolari categorie di essi, con le modalità stabilite nel regolamento. Le norme previste dal regolamento per la circolazione sulle piste ciclabili si applicano anche alla circolazione sulle corsie ciclabili e sulle corsie ciclabili per doppio senso ciclabile“.
I velocipedi sono le bici, prima o poi aggiorneranno, spero…
Fin qui sembrerebbe tutto chiaro, quel “…devono transitare sulle piste loro riservate…” fuga ogni dubbio.
E invece no.
Se prima ho scelto di scrivere dedicata in contrapposizione al riservata previsto dal Codice un motivo c’è: non tutti i percorsi dedicati alle bici sono ciclabili, ossia quelle riconosciute tali dal C.d.S. e dove quindi vige l’obbligo di impegnarle.
Riservata vuol dire che può essere utilizzata solo dalle biciclette.
Torniamo tra i banchi di scuola guida e ripassiamo la segnaletica stradale.
Questo segnale indica l’inizio di una pista ciclabile riservata: quando presente significa che il ciclista ha l’obbligo di impegnarla.
Può essere accompagnato da un ulteriore segnale che indica una fascia oraria in cui è possibile percorrere la ciclabile; di solito si tratta di percorsi ciclabili, ciclovie et similia, non aperti quindi al traffico tutta la giornata.
Una banda rossa trasversale indica la fine del percorso riservato.
Questo segnale indica l’inizio di una pista ciclabile riservata che costeggia un marciapiede. Quando presente, il ciclista ha l’obbligo di impegnare la ciclabile.
La disposizione dei simboli bici/pedone può essere invertita rispetto alla foto in alto perché serve a mostrare quale lato è pedonale e quale ciclabile. L’uno non può “invadere” il territorio dell’altro.
Una banda rossa trasversale indica la fine del percorso riservato.
Questo segnale indica un percorso dedicato sia alle bici che ai pedoni. Non è un percorso riservato e non sussiste l’obbligo di impegnarlo. Non c’è quindi nemmeno la relativa sanzione.
E’ il segnale comparso più frequentemente negli ultimi mesi, quando sull’onda dell’emergenza molti comuni hanno dedicato una porzione stradale al transito delle bici. Poiché non sussistono tutti i parametri necessari all’omologazione come ciclabile, è semplice e veloce creare questi spazi “protetti”.
Una banda rossa trasversale indica la fine del percorso riservato.
Aggiungo un ulteriore segnale.
Un quadrato, non rivolto a noi pedalatori bensì agli altri utenti della strada: indica la presenza di un passaggio ciclabile e viene interpretato come un invito a prestare attenzione.
Quindi, ricapitolando.
In presenza dei primi due segnali, abbiamo una ciclabile riservata, quindi con obbligo di impegnarla da parte del ciclista; pena sanzione pecuniaria.
In presenza del terzo segnale non abbiamo una ciclabile e quindi il ciclista può scegliere se impegnarla o meno, senza alcuna sanzione.
Ma, preciso, in caso di inosservanza dell’obbligo di utilizzare la ciclabile è sempre possibile presentare ricorso avverso la contravvenzione. Dimostrando (l’onere della prova compete al ciclista multato) di non aver potuto percorrere la ciclabile per “stato di necessità”.
Che ho virgolettato perché può comprendere molte e diverse situazioni reali. Dalle buche pericolose all’essere occupata da oggetti ingombranti e così via.
Buone pedalate
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Ciao, sempre interessanti i tuoi articoli! e per quanto riguarda la velocità nelle ciclabili, ci sono limiti?
Ciao Alessio, il Codice della strada non prevede un limite specifico, dedicato cioè alle sole ciclabili.
Valgono quindi i limiti della strada che costeggiano, anche se in alcuni casi possono sembrare eccessivi.
Se per esempio la strada urbana è una zona 30, allora in ciclabile varrà identico limite.
Se è strada urbana il limite è 50 km/h.
Col paradosso che se costeggia una provinciale con limite a 90km/h, potresti tenerli pure sulla ciclabile. Vabbè.
Per i percorsi misti ci si affida invece a un generico obbligo di prudenza e velocità commisurata al traffico (pedonale).
Fabio
Manca una normativa per chi fa allenamento, magari in gruppo, che in teoria è obbligato a percorrere la ciclabile, ma che se lo facesse metterebbe a rischio la sua incolumità è quella degli altri, visto le velocità che potrebbe raggiungere.
Beh, la ciclabile è una via di comunicazione e non un velodromo dove allenarsi. Soprattutto in gruppo e occupando l’intera sede stradale come, invece, troppo spesso vedo fare.
Per la velocità vale quanto detto poco sopra.
E poi chiedo: ma chi si allena in città?
Fabio
Dalle mie parti ci sono ciclabili che sono appena al di fuori dai centri abitati, dove chi si allena percorre la strada e non la ciclabile.
Comunque utilizzare le ciclabili, obbligati o meno, serve anche a dare un segnale politico, di utilizzo e di richiesta di mobilità sostenibile. Io credo.
Approvo.
Fabio
Quando sul mio percorso trovo delle ciclabili ben fatte, non ho problemi a percorrere ma se sono di quelle che sono sul marciapiede, non importa se con corsia riservata solamente alle bici o condivise con i pedoni e che alla fine del marciapiede hanno il cartello di fine pista ciclabile, per poi riprendere dopo aver passato la strada, queste proprio non le voglio fare, le trovo estremamente pericolose soprattutto se le si percorrono nel senso opposto alla strada, poi non capisco perché le macchine che sono sulla strada principale hanno il diritto di precedenza, mentre una bici che percorre la pista ciclabile parallela alla strada principale, quando incrocia una strada la bici deve dare la precedenza alle macchine che si vogliono immettere nella strada principale.
Ciao Gino, se sono quelle cose assurde disegnate con gli stencil, quelle non sono né ciclabili né altro. Solo un pericolo per noi e per i pedoni e fai benissimo a non usarle.
Fabio
Ciao Sergio,
lo stato di necessità che impedirebbe l’uso della pista ciclabile, potrebbe essere giustificato da una foto o un breve video della stessa occupata da pedoni, pedoni con animali al guinzaglio, passeggini ecc ecc oppure la presenza di tombini e o grate in cui la ruota di una bici da corsa ci si potrebbe incastrare o daneggiare o anche solo costringere il ciclista ad un andamento zigzagante per evitarli ?
Ciao Mauro, anche se potenzialmente sono validi motivi, sapere se poi un giudice di pace (notoriamente frettoloso causa eccesso di ruolo) la veda allo stesso modo richiede sfera di cristallo o la capacità di leggere il pensiero.
Però, distinguo: se ci sono pedoni ed è percorso misto, allora non c’è obbligo.
Se è corsia riservata, il fatto sia impegnata altrimenti non deve accadere e questo già da solo basterebbe.
Ma una cosa è la logica, altro quello che succede in aula di Tribunale, il regno dell’improbabile.
Fabio