Noene solette Optimum OFP2

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Ultima recensione in calendario di un prodotto della svizzera Noene. Mi sono lasciato il pezzo forte alla fine: la soletta Optimum OFP2.

Perché il pezzo forte? Perché in questa soletta non abbiamo solo l’elastomero messo a punto da Noene e che abbiamo ampiamente analizzato. Abbiamo anche un rivestimento in tessuto che sfrutta le proprietà dei raggi infrarossi lontani per favorire la microcircolazione, l’ossigenazione del sangue e l’assorbimento dell’acido lattico.

Qualche mese fa avrei sorriso, alzato le spalle e passato oltre. Ma da quando ho iniziato a provare la tecnologia Noene mi sono dovuto ricredere, trovando sia le diverse solette che il sottonastro Grip Bike veramente efficaci. Lo sarà anche questa altra soletta che in più promette di aiutarci a smaltire la fatica?

Prima di scoprirlo partiamo dalla presentazione.

Solito blister con riportate le principali indicazioni. Oltre alla tecnologia Shock Absorbing che è, di fatto, il marchio di fabbrica dell’azienda, non poteva non essere messa in rilievo l’altra tecnologia che differenzia queste solette dalle altre: la Nexus Energy Source.

A un primo esame superficiale ricordano altri modelli Noene rivestiti in tessuto, dove il rosso su un lato potrebbe essere interpretato come puro vezzo estetico, e la parte a contatto della suola con l’elastomero a vista.

 

La forma è quella comune ad altre versioni fin qui viste, tranne la Universal che è più larga come sappiamo.

Lo spessore è ridotto a soli due millimetri; ampio il range di singole taglie che parte dalla 36 per chiudere con la 46.

E il rosso del tessuto non è vezzo estetico: è appunto il tessuto Nexus che sfrutta la tecnologia dei raggi infrarossi lontani e che distingue queste solette dalle altre viste qui fino ad oggi.

Cos’è la tecnologia a raggi infrarossi lontani? Ok, mi rendo conto che detto così suona inquietante, uno si immagina qualche zot! sparato da un omino verde e noi disintegrati in atomi. O si potrebbe pensare a qualche sciocchezza new age. Niente di tutto questo, lo studio dei materiali tessili è un settore in continua espansione e questa tecnologia è meno nuova di quanto si pensi, seppure la sua applicazione quotidiana sia relativamente recente.

Provo una sintetica spiegazione. Il corpo umano emette calore e una porzione di questo calore è definito infrarosso; da anni si studia come sfruttare questo calore infrarosso per favorire circolazione e ossigenazione del sangue, che in definitiva significa riuscire a scomporre in cluster più piccoli le molecole d’acqua del nostro organismo, consentendo loro un più veloce attraversamento della membrana cellulare. Le conseguenze sono migliore ossigenazione e nutrimento e soprattutto una superiore e più rapida detossificazione delle nostre cellule.

Quindi gli effetti pratici sarebbero un miglioramento delle prestazioni durante l’attività fisica e un più facile recupero dopo, grazie al minor tempo di smaltimento dell’acido lattico.

Come si riesce a ottenere questi risultati? Con un tessuto, la cui composizione è coperta da brevetto, e posso solo dire che è composta da elementi naturali minerali che lavorati e tessuti ad alte temperature danno vita a filati in bioceramica, che riesce a “riflettere” i raggi infrarossi lontani attivando in modo del tutto naturale questi processi.

Il tessuto così creato non decade dalla sue caratteristiche in seguito ai lavaggi ed è antibatterico, cosa che per una soletta è importante.

In definitiva Noene applicando le due differenti tecnologie dell’elastomero antishock e del tessuto Nexus per avere migliori ossigenazione e recupero ha unito in un solo prodotto due benefici per noi che pedaliamo. Tutto vero?

Di sicuro benefici ne ho avvertiti, quantificarli mi è onestamente impossibile; almeno per chi come me si limita ai test su strada e non può sfoggiare prove di laboratorio.

Diversamente da quanto fatto durante i test delle altre solette, con queste Optimum OFP2 mi sono concentrato esclusivamente sull’utilizzo in bici; non le ho inserite nelle scarpette da running né in quelle da passeggio. Il motivo è semplice: ormai della bontà della tecnologia Shock Absorbing sono ampiamente convinto e infatti tutte le mie scarpe, da ciclismo, running e passeggio hanno una soletta Noene all’interno, nelle differenti versioni. Qui mi interessava scoprire le virtù del tessuto Nexus, e per farlo ho voluto rimanere in un campo, quello del ciclismo, dove ho certamente maggiore esperienza e capacità rispetto alla corsa a piedi, settore nel quale sono molto meno di un semplice camminatore della domenica.

Due le scarpe utilizzate, sempre le solite degli altri test: un paio da Mtb di fascia medio bassa con suola in nylon e un paio top da strada con suola in carbonio. In ambedue i casi ho usato le Optimum OFP2 a solo, senza cioè le solette originali. Possono essere utilizzate anche insieme a queste, poste ovviamente sopra in modo che il tessuto Nexus sia a contatto col piede, ma per i fini del test era meglio eliminare ogni interferenza.

E le ho usate per molte ore, soprattutto ho cercato di sfruttare sempre i giri lunghi affrontati per testare altro materiale (bici, gomme, quello che trovate in questa sezione del blog insomma) prestando la massima cura per decifrare ogni segnale. Stanchezza, formicolio, indolenzimento, caldo.

Ma prima di affrontare il discorso sui risultati del tessuto Nexus, qualche parola sull’elastomero messo a punto da Noene voglio spenderla, anche se già ampiamente conosciuto su questo blog. Trovate molto negli altri articoli, i cui link pubblico in coda a questo, quindi mi basta qui ricordare che è incredibilmente efficace. Non subito, né la versione da 1mm che quelle da 2mm ricoperte da tessuto (normale o Nexus) si fanno immediatamente apprezzare. Non è che appena indossi le scarpe avverti chissà che differenza. Poi però inizi a pedalare (o correre) e ti rendi conto che quel formicolio che prima compariva dopo x ore in sella adesso non c’è; quel fastidio che dopo x ore in giro ti arrivava dal pedale da Mtb e dalla sua piccola tacchetta è sparito. Quella scarpa da running ormai scarica sembra aver ripreso nuova vita e caviglia e ginocchia non ti fanno male.

Così come già avvenuto con le altre solette testate non ho accusato alcun problema di spostamento all’interno delle calzature usate. Non so invece se suggestione o reale efficacia, ma rispetto a tutte le altre solette ho sentito il piede più fresco, soprattutto con le scarpe a suola in carbonio che, per quanto efficacemente ventilate, il caldo lo fanno soffrire. O forse la maggior freschezza è dovuta al tessuto Nexus che favorisce la circolazione? Quale che sia la causa mi concentro sull’effetto e si, il piede è più fresco con queste Optimum OFP2.

E ora il tessuto Nexus. Come detto non posso offrire prove di laboratorio a sostegno delle mie impressioni. Solo ciò che ho rilevato in modo empirico, cercando di isolare al massimo ogni sensazione e raffrontando sia con identiche situazioni con altre solette Noene che senza alcuna soletta del marchio svizzero.

Il beneficio c’è, è indubbio. Quantificarlo in termini di watt o tempi di recupero necessario a smaltire l’acido lattico mi è impossibile. E’ difficile da spiegare perché sono tanti piccoli segnali che arrivano, non solo dai piedi, e concentrarsi per decifrarli cercando un continuo paragone con la stessa situazione ma pedalata senza solette o con altri modelli è stato assai arduo. La tecnologia Shock Absorbing per quanto di non immediata percezione, dopo qualche ora a frullare le zampette la comprendi: poco da fare, il formicolio non compare, avverti il comfort superiore sulla lunga distanza, la suola con la sua tacchetta non crea alcun fastidio. E tutto questo si verifica anche con le Optimum OFP2 ma è merito dell’elastomero. Come faccio a capire se effettivamente la circolazione migliora? Con una prova empirica, sicuramente poco scientifica eppure una indicazione alla fine me l’ha fornita: ho serrato poco più stretti gli scarpini con la soletta originale, mi sono messo in sella, avviato il cronometro e stoppato appena ho iniziato ad avvertire un leggero formicolio alle dita dei piedi. Poi in una successiva uscita ho serrato allo stesso modo gli scarpini ma stavolta con la soletta Optimum OFP2, avviato il cronometro e stoppato al comparire del primo formicolio. Risultato? Undici minuti di ritardo con le solette Noene.

Se sia o meno probante in tutta onestà non saprei dire. E’ appunto una prova empirica anche se messa a punto, come idea, con la collaborazione di un medico sportivo a cui ho chiesto consiglio su come provare a capire l’efficacia del tessuto Nexus. Il medico mi ha spiegato che più che il dato temporale, influenzabile da troppi fattori e quindi il ritardo sarebbe potuto essere anche inferiore o superiore, quello che conta è che un ritardo c’è. Per avere dati certi avrei dovuto eseguire alcune sessioni in laboratorio, ma lo scopo di questo articolo non è stilare una classifica dei miglioramenti ma solo stabilire se miglioramento c’è. Non sono un medico né un fisioterapista, a ognuno il suo mestiere.

Quindi anche senza potervi indicare con matematica certezza di quanto la nostra prestazione atletica migliora, di sicuro so che migliora perché se la circolazione è più attiva l’attività muscolare ne riceve benefici. E alla fine è questo che ci interessa.

C’è stato un secondo effetto che non si era mai verificato con le altre solette; e poiché ho sempre replicato le stesse condizioni in ogni test è altamente possibile che il merito sia proprio di questa versione. Ho da ragazzino un problema al ginocchio, non proprio l’ideale per un appassionato di ciclismo. Semplificando, dico solo che se durante le uscite più ostiche, per chilometraggio e altimetria, non lascio riposare ogni tanto il ginocchio destro, la sera ho dolore. A causa del ritmo serrato con cui sto portando avanti tutti i test in calendario c’è da dire che riposo ne faccio poco. Eppure in queste settimane il dolore al ginocchio non è mai comparso e posso assicurarvi che le gambette le sto stressando parecchio.

Posso quindi rispondere alle domande che mi ero posto affrontando questo test: sono efficaci? E il tessuto Nexus è una valida opzione? Si, in tutte e due i casi. La capacità di assorbire e smorzare le sollecitazioni garantendo comfort e freschezza muscolare dell’elastomero messo a punto da Noene è stata solo una conferma, visto che ormai sono mesi che pedalo, corro e passeggio (con  minima differenza velocistica in queste ultime due condizioni…) con solette Noene. In più usando le Optimum OFP2 non ho mai avvertito alcun problema, né di formicolio né di gonfiore, segno che la circolazione sanguigna migliora. Il piede inoltre è sempre più fresco, sia rispetto alle solette originale che nel confronto con altre solette Noene fin qui provate e la sensazione si avverte maggiormente usando scarpini con suola in carbonio, da sempre critici sotto questo aspetto.

Queste Noene Optimum OFP2 rappresentano sicuramente il top nella gamma Noene, almeno per l’utilizzo ciclistico e il prezzo più elevato rispetto ad altre solette della stessa azienda è la naturale conseguenza. La differenza di prezzo, appare logico, è dovuta al tessuto Nexus che non è brevetto Noene ma di altra azienda e quindi gli svizzeri lo comprano.

Decidere quale modello scegliere per pedalare dopo aver potuto usare la gamma applicabile al ciclismo per me è semplice: queste Optimum OFP2. Ho ritrovato tutti i vantaggi dell’elastomero Noene e in più ho scoperto quelli del tessuto Nexus.

Volendo stilare una classifica delle mie personali preferenze non posso che assegnare loro la prima posizione. Subito a seguire colloco la versione Invisible SP-01, di cui ho apprezzato sia l’efficacia che la leggerezza e la cui recensione potete leggere a questo link. A pari merito la terza piazza la occupano le Urban Lg-2 e le Universal-N02, identiche per caratteristiche tecniche ed efficacia ma differenti per forma, con le Universal più adatte a calzatura a pianta larga. Trovate i rispettivi test sempre su questo blog; a questo link le Universal, a quest’altro link le Urban.

Alla fine ogni soletta ha trovato posto in una mia calzatura. Le Optimum OFP2 in quelle da Mtb e le Invisible in quella stradali. Ma come, vi starete chiedendo, dopo averci detto che la loro collocazione migliore è nelle scarpe con suole in carbonio, hai invertito? Beh si, ma il motivo è solo pratico. Sto usando in netta prevalenza pedali con attacco da Mtb, al momento montati su tutte le diverse bici che sto provando o che sto usando per testare altri componenti. Di fatto in questo periodo sfruttare i vantaggi del Nexus mi è più utile con le scarpe da Mtb, visto che pedalo tutto il tempo con loro. Di conseguenze le Invisible stanno riposando negli scarpini stradali, ma terminata la stagione dei test le posizioni saranno invertite. A dispetto del nome, le Urban non le ho scelte per la calzature da passeggio ma per quelle da running; infine le Universal si sono perfettamente adattate agli scarponcino da trekking, che hanno pianta più larga.

Ma questa è solo il mio personale utilizzo, nulla vieta di usare le Urban in bici o le Optimum per passeggiare. Il mio compito era, dall’inizio dei test, valutare l’efficacia e indicare possibili campi di utilizzo. In questi mesi credo di aver fornito sufficienti elementi affinché ognuno di voi valuti in totale autonomia il modello più adatto alle proprie necessità; che è poi il fine ultimo di ogni mio test: informarvi.

Buone pedalate.

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