Noene Grip Bike
In bici i colpi sono continui e arrivano da tutte le direzioni: sella, pedali, manubrio. Anche pedalando sul migliore asfalto è un continuo di tanti, piccoli scossoni. Pur non percependoli in modo netto, il nostro corpo li avverte e alla distanza compaiono formicolii e leggere infiammazioni; che sovente bolliamo come causate da una errata posizione di guida. E’ vero che questa è la prima direzione su cui indagare, ma bisogna anche ricordare che in sella ci muoviamo molto, non stiamo fermi in un unico assetto. Quindi, a meno che non sia del tutto sballato, bisogna indagare altrove.
Da tempo esistono prodotti per smorzare i colpi: sellini e coprisellini in gel, nastri manubrio imbottiti o pad da inserire e così via. E da qualche anno c’è in giro questo Noene Grip Bike, che non è una novità e che ho montato su molte bici eppure mai su una mia. Ognuno dei ciclisti che lo usava me ne magnificava le virtù ma io, lo sapete, scrivo solo di ciò che tocco con mano, e in questo caso devo dire che l’interpretazione è letterale.
Noene è un marchio registrato, anzi un materiale registrato; un elastomero che, a leggere la documentazione, assicura già con un solo millimetro di spessore l’assorbimento del 98,8% delle vibrazione negative. La rete abbonda di video dimostrativi, è sufficiente una rapida ricerca e anche la documentazione scientifica sul sito è abbondante, vi consiglio di dare una occhiata senza che li riporti pedissequamente qui.
Ora, io non ho un laboratorio né la strumentazione per eseguire analisi ed esperimenti. Però pedalo da anni, passo in sella molto tempo e se una cosa funziona o no me ne accorgo. E così dopo aver ascoltato i resoconti dei tanti a cui ho installato questo sottonastro ho deciso che era il momento che provassi anche io, perché mi fido dei pareri altrui ma se non verifico in prima persona non mi convinco.
Mi ha convinto questo Noene Grip Bike? Si, anche se non è stato facile interpretarlo. Un nastro in gel o i pad li avverti subito: impugni la piega e senti immediata la morbidezza sotto le mani. Con il Grip Bike questo non succede, non è una imbottitura e sotto le mani non senti proprio niente. Nemmeno lo spessore aggiuntivo una volta nastrata la piega. C’è da mettersi in sella e pedalare, andarsi a cercare i percorsi dove a un certo punto hai avvertito quel fastidioso formicolio e vedere se si ripresenta. Ossia quello che ho fatto io, con due diverse bici e quindi anche due diversi tipi di nastro manubrio (uno in cuoio e l’altro in microfibra) e senza guanti per evitare qualunque contaminazione, chiamiamola così.
Ma prima vediamo come installarlo, operazione che richiede una manciata di secondi.
Il Bike Grip è venduto sul sito ufficiale in blister a confezione singola (ma è reperibile in moltissimi punti vendita) e sul retro ci sono i consigli di montaggio. Sintetici, ma è davvero semplice. Però più in basso vedremo qualche suggerimento per un lavoro perfetto.
Ha una lunghezza di 130cm, una larghezza di 2,5cm e uno spessore di appena 1mm.
Una volta srotolato, il nastro si presenta come una lunga striscia gommosa e ruvida.
Lunga si, ma non abbastanza e questo è l’unico limite che ho trovato, anche se un vero e proprio limite non è come leggeremo. Con un rotolo una piega la fai, perché in effetti non va applicato su tutto il manubrio ma solo sulle zone che usiamo, quindi non deve essere lungo quanto un nastro manubrio. Inoltre la sua elasticità e il fatto che per montarlo è necessario tenderlo del 30% consente di soddisfare quasi tutte le esigenze. Inutile quindi acquistarne due, ossia un rotolo per ogni metà della piega; però 20 cm in più l’avrebbero reso davvero perfetto, in grado di accontentare anche i più esigenti.
Poiché il nastro si presenta in unica soluzione, è meglio se prima identifichiamo dove collocarlo e con l’aiuto di un metro da sarto facciamo un calcolo approssimativo della lunghezza che ci serve.
Tutto dipende dalle personali esigenze. Nel mio caso ho identificato tutta la parte alta della piega, a partire dai copricomandi e andando verso l’attacco manubrio, e la zona mediane della parte finale, che uso spesso in salita e in pianura. Dietro i comandi no, perché sapete che uso incrociare il nastro e questo già mi fornisce uno strato di nastro manubrio supplementare, oltre ad essere posizione che assumo poco. Solo in discesa e non sempre. Così ho preso le misure.
Prima ho diviso il nastro in due metà uguali, poi da ognuna ho tagliato una striscia della lunghezza necessaria a coprire la parte finale della piega; con le altre due strisce ho avvolto tutta la parte alta della piega, spingendomi quasi sino all’attacco.
Per chi volesse farsi due calcoli, la piega in foto è una Nitto con reach e drop di 76 e 128mm in misura 42c/c. Il Bike Grip l’ho poi applicato, senza problemi perché è facilmente staccabile e riutilizzabile, su una Ritchey Superlogic Carbon EvoCurve, con reach e drop di 80 e 130mm in misura 44 c/c. In ambedue i casi ho avvolto questo sottonastro sopra le guaine, quindi il diametro coperto è maggiore. In pratica come si vede con un rotolo si fa contenti quasi tutti; restano da fuori solo quelli che vorrebbero coprire anche la zona dietro i comandi, senza rinunciare a una nastratura completa della parte alta. Ma il problema è facilmente aggirabile, perché in foto potete notare che ho nastrato una zona, quella subito dietro i comandi, che siamo in pochi a usare. Chi non la sfrutta avrà nastro a sufficienza per coprire tutta la parte bassa della piega e ne avrà a sufficienza per la parte alta.
Ho appena sovrapposto il Bike Grip, per assicurare migliore tenuta, e chiuso la parte finale con un giro di nastro adesivo. La sovrapposizione non si avverte al tatto, non crea uno spessore avvertibile per capirci, come invece le immagini potrebbero far supporre; ma è anche superflua, volendo si può nastrare affiancando le spirali. Ho provato ambedue i sistemi e dopo aver sollevato il nastro manubrio ho constatato che non si era spostato di un millimetro.
L’unica accortezza a cui è necessario prestare la massima attenzione è la tensione: deve essere il 30% della sua lunghezza per poter essere efficace. In questo caso io consiglio di prendere un pezzo di nastro e tenderlo avendo un righello sotto. E’ immediato capire a quanto effettivamente corrisponde questo 30% perché ci basiamo sulla deformazione/allungamento e sarà facilissimo poi riportarlo durante l’avvolgimento.
Però, dopo aver messo online questa recensione e inviata a Noene, Alberto Bertolini di Noene Italia mi ha detto che anche superando il limite del 30% il Bike Grip non perde efficacia. E’ un test che non ho mai fatto, in questi anni mi sono sempre attenuto alla soglia indicata sulla confezione. Ma la precisazione arriva direttamente dall’azienda, è quella che in diritto si definisce interpretazione autentica e io non ho alcuna ragione per metterla in dubbio.
Il vantaggio pratico supera quindi la mia obiezione sulla lunghezza, perché grazie alla estrema elasticità del nastro è di fatto possibile coprire ogni zona a contatto con le mani, evitando solo di eseguire un incrocio dietro i comandi, come quando nastriamo. Basta arrivare fin sotto i comandi, tagliare e riprendere l’avvolgimento del Bike Grip appena sopra.
Vi propongo un breve video; mi muovo lento solo per non mandare in crisi l’autofocus della camera e anche un poco impacciato per non coprire la visuale. Nella realtà in un minuto avvolgi sia a destra che a sinistra.
Come si può vedere nelle immagini in basso, una volta coperto dal nastro manubrio è impossibile capire che sotto c’è questo Bike Grip.
Bene, adesso in sella. Come detto in apertura, la percezione della sua presenza non è immediata. Non hai la morbidezza tipica di un nastro in gel o dei pad sempre in gel da applicare sottonastro. Coi quali, preciso, non mi sono mai trovato perché troppa morbidezza alla fine è controproducente, come per le selle.
Il fatto non sia immediata non significa non funzioni, anzi. Gli effetti li avverti, ma alla distanza. In realtà è quasi difficile farci caso. Però usando tragitti e percorsi abituali, dove al solito non mi sono fatto mancare tanto pavé e pedalando sempre senza guanti per non “addolcire” le sensazioni mi sono ritrovato dopo quasi quattro ore in sella senza alcun formicolio. Che, con anche i guanti, mi sarebbe dovuto comparire già da un pezzo.
Però il nastro in cuoio è particolare; è spesso, è morbido e già di suo ha una intrinseca capacità di smorzare. Inoltre la bici era Elessar, comoda e con gomme da 32. Serviva un altro test su bici differente. Che è stata ovviamente la Rose X-lite, sportiva estrema e rigida (ma non scomoda) la cui piega è rivestita da un normale nastro in microfibra, non imbottito quindi, e a cui ho sostituito l’attacco manubrio ammortizzato Redshift ShockStop, che ormai vive lì in pianta stabile, con un normale attacco rigido in alluminio. Altra uscita, uguali percorso e durata e anche stavolta senza guanti. Meno male che il clima aiuta.
Ed è stato un test molto più probante. Per quanto la X-lite abbia un avantreno favoloso, preciso e rigido ma al contempo capace di smorzare abbastanza, resta una sportiva pura, estrema. E qui ho potuto apprezzare il silenzioso e invisibile lavoro del Bike Grip. Mani sempre “fresche”, mai un formicolio o un dolore, dopo, a casa. Perché è proprio dopo, il pomeriggio, che capisci che questo sottonastro è servito. Ma non mi è bastato, io quando faccio un test lo faccio per davvero e indago a fondo. E se mi fossi suggestionato, mi sono chiesto? Effetto placebo? Accidenti, e ora? E ora via a togliere nastro e sottonastro e fuori a pedalare senza Bike Grip, stesso percorso, stessa durata, sempre senza guanti. Ma una uscita solo per gusto no, eh? Vabbè.
Però è servita: allo scoccare della seconda ora il formicolio è arrivato e il pomeriggio a casa anche un leggero dolore (ricordo che ho pedalato sempre senza guanti, che hanno palmo in gel e sono comodissimi), soprattutto a flessore e abduttore brevi del pollice. Ossia la zona che più uso in fase di appoggio, perché pedalo molto con le mani appena dietro i comandi, lì dove la piega da corsa curva il suo tragitto verso l’attacco manubrio. E che appunto avevo le volte precedenti avvolto col Bike Grip.
Insomma, anche se come detto ne avevo montati tanti io non ne avevo mai fatto uso. Perché? Onestamente non so trovare risposta soddisfacente; in realtà perché ero scettico e ho anche preso in giro i ciclisti a cui lo installavo: ora che figura ci faccio?
Adesso che l’ho provato ne riconosco la validità, e un suo preciso ambito di applicazione. Ciclisti urbani che passano in sella i pochi minuti che separano la casa dal luogo di lavoro difficilmente ne avvertiranno i benefici. Per chi in sella ci sta davvero poco guanti e nastro imbottito restano più efficaci, non c’è tempo affinché la eccessiva morbidezza si trasformi in dannosa cedevolezza.
Per tutti gli altri è assolutamente consigliato. Più tempo passi in sella meglio avverti i benefici di questo sottonastro. Li avverti a posteriori ma anche durante la pedalata, perché anche se non immediatamente avvertibile lo smorzamento c’è, è reale (altrimenti, senza nemmeno i guanti, avrei ceduto) e questo si traduce in minor affaticamento. Energia risparmiata che possiamo trasferire alle gambe, che, mi hanno raccontato, pare in bici siano necessarie.
A parte il manubrio flat con le sue belle manopole, non è detto che possa servire solo sulla piega da corsa; il bull-horn per esempio ma anche tanti manubri da turismo dalla forma complessa e che usano essere nastrati invece di ricorrere alle manopole, come quello a farfalla, per citare il più famoso. Alla lunga meglio il connubio tra questo Noene Bike Grip e un buon nastro manubrio piuttosto che il tubo solito che viene montato su questi manubri, a mio giudizio troppo morbido e quindi scomodo alla distanza.
Ha un suo costo, che è paragonabile a quello di un nastro manubrio sintetico di buona qualità; col vantaggio però che è riutilizzabile perché non ha adesivo e sta in posizione solo grazie alla tensione e al grip che esercita sulla superfice; e non viene danneggiato dall’adesivo presente invece sul nastro manubrio. Alcuni, grammomaniaci incurabili, me lo hanno richiesto installato assoluto, senza nastro manubrio a coprirlo. Onestamente non ho fatto la prova e poi, vi dirò, la resa estetica non è eccezionale. Comunque contenti loro…
E’ facilmente reperibile, per esempio nella mia città ho trovato sei rivenditori nel raggio di pochi chilometri; in alternativa c’è lo shop ufficiale.
Chiudo con una nota di servizio. Durante le uscite ho usato e sto usando anche un altro prodotto Noene: le solette. Volevo parlarne qui ma poi ho preferito sdoppiare gli articoli per non creare confusione. Per ora vi anticipo che non solo si sono rivelate ugualmente efficaci ma a differenza del nastro ti accorgi subito della loro presenza. Mica male.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Aspettavo con impazienza questo articolo visto che con Gitana soffro di formicolio alle mani:
Appena rifaccio la nastratura lo metto.
Neoene più Redshift Shockstop insieme secondo te hanno senso?
Ciao Lorenzo, sono due cose molto diverse seppure alla fine tendono allo stesso scopo. Io non li ho usati insieme (e non ho messo i guanti, come non li indossai testando l’attacco per non avere filtri) e non so dirti che effetto fa. Di certo qualunque cosa smorza è benvenuta su una bici, non vedo particolari controindicazioni all’uso di entrambi. Ma sempre su un assetto giusto, perché se quello è sbagliato e manca un minimo di allenamento alla posizione nessun nastro o attacco possono risolvere.
Fabio
Letto il tuo articolo ho acquistato e utilizzato il Noene su di una curva gravel da 44 cm. della Finna. Senz’altro le dimensioni di questo tipo di curve manubrio sono tra le più rilevanti ma, fatte le dovute misure come da tue istruzioni mi sono ritrovato ad usare 52 dei 75 cm disponibili (130 cm : 2) per la parte alta del manubrio rimanendo con due moncherini di 23 cm insufficenti per poter avvolgere la parte dedicata alla presa bassa. La riflessione che faccio è la seguente: visto che come sappiamo alla fine della storia il costo del materiale vero e proprio influisce in minima parte sul prezzo finale di vendita al pubblico, i Signori della Noene non potrebbero aggiungere quei 20 cm. in più di nastro (con quel che costa penso che ci starebbero comunque dentro o al massimo potrebbero aumentare il prezzo di quei 3 Euro ….), in modo da permettere, a molti di nastrare tutto il manubrio, e a quelli con curve “fuori misura” almeno da permettere di nastrare le due parti più utilizzate ?
Ciao Gian Giacomo, è lo stesso rilievo che ho posto nell’articolo; purtroppo mi hanno riferito dalla azienda che produrre rotoli più lunghi non è possibile perché le “tele” di elastomero sono prodotte solo in lunghezza 130cm e da questa sono poi ricavate le strisce. Ma onestamente più di riportare la risposta della casa non posso, seppure resto perplesso su questo aspetto. Di contro però mi hanno assicurato, e l’ho infatti inserito nell’articolo, che l’elastomero non perde efficacia anche se teso oltre il 30% della sua lunghezza, e questo qualche cm lo fa guadagnare.
Partendo poco dopo la fine della piega e evitando solo la zona appena dietro le fascette stringicomando, l’altro giorno ho rivestito per intero la piega XLC presentata nel test. Proprio tendendo quel poco in più.
Comunque resto convinto che offrire quei 30cm in più aiuterebbe non poco ed è tasto che continuo a battere, anche perché in arrivo qui sul blog ci sono altri test di prodotti Noene e ormai li tartasso 😀
Fabio